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Autore: WaterfallFromTheSky    14/03/2016    1 recensioni
Haruko è solo una innocente ragazzina quando Lady Kagami irrompe nella sua vita, stravolgendogliela. Da quel momento, la giovane sarà costretta a fingere, a fare cose che logoreranno la sua anima, tutto per salvare se stessa e suo fratello. Riuscirà nel suo intento? Sarà capace, la ragazza, di mantenere intatti i suoi principi?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Per raggiungere le Caverne di Kansen, Semimaru intraprese un altro tragitto, seguendo le tracce di Tatsumaru. Giunsero alla collina dei ciliegi, allungando il cammino.
Era ormai notte e, perfino da lì, i due ninja vedevano alcuni nemici sorvegliare la zona.
-Ci sono ninja già qui- commentò Rikimaru, nascosto dietro ad un albero. Haruko, accovacciata accanto a lui, replicò:-Evidentemente, l'attacco al castello di Godha è più prossimo del previsto-
-Cosa?-
-In sostanza, l'obiettivo di Kagami è quello di eliminare tutti i signori del Giappone. L'unico rimasto al momento è Godha, quindi il suo obiettivo è lui. Inoltre, per raggiungere ogni luogo del Giappone, ha capeggiato la costruzione di una nave già da prima dell'attacco da parte di Toda. Qualcosa mi dice che la nave è pronta e che prestò salperà. Probabilmente attaccherà Godha dal mare-
-Ne sei sicura?-
-Sono supposizioni che faccio in base a quello che so su quel demonio-. Rikimaru restò in silenzio, cercando di decidere cosa fare. Haruko disse:-E' notte e noi siamo esausti. Forse dovremmo fermarci almeno per qualche ora, altrimenti ci faremo sopraffare-
-D'accordo-. Per sicurezza, i due eliminarono i nemici più vicini alla loro posizione e nascosero i loro cadaveri. Trovarono alcune bacche e, sebbene fossero un pasto assai scarso, se lo fecero bastare.
Erano vicini ad un ruscello; Haruko si allontanò da Rikimaru e Semimaru per darsi una ripulita. Sciolse i capelli e tolse il vestito; lo lavò per bene nell'acqua fredda, poi lo stese su una roccia lì vicino e si immerse lei stessa nell'acqua. Trasalì, tremando: quell'acqua gelata fu rinvigorente. Veloce, strofinò tutto il corpo, il viso, i capelli, quindi uscì subito, infreddolita. Si sentì fisicamente meglio, sebbene fosse stanca. Tirò un profondo respiro per ritrovare la calma, ma non funzionò. Alzò il viso verso la luna, candida e alta nel cielo, contornata da una miriade di limpide stelle.
-Haruko-. La giovane si voltò di scatto verso Rikimaru, che spuntò da dietro un albero; restò di schiena, tuttavia si coprì il piccolo seno con le braccia. Il giovane, profondamente e visibilmente imbarazzato, girò la testa di lato in un attimo, balbettando delle scuse:-M-mi dispiace, ci stavi mettendo un pò e...vado via subito-
-Rikimaru-. Il ragazzo, che era già di spalle, pronto a volatilizzarsi, si fermò e restò immobile dov'era. Haruko, che non provava il minimo imbarazzo, uscì dall'acqua e gli si avvicinò. Gli prese una mano e lo guidò verso il ruscello, mentre lui teneva il volto stoicamente basso e farfugliava:-Che stai facendo?-. Rikimaru la seguì docilmente, senza osare guardarla, eppure restò stupito dalla disinvoltura della ragazza. Non sembrava importarle di essere nuda di fronte a lui. Ed era in effetti così: lei aveva ben altro per la testa in quel momento, il suo cuore era ridotto ad un buio buco ricolmo solo di brutti ricordi e della voglia di vendetta.
