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Autore: sissi149    15/03/2016    5 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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La primavera più secca che le Cronache dei Priori avessero mai ricordato stava cedendo il passo all'estate, che si preannunciava altrettanto povera di pioggia. La luce calava sempre più tardi e le serate si facevano meno fredde, tanto che sempre più spesso i Ribelli sostavano nella radura a lungo dopo aver consumato la cena, senza rientrare subito alle capanne.

L'attacco subito dalla Guardia Reale in cui Shimada aveva perso la vita, dopo l'iniziale sconcerto e timore, aveva reso i fuorilegge ancora più determinati nella loro battaglia: anche se non apertamente Kojiro aveva deciso di sfruttare il suggerimento del Principe, cambiando per quella settimana la loro tabella di marcia rispetto ai villaggi da visitare. Al contempo molti avevano aumentato la loro intolleranza nei confronti di Jun, ritenendolo direttamente responsabile di quanto accaduto al compagno.

L'uomo se ne rendeva perfettamente conto e cercava di limitare il più possibile i momenti in cui si potessero generare inconvenienti, trattenendosi dal rispondere o reagire in qualsiasi altro modo alle provocazioni che i più audaci osavano lanciargli.

Passò una mano tra la criniera del suo cavallo, districandogli un nodo: da quando stava nella foresta si era inselvatichito. Per l'ennesima volta si domandò come fosse possibile che nessuno nelle scuderie reali avesse notato l'assenza dell'animale, tra l'alto facilmente identificabile per il suo mantello completamente candido. Probabilmente avevano altro a cui pensare: le ultime notizie portate da Ken Wakashimazu dalla sua incursione alla Cittadella erano tutt'altro che rassicuranti. Lo stomaco gli si contrasse al pensiero dell'esecuzione di Lord Fujisawa e alle conseguenze che questa potesse avere su Matsuyama. Doveva trovare il modo di togliere il potere a Kanda, ormai era quasi completamente guarito, doveva tentare.

Sospirò e rivolse uno sguardo al gruppo di Ribelli che danzava al ritmo del flauto di Ken e delle percussioni di Ryo: se non aveva capito male quella sera era il compleanno di Takeshi, il più piccolo del gruppo, ed era stata organizzata una festa in suo onore.

Kojiro era stato trascinato, come al solito, nella mischia da Maki:

“Io vorrei sapere come riesci sempre ad averla vinta tu.” Sbuffò, facendola piroettare così veloce che la sua gonna si sollevò ben oltre le ginocchia.

“È un segreto. - rispose la donna, con aria furba, attirandolo più vicino – Semplicemente non puoi negarmi nulla.”

“Certe volte credo che pure tu sia una Strega!” Ribatté prima di baciarla con passione in mezzo a tutti gli altri, che parvero non accorgersene, talmente erano impegnati nei balli.

Alla vista della scena Jun fece un mezzo sorriso: chi avrebbe mai detto che un uomo così scontroso come il capo dei Ribelli avesse un legame sentimentale. Sicuramente Maki era una donna tosta, l'aveva vista allenarsi con la katana una volta, e non aveva dubbi sul fatto che sarebbe stata in grado di tenere testa a buona parte dei membri della Guardia Reale.

Un lupo ululò in lontananza.

Gli occhi del Principe cercarono tra i visi quello di un'altra donna, con cui aveva passato molto tempo, ma che nell'ultima settimana era diventata più sfuggente: era con lui, eppure aveva la sensazione che non fosse veramente presente. Spesso la vedeva abbassare gli occhi e in un primo tempo aveva pensato che tra loro si fosse creato dell'imbarazzo dopo quanto successo al fiume, ma più ci pensava più non gli sembrava ragionevole.

La vide insieme a Takeshi, con i lunghissimi capelli rossi sciolti e stranamente senza grembiule. Si muoveva leggera, i piedi nudi sembravano sfiorare appena i fili d'erba, e sorrideva. In quel momento era una visione talmente affascinante, che Jun si diede dello stupido per non aver capito subito che Yayoi possedeva in sé qualcosa di soprannaturale.

