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Autore: Horse_    14/03/2016    7 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                      Welcome back, Nina!




Twenty-Second Chapter.
Due settimane dopo.

Pov Ian.

Appoggio una mano contro il vetro della finestra della stanza e scuoto leggermente la testa. Nina è dentro insieme a sua madre e a due dottori, i quali stanno provando a farla reggere in piedi, ma è tutto inutile. Nell’ultima settimana, quella prima è stata necessaria per farla riprendere dall’operazione, hanno iniziato a farle la riabilitazione e ogni tanto hanno provato a farla rimanere in piedi, ma nulla. So che è difficile, sarà difficile, ma vederla così è un continuo colpo al cuore. Ce la sta mettendo tutta, so che ce la sta mettendo tutta, ma non ci sono stati progressi, di nessun tipo. Forse è più rilassata, questo si, ma siamo sempre punto a capo.

 

“Ancora nulla?”- domanda una voce alle mie spalle.

 

Paul.

 

“Ancora nulla.”- gli dico, mentre mi passo una mano tra i capelli.

“Hanno detto che ci vorrà tempo, Ian, ma sono sicuro che ce la farà. L’hanno detto anche i dottori.”- mi risponde Paul appoggiandomi una mano sulla spalla.

 

Lo so che ce la farà, ho la massima fiducia in lei. E’ una donna forte, la donna più forte che conosca, ma fa comunque male vedere la donna che amo soffrire in questo modo. Sono passati praticamente quattro mesi dall’incidente ed è ancora ferma, le gambe sono immobili. 

 

“Lo so, ma fa comunque male vederla così…”- mormoro frustrato.

“Lo so, Ian, fa male a tutti.”- mi dice sospirando. -“Ma sono sicuro che andrà tutto per il meglio, io so che ce la farà.”

“Come sta andando la festa?”- domando io, cercando di cambiare discorso.

“Alla grande, è quasi tutto pronto.”- mi dice sorridendo eccitato. -“Candice e Phoebe sono andate a prendere la torta. Quanto manca?”

“Penso circa mezz’ora, ti scriverò un messaggio quando partiamo.”- gli dico.

“L’importante è che stia tornando a casa, il resto verrà dopo.”- mi dice staccandosi da me. -“Corro a prendere i gemelli e Rachel a scuola, ci vediamo dopo.”

 

Annuisco e, in pochi secondi, rimango nuovamente solo. Qualche minuto dopo Michaela esce dalla stanza e mi sorride.

 

“Vado giù a prenderle una bottiglietta d’acqua, potreste farle tu compagnia?”- mi domanda.

 

Annuisco subito e le sorrido grato per l’opportunità che mi sta dando. Non me lo faccio ripetere due volte e entro all’interno della stanza di riabilitazione. Non appena Nina mi vede mi sorride raggiante, dimenticandosi completamente di tutta la situazione, e io le sorrido con la stessa intensità. I medici intanto stanno guardando alcune carte di alcuni esami, lasciandoci così qualche attimo libero.

Mi inginocchio di fronte a lei appoggiando le mie mani sulle sue gambe.

 

“Sei contenta di tornare a casa?”- le domando.

“Moltissimo.”- mi sorride raggiante e lo sconforto è già sparito dal suo volto. Credo che la felicità per l’imminente ritorno a casa sia in grado di spazzare via lo sconforto per non aver ottenuto alcun risultato. -“Non vedo l’ora di andarmene da qui.”

“Poche ore e sarà tutto finito.”- le dico accarezzandole la fronte. -“Come stiamo andando?”

 

L’ultima domanda, ovviamente, si riferisce a quello che stava facendo fino a qualche minuto fa.

 

“Come al solito, ma… Credo sia ancora presto, insomma… L’operazione è avvenuta due settimane fa e sto tentando di camminare davvero da una…”- mi dice inclinando leggermente la testa. Non c’è rabbia o disperazione nella sua voce, solo convinzione. E mi fa bene vederla così, non posso sopportare di vederla abbattuta. -“E’ presto.”