Haruko mise i piedi nel ruscello, e così anche Rikimaru. Si inginocchiò nell'acqua bassa, che a stento arrivava all'altezza di metà coscia, e così anche lui. Continuò a tenere lo sguardo basso, fisso sulle proprie ginocchia, ma lei gli alzò delicatamente il viso. Il ragazzo, mostrando una pudicizia fuori dal comune, chiuse gli occhi. Haruko, impassibile, si bagnò una mano e gliela passò delicatamente su un occhio, la sua unica ferita. La ragazza non sapeva se la sua vista fosse stata compromessa, ma di certo sarebbe rimasta una bella cicatrice.
Delicatamente, gli ripulì l'occhio. Rikimaru, nonostante il tocco freddo dell'acqua, si rilassò.
-Come te la sei fatta?- gli domandò lei.
-E' stato Tatsumaru. Mi ha colpito a tradimento. Stavo per ucciderlo...ma non ce l'ho fatta-
-Capisco-. E capiva davvero. Anche lei avrebbe dovuto ammazzare suo fratello molto prima, ma non ci era mai riuscita.
Silente e delicata, Haruko gli abbassò la maschera e gli pulì anche il viso, i capelli; lui la lasciò fare, a disagio...ma in realtà sempre meno a disagio. Sentì il desiderio di aprire gli occhi, pur consapevole di quanto fosse scorretto e sconveniente. Ma, del resto, lei non sembrava provare fastidio pur essendo nuda dinanzi a lui. Socchiuse gli occhi, cauto, mettendo a fuoco le sue cosce, le sue ginocchia sotto il pelo dell'acqua. Aveva una pelle incredibilmente candida.
Improvvisamente, Haruko gli sollevò il viso, con fermezza ma sempre con delicatezza. Il ragazzo arrossì vistosamente e sentì un gran caldo, nonostante fosse inginocchiato nell'acqua fredda. Non chiuse gli occhi stavolta, però. Lei lo fissava con un'espressione neutra. No, sbagliato. Sembrava neutra...ma celava un tumulto profondo, capì il giovane.
-Hai bisogno di darti una lavata. Vedrai che ti sentirai un pochino meglio-
-Io...-. Rikimaru non si mosse, incapace di staccare gli occhi da quelli di lei. Improvvisamente, avvertì la tentazione di abbassare lo sguardo, di guardare anche qualcos'altro di lei. Ma restò sul suo viso. Notò che era solo la seconda volta che la vedeva coi capelli sciolti. Appariva uguale e diversa allo stesso tempo.
-Li porti sempre raccolti-
-Cosa?-
-I capelli-
-Già-
-Perchè non...li porti sciolti?-. Abbassò lo sguardo, imbarazzato per quella domanda che, per un inspiegabile motivo, gli parve invadente; così, tuttavia, finì per guardarle il seno, e poi il ventre piatto, e poi il pube scuro e le cosce...
Girò la testa di lato, il volto in fiamme, ma dopo fece per alzarsi. Haruko lo trattenne per i polsi, dicendo fiocamente:-Rikimaru. Non essere sciocco-
-Ma...-
-Ti fa male? L'occhio?-
-Si. Un pò si-. Si alzò e si avvicinò alla roccia dove aveva poggiato il suo vestito; lì c'erano anche i suoi oggetti. Ne trasse una bottiglietta minuscola. Tornò dinanzi a Rikimaru, che si fissava le mani sulle ginocchia, gli sollevò il viso e gli spalmò un unguento scuro sopra, dicendo:-Speriamo eviti un'infezione-
-Ti ringrazio-
-Li porto sempre raccolti con le treccine perchè me lo ha insegnato mia madre. Mi sono sempre piaciute. Non c'è volta che non le faccia-
-Oh. Ho capito-. La giovane gettò la bottiglietta sulla sponda del ruscello, poi abbassò lo sguardo. Rikimaru faticò a respirare, il cuore gli batteva forte e un calore generale lo pervadeva, in particolare verso il basso. Ciononostante, si accorse del dolore che affiorò sul viso della ragazza.
