- Pronto? -
Jack, avvicinando l'apparecchio telefonico all'orecchio, non ha idea di chi possa essere il suo interlocutore. Non è spaventato, ma solo curioso. Perché dovrebbe essere spaventato, dal momento che per mesi ha ospitato Seneca e Cicerone a casa?
- Jack! Finalmente ci conosciamo! -
E' una voce piena di gioia quella che gli risponde, con un forte accento inglese (o americano?).
- Chi è lei, mi scusi? -
- Ah, hai sicuramente sentito parlare di me, non ti preoccupare -
- Mi dica come si chiama, per favore. -
Jack si appoggia ad un ombrellone, osservando Alessandro Magno che sorridente tiene la testa di Orazio sott'acqua. Il Macedone inveisce ancora un po', poi molla la presa. Orazio comincia a galleggiare sull'acqua.
- Non è importante il mio nome – prosegue lo sconosciuto – senti un po', piuttosto, mi spieghi come hai conosciuto Matilde? -
Jack si stacca repentinamente dall'ombrellone, incuriosito da quella richiesta.
- Perché dovrei farlo? -
- Curiosità, tutto qui -
- Mi vuole dire chi è lei? -
Il ragazzo comincia a perdere la pazienza, mentre alza lo sguardo e vede Alessandro fare la respirazione bocca a bocca a Orazio disteso sulla spiaggia, che all' improvviso si alza e tira uno schiaffo al Macedone.
- Vi siete conosciuti di sera, non è vero? Eravate come due sconosciuti nella notte -
Perché quella domanda strana? Che intende dire?
- Senta, se lei non si identifica io riattacco -
- Jack, io sono un tuo amico! Non voglio dirti chi sono solo per mantenerti la sorpresa per stasera -
- Lei non verrà! Ho prenotato per un ben preciso numero di persone e non voglio che...-
- Suvvia! - irrompe lo sconosciuto, dopo una sonora risata – Sono morto nel 1998, so benissimo che una persona in più o una in meno non fa testo! -
Il ragazzo sbuffa, mentre Alessandro e Orazio adesso rimediano la situazione a botte.
- Ripeto: voglio sapere chi è lei -
- Vi siete incontrati come sconosciuti di notte, eh? Che carini! Poi scommetto ti sei innamorato e lei ti ha fatto volare fin sulla Luna -
- Ma che sta dicendo? -
Un'altra risata dall'altra parte. - Queste cose le ho sempre risolte alla mia maniera, sai? Sempre alla mia maniera. Di voli sulla Luna ne ho fatti tanti e...-
- Senta, mi dispiace. -
Jack non gli permette di proseguire: chiude la chiamata se ne ritorna all'ombrellone.
E' il suono di un clacson quello a convincere Jack ad affacciarsi dalla doccia, in ascolto.
Il clacson suona di nuovo, poi ancora e ancora...E' sicuramente un auto sotto casa sua, non c'è dubbio.
Il ragazzo si veste del solo accappatoio e si affaccia timidamente dal terrazzo.
Aveva ragione: una macchina è in attesa sotto la sua abitazione. E' un' auto molto grossa, di colore grigio e con il tetto scoperto. Inoltre, è un' auto d'epoca. Jack non saprebbe dire precisamente di che epoca, forse degli anni settanta.
Al volante sta un uomo, ma è impossibile identificarlo perché in testa ha un cappello del tipo Fedora.
Lo sconosciuto suona ancora una volta.
- Ehi! Cosa diavolo vuole? - grida Jack.
L'uomo si limita a suonare di nuovo, costringendo il ragazzo a vestirsi e scendere.
- Va bene, vengo! Ma la smetta di fare casino! -
Jack si asciuga e veste in fretta e furia, senza asciugarsi però i capelli. Quindi scende veloce le scale, sempre più incuriosito.
Uscito in giardino, si avvicina cautamente alla macchina. Il guidatore guarda davanti a sé, con il cappello che gli copre la parte superiore della testa, impedendo di riconoscerlo.
- Signore...-
Jack apre il cancello e si fa ancora più vicino, osservando l'uomo: riesce a vedere che sta sorridendo.
- Mi dice cosa...-
Il ragazzo si blocca all'istante: davanti a lui, a bordo di una lussuosa macchina, c'è Frank Sinatra, con un raffinatissimo smoking. Ora, Jack ha vissuto per un anno con persone come Ottaviano Augusto e Cicerone, quindi non dovrebbe sorprenderlo vedere Sinatra parcheggiato davanti a casa sua...eppure, in quel momento è certo di essere nuovamente tornato pazzo.
- Non stare lì impalato! - lo esorta Sinatra, con accento americano – Sbaglio o tra due ore hai una festa? -
Il giovane non muove un muscolo.
- Ma sei vivo? - chiede il cantante
- Eh? Sì...sì -
Jack scuote forte la testa, rendendosi conto di non stare sognando.
- Signor Sinatra...io non so proprio che dire! -
L' uomo gli fa l'occhiolino. - Potresti invitarmi a salire. -
Frank Sinatra guarda dubbioso Jack allo specchio.
- Senti, se vuoi essere elegante stasera devi ascoltare me -
- E cosa vorresti fare? -
- Tu stai zitto e fammi lavorare. -
Frank prende un pettine ed una spazzola da un cassetto e si sistema davanti a lui, poi gli getta le mani nei capelli. Jack non può vedersi allo specchio perché Sinatra è davanti, quindi non ha idea di cosa stia facendo.
- Ecco fatto! -
Il cantante si sposta e Jack può finalmente specchiarsi.
- Ma sembro John Kennedy! -
- Falla finita! -
- Come puoi dire di no? Mi hai fatto la riga e mi hai sistemato i capelli come...-
- Senti, questi capelli erano all'ultimo grido negli anni sessanta -
- Appunto! Siamo nel ventunesimo secolo! -
Frank sbuffa spazientito. - Ora togliti questi stupidi vestiti e mettiti il mio smoking. -
Jack lo guarda spogliarsi.
- E tu? Come vieni stasera? -
- Tranquillo, ne ho un altro in auto. -
Il ragazzo obbedisce e dopo dieci minuti scendono di nuovo.