Il cavallo di Jun si agitò inquieto, raschiando il terreno con le zampe anteriori.

“Cos'hai bello? Sei al sicuro qui, i lupi sono lontani.” Lo accarezzò lentamente sul collo e sul muso, offrendogli anche una mela. Improvvisamente si sentì chiudere gli occhi con le mani da qualcuno e una fragranza di fiori freschi gli invase le narici. Non ebbe dubbi su chi fosse:

“Yayoi.”

“Che fai qui tutto solo? C'è una festa, vieni a ballare!”

“Non credo sia il caso.”

“Dai!”

Il Principe la guardò: aveva le guance arrossate, i capelli un po' scompigliati e gli occhi le brillavano. Non avrebbe saputo dirle di no nemmeno se l'avesse voluto con tutta la sua forza e non era questo il caso. Sorridendo si lasciò prendere per mano e guidare tra i Ribelli.

Iniziarono a danzare attorno al falò.

Ken non distoglieva un istante lo sguardo dalla coppia, continuando però a suonare: bruscamente passò da una melodia lenta e dolce ad una mossa con velocità crescente, quasi che la musica esprimesse la sua gelosia nei confronti dell'uomo. Quando vide il Principe sussurrare qualcosa all'orecchio della Strega e questa mettersi a ridere di gusto, mentre le guance le avvampavano, mancò un paio di note.

Molti degli altri Ribelli intorno a loro si allontanavano, non volendo spartire il loro spazio col Principe.

Così, alla fine della melodia, Jun si ritrovò nei pressi di Maki e del compagno, dando la schiena a quest'ultimo.

Un secondo ululato riempì l'aria.

"Kojiro – chiamò Jun, togliendo le mani dai fianchi di Yayoi – non è un po' troppo vicino?"

Il Ribelle si voltò, mentre un altro ululato rispondeva al precedente:

"Decisamente. Tutti sugli alberi!" Esclamò, cercando di sovrastare il rumore di flauto più percussioni.

Tra i cespugli brillavano diverse paia di occhi, pronte ad avventarsi sugli uomini.

Dopo l'ordine, mentre il gruppo cercava di disperdersi, il Principe raggiunse di corsa una figura seduta vicino ad un altro piccolo fuoco.

"Yukari! Vieni presto!"

"Che vuoi da me?"

"Stanno arrivando i lupi. Devi salire sull'albero." A forza la fece alzare e, sostenendola, la condusse alla piattaforma con la carrucola, solitamente usata per issare sugli alberi il cibo e le vettovaglie.

La donna strinse forte le corde, con una fitta di paura per sé, per il suo bambino e per Ryo, che non riusciva a vedere, mentre Jun dall'altra parte iniziava a tirare per sollevarla, lentamente: se qualcuno l'avesse aiutato avrebbe impiegato meno tempo, ma nessuno parve accorgersi di loro.

Gli animali fecero irruzione nella radura, feroci e affamati.

Il panico dilagò tra i Ribelli: tutti cercavano di raggiungere il più velocemente possibile le scale di corda e portarsi al sicuro. Maki tentava invano di smistarli verso alberi diversi, ma ognuno pensava per sé, incurante di travolgere oggetti o persone al suo passaggio, Akamine stessa per poco non si scontrò con un'altra donna che fuggiva.

Un lupo, balzò sulla grossa pietra dove si trovava Ken, ma il Ribelle lo allontanò con un calcio rotante, spostandosi poi i capelli dagli occhi e scendendo con Ryo.

Con un ultimo sforzo il Principe riuscì a portare alla giusta altezza la piattaforma, fissando la corda con un nodo e permettendo a Yukari di scendere. Quest'ultima si voltò verso la radura e urlò di terrore, attirando l'attenzione di Jun: l'uomo seguì il suo sguardo e ciò che vide gli fece mancare un battito al cuore, mentre scattava in avanti.