-Haruko? Tutto bene?-
-No. Non c'è niente che vada bene. Io...-. Si guardò le mani e proseguì, dolente:-Li ucciderò. E porrò fine a questa faccenda-
-Haruko. Non devi farlo...-
-Si che devo. Mio fratello è divenuto un mostro. Lo devo uccidere. E devo uccidere anche Lady Kagami. E' un mostro, mi ha portato via tutto....-. Tremava, stava per piangere. Rikimaru la interruppe:-Hai ascoltato cosa ha detto il Maestro prima di spirare?-
-In realtà no. Mi dispiace-
-Ha detto che dobbiamo essere imperturbabili. Dobbiamo dominare le nostre emozioni, o verremmo sopraffatti-
-Ma...-
-E' così. Ha ragione. L'ho imparato a mie spese. La rabbia acceca la mente, impedisce di ragionare. Cercare la vendetta non è la soluzione. La vendetta...non è la chiave per riavere ciò che abbiamo perso-
-Tu non capisci...-
-Si che capisco. Lo so che soffri. Ma....-
-Ti stai dominando, quindi, Rikimaru?-
-Cosa? Che stai dicendo?-
-In questo momento. Ti stai dominando?-. Rikimaru capì cosa intendesse: arrossì, distolse lo sguardo, gli finì ancora sul pube di lei e girò la testa....
-Rikimaru...-. Era stato un sussurro. Gli risalì un brivido lungo la schiena, e senza dubbio non era per l'acqua fredda. La ragazza, presa dalle sue emozioni, si sporse verso di lui, incapace di riflettere e nemmeno desiderosa di farlo. Aveva perso tutto, aveva rischiato di perdere anche Rikimaru...
-Haruko, non dovremmo....-
-Ho avuto paura, Rikimaru. Io...sto perdendo tutto. E ho avuto paura di perdere anche te, oggi-. Il ragazzo restò paralizzato dallo stupore. Arrossì.
-Io...non ti voglio perdere. In questo momento ho solo te-
-Haruko...-
-E ucciderò anche Tatsumaru se sarà necessario-. Rikimaru respirò adagio, a fatica; era difficile farlo con lei così vicina, con quegli occhi appassionati fissi su di lui, e tutta quella pelle candida che attirava il suo sguardo e il suo tocco...
Haruko, presa dalla disperazione del momento, chiuse gli occhi e si sporse verso di lui, fino a sfiorargli le labbra con le proprie. E poi ancora. E ancora, e ancora...e Rikimaru ricambiò istintivamente, gli occhi chiusi, completamente dimentico di ogni cosa. Haruko gli carezzò il viso, lentamente, mentre ancora gli sfiorava le labbra, tremando...d'un tratto, tuttavia, interruppe quel lieve bacio, fissando gli occhi nei suoi.
-Forse ho esagerato- sussurrò, una provocazione velata. Si alzò in piedi, ma nemmeno fece in tempo a voltarsi che già il ragazzo le aveva preso il polso, senza farle male ma con fermezza. Il cuore di Haruko cominciò a battere all'impazzata. Scivolò su di lui, finendogli in braccio, reggendosi alle sue spalle, mentre di nuovo gli sfiorava le labbra e si lasciava toccare i fianchi dalle sue mani timide...
***
Avevano riposato un paio d'ore, con Semimaru che faceva loro la guardia; quando si svegliarono, si sentirono meglio, un pò rinvigoriti. La situazione tra loro sembrava invertita: tra i due, ora, era Haruko quella più imbarazzata, quella che rifuggiva gli sguardi di Rikimaru e che teneva una distanza fisica tra loro, seppur minima; Rikimaru appariva invece a proprio agio, come se la conoscesse da sempre. Senza dubbio, il loro rapporto era divenuto improvvisamente più intimo e profondo.
Rikimaru la osservò silenzioso mentre realizzava nuovamente le sue fitte treccine; desiderava vederla coi capelli sciolti ora che erano asciutti, ma non volle chiederglielo poichè sapeva quanto tenesse a portargli acconciati così.