“Lo penso anche io.”- le sorrido raggiante. -“Sono felice di vederti così.”

“Così come?”- mi domanda.

Felice. Sei molto più tu nell’ultima settimana…”- mormoro sorridendole.

“Perché sono sicura che andrà tutto bene.”- mi dice, facendomi annuire.

“Andrà tutto bene e rimarrò al tuo fianco, per qualsiasi cosa.”- le rispondo e vedo i suoi occhi brillare.

“Lo so.”- mi sorride. -“Ed è per questo che ti amo.”

Ti amo anche io.”- le rispondo.

 

La bacio, la bacio quasi fino a toglierle il respiro. La bacio perché la amo, perché ne ho il bisogno, semplicemente la bacio senza troppe cerimonie.

Amo questa donna più della mia stessa vita e so che tutto andrà bene, deve andare bene.

 





























 

                                                               * * *
























 

“Ian, casa mia è dall’altra parte.”

 

Nina blocca lo scorrere dei miei pensieri. E’ uscita dall’ospedale venti minuti fa e ora siamo diretti sul set. Siamo diretti lì perché abbiamo organizzato una festa a sorpresa per il suo ritorno. All’inizio volevamo organizzarla a casa sua, ma dopo abbiamo cambiato idea perché non sarebbe stato molto produttivo. Il set è grande ed inoltre lì possiamo tornare a sistemare quando vogliamo, mentre a casa di Nina avremmo creato più confusione che altro. Sono convinto, così come gli altri, che Nina dovrebbe stare tranquilla a casa sua ed avere un continuo via vai di gente per sistemare tutto e fare quant’altro non sarebbe molto salutare. Così abbiamo optato per il set ed è, in qualche modo, anche un luogo simbolico. E’ dove ci siamo uniti, dove siamo diventati una famiglia, e quella stessa famiglia è pronta ad aiutare Nina senza nessun timore.

 

“Lo so, lo so…”- mormoro, mentre sento Michela ridacchiare dal sedile posteriore.

 

Ha insistito affinché Nina stessa davanti con me e lei se ne sta comodamente dietro. 

 

“E se lo sai perché stiamo andando da tutt’altra parte?”- mi domanda quasi scocciata. So cosa sta frullando nella sua bella testolina e so anche quanti problemi si stia facendo. -“Voglio andare a casa, dai bambini.”

“Ti rubo solo cinque minuti.”- le dico.

 

La sento quasi sussultare non appena nota dove siamo arrivati.

 

“Perché siamo sul set?”- mi domanda con sguardo corrucciato.

“Perché ho dimenticato il copione e dopo non farei più in tempo a tornare indietro… Devo ancora imparare la parte per domani e Julie potrebbe uccidermi…”- le dico, facendo valere le mie doti d’attore.

 

Per tutta la mattina ho ripetuto queste frasi nella mia testa, cercando di trovar un tono credibile, e Nina sembra quasi cascarci. Dico quasi perché non mi crede del tutto. Forse sono gli occhi, i movimenti, non so… Ma non credo di aver fatto completamente centro.

 

“Farò finta di crederti…”- borbotta incrociando le braccia al petto.

 

Ridacchio leggermente e scendo dalla macchina. Apro prima la porta a Michaela che mi ringrazia con lo sguardo, poi, dopo aver preso la sedia a rotelle da bagagliaio, apro la porta di Nina. Nina continua a guardarmi dubbiosa.

 

“Perché devo scendere anche io?”- mi domanda osservandomi. -“Che cos’hai in mente?”

“Un po’ d’aria ti farà bene.”- le dico inventando una scusa.

 

Nina mi guarda e fa di tutto per non scoppiarmi a ridere in faccia.

 

“Un po’ d’aria? Seriamente?”- ridacchia lei. -“In un posto chiuso?”

“Perché voi donne fate così tante domande?”- domando io, invece.

“Perché voi uomini fate schifo a mentire.”- ribatte lei.

 

Okay, questo è vero. E’ che non avrei mai pensato che facesse troppe domande. Io non le farei, per esempio.

Quello che dimentico costantemente è quanto curiosa sia e gioca ogni volta a mio sfavore.