Yayoi correva, tenendo sollevata la gonna, verso una pianta, quando un animale le sbarrò la strada qualche metro avanti a lei. Si voltò cercando un altro rifugio, ma l'animale era più veloce, stava riducendo la distanza tra loro, se lo sentiva. Non sarebbe mai arrivata in tempo in salvo. Distratta da questi pensieri inciampò in un sasso e si ritrovò distesa a terra, il piede destro che pulsava di dolore. Si girò su un fianco per vedere gli occhi gialli del lupo. Una mano si portò alla cintura, in un disperato tentativo di afferrare il pugnale. Quando realizzò di averlo lasciato nella capanna, il terrore la invase a tal punto che non sarebbe stata in grado di evocare nemmeno un blando incantesimo di barriera: alcune delle sue magie richiedevano una sicurezza che in quel momento non possedeva. Si portò le mani sulla testa e si raggomitolò, in un'inutile illusione di ultima difesa, aspettando che l'animale si avventasse su di lei.

Il lupo si piegò sulle zampe, pronto a balzare sulla sua preda. La Strega lo vide spiccare il salto e farsi sempre più vicino, ma all'ultimo una macchia scura si gettò sull'animale, deviando la traiettoria del balzo.

Yayoi sbatté le palpebre e vide l'ultima cosa che si sarebbe aspettata: il Principe e il lupo rotolavano accanto a lei, cercando di prevalere uno sull'altro. Gridò:

“Jun!”

“Vai via!” Le urlò di rimando lui.

Con un braccio riuscì a riparare all'ultimo istante il volto da una zampata. Le unghie gli strapparono la manica e una parte della pelle, che bruciò intensamente. Usò entrambi i piedi per allontanare da sé l'animale. Parve funzionare e riuscì ad alzarsi, ma il lupo non demorse.

“Attento!” Strillò nuovamente Yayoi, ancora nei paraggi: era riuscita a malapena a mettersi in ginocchio.

Jun venne atterrato dal fianco sinistro e la sua lotta ricominciò, ma stavolta era in una posizione più svantaggiosa: aveva buona parte del peso dell'animale sullo stomaco e sulla gabbia toracica. Con la coda dell'occhio riuscì a scorgere una figura alta avvicinarsi.

“Ken... porta... - aveva poco fiato per parlare – portala... via!”

Il Ribelle non se lo fece ripetere: afferrò la donna per la vita e la prese in braccio, portandola lontano, mentre questa protestava debolmente, non voleva abbandonare il Principe.

Jun stava soccombendo sotto la forza del lupo. Con entrambe le mani gli teneva le fauci impedendogli di affondarle nella sua carne, ma il muso dell'animale si avvicinava sempre più al suo collo: se avesse ceduto un solo istante i denti aguzzi del lupo l'avrebbero trafitto a morte.

“Dea, aiutami tu.” Pregò, non sapendo che altro fare per salvarsi.

Fu un istante: una lama sferzò l'aria, staccando di netto il muso dell'animale dal resto del corpo, che cadde a peso morto su Jun. Questo se lo scrollò di dosso, riprendendo a respirare normalmente, voltandosi poi verso il suo salvatore: Kojiro era in piedi, con la grossa lama gocciolante di sangue. In quanto Capo dei Ribelli non si separava mai dalla sua arma, nemmeno nei momenti di festa.

“Grazie – disse il Principe, accettando la mano che l'altro uomo gli offriva per alzarsi – Ti devo un favore.”

“Non è il momento. Non siamo ancora al sicuro.”

Con la sua solita rudezza il Hyuga liquidò la faccenda, facendogli segno di raggiungere la scala di corda più vicina.

Una volta in cima la ritirarono, per sicurezza: erano gli ultimi rimasti a terra, nessuno avrebbe dovuto salire dopo di loro. La radura era ormai alla mercé del branco. Alcuni animali si avventarono sul cavallo bianco di Jun, che, legato ad una radice, non aveva potuto fuggire, e si nutrirono con la sua carne.

“Vieni nella capanna centrale.” Kojiro distolse il Principe dallo spettacolo raccapricciante.

“Non credo di essere ben accetto.”

“Non mi importa di quello che pensano gli altri, i miei ordini non si discutono.”