Eliminarono nemici uno dietro l'altro, a turno o collaborando. Semimaru li conduceva sempre più in alto, verso la vetta della collina. Il silenzio di quel luogo, il profumo dei ciliegi e tutti quei petali rosa sparsi in terra creavano uno spettacolo suggestivo: Haruko si rammaricò di essere lì come ninja e non come semplice visitatrice. In ogni caso, riflettè sulle parole di Rikimaru circa l'imperturbabilità e la vendetta: erano senza dubbio ragionevoli, ma lei non conosceva alcun modo per liberarsi di tutta la rabbia e l'odio che provava. Avrebbe incontrato la morte, quindi? Scoprì che le importava ben poco.
Intanto Rikimaru aveva per la testa riflessioni ben differenti: aveva visto Haruko all'opera diverse volte, sia nelle uccisioni furtive sia nello scontro. L'aveva reputata valente in entrambi i casi. Non era frutto dei loro allenamenti, no: lei era sempre stata sufficientemente forte, ma la sua insicurezza le aveva posto limiti inutili, che non esistevano in realtà. La distolse dai suoi pensieri dicendoglielo, sperando che potesse giovarle, conferirle sicurezza. Haruko gliene fu grata e, pur stupita di quella nuova scoperta, gli credette. La sicurezza in se stessa era una cosa necessaria in quel momento. 
I due, grazie a Semimaru, raggiunsero la sommità della collina, ove si trovava un ciliegio più grosso e alto degli altri, magnifico. Entrambi lo avrebbero osservato con ammirazione se non avessero visto Ayame seduta sotto di esso. Aveva il capo chino, il viso ombreggiante d'angoscia.
-Ayame!- la chiamò Rikimaru, mentre Semimaru le faceva le feste. Smise subito, tuttavia, poichè la ragazzina non gli diede corda. Haruko fu sollevata di vederla: in effetti, con tutto quello che era accaduto, si era dimenticata di lei, ma vedere che stava bene e che si sarebbe unita a loro la tranquillizzava.
Il ragazzo le spiegò laconicamente che il villaggio era stato attaccato dall'Aurora di Fuoco, che Tatsumaru aveva ucciso il Maestro Shiunsai e che ora lui avrebbe dovuto ucciderlo; Ayame scattò in piedi, uno degli spadini puntato alla gola di Rikimaru, che restò sbigottito. Disse:-Non ti permetterò di uccidere Tatsumaru-. Nemmeno terminò la frase che Haruko si infervorò; si intromise tra i due e spinse via la ragazzina, esclamando:-Metti via quegli spadini-
-E tu fatti gli affari tuoi-
-Ragazze, per favore- disse invece Rikimaru, conciliante; si rivolse poi alla ragazzina:-Ayame, Tatsumaru ha ammazzato il Maestro...-
-No. Ucciderò Tatsumaru con le mie mani-. Sia lui che Haruko restarono interdetti e si lanciarono una fugace occhiata. Ayame, invece, era pervasa da un'aura di calma determinazione. Sia Rikimaru che Haruko compresero che Ayame era nello stato predicato dal Maestro Shiunsai: era imperturbabile. Non cercava la vendetta, era solo pronta a fare ciò che era giusto.
Rikimaru e Haruko si scambiarono una nuova occhiata; Ayame li schernì:-Avete finito di guardarvi?-. Rikimaru distolse lo sguardo da Haruko e disse a Semimaru di condurli da Tatsumaru; il cane obbedì, conducendoli alla foresta di bambù. A quel punto, Haruko non aveva più molti dubbi su dove si trovasse il covo dell'Aurora di Fuoco, tuttavia per sicurezza lasciò che fosse ancora il cane a guidarli.
La foresta era fitta di nemici, tuttavia in tre riuscirono a eliminarne la maggior parte, seguendo Semimaru, senza farsi scoprire.
Raggiunsero il ruscello presso cui Haruko aveva appreso dell'attacco al villaggio: c'erano ancora i cadaveri delle donne che aveva ucciso. Dovettero tuttavia fermarsi: proprio in quel mentre, un'ombra velocissima schizzò in direzione di Haruko. Fu Rikimaru a salvarla, interponendosi in tempo tra l'ombra e la ragazza e parando un colpo che si rivelò essere di tekagi1. Appartenevano ad una donna, molto giovane, forse poco più grande di loro. Rikimaru la respinse e lei atterrò elegantemente sull'altra sponda del ruscello.
