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Autore: _Lady di inchiostro_    15/03/2016    4 recensioni
[Spoiler!] [Judy e Nick centric!] [OTP? Maybe! ♥]
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Introspezione psicologica di Nick e Judy sugli avvenimenti del film. Quali saranno stati i loro reali pensieri?
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C’era molto di più della semplice apparenza nel loro legame…
«Coniglietta arguta…»
«Volpe ottusa!»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry
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Il cambiamento parte da te






Judy era sempre stata sicura di due cose. 
La prima era che sarebbe diventata un poliziotto, la seconda che la paura non l’avrebbe mai vinta.
E sebbene fosse riuscita a far del suo primo proposito realtà, il secondo era decisamente più difficile da attuare. Di certo, i suoi genitori non erano per niente di aiuto, con tutte quelle preoccupazioni sul mondo al di fuori della loro amata campagna, sulle altre specie, sui predatori che avrebbero potuto attaccarla, lei, una docile coniglietta combattiva. Per non parlare di tutte quelle fissazioni che avevano sulle volpi, sul fatto che fossero bravi a imbrogliare, che ci provassero gusto a punzecchiare specialmente i conigli.
Insomma, quando sembrava che Judy stesse per abbattere il muro dei pregiudizi, della paura, di norma c’era sempre qualcosa che le faceva mettere una zampa indietro, tanto da essere quasi costernata dall’utilizzare il “magico” spray contro le volpi. 
Fu con Nick che, per la prima volta, ci riuscì.
Certo, si può ben dire che la loro conoscenza è stata più che spiacevole all’inizio; ma se prima Judy lo vedeva solo come una volpe che si divertiva parecchio a mandarla in esaurimento nervoso e come una fonte più o meno attendibile al caso, in seguito si rese conto che Nick era più di questo.
Nessuno l’aveva obbligato ad aiutarla, mentre lei veniva rimproverata dal Direttore Bogo. Nessuno. Eppure l’aveva fatto.
«Non mostrare mai le tue debolezze…» le aveva detto.
Nick era questo. Non la volpe che si divertiva a rivendere legno e ghiaccioli, né la volpe con problemi finanziari, ma questo: una volpe sensibile, una volpe che voleva essere migliore della sua razza, superare quei bollini che la catalogavano come un predatore dai metodi meschini. 
Nick era la volpe che aveva aiutato una povera coniglietta, affezionandocisi magari. 
Judy pensava di aver seriamente superato i suoi preconcetti con Nick. Lui era diverso, e si poteva vedere in quello sguardo ferito che, diamine, tentava a tutti i costi di nascondere con delle battutine idiote. 
Judy credeva per davvero di esserci riuscita. Ma Judy è anche una coniglietta molto testarda, e alcune idee che ci portiamo come bagaglio da tutta la vita sono difficili a morire. 
Nick sarà anche stato diverso – e lei questo lo sapeva –, però rimaneva pur sempre un predatore e lei una preda. Quei predatori che stavano attaccando senza pietà tutti i cittadini.
«…Hai forse paura che potrei attaccarti?»
Judy – forse non lo sapeva, forse era in una parte nascosta, assopita, e di cui magari non ne era a conoscenza – aveva paura di Nick. Aveva paura di quello che, oramai, era diventato parte della sua quotidianità, un amico.
Significava questo, da quel momento in poi, avere paura di chi ti stava vicino. La paura l’aveva vinta. In una manciata di secondi, aveva distrutto la fiducia di cui Nick aveva bisogno, di cui aveva sempre avuto bisogno. Con le sue parole, Judy l’aveva fatto tornare la volpe apatica e priva di aspettative.
Per questo, quando lui la perdonò, lei non poté fare a meno di piangere per il sollievo – a discapito della perfidia che aveva messo in atto la volpe.
Adesso lo sapeva, Nick ci sarebbe stato sempre, non l’avrebbe abbandonata mai, come compagno di disavventura, come partner. 
E lei non avrebbe più avuto paura, tanto meno di lui. 
Perché quando lui aveva finto di essere stato colpito dall’ululatore notturno, avanzando verso di lei con fare feroce, lei sorrideva sotto i baffi. E se fosse successo per davvero, sapeva per certo – adesso con assoluta certezza – che Nick avrebbe fatto di tutto per non attaccarla, come lei di farlo tornare in sé. 