I due uomini si incamminarono sui passaggi sospesi, fino a raggiungere la capanna più grande, quella dove solitamente si riunivano tutti i Ribelli nelle giornate di pioggia o quando dovevano essere prese decisioni importanti.

Kojiro venne accolto da Maki che lo informò che tutti stavano bene, erano solo un po' spaventati dall'improvviso attacco dei lupi.

“È strano che il branco si sia spinto nella radura in questa stagione.” Constatò la donna.

“A quanto pare la siccità sta cominciando a farsi sentire anche nella Foresta.” Hyuga scrollò le spalle e afferrò uno straccio per ripulire la sua lama, prima di riporla nel fodero.

Appena lo vide entrare, Yayoi abbandonò Ken e si gettò in lacrime tra le braccia del Principe:

“Oh, Jun! Ho avuto tanta paura!”

L'uomo la strinse forte a sé, accarezzandole la schiena e i capelli, cercando di calmarla.

“Shh, è tutto finito.”

“Non avresti dovuto farlo, avresti potuto morire.” Tremava talmente forte, che Jun la sentì fragile e delicata come i petali di un fiore di Sapporo.

“Tu hai salvato me, non avrei potuto lasciarti da sola.” Le rispose, tentando di non farle capire quanta paura avesse provato lui: quando l'aveva vista cadere, solo il suo addestramento gli aveva permesso di mantenere quel minimo di sangue freddo da potersi muovere e correre in suo soccorso. Non osava immaginare cosa sarebbe successo se non fosse arrivato in tempo. Per reazione la strinse ancora più forte.

Wakashimazu aveva osservato tutta la scena in un angolo, con gli occhi ridotti a fessure, mentre la gelosia gli ribolliva nello stomaco, come un veleno, e gli rendeva la bocca amara. Gli altri Ribelli scuotevano il capo contrariati e sussurravano il loro disappunto, stupendosi di come Kojiro non intervenisse per riportare il prigioniero al suo posto.

I singhiozzi della Strega lentamente stavano diminuendo: l'abbraccio del Principe la faceva sentire così protetta e al sicuro che avrebbe potuto passare tutta la vita contro il suo petto. Come avrebbe voluto che il tempo si fermasse in quell'istante.

“Ascolta, - Jun le parlò con dolcezza – siamo tutti un po' sottosopra per lo spavento di stasera, non hai qualche tisana o qualche rimedio che ci potrebbe aiutare a calmare?”

Yayoi pensò per qualche istante:

“Dovrei avere qualcosa a casa mia che funziona anche sciolto nell'acqua fredda, non è il caso di accendere un fuoco qui sopra. - si asciugò le lacrime nelle maniche – Maki, mi accompagneresti?”

La Ribelle annuì e uscì con l'amica.

Appena fu sicuro che le due donne fossero fuori dalla portata della voce Ken esplose:

“Hai una bella faccia tosta! Hai visto in che condizioni è Yayoi, è distrutta, e tu la mandi a farti preparare la tisana? Dovrebbe prenderla lei, non tu.”

Per una volta Jun decise di non restarsene in silenzio e di ribattere:

“Proprio per questo le ho chiesto di farla per tutti. Tu dovresti conoscerla meglio degli altri e sapere quanto lei si preoccupi prima di voi che di sé stessa. Forse, avendola preparata per voi, riusciremo a farne bere un bicchiere anche a lei.”

Wakashimazu fece un mezzo passò all'indietro, punto sul vivo, ma non intenzionato a cedere.

“Certo, vuoi farmi credere...”

“Adesso basta! - sbraitò Kojiro – Per questa sera ne ho avuto abbastanza di casini. Se c'è qualcun'altro che intende fare polemiche è pregato di tornarsene alla sua capanna!”

Ken strinse i pugni furioso, non era mai stato zittito in quella maniera da Kojiro. Voltò le spalle e uscì dalla porta sul lato opposto rispetto a quella da cui era entrato Hyuga, seguito da altri Ribelli. Ma il più stupito di tutti era Jun: non solo prima Kojiro gli aveva salvato la vita con il lupo, ma ora aveva preso quasi apertamente le sue difese. Non sapeva più che pensare.