-Bakeneko2!- esclamò Haruko. L'interpellata produsse un ghigno felino. In effetti, il modo in cui era truccata ricordava un felino: gli occhi apparivano grandi e allungati, le labbra scarlatte, la pelle bianca come la luna. Era vestita di bianco, e ciò faceva risaltare i suoi tekagi neri come la notte.
-La conosci?- le chiese Rikimaru. Haruko replicò:-E' una dei ninja più forti e subdoli dell'Aurora di Fuoco-
-Mi ricordo di te, ragazzina. Sei la sorellina di Genbu-
-La sorellina di Genbu?! Di quell'idiota?- esclamò Ayame.
-Già, non si somigliano per niente- aggiunse la nemica.
-Chi è Genbu?- domandò invece Rikimaru; Haruko spiegò, cupa:-Uno dei quattro Signori dell'Aurora di Fuoco. Sono i quattro ninja più forti dopo Lady Kagami. Tatsumaru ha detto di chiamarsi Seiryu...quindi lui è uno di loro. Un altro è Biakko, la Tigre Bianca, che è sicuramente presente in questa foresta, probabilmente lo incontreremo-
-E come fai a dirlo?- chiese Ayame.
-Bakeneko è la sua subalterna più stretta. Se c'è lei, c'è anche lui-
-Ricordi proprio tutto, uh?- la schernì Bakeneko, sfoggiando un sorriso minaccioso. Haruko aggirò Rikimaru e disse:-Mi occupo io di lei. Voi proseguite-
-Ma...- iniziò a protestare Rikimaru, ma lei continuò:-So come combatte, me la caverò. E, a differenza vostra, conosco già la strada verso le Caverne. Quando avrò finito con lei, vi raggiungerò in un attimo-
-Bene- asserì Ayame, allontanandosi. Rikimaru le lanciò un'occhiata piuttosto lunga, che palesava la sua riluttanza nel lasciarla indietro. Haruko, intenerita, annuì con decisione, così lui fece altrettanto e seguì Ayame, assieme a Semimaru. Bakeneko si scagliò contro Rikimaru, ma stavolta fu Haruko a parare il colpo, servendosi della sua asta, e a respingere la nemica. I ninja Azuma sparirono immediatamente, lasciandole sole.
***
-Che dolci. Avresti dovuto salutarlo meglio- la stuzzicò Bakeneko. Haruko la ignorò e diede inizio allo scontro lanciando dei fumogeni. La ninja era però molto rapida, difatti le fu addosso ancor prima che i fumogeni rilasciassero il fumo bianco. Haruko parò il colpo a stento, e sempre con difficoltà si difese da vari colpi di tekagi, che le piovvero addosso a cascata. Bakeneko era estremamente veloce, oltre che scaltra: il nome che si era scelta era molto azzeccato, difatti tutto in lei ricordava i felini. Perfino la sua voce sembrava un miagolio di scherno, qualunque cosa dicesse.
Haruko si trovò già in difficoltà: doveva assolutamente mettere le distanze tra lei e quella dannata gatta. Ci riuscì azzardando un calcio, che deconcentrò la nemica e le permise di gettare per terra una manciata di makibishi. Bakeneko indietreggiò per non calpestare i makibishi, quindi balzò di lato e la attaccò nuovamente, ma stavolta Haruko fu lesta nel lanciarle contro una sacca di polvere urticante; la ninja emise uno strillo, d'improvviso vittima di un'irritazione insopportabile della pelle e degli occhi. Tuttavia non si fermò e attaccò ancora la ragazza, agguerrita. Haruko evitò e parò svariati suoi colpi, a fatica, e più volte rischiò di rimediare ferite gravi. Si ritrovò addosso alcuni graffi, che sanguinarono copiosamente, e alcune treccine furono tranciate di netto. Iniziò ad innervosirsi: se Bakeneko l'avesse ammazzata, non sarebbe mai riuscita a farla pagare a suo fratello e in particolare a Kagami per tutto il male che avevano fatto. Improvvisamente ripensò alle parole di Rikimaru: la vendetta non portava a nulla, solo alla sconfitta. La rabbia, l'odio, le emozioni andavano dominate. E Ayame ci era riuscita. Lei non lottava per la vendetta, ma per rimettere a posto le cose. Così doveva fare lei: doveva battere Bakeneko perchè era una nemica, doveva eliminare Genbu e Lady Kagami perchè lo meritavano, affinchè tutti potessero tornare alle loro vite e quello spargimento di sangue finisse. Lei in particolare doveva porre fine a tutto questo per il bene di Harumaru. Lo aveva salvato, quindi ora era sotto la sua responsabilità. Quel povero piccolo aveva soltanto lei, adesso.