Nina, per mia fortuna e per quella di Michaela, non fa più domande, così decidiamo di entrare. Spingo la carrozzina di Nina per un po’, fino ad arrivare di fronte alla sala relax. Dietro questa porta è perfettamente tutto addobbato.

 

“Come mai non c’è praticamente nessuno?”- mi domanda Nina. -“E perché stiamo andando in sala relax?”

“Vuoi che vi lasci in mezzo al corridoio?”- le domando divertito.

 

Nina sbuffa sonoramente, mentre mi blocco di fronte alla porta. Mi scosto da Nina per aprire la porta e ci scontriamo subito con il buio che regna sovrano all’interno della stanza. Perfetto, non si vede praticamente niente. Hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Spingo la carrozzina di Nina all’interno della stanza, mentre Michaela mi segue e si chiude la porta alle spalle.

 

“Perché è tutto buio?”- domanda innocentemente Nina. -“Non c’erano delle finestre qui una volta?”

 

Non appena finisce la frase le luci si accendono all’improvviso rivelando tutto il cast, amici, parenti e i bambini che urlano Bentornata Nina. La stanza è addobbata alla perfezione, hanno fatto un ottimo lavoro. Ci sono un po’ troppi palloncini, ma credo che la colpa sia dei gemelli e di Rachel. Mi godo divertito, e anche un po’ emozionato, la reazione di Nina che ha la bocca spalancata e gli occhi leggermente lucidi. Credo che non si aspettasse una cosa del genere, ma non potevamo non farlo. I primi ad abbracciarla sono, naturalmente, i bambini, che le si gettano praticamente addosso. L’hanno vista spesso, ma, saperla qui, con loro, e non più in ospedale, li rende felicissimi e non posso non emozionarmi di fronte a una scena del genere. Poi è il momento di tutti gli altri che l’abbracciano e si congratulano con lei per essere ritornata. 

 

“Grazie a tutti, davvero…”- mormora Nina visibilmente emozionata mentre i bambini rimangono attaccati a lei. -“Non so cosa dire…”

“Averti qui è già abbastanza.”- le sorride Julie. -“Ed era d’obbligo darti un bentornato visto che sei rimasta per mesi chiusa dentro un ospedale.”

“Già, piccola Dobrev.”- interviene Michael Malarkey tenendo tra le braccia Joshua* il suo secondogenito. -“Guai a te se combini un’altra volta una cosa del genere.”

 

Nina gli sorride scuotendo la testa.

 

“Non preoccuparti, cercherò di tenermi parecchio lontana da eventuali incidenti.”- lo rassicura lei.

 

 

 

Pov Nina.

Mi sarei aspettata di tutto, ma non una festa a sorpresa in mio onore. Qualcosa avevo già iniziato ad intuire questa mattina e i miei dubbi sono diventati più insistenti visto il comportamento parecchio sospetto di Ian, il quale è veramente pessimo a mantenere i segreti. Lo è sempre stato in qualsiasi cosa e perfino qui. Con il tempo è decisamente migliorato, questo è vero, ma il suo problema sono ancora il trovare scuse decenti. 

Comunque ci sono praticamente tutti. Il cast di The Vampire Diaries e The Originals al completo, Riawna, che ha passato circa mezz’ora a stritolarmi, sebbene ci siamo viste una settimana fa, Ericka, Julianne, Lauren e tanti altri. E averli qui, tutti per me, mi ha fatto emozionare tantissimo. Non nascondo però che le persone che mi sono mancate più di tutti sono, ovviamente, i miei figli. Sono arrivata qui circa un’ora fa, più o meno, e non si sono staccati da me nemmeno un attimo. Continuano a riempirmi di baci, di abbracci, e dirmi quanto sia mancata loro. Sono sempre stati affettuosi, diciamo che lo sono sempre stati con me, ma non a questi livelli, ma la cosa non mi dispiace. E’ evidente che sia mancata loro tantissimo, ma ora non importa più, questa sera tornerò finalmente a casa con loro.