Mai mostrare le proprie debolezze. Un po’ come tutti i predatori fanno con le prede, non si mostrano mai deboli dinanzi a loro, anche quando perdono.
Nick aveva dovuto impararlo a sue spese: nessuno doveva sapere come veramente si sentiva, nessuno. 
Tuttavia, quando aveva visto gli occhi di quella coniglietta fastidiosa farsi lucidi davanti al suo supervisore, qualcosa era scattato in lui. Si era visto piccolo, un cucciolotto davanti allo specchio, colmo di speranze e ambizioni. Un cucciolotto ferito nel profondo, che adesso era diventato un giovane adulto menefreghista e con la sola ambizione di fregare il prossimo.
Vederla lì, mentre tutto quello in cui credeva stava per andare in mille pezzi, era come fare un tuffo nel passato, su una lastra di cemento duro. 
Nick non seppe mai cosa lo spinse ad aiutare quel coniglio, sentiva solo di volerle dare un’importante lezione di vita. Non esternare mai i propri sentimenti. 
A che prezzo? Quello di diventare vacuo, privo di vitalità? 
Judy non sembrava tipo.
Dover ricordare quelle cose a Nick faceva male, era come se fosse stato costretto a sopportare il dolore per troppo tempo e poi dovesse tirarlo fuori in un solo colpo.
«Nick… tu sei più di questo…»
Era bello sentirselo dire da qualcuno. Era bello sentirsi dire che, per gli altri, non eri solo la volpe che tutti imbrogli, che potevi essere quel giovane scout di cui la gente si fida. Era bello sentire che, magari, un coniglio poteva fidarsi di te.
Nick aveva imparato a non provare niente. Finché non è arrivata Judy, e lì tutto è venuto fuori in un’unica esplosione, piccola e più simile a uno sbuffo. Era piacevole.
Sentiva di potersi fidare, di poter stare realmente bene nonostante tutti i casini che avevo combinato. Provava un sincero affetto per quella coniglietta tutto pepe.
E non lo aveva capito nel momento in cui lei si faceva carico della sua sofferenza senza giudicarlo, ma anzi comprendendola; no, Nick l’aveva capito nel momento in cui se l’era vista sparire sotto le acque.
«Carotina?... Hopps?... JUDY!»
Voleva sprofondare anche lui in quell’esatto momento, i polmoni che sembravano collassare su loro stessi, come se l’aria che avevano appena inspirato non fosse abbastanza. Se non fosse spuntata improvvisamente, non sapeva che cosa sarebbe successo, forse avrebbe dato di matto. 
Ecco, in quel momento si rese conto che Judy era diventata importante nella sua vita che, prima, sembrava più grigia di un elefante. Era la giusta tonalità di pastello di cui aveva bisogno, e l’idea di averla sempre al suo fianco nel lavoro lo mandava un po’ su di giri e un po’ lo faceva ridere.
Ci avrebbe fatto l’abitudine, in fondo quel tremito che gli faceva rizzare il pelo rosso e che lo faceva sentire pieno di energie era una sensazione che – dopo averla provata – non voleva che andasse più via. Judy era questo, una stella che andava distribuendo la sua energia in abbondanza agli altri.
Aveva sorriso mentre la guardava, impacciata e confusa, davanti ai giornalisti, le fece segno di proseguire come lui gli aveva detto. E poi lei disse quelle parole. 
Tutto tornò nuovamente cupo per Nick, e il grigio non era più quello metallico che caratterizza l’elefante, ma quello triste dei nuvoloni che ricoprono il cielo di un paesaggio di montagna.
Judy stava suggerendo ai cittadini di cominciare a preoccuparsi dei predatori. Judy aveva paura di lui.
Altrimenti, perché aveva ancora addosso quello spray al dir poco ridicolo?
Per un attimo, Nick ebbe un flash, il flash di quei ragazzini che gli infilavano la museruola a forza, che lo deridevano, che lo prendevano in giro; il flash di lui che tentava di togliersela con le zampette flosce, di lui che si ripiegava su stesso, appoggiato al muro, cercando di non farsi vedere dalla gente mentre mugugnava.
Bastò quello a far riemergere la doppia faccia di Nick, la maschera che aveva indossato per tutti questi anni e che adesso sentiva un po’ stretta.
Nick era arrabbiato, ferito. Di nuovo. Alla fine, ci era ricascato di nuovo. 
Si era lasciato prendere dal proposito di una vita migliore, non accorgendosi che Judy, non appena lui assumeva un’espressione più “da predatore”, arretrava terrorizzata. 
Se ne era andato, con la consapevolezza che non era cambiato nulla. Cose come l’amicizia, l’affetto, non erano niente se, per la società, si era catalogati come un reietto di cui non fidarsi.
Tutto, per un po’, tornò come prima, e per Nick era diventato monotono, noioso, e l’idea che potesse avere milioni di giornate come quelle, quando poteva averne di migliori in compagnia di una coniglietta casinara, gli faceva venire l’emicrania.
Quando se la vide comparire davanti, Nick rimase indifferente: era diventato bravo, dopo anni di esperienza, e poi le ferite erano difficili da lavare via.
«Sono solo una coniglietta ottusa!»
Glielo avrebbe rinfacciato a vita, lo sapeva. Eppure, non era quello che lo aveva convinto a girarsi verso una Judy che si asciugava le lacrime e a sorriderle, ma tutto il resto del discorso: erano questo le parole che Nick voleva sentire da… anni, magari?
Lei aveva riso, appoggiata a lui, e lui l’abbracciò appena, anche se avrebbe voluto stringerla più forte, giusto per sentire che quel colore pastello, simile a quello della camicia che lei stava indossando, fosse realmente tornato a coprire il grigio.
Era bastata Judy a fargli capire che, no, non era sbagliato provare qualcosa di più forte per qualcun altro – rispetto? Affetto? Qualcosa di più? Si poteva chiamare in qualsiasi modo, nessuno dei due era ancora in grado di decifrarlo.
L’unica cosa che sapeva, Nick, era che non avrebbe mai più lasciato Judy, non se la sarebbe lasciata scappare. Non voleva più tornare alla vita di prima, la odiava. Voleva dar voce ai suoi desideri più reconditi, a quei desideri di cucciolo che non se n’erano andati mai, voleva sentire che qualcuno si fidasse di lui, che non avesse paura di lui e che gli volesse bene così come fosse.
«Non posso lasciarti qui!»
No, Nick non l’avrebbe fatto mai. Un tempo sì, ma non con Judy.
Perché voleva davvero bene a quella coniglietta coltivatrice di carote e aspirante poliziotta, per quanto lo avesse ficcato in un sacco di problemi.
Ma Nick non se ne pentiva. L’avrebbe rifatto di nuovo.
E sapeva che, se l’ululatore notturno l’avesse colpito per davvero, avrebbe fatto di tutto per rimanere lucido. Sì, sarebbe stata la prima volpe a sopprimere il suo istinto nei confronti di un coniglio.
Parola di scout!