Fu così che Haruko si concentrò maggiormente sugli attacchi della nemica: era più calma, più lucida, più sveglia. Non aveva paura, non provava rabbia, fretta di proseguire. Avrebbe battuto Bakeneko, punto.
La ninja la attaccò ancora, velocissima; Haruko schivò un colpo di tekagi quasi per fortuna, e poi un altro ancora; si accovacciò e rotolò indietro, tornò in piedi e parò un nuovo colpo, pur più violento degli altri. Lo scontro andò avanti così per alcuni minuti, ma ad Haruko servirono per studiare Bakeneko, per abituarsi ai suoi attacchi, alla sua rapidità. Purtroppo, tuttavia, ciò era però anche stancante, il suo fisico iniziò ad avvertire la stanchezza. Bakeneko lo notò. E Haruko lo trasse a suo vantaggio.
La giovane incassò alcuni colpi, iniziò a sanguinare dal braccio, non celò la sua stanchezza. Bakeneko ghignò di soddisfazione. Fu questo a farle abbassare la guardia: Haruko riuscì a metterle lo sgambetto, quindi le diede un colpo di asta dietro la nuca. Bakeneko restò stordita per terra; Haruko le tagliò la gola con un kunai e corse via ancor prima che lei spirasse.
***
Haruko interruppe la sua corsa quando si imbattè nel cadavere di Biakko. Accanto al suo c'era quello di Kiru, la sua fedele e massiccia tigre bianca. Lieta che Rikimaru e Ayame avessero avuto la meglio, proseguì e raggiunse le caverne. Trovò Semimaru fuori; il cane scodinzolò, felice, e le andò incontro. Lei lo accarezzò ma, a malincuore, dovette lasciarlo lì come avevano fatto i ragazzi prima di lei; lo salutò ed entrò nella fredda e purtroppo familiare caverna.
Incontrò subito alcuni cadaveri; proseguì e ne trovò degli altri. Avrebbe potuto seguire la scia di cadaveri che Rikimaru e Ayame stavano lasciando alle loro spalle, ma preferì invece intraprendere un'altra via che l'avrebbe condotta alla nave che Lady Kagami aveva intenzione di far costruire quando lei era ancora nel clan. Era pronta? Era in procinto di salpare?
La ragazza si preparò all'eventualità di incontrare suo fratello o Kagami e, quindi, di combatterli e ucciderli. Era impaziente di farlo...ma, al contempo, per quanto riguardava suo fratello, non era certa che sarebbe riuscita ad andare fino in fondo. Si impose di proseguire e non pensare oltre.
Incontrò pochi ninja, ma li eliminò tutti. Stupita, si accorse di quanto le venisse ormai facile uccidere senza l'ausilio dei veleni; la cosa la compiacque e la spaventò allo stesso tempo. Quanto meno non era qualcosa che le piacesse fare, ma solo un obbligo dovuto al fatto di essere invischiata in quella storia. Ma, in effetti....lei era davvero invischiata in quella storia?