Stefan inizia a staccarsi da me quando Rachel lo reclama e la cosa mi fa insospettire. Sono sempre stati amici, da quando si conoscono, cioè da quasi un anno, ma non così affiatati. Mi perdo qualche istante ad osservarli ed un sorriso affiora sulle mie labbra. Stefan si alza in punta dei piedi ed afferra due bicchieri di aranciata e ne da uno a Rachel che gli sorride gioiosa, poi prende un piattino con della torta e glielo porge sempre gentilmente.

Qui gatta ci cova e nessuno mi ha detto niente. Joseph, invece, sta giocando con il figlio di Michael, di qualche anno più grande di lui, e la figlioletta di Joseph Morgan.

 

“Oh oh…”- sento borbottare, quasi sconsolato, una voce alle mie spalle. Sorrido istintivamente alla persona che si siede di fronte a me. -“Ora capisco perché Paul doveva parlarmi.”

 

Rido, mentre Ian mi fissa leggermente sconvolto e alterna lo sguardo da me a Stefan con Rachel. Allora sono l’unica a non sapere niente? Se Paul deve parlare a Ian, e questo sembra abbastanza preoccupato, vuol dire che il tutto ruota attorno alla materia figli. Credo che Paul stia diventando geloso della figlia.

 

“Per Stefan?”- domando ridacchiando.

“Non lo so, parlava di farmi un discorso serio sui gemelli, in particolare su uno, con tono abbastanza minaccioso e sono quasi sicuro che si tratti di Stefan e di quello.”- mi dice Ian indicando nostro figlio e la figlia di Paul parecchio sconsolato. -“Non vorrei che mi picchiasse ancora o che le colpe di nostro figlio ricadano su di me.”

“Ha solo sette anni… Che gravi colpe può commettere?”- gli sorrido.

“Questo non lo so, ma sai quanto Paul possa essere geloso di quella bambina, è pur sempre sua figlia…”- mormora scuotendo la testa.

“Secondo me ne stai facendo un dramma…”- gli dico io riportando l’attenzione su Stefan e Rachel. Sono bellissimi. -“Sono così teneri.”

“Teneri?”- domanda Ian alzando un sopracciglio.

“Non puoi non trovarli teneri, guardali.”- gli dico indicandoli nuovamente. Stefan dice qualcosa a Rachel e questa ride deliziata. -“Sono così belli insieme.”

“Così belli un corno!”- esclama una voce leggermente adirata, mentre un’altra ridacchia accanto a me.

 

Paul fissa i nostri figli preoccupato, mentre Phoebe mi sembra parecchio divertita.

 

“Spero che tuo figlio abbia buone intenzioni, perché la mia bambina non si tocca.”- tuona e non capisco con chi ce l’abbia.

“Un altro che sta facendo il drammatico…”- borbotta Phoebe. -“Io li trovo tremendamente carini…”

 

Io e Phoebe ci scambiamo uno sguardo d’intesa, mentre Paul fissa la moglie sconvolto. 

 

“Come puoi trovarli carini? Ci sta provando con nostra figlia, è ancora troppo piccola per certe cose!”- continua Paul, mentre io e Phoebe continuiamo a ridere.

“Ritieniti fortunato che quello non sia Joseph, sono sicuro che Stefan la tratterà bene.”- interviene Ian.

“Andiamo di bene e in meglio…”- borbotta Paul sprofondando sul divano.


























 

 

                                                                * * *

 

























 

Casa. Finalmente a casa. Casa dolce casa. Mi è mancato tutto questo, mi è mancato veramente casa. Non appena mia madre apre la porta i miei nervi si rilassano completamente. Può essere stupido, ma credo che il corpo di ogni persona riconosca quando si trova finalmente a casa.

E anche Spike mi riconosce visto che si lancia quasi contro di me ed inizia a leccarmi tutta la faccia. Non lo vedo tipo da quattro mesi ed è diventato enorme. Enorme è un eufemismo. Ed io che credevo rimanesse di taglia piccola o al massimo media… Spike ha le dimensioni quasi di un pastore tedesco. 

