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Autore: _marty    15/03/2016    2 recensioni
Eric e Claire si incontrano dopo tre anni. Hanno tanto da dirsi, da raccontarsi ma si parlano sempre allo stesso modo con parole strozzate, omesse, mai dette a fare da sfondo. Tre anni passati a dimenticarsi, a non parlarsi, a superare tutto quel tempo in cui si erano amati ed appartenuti in silenzio. Tre anni passati ma senza che qualcosa fosse realmente cambiata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
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Capitolo 18
passato
 


*I protagonisti del capitolo sono Eric e Claire, i loro POV si alterneranno.
Il nome in grassetto all’inizio del paragrafo cambia il punto di vista.*

 

 

Eric aveva accompagnato Claire fino a casa. L’aveva lasciata davanti il portone senza dire niente, facendole un debole sorriso di cui non ne avrebbe mai compreso il vero senso; non sapeva se indicasse dispiacere o semplice compassione per lei, che non sapeva nulla della sua vita. Aprì il portone del palazzo e avanzò verso le scale, lasciando che la porta si richiudesse dietro le sue spalle con un rumore sordo. Era probabile che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui si sarebbero stati così vicini per molto tempo e lei, in qualche modo, si era impressa ogni momento nella mente. I piccoli raggi del sole che entravano dentro lo spogliatoio, i loro respiri affannati e il sapore del sale, che una volta asciutto, si era depositato sulla pelle di Eric. Sospirò davanti alla porta di casa sua, sapendo che sua madre o sua sorella avrebbero fatto domande se l’avessero vista sconvolta, e poi entrò. La investì Vicki con un enorme sorriso.
“Siamo stati scelti per andare in Francia.”
“Davvero?”
All’inizio dell’anno la sua classe aveva fatto richiesta per un laboratorio di teatro a Parigi ed erano stati scelti, tra tantissime altre scuole. Claire corse ad abbracciarla, lasciandosi alle spalle tutto ciò che era successo, perché sapeva quanto sua sorella avesse sperato che quel sogno potesse diventare realtà.
“E quando parti?”
“Tra cinque giorni.”
“E’ bellissimo, Vicki.”
La stritolò ancora un po’.
“Quindi parte anche Ian?”
La vide diventare rossa, nonostante volesse mantenersi normale.
“Credo di sì.”
“Così Mel ed io possiamo fare un bel pigiama party o a casa mia o a casa sua, senza fratelli che rompono le scatole.”       
La abbracciò di nuovo.
“Prenditi il meglio da questa esperienza.”
Si staccò da lei e le sorrise ancora.
“Ci proverò.”
Recuperò la borsa che aveva gettato a terra e poi richiamò l’attenzione di sua sorella.
“Vicki?”
“Sì?”
“Usate delle precauzioni.”
La vide arrossire del tutto e mormorare qualcosa, sapeva di essere in qualche modo sadica ma era il suo modo di far sapere a Vicki che le voleva bene e che si prendeva cura di lei. Iniziò a salire le scale verso la sua camera e nel frattempo le urlò ancora qualcosa.
“Mi raccomando, eh.”
Arrivò al suo piano, si affacciò per guardarla e poi rise di gusto. Sua sorella era davvero convinta che sia lei che Mel si fossero bevute la storia della “prospettiva” al centro commerciale, ma per Claire era stato sufficiente osservarli mentre si guardavano negli occhi.
Prese la borsa, la svuotò dei vestiti ancora bagnati e poi si tolse le scarpe. Osservò i piccoli granelli di sabbia appiccicati sotto i talloni e li lasciò dov’erano, voleva portarseli per tutto il resto della giornata e ricordarsi del mare. Sapeva che toglierli non sarebbe stata la soluzione migliore perché ormai sentiva Eric insieme a lei in ogni momento della giornata.
Lasciò in lavanderia la maglietta e i jeans, sentì la voce di sua madre chiamarla e poi si diresse in cucina, un forte odore di lasagna la investì completamente e guardò sua madre, quasi incredula.
“Non fare quella faccia, Claire.”
“Perché hai fatto le lasagne?”
Suo padre cominciò a ridere e sua madre insieme a lui.
“Perché?”
“Ma lo chiedi seriamente?”
Aveva poggiato le spalle al muro nel frattempo che suo padre divideva le porzioni.
“Oggi hai solo finito il liceo.”
“Niente di ché.”
Sua madre sottolineò la precedente affermazione di suo padre, ironicamente.
“E’ una cosa assolutamente normale, vero Claire?”
“Lo so che non succede tutti i giorni, ma non cambia niente.”
Suo padre sbuffò, scuotendo la testa.
“Non succederà mai che mia figlia si godrà semplicemente il momento, vero?”
“Sia lei che Vicki hanno questo brutto carattere.”
Li sentì scambiarsi quelle parole e nel frattempo vide Vicki entrare in cucina.
“Fate come se non esistessimo, eh.”
Sua madre si girò e posò i primi due piatti sul tavolo.
“Diciamo solo la verità.”
“La mia è solo un’introduzione, mamma.”
Sua padre adesso aveva sistemato le ultime due porzioni.
“E’ vero, ma ciò non esclude che dobbiamo essere contenti per i tuoi successi.”
In quel tavolo quadrato, dove Claire era sempre vicino a suo padre, vide sua madre allungare la mano e stringere la sua con forza.
“Un giorno lo capirai.”
Vicki iniziò a mangiare e sussurrò qualcosa con la bocca piena.
“Ma non è questo il giorno, mamma.”
Risero tutti quanti e poi Claire prese la forchetta.
“Buon pranzo, famiglia.”
“B
uon pranzo.”
 

***
 
Quella giornata era iniziata con gli esami di stato, con l’addio di Eric ed alzare quella cornetta era altrettanto difficile. Doveva chiamare Melanie e parlare con lei, sentiva il bisogno di chiarire.
“Mel?”
“Ciao Claire.”
Faceva finta di essere scocciata, era evidente.
“Hai l’esame domani?”
Voleva rimanere vaga e poi chiederle scusa.
“Sì, purtroppo aggiungerei.”
“Manca poco.”
“Claire, cosa dovevi dirmi?”
Quando avevano qualche disguido lei andava sempre al centro della questione.
“Volevo chiederti scusa.”
“Credevo che abbracciarti fosse sufficiente, no?”
“Avevo bisogno di dirtelo, Mel.”
Claire si schiarì la voce, quasi cercasse aiuto da ogni parte.
“Hai ragione a dirmi in quel modo e mi dispiace.”
“Claire, tu sei la mia migliore amica, ma te l’ho detto mille volte. Devi solamente capire cosa vuoi e prendertelo.”
“Lo so.”
“Hai illuso Robert con la storia dell’uscire insieme, adesso non ho idea di cosa tu stia combinando con Eric. So per certo cosa provi per Eric, ma non può stare ad aspettarti per tutta la vita.”
“Lo so, Mel.”
“E allora agisci di conseguenza, Claire.”
Avrebbe voluto raccontarle del mare, dei loro baci, dei loro corpi nudi in quella camera da letto, ma voleva smettere di essere egoista.
“Ti avevo chiamato per porgerti le mie scuse e per chiederti se domani dopo l’esame volessi pranzare insieme a casa mia. I miei lavorano e Vicki sarà troppo intenta a preparare la valigia.”
“Farò finta che sia solo un pranzo.”
La sentì sospirare dall’altra parte del telefono.
“Chissà cosa hai combinato in questi giorni.”
Claire si lasciò sfuggire una risata nervosa.
“Ci vediamo domani allora.”
“Sì, Claire a domani.”
“Buono studio.”
Poggiò il telefono sulla base in plastica e poi prese le cuffie, per qualche ora sarebbe scomparsa.


Eric aveva deciso di non tornare a casa per quella sera.
Aveva chiamato sua madre per dirle che avrebbe dormito da Robert, dato che l’amico avrebbe avuto l’orale l’indomani, e poi se ne era andato in un piccolo bed and breakfast di fronte agli scogli e al mare. Aveva sempre immaginato di portarci lì Claire e che avrebbero dormito insieme, abbracciati, con le onde del mare a fare da sottofondo, ma ormai si era rassegnato ad ogni tipo di idea che racchiudesse loro due insieme. Prima di dargli la chiave della stanza, la proprietaria dell’hotel lo aveva guardato dalla testa ai piedi chiedendogli il pagamento per intero della stanza e una penale che gli avrebbe restituito al momento del check-out, come se Eric potesse avere una minima intenzione di distruggere quelle quattro mura. Arrivò in stanza senza dire niente, ancora con lo zaino che aveva preparato per andare al mare sulle spalle, si diresse verso la vetrata ed aprì la porta senza pensarci due volte, affacciandosi dal balcone. Riusciva a sentire l’odore del mare, quasi come ne fosse completamente investito e si sedette sul tavolino in plastica, che lasciava appena lo spazio per sporgersi dalla ringhiera in legno. Guardare il mare e l’orizzonte sempre più lontano, in qualche modo gli sgombrava la mente, riusciva a vedere le infinite possibilità che si stava perdendo rimanendo in quel modo e scegliendo Claire ogni giorno, sapendo che lei era sempre scostante e mai sicura di ciò che provasse e stesse sentendo. Sospirò, sedendosi e soffermandosi a guardare le onde del mare increspate dal vento sempre più insistente ed allungò le gambe sulla sedia opposta a lui. Tolse le scarpe, facilitando il tallone con le dita dei piedi, e percepì la sabbia di poche ore prima scivolare via. Dopo aver lasciato Claire, era arrivato direttamente lì e doveva ancora lavare via ogni tipo di ricordo. Si alzò, lasciò le scarpe a terra e andò a farsi quella doccia che sentiva di meritare da tempo. Si tolse i vestiti, sentendo ancora il sale appiccicato sulla pelle, ed entrò dentro il box. Il getto d’acqua sembrava ricordargli il mare, la loro corsa e il modo i cui si erano baciati languidamente e a lungo. Prese lo shampoo e iniziò a strofinarsi la testa, sperava che in quel modo riuscisse a dimenticarsene. Come se fosse così semplice dimenticarsi di qualcuno che, ormai, aveva sostituito il suo stesso cuore.

 
***
 
Era uscito dalla doccia, forse con meno pesantezza nel cuore, si era asciugato e poi quasi esausto si era messo a letto. Aveva pranzato con un gelato e non aveva nemmeno mangiato qualcosa di più sostanzioso dalla sera prima, data la tensione per gli esami. Aveva ancora l’accappatoio addosso, la faccia spalmata sul materasso e le braccia quasi ad abbracciare il letto. Guardava attraverso la finestra il mare, i raggi del sole pomeridiano ad illuminare le onde, mentre lui aveva solo la forza di guardare lì e non muovere un dito. In un giorno era stato capace di finire la maturità, trattenere i suoi ormoni più e più volte con Claire e dirle, in modo non definitivo, addio. Le aveva detto che voleva la sua dignità indietro, ma in fondo era solo il modo più semplice per evitare di farsi ancora del male. Ogni bacio gli faceva contorcere lo stomaco dall’emozione, ma allo stesso tempo sentiva dei piccoli tagli farsi sempre più profondi ad ogni parola o gesto esitante di Claire. Non voleva dissanguarsi ulteriormente, nonostante continuasse ad amarla con tutto se stesso. Sbuffò, si sistemò sui gomiti e poi si alzò dal letto per buttare a terra l’accappatoio e rivestirsi. Non c’era sua madre a riprenderlo per aver messo tutta alla rinfusa e lui aveva deciso di uscire e passeggiare. Aveva preso il cellulare, in caso qualcuno avesse davvero bisogno di lui, ed aveva cominciato a camminare tra gli scogli. Non era mai stato pratico a destreggiarsi tra quegli ammassi di pietra, tanto che da piccolo non faceva altro che cadere e sbucciarsi le ginocchia. Perse un attimo l’equilibrio tra un sasso e l’altro ed era come se il mondo volesse sottolineargli ancora che era tutto fin troppo destabilizzante per i suoi gusti. Sospirò e rinunciò a bagnarsi le punte dei piedi con l’acqua, nonostante si fosse fatto il bagno poche ore prima era sempre stato attratto dal mare. La prima volta che sua madre lo aveva portato in piscina per imparare a nuotare, Eric non si era nascosto dietro alla sua genitrice come gli altri bambini. Era stato il primo ad entrare in acqua, il primo ad arrivare fino al temuto punto in cui non si riusciva a toccare e il primo ad imparare lo stile a rana. Ancor prima di imparare il dorso, che detestava con tutto il suo cuore dato che non si rendeva mai conto delle distanze e finiva con lo sbattere la testa contro il muretto azzurro, lui era già lì a nuotare come poteva. Adorava i capelli bagnati, la cuffia stretta intorno alla testa e gli occhialini che lo aiutavano a vedere anche sott’acqua. Aveva smesso perché aveva deciso di concentrarsi sulla scuola, ma forse non avrebbe mai dovuto fare una scelta del genere. Sentì il telefono vibrare e si precipitò a recuperarlo, notò che Robert gli aveva mandato un messaggio.
Anche se sono nella merda, domani è l’ultima occasione per galleggiare insieme.
Era un invito poco esplicito per gli esami dell’indomani, aveva deciso di andarci lo stesso per assistere all’orale di Mel, d’altronde adesso era libero di fare ciò che voleva. Non rispose a quel messaggio e ripose il cellulare in tasca, rendendosi conto che l’indomani avrebbe rivisto Claire e avrebbe dovuto fare di tutto per controllarsi ed evitare di baciarla. Aveva creduto che fosse possibile per loro evitarsi, che data la fine della scuola sarebbe stato più semplice non vedersi, ma non aveva tenuto conto degli esami in comune, dei risultati degli esami e del compleanno di Claire. Non aveva pensato che lui non poteva assolutamente mancare per i suoi 18 anni, se non fosse andato lei non gliele avrebbe mai perdonato e lui non sarebbe stato capace di rimanere a casa. Era impossibile allontanarsi, nonostante ci stesse provando in ogni modo.
 
 
Claire, quella mattina, si era alzata stranamente riposata e senza pensieri. Era come se avesse ridotto ogni pensiero che riguardava Eric e lo avesse riposto dentro ad una scatola, chiusa ermeticamente. Sua madre l’aveva accompagnata a casa di Mel, Claire l’aveva aiutata a ripetere le ultime cose e poi erano andate a scuola, varcando l’ingresso con uno sguardo complice. Si erano dirette verso la stanza dell’orale, che Claire conosceva fin troppo bene, e poi erano rimaste ad aspettare fuori dalla porta. Era la terza per quel giorno e prima di lei ci sarebbero stati Robert e poi Amy. Tutto il loro gruppo avrebbe finito gli orali quel giorno e lei ne era sollevata, non avrebbe dovuto mettere piede in quella scuola più volte del necessario. Vide Mel andare a salutare Robert ed Amy, e Claire fece loro un impercettibile gesto con la mano. Si avvicinarono a lei, nonostante la ragazza avesse fatto in quel modo per evitare che gli trasmettessero un po’ di quell’ansia e che, quando Eric sarebbe arrivato, si fosse inserito nel gruppo.
“Allora Claire come ti senti?”
Amy non era venuta il giorno prima, ma poteva capirla dato l’orale imminente.
“Più leggera.”
Non era vero, per niente.
“Direi semplicemente sollevata.”
Sospirò.
“Ne ero sicura, non vedo l’ora di finire oggi.”
Sia Rob che Mel annuirono a quelle parole.
“Credo che questa frase esprima i pensieri di tutti, Amy.”
Robert lo aveva detto piano, un po’ sconsolato ma in fondo felice che prima o poi sarebbe finito tutto quanto. Claire gli sorrise appena, sapeva quanto potessero sentirsi agitati e l’unica speranza era davvero finire. Si guardò intorno, non vedendo alcun segno di Eric, pensava che almeno per Robert sarebbe venuto. Li aveva visti pizzicarsi tra loro nell’ultimo mese, ma la loro amicizia era sempre stata così, Eric che prendeva sempre le distanze da Rob e lui che ad ogni costo voleva palare con Eric: erano fin troppo diversi. Sentì Amy sospirare, si girò verso di lei e le strofinò la mano sulla spalla per consolarla.
“Son sicura che andrà bene, non preoccuparti.”
Amy annuì e poi si girò a guardare la commissione che stava entrando in stanza. In fila indiana, seguirono Robert e poi si sedettero alle sue spalle. Appoggiate al muro, c’erano sei sedie, due per i genitori di Rob, una per Amy, una per Mel, una per Claire e una sedia, libera alla sua destra, per Eric.
Rob iniziò a parlare, ma Claire non riusciva a sentire una parola. Era troppo seccata con Eric per ciò che stava facendo, troppo seccata perché per una questione di principio non stava partecipando all’orale del suo migliore amico. Si girò verso Mel, chiedendole di farle vedere l’ora e poi notò Eric salutarli appena e sedersi accanto a lei. Si avvicinò all’orecchio di Eric per rimproverarlo.
“A prescindere da quello che è successo tra di noi, Rob è il tuo migliore amico.”
Non si scompose nemmeno un po’ e poi sentì le labbra di Eric avvicinarsi al suo orecchio, respirare piano dandole un brivido e poi rispondere a ciò che lei gli aveva detto.
“Non tutto gira intorno a te, Claire.”
Un’espressione delusa si dipinse sul suo volto e si sentì stupida. Era la prima volta che Eric le diceva qualcosa di così pesante, la prima volta in assoluto in cui la sminuiva in quel modo e la faceva sentire come se lei non significasse niente per lui. Si girò a guardarlo, ad osservare bene il volto che l’aveva incenerita in quel modo, ma Eric per la prima volta non ricambiò quel contatto visivo. Continuò a guardarlo, sperando che prima o poi avrebbe volto lo sguardo verso di lei, ma sembrava veramente interessato alle parole di Rob. Si rese conto che era la prima volta che lo guardava da così vicino, gli sembrava stanco ed aveva la pelle segnata dalle occhiaie. Si chiese per un attimo se in qualche modo fosse colpa sua, ma forse non era lecita quella domanda, non con ciò che le aveva detto pochi minuti prima. Prese la mano e andò ad accarezzare quella di Eric, forse per fare in modo che lui guardasse almeno quella ma lui risultò essere immobile. Claire sentì gli occhi inumidirsi, allontanò la mano e girò il viso verso la commissione e Rob, che continuava il discorso di cui lei non aveva sentito nemmeno una parola. Accavallò le gambe, incrociò le braccia e in quel momento riuscì solo a pensare che voleva che Eric la guardasse, aveva bisogno che Eric la degnasse di uno sguardo.


Per Eric non guardarla era stato difficilissimo. Sentiva i suoi occhi sul suo viso, la sua mano sulla propria, ma sapeva che non avrebbe dovuto cedere, