New York è veramente una strana città. Per certi aspetti mi ricorda molto Tokyo,sempre brulicante di vita a qualsiasi ora,sempre illuminata da luci sgargianti. Affacciata al balcone del mio appartamento,penso con nostalgia a quando l'ho incontrato. Correva,in mezzo alla gente,così forte come solo lui sa fare,quasi da voler sfidare la luce. Ordinai a Rei di fermare la macchina,e gli parlai. Parlai con Akito,il ragazzo freddo,il lupo solitario che voleva essere salvato. Ironizzando,gli chiesi se stava per caso facendo la maratona dell'area metropolitana di Tokyo. Capisco,d'un tratto,che ora,a New York,non lo potrò più incontrare. Non potrò più vederlo correre,non potrò più colpirlo istintivamente con il mio martelletto. I sensi di colpa mi assalgono,è un attimo,ma è terribile. Lui,che mi ha sempre sostenuto,che ha capito le mie tristezze,che ha accettato le mie fragilità,perchè,questa volta,non mi ha capita? Io dovevo partire,ne sentivo un grandissimo bisogno. Perchè avevo perso me stessa. Non mi riconoscevo più,il peso sulla mia anima era diventato insostenibile. E lui lo sapeva,lo sapeva che non ero felice,lo sapeva che avevo perso la luce,la MIA luce. Nonostante questo,non mi ha assecondato. Sono ormai tre anni che non ci sentiamo. Non una lettera,non una telefonata. Sicuramente mi odierà. E mi odio anch'io. Ma non potevo fare altrimenti,dovevo partire. Speravo che cambiando città e dedicandomi con tutta me stessa al lavoro,avrei potuto finalmente dire:- Ecco,mi riconosco! Sono ancora io!- E poi,tirando le somme,cosa ho ottenuto? Certezze? Amore? Niente di tutto questo,solo un'enorme popolarità che non regge minimamente il confronto con ciò di cui avrei bisogno adesso. Mi è sempre piaciuto recitare,me lo sento dentro da quando ho fatto quella promessa con mammina. Adoro provare la parte da sola nella mia stanza,adoro il mio nervosismo,le mie gambe che tremano prima di entrare in scena. La cosa che mi fa stare meglio è la soddisfazione,dopo tanto impegno,di avercela fatta. Recitare per me è una sfida,una sfida tra me stessa e il personaggio che interpreto. Anch'io a volte interpreto una parte,nella mia vita. Non sono sempre la ragazzina con la gioia di vivere neglio occhi e sono sempre stata brava a nasconderlo. Ma lui ha capito. La mia maschera,di fronte a lui,è crollata. Davanti a lui,il mio cuore è puro e i sentimenti sinceri. Mi ha guardato dentro e mi ha capita. Mi ha amata non per quello che dimostravo di essere,ma per quello che ero veramente,la ragazza fragile ma che davanti alle difficoltà reagiva. E io l'ho abbandonato,l'ho costretto a vivere una vita vuota e spenta. La vita che lui odia. La vita che ha fatto. Quella che io sto vivendo. Non so dove sono finita. Dov'è la vera me stessa? Dov'è il fuoco nei miei occhi? Si è spento offuscato dala popolarità? La mia testa è un vortice di confusione. In questi anni ho capito che il cuore non dimentica. Al cuore non sfugge niente. Pensavo che un amore potesse finire così,ma mi sbagliavo. Lo speravo. Sarebbe stato tutto molto più facile cancellare lui dai miei pensieri. Sono egoista e me ne sto rendendo conto solo in quest'ultimo periodo. Non mi riconosco più. Cosa ho fatto io per lui? Certo,da quando ci siamo conosciuti lui è cambiato,ma io no ho fatto altro che mostrargli la persona meravigliosa che lui era,e che è. Gli sono stata vicino...e adesso non ci sono più. Scappata,intimorita da una stupida crisi di identità adolescenziale. Forse non meritavo tanto amore. Ma finalmente,adesso,ho capito. Ho capito che è lui la mia luce e non posso brillare senza lui. E anche se,quando sarò tornata a Tokyo,m odierà,a me non importa. Mi basta amarlo. E sapere che la luce delle stelle brilla sempre,e lui brillerà nei miei pensieri solo per me.