 

“Spike, buono su…”- borbotto mentre il cane continua a leccarmi.

 

Avrò sicuramente bisogno di una doccia.

 

“Gli sei mancata tanto, mamma…”- interviene Stefan guardando Spike. -“Quando tornavamo a casa lo trovavamo sempre sopra il tuo letto.”

“Era sopra il mio letto?”- domando accigliata.

 

Una delle regole che gli ho sempre dato, anche se qualche volta è stata infranta, era di non salire sul letto.

I bambini mi guardano colti in fragrante.

 

“Mamma, gli mancavi e lo sappiamo che non doveva salire sul letto…”- mormora Joseph.

“Non fa nulla.”- gli sorrido scompigliandogli i capelli. -“Forza, correte a lavarvi i denti.”

 

I bambini annuiscono e, dopo essersi tolti le scarpe, a velocità della luce corrono su per le scale diretti in bagno.

 

“Stai bene, tesoro?”- mi domanda mia madre.

“Mai stata meglio.”- le dico avvicinandomi a lei. -“Mi è mancata l’aria di casa.”

“L’importante è che tu sia qui.”- mi sorride raggiante lasciandomi una carezza sulla guancia. -“Ho cambiato le coperte sia della tua camera e sia della camera degli ospiti, dove preferisci dormire?”

 

Il primo istinto sarebbe la mia camera. Una delle cose che ho odiato di più dell’ospedale è stato il letto. Non era niente al confronto del mio.

Ma, visto la mia impossibilità a salire le scale e non volendo continuamente scomodare i miei genitori o mio fratello a portarmi su e giù, decido di scegliere la seconda opzione, la camera degli ospiti. E al piano terra e quindi non ci saranno problemi.

 

“Penso sia meglio la camera degli ospiti, visto che è al piano terra.”- le dico.

“Ne sei sicura?”- mi domanda.

“Sicura, almeno sarò direttamente al piano terra. Tu e papà potete prendere la mia stanza.”- le sorrido.

 

Ho tentato più volte di convincere i miei genitori a tornare a casa loro, ma hanno deciso di rimanere  a casa mia, con me, per me, per evitare problemi. Non cercavo di convincerli per mandarli via, ma soltanto perché lo trovavo più giusto così. Mi sembrava giusto, e logico, che andassero a casa loro e che continuassero la loro vita, ma poi mia madre e mio padre mi hanno fatta riflettere. Non potrei mai rimanere a casa con i gemelli in queste condizioni. Se mi accadesse qualcosa non sarei in grado di fare nulla visto che non posso muovermi o peggio… Se accadesse qualcosa ai gemelli non sarei in grado di chiamare aiuto. Così i miei genitori hanno decido di rimanere qui fino a quando tutto non si sarà sistemato e li ringrazierò a vita per questo. 

 

“Mamma, ci leggi la favola della buonanotte in camera?”- mi domanda Stefan.

 

Sono entrambi in pigiama e devo ringraziare mio padre per questo.

Li guardo e sono entrambi speranzosi. Vorrei dire loro di si, come meritano, ma dovrei far rimanere svegli a lungo i miei genitori, perché mi riportino giù, e mi dispiace farlo. Non ho molte altre soluzioni.

Ma so anche che questo è un modo per passare più tempo con me. Oggi siamo stati insieme, ma siamo sempre stati circondati da molte persone e non siamo riusciti a passare del tempo da soli.

 

“Se non puoi salire le scale”- inizia Stefan. Loro sanno quello che mi è successo, è stato Ian a dirglielo. L’ha spiegato loro a grandi linee, in pratica sanno che ho fatto un ‘piccolo incidente’ e che ho un problema alle gambe che mi impedisce di camminare. -“stiamo noi giù, in camera con te.”

 

Eccoli lì che ritornano ad essere dei bambini furbi. Il pretesto è quello di dormire con me in camera. Ian mi ha raccontato anche questo. In questi ultimi mesi, sebbene fossero con lui, hanno sempre fatto fatica a dormire e più volte si sono lamentati di non esserne in grado perché gli mancavo. Non per il fatto che non sono in grado di dormire se non dormono insieme a me, perché sono sempre stati in grado di farlo, ma proprio perché sentivano completamente la mia mancanza e tutto un accumularsi di cose. Ma come posso dire loro di no ora?