Haruko avrebbe potuto semplicemente prendere Harumaru e andare via, fuggire da Kagami, e lasciare che fossero Rikimaru e Ayame a occuparsi di tutto, dato che combattevano per Godha e non potevano esimersi dal risolvere la situazione. Eppure...lei e Harumaru sarebbero mai stati al sicuro, per quanto lontano sarebbero potuti andare? Se Kagami avesse trionfato su Godha e avesse preso il potere come auspicava, chissà cosa non avrebbe fatto per piegare chiunque alla sua volontà...
No, non poteva tirarsene fuori. In realtà non lo voleva nemmeno. Lei era stata toccata direttamente dalle azioni di Kagami, e poi di suo fratello; non poteva semplicemente andar via. Non poteva semplicemente abbandonare Rikimaru e Ayame. Doveva combattere affinchè fosse fatta giustizia, affinchè coloro che avevano sbagliato pagassero, affinchè Harumaru e lei stessa potessero vivere in un paese sicuro...e affinchè i loro morti potessero riposare in pace.
Quelle riflessioni fecero sbocciare in lei una nuova determinazione, più pura, più profonda; fu con quest'animo che raggiunse il posto che cercava.
Si trovava sulla sommità di un declivio; alla base della discesa vi era una piattaforma, la quale permetteva di salire su un'enorme nave. Haruko la fissò a lungo, impressionata. Alla fine, Kagami era ad un passo dal realizzare il suo obiettivo. Davvero era decisa a non fermarsi, ad uccidere ancora. Si chiese che cosa potesse animare in qualcuno un desiderio tanto grande, tanto spropositato da provocare tanto sangue. Perchè non si fermava? Per quale motivo credeva che tutte quelle vite sacrificate non fossero nulla in confronto al suo sogno?
Haruko scosse la testa: inutile tentare di capire quella donna. Ormai il suo operato aveva prodotto conseguenze a dir poco gravi e non c'era modo di assolverla se non con la morte.
-Ehi!-. La ragazza sobbalzò, impugnando l'asta, ma era solo Ayame.
-Mi hai spaventata-
-Una distrazione del genere può essere letale. Se fossi stata un nemico?-. Haruko sollevò gli occhi al cielo: non era necessario che facesse la maestrina con lei, non era una principiante. In quel mentre entrambe udirono rumore di passi; si accovacciarono e si spostarono dietro a due grosse scatole.
-E' quella maledetta- bisbigliò Ayame, dando voce ai pensieri di Haruko, mentre lanciava uno sguardo rancoroso a Lady Kagami. Ma non era sola: con lei c'era Tatsumaru. Haruko guardò Ayame di sottecchi: il suo volto grazioso ma sempre corrucciato era diventato algido. Avrebbe voluto dirle che la capiva, che sapeva perfettamente cosa significasse essere traditi da un proprio caro, ma non era il momento di parlare. Avrebbe potuto metterle una mano sulla spalla...ma, probabilmente, la ragazzina l'avrebbe guardata in cagnesco. Preferì fingere di non aver notato nulla.
Proprio allora Ayame notò Rikimaru; gli fece cenno di raggiungerle e lui lo fece subito, di soppiatto. Il giovane si accorse all'istante delle ferite di Haruko; constatò:-Sei ferita-
-Non è niente-. Il giovane non disse altro; i tre udirono la voce di Kagami. La donna parlò a Tatsumaru, rimarcando i principi del suo piano e esponendo la sua intenzione di attaccare Godha grazie a quella nave, che prendeva il nome di Demone di Fuoco. Rikimaru lanciò un'occhiata ad Haruko: era proprio come lei aveva intuito.
D'improvviso arrivò di corsa uno dei ninja di Kagami, che la innervosì poichè si rivolse a lei alzando troppo la voce; comunque, comunicò alla sua signora che nelle caverne si era infiltrato un ninja Azuma. Lei decise nonostante tutto di salpare, difatti salì sulla nave assieme a Tatsumaru.
-Dobbiamo sbrigarci- fece Haruko, risoluta; Rikimaru annuì e disse:-Voi due salite sulla nave. Io corro al castello per avvertire Godha-. Le due ragazze annuirono e si precipitarono verso la nave, mentre Rikimaru corse a ritroso, diretto al castello.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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