Yukari si alzò e si avvicinò a lui, con lo sguardo basso:

“Principe, forse è meglio se vi lasciate pulire quella ferita.”

Jun sollevò il braccio destro, ricordandosi solo in quell'istante di essere stato colpito e tornando a percepire il bruciore.

“Sono solo dei graffi, non ce n'è bisogno.”

“La prudenza non è mai troppa, potrebbe fare infezione. Io non sono brava come Yayoi, ma sono in grado di sciacquarvi e bendarvi.”

La donna afferrò una bacinella, in cui versò il contenuto di un otre, strappò un lembo della sua gonna per usarlo come pezza e lo immerse nell'acqua.

“Yukari, ma che stai facendo?” Strillò Ryo.

“Se non fosse stato per lui, a quest'ora probabilmente non avresti una moglie. È stato l'unico a ricordarsi che in questo stato non sono in grado di salire dalle scale.” Rispose in un tono che non ammetteva repliche, spostando nel frattempo i rimasugli della manica della casacca del Principe e iniziando a pulire il sangue raffermo.

La fasciatura fu pronta per il ritorno di Yayoi e Maki.

“Grazie.” Il Principe sussurrò a Yukari e questa si allontanò con un inchino, andando a sedersi vicino a Ryo, sfiorandosi il ventre voluminoso.

Le donne avevano portato una grossa caraffa in cui la tisana fredda era già pronta. La distribuirono a tutti con qualche bicchiere di legno. Il piano di Jun riuscì alla perfezione: l'ultimo bicchiere infatti toccò alla Strega, che, solo dopo averlo bevuto, smise completamente di tremare.

A poco a poco la capanna cominciò a svuotarsi: i Ribelli raggiungevano le loro abitazioni per dormire.

“Credo che passerò da Hanji a vedere come procede la guarigione della sua ferita.” Annunciò Yayoi, alzandosi e sfiorando una mano a Jun per salutarlo.

L'uomo sentì un brivido corrergli lungo la schiena e restò un attimo imbambolato a osservare il punto dove la donna l'aveva toccato.

“Principino! - Kojiro lo chiamò – Vieni con me.”

Jun annuì e, insieme a Maki, seguì l'uomo lungo i passaggi sospesi, verso una zona del villaggio in cui non era mai stato, dove risiedevano il Capo dei Ribelli e gli uomini a lui più vicini. Si domandava che potesse volere Kojiro da lui. Ormai era quasi rassegnato a considerare quella come la nottata delle sorprese.

Hyuga gli fece cenno di fermarsi davanti a una capanna che aveva l'aria di essere una delle più vecchie del Toho.

“Buona notte.”

“A te.” Maki salutò il compagno con un rapido bacio sulla guancia e sparì su un altro ponte, lasciando Jun, ancora più perplesso, a osservare la scena con gli occhi leggermente spalancati.

Kojiro se ne accorse:

“Che hai?”

Il Principe scosse la testa, leggermente imbarazzato: non era molto educato impicciarsi della vita privata dei suoi carcerieri.

“Niente. Solo... pensavo che lei vivesse con te.” Rivelò alla fine.

“Maki è la mia donna, ma non siamo sposati e io non sono uomo da disonorarla.” Ribatté secco, convinto della sua posizione: solo dopo essere stati benedetti da un Sacerdote avrebbe passato la notte con Akamine.

Jun commentò con un mezzo sorriso:

“Per essere un fuorilegge, hai un codice etico che perfino molti nobili della Cittadella hanno dimenticato.” Lui stesso aveva avuto un paio di esperienze e avventure, se così si potevano definire.

“Non mi sono ribellato alle leggi del regno, bensì a chi usa il potere che la legge gli conferisce per fare del male agli innocenti!”

“Lo so. - alzò le mani in segno di resa – Ho imparato a conoscervi in questi mesi. A volte non riesco a perdonarmi per quello che è successo, è anche colpa mia.” Concluse quasi in un sussurro, come se stesse parlando per sé.