Adesso, Judy e Nick lavoravano a fianco a fianco, punzecchiandosi una volta o due e ridendo per altrettante volte. Certo erano una coppia insolita, ma loro, scambiandosi un’occhiata complice, dicevano che non aveva importanza.
C’era molto di più della semplice apparenza nel loro legame.
«Coniglietta arguta…»
«Volpe ottusa!»  
 






Parla l’autrice che saluta il fandom con la manina:
Okay, credevo di essere praticamente l’unica ad aver sviluppato un’ossessione per questo film (e per questi due! <3), tanto da voler scriverci sopra. E niente, poi passo dal trovare una sola fic, a trovare un’intera sezione! *^*
Quindi sì, mi sono buttata nonostante la mia fic non valga quanto quelle che ci stanno qui! ^^
Il mio intento era, più che altro, analizzare Judy e Nick dal punto di vista psicologico (forse ho esagerato con Nick, ma che ci posso fare, amo quella volpe e la sua voce italiana. SIA BENEDETTO ALESSANDRO QUARTA! <3); dunque, be’, se volete non dovete per forza vederci l’OTP…
*sorride complice e ammicca*
Che dire, fatemi sapere che cosa ne pensate: è la prima volta che scrivo su un cartone Disney, e mai avrei pensato di farlo :’D
Potrei tornare con qualche altra roba flufflusa su questi due, m’ispirano troppo amore *W* <3
Ci si vede in alto mare (?)
_Lady di inchiostro_
  
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