 

“Piccoli furbetti, è un pretesto per stare con me?”- domando loro ridacchiando.

“Dai mamma!”- mi pregano entrambi.

“E va bene… Forza, andate di sopra a prendere quello che vi serve e poi tornate giù.”- dico loro.

“Grazie mamma!”- esclamano all’unisono gettandomi le braccia al collo.

 

Dopo avermi dato un bacio corrono veloci su, mentre mio padre mi sorride e mi prende tra le sue braccia.

 

“Senza di te erano persi…”- mormora mentre mi accompagna in camera, seguito da mia madre. -“Abbiamo fatto di tutto per svagarli in questi ultimi mesi, ma sei stata un pensiero fisso per loro.”

“Non voglio nemmeno pensare a quanto abbiano sofferto…”- mormoro amareggiata.

“Ma ora sanno che sei qui e che non te ne andrai più.”- interviene mia madre con il mio pigiama tra le braccia. -“E sono tornati subito quelli di prima.”

“Vi lascio, se serve qualcosa non esitate a chiamarmi.”- interviene mio padre. -“Buonanotte tesoro, sono così felice che tu sia qui.”

 

Saluto mio padre e mia madre mi aiuta a togliermi i vestiti e ad infilarmi il pigiama. E’ un po’ imbarazzante tutto questo. Non perché mi vergogni di mia madre, ma per il fatto di non riuscire a fare le cose essenziali. Ma so che devo essere forte e che prima o poi tutto questo finirà. 

Sono già a letto sotto le coperte quando i gemelli ritornato con i loro fedelissimi pupazzi e con Spike alle calcagna. 

 

“Vado anche io a letto, notte.”- mi dice mia madre e da ai gemelli un bacio sulla fronte.

 

I gemelli si catapultano direttamente sul letto e li aiuto a mettersi sotto le coperte, mentre Spike si siede sul pavimento accanto al comodino.

 

“Mamma, forse vuole venire anche lui…”- mi fa notare Stefan accoccolato sul mio petto. -“Guardalo…”

“Si mamma, vuole venire con noi…”- continua Joseph con la testa appoggiata sopra la mia pancia.

“Ci stiamo a malapena noi in tre…”- faccio notare ad entrambi.

“E gli facciamo un po’ di posto!”- mi dice Stefan.

“Può stare in fondo al letto…”- continua Joseph mettendomi alle strette. 

 

Messa alle strette decido di far venire anche Spike con noi. Batto una mano sul letto e il cagnolone non se lo fa ripetere due volte. Con poca grazia salta sul letto e va a depositarsi esattamente sopra i miei piedi. Questa notte riuscirò a dormire?

 

“Ci stiamo tutti, visto?”- mi domanda Stefan dandomi un bacio sulla guancia.

“Proprio come una volta…”- mormora Joseph.

 

Già, sembra tornato tutto come una volta. Noi tre, su un letto, a coccolarci, con l’aggiunta di Spike. Tutto come una volta, ma tante cose sono cambiate dal nostro arrivo ad Atlanta. Una di queste, se non la più importante, è Ian. Ian che è con noi, ma allo stesso tempo non lo è. Ian che ha una moglie a casa e un futuro bambino e che non capisco che cosa abbia intenzione di fare. Ormai non dovrebbe mancare molto alla nascita di quel bambino, un paio di mesi, credo. E la cosa comincia un po’ a puzzarmi. Da quando ho avuto l’incidente Ian è sempre stato praticamente con me, non stando mai a casa con la moglie. Certo, ci stava insieme, ma in modo sporadico. E poi tutte le volte che Paul mi ha detto di come stessero andando male le cose tra lui e Nikki e di come mia madre mi continuasse a dire che c’era qualcosa che non andava. E’ ovvio che ci sia qualcosa che non va, ma cosa? Tutte le volte che ho chiesto qualcosa a Ian cambiava subito discorso, come se qualcosa lo stesse tormentando. E vorrei davvero capire cosa.

 

“Forza, è ora di dormire.”- li incito.

“E la favola?”- mi domanda Joseph.

 

Mi viene un’idea.

 

“Perché non mi raccontate che cosa avete fatto in questi mesi?”- domando io.

 

Voglio ritornare dentro le loro vite. Non che prima non fossi presente, ma mi sono persa parecchie cose in questi mesi e ho tutta l’intenzione di recuperare.

E così i bambini, sovrastandosi molte volte, iniziano a raccontarmi di come stiano andando a scuola, di come abbiano imparato a leggere bene e a scrivere e di come si siano appassionati ad alcuni sport. E, tra i loro racconti, ci addormentiamo tutti e tre abbracciati. 

 

 

_____________________________________________________

 

 

*E’ puramente inventato. Michael ha già un figlio, mi sembra si chiami Marlon, ma, secondo i calcoli, in questa storia dovrebbe avere all’incirca 10/11 anni, quindi ha avuto anche un altro figlio.

 

 

Buon inizio di settimana a tutte, eccomi qui con l’ennesimo capitolo :)

Ringrazio subito le splendide dodici persone che hanno recensito lo scorso capitolo, dimostrandomi ancora una volta il grande affetto che provate per questa storia, e spero di trovarne altrettante, o comunque abbastanza, anche perché, da qui in poi, la storia è praticamente tutta in discesa.

Manca poco per scoprire che cos’ha scoperto Ian, manca poco, insomma, affinché lui capisca che quello che ha scoperto (che giri di parole!) sia la verità. Lo so che fremete, ma ogni vostro desiderio di conoscenza sarà presto esaudito ;)

Questo è più un capitolo di passaggio, uno di quei capitoli leggeri. Nina, dopo mesi e mesi, esce finalmente dall’ospedale e, ovviamente, il cast le prepara una grandissima festa a sorpresa. Mi dispiace non essermi dilungata molto con la festa, a parte il momento Nina-Ian-Paul-Phoebe, ma non avrei saputo che altro aggiungere. Ebbene si… Alcune di voi l’avevano indovinato… Paul voleva fare un discorso a Ian sui gemelli per quanto riguarda Rachel, ma Stefan l’ha preceduto ahahaha

Non so chi dei due vi aspettavate, magari Joseph, ma Stefan mi sembra quello più serio e “adatto” a Rachel e alla gelosia di Paul :’)

Non so come li trovate voi, ma io li trovo carinissimi (cit. Nina e Phoebe) insieme *^*

L’ultimo momento è quello che mi è mancato più di tutti scrivere e ci riporta un po’ alle origini, quando erano solo Nina e i gemelli, tutti e tre nel lettone, madre e figli. Con il passare del tempo si aggiungerà anche qualcun altro, ma non so… Mi è piaciuto scrivere di un ritorno alle origini, ecco. 

Il prossimo capitolo avrà due flashback, vi avviso. Passerà un mese da questo (non che aggiorni tra un mese, ma dico come lasso di tempo all’interno della storia ahahaha) e ci saranno alcuni piccoli-grandi cambiamenti, in maniera particolare sul fronte Nina, anche perché se lo merita, povera cucciola w.w’

E non dovrei dirlo, ma… Ho già in mente un’altra Nian, totalmente diversa da questa. Niente più And if su questa, anche perché non saprei proprio cosa inventarmi. Non ho scritto ancora nulla, se non un mini prologo, e sto capendo un po’ come impostarla, e, ovviamente, non abbandonerò queste storie, anche perché devo portarle a termine. 

Forse la pubblicherò, dipende da cosa ne viene fuori, ma comunque ve lo farò sapere, come ho sempre fatto. Sarà totalmente diversa da questa e… Già lo so che mi mancheranno a morte i gemelli :/

Basta, non ho altro da aggiungere, alla prossima <3

PS: Ho appena scritto il prossimo capitolo e boh... Mi sono parecchio emozionata *^*

  
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