Hyuga lo scrutò per qualche istante, come se stesse vedendo la conferma di aver preso la giusta decisione, poi entrò nell'abitazione, senza dire una parola. Ne uscì dopo qualche minuto, reggendo una spada lunga e sottile, avvolta in un vecchio straccio da cui spuntava solo l'impugnatura riccamente decorata. Il Principe non ebbe bisogno che venisse estratta per riconoscerla: era stata la sua inseparabile compagna in molti duelli, un dono di suo padre quando aveva vinto il suo primo torneo. Un groppo di nostalgia gli salì in gola.

Fu Kojiro a parlare:

“Questa sera hai dimostrato di essere anche tu un uomo d'onore: hai rischiato la tua vita per quella di Yayoi.”

“Ho fatto quello che avrebbero fatto in molti al mio posto.”

“Non credo. Quanti prigionieri conosci che, nell'accorgersi di un pericolo, invece di sfruttarlo a loro vantaggio avrebbero avvisato i loro custodi? Per di più hai subito pensato a Yukari, che tra di noi era la più debole. Se fossi fuggito stanotte, nessuno se ne sarebbe accorto per molto tempo.”

“Se lo dici tu.” Jun abbassò il capo, non si riteneva degno di tanti complimenti, non dopo che per più di un anno non si era reso conto dei malefici piani di Kanda e Lady Sugimoto.

Kojiro non si diede per vinto:

“Prima hai detto che hai imparato a conoscerci, allo stesso modo io ora ti vedo in maniera diversa da come ti vedevo quando sei arrivato. Per questo ti restituisco la tua spada e la tua libertà, perché dopo quello che hai fatto oggi, ho deciso di potermi fidare di te: un uomo che rischia la sua vita per una donna è degno di fiducia e non può essere malvagio.”

Il Principe rimase bloccato, incerto sul da farsi e incapace di stendere le mani per afferrare l'arma che il Ribelle gli porgeva. Prese due profondi respiri.

“Non hai paura che possa sgozzarvi nel sonno?”

“Non lo farai, so riconoscere il valore di un uomo. - Si avvicinò di un passo, continuando a porgergli la spada – Il fodero non c'è, è andato distrutto durante il nostro primo scontro.”

Finalmente Jun la riprese e la strinse saldamente: quell'accessorio prezioso faceva uno strano contrasto con la casacca semplice che portava, rimediata tra gli scarti dei Ribelli.

“Grazie.”

Si avviò lungo il passaggio, per tornare alla sua capanna, convinto che la conversazione fosse giunta al termine.

“Ora che sei libero, te ne andrai?”

Jun si fermò e si voltò verso il Ribelle:

“Se sapessi dove poter andare: volente o nolente per ora il Toho è l'unico posto che posso chiamare casa, o quanto meno dove ho un tetto sopra la testa.”

Si appoggiò con gli avambracci alle corde del ponte, mentre una leggera brezza gli scompigliava i capelli e un ululato risuonava poco distante: a quanto pareva i lupi stavano lasciando la radura.

Hyuga lo raggiunse e lo affiancò, scrutando tra le fronde degli alberi.

“Se vuoi restare, non ti caccerò, ma dovrai renderti utile.”

“Kojiro, sei davvero intenzionato a combattere Kanda fino a riportare la giustizia nel Principato?”

“Mi sembra ovvio! – il Ribelle rispose col suo consueto tono aspro, il tempo delle cortesie era finito – Credi che abbiamo deciso di vivere nella foresta per passatempo?”

Il Principe alzò lo sguardo verso il cielo stellato, cercando le parole giuste per avanzare la sua richiesta: era azzardata, ma più aspettava più i danni provocati dal Sovrintendente sarebbero stati gravi e irreparabili e le persone che avrebbero sofferto sarebbero state innumerevoli.

“Concedimi di addestrare i tuoi uomini.”

“Cosa?” Kojiro si girò di scatto.

“Vi ho osservati, ancora ai tempi del nostro duello, prima che mi catturassi. - Jun fece una smorfia, come ogni volta che ricordava quell'episodio – Tu e Ken tutto sommato sapete combattere bene, ve la cavate, e credo anche Maki, ma gli altri fanno quello che possono con bastoni e pietre. Se volete essere in grado di fronteggiare la Guardia Reale dovete essere più che preparati: i soldati compiono anni di addestramento.”

“Stai cercando di dire che vuoi usare i miei uomini per riprendere il tuo regno?” Hyuga calcò volontariamente sugli aggettivi possessivi, a stabilire le gerarchie, mentre Jun sospirava.

“Non nego di averci pensato: Kanda sta infiltrando suoi seguaci tra le file della Guardia e nei posti di prestigio, quindi da solo non posso fare nulla. So anche che se in questo momento tu decidessi di sfidare apertamente il Sovrintendente subiresti una brutta sconfitta perché i tuoi uomini non sono pronti. Mettiamola così: se insegno a combattere ai Ribelli, sarete quanto meno in grado di difendervi dalle imboscate come quella di settimana scorsa. Se e quando lo riterrai opportuno si potrà parlare di passare al contrattacco.”

“In questi termini sembra ragionevole.”

“Lo è.”

Trascorsero lunghi istanti di silenzio, in cui Kojiro rifletteva sulla proposta: avere uomini ben addestrati lo allettava, tuttavia lasciare il comando ad un'altra persona, per giunta una che fino a poche ore prima era un prigioniero, non lo soddisfaceva. Tuttavia si rendeva conto che i loro obiettivi erano gli stessi: riportare la pace, la giustizia e la prosperità a Yomiuri Land e quindi un'alleanza era la soluzione più logica.

Da parte sua il Principe attendeva con impazienza la risposta del Ribelle, si rendeva conto che da essa poteva dipendere il destino dell'intero regno. Era in gioco l'unica possibilità di sconfiggere Kanda.

“Senti un po'! - esordì Hyuga – Sei sicuro di essere in grado di insegnare agli uomini?”

“Per chi mi hai preso? Per disposizione di colui che fu il primo Principe di Yomiuri Land, tutti i componenti maschili della famiglia reale devono essere addestrati al combattimento da un maestro. Io non ho fatto eccezione e mi sono distinto in più di un torneo.” Gonfiò il petto in un moto d'orgoglio.

“Hai sconfitto gli avversari con la tua parlantina? Perché sei bravo in questo.”

“Come...” Improvvisamente Jun si rese conto che l'uomo davanti a lui si stava divertendo a provocarlo e significava che aveva preso la sua decisione. Infatti...

“Addestrerai i Ribelli al combattimento e in qualsiasi altra cosa possa essere utile, come la strategia, ma non ti montare la testa, il Capo resto sempre io, se non mi dovesse andare bene quello che fai ti toglierò di nuovo la spada.”

“D'accordo!”

Jun tese la mano e Kojiro la strinse con forza: il primo passo verso la salvezza del regno e dei suoi abitanti era stato compiuto. In quella notte di inizio estate, contro ogni previsione, il Principe e il Ribelle avevano formato un'alleanza.

“Per il futuro di Yomiuri Land!” Promisero all'unisono, le stelle a testimoni.




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Ecco che nel rapporto tra il Principe e i Ribelli comincia a cambiare qualcosa, complice un attacco di lupi. Tra parentesi tra i lupi cattivi de La bella e la bestia e quelli de L'isola della piccola Flo sono stata traumatizzata da questi animali, anche se in realtà non sono così aggressivi. :'(
Ma, tutti i Ribelli accetteranno davvero senza fiatare  la decisione del loro leader?

PS: ATTENZIONE, per chi aveva iniziato a seguire questa storia nella sua pubblicazione incompiuta su un altro sito: nel prossimo capitolo ci saranno SOSTANZIALI modifiche, che ho ritenuto necessarie per svariati motivi, rispetto a quanto pubblicato qulache anno fa. Quindi il prossimo capitolo sarà per metà tutto nuovo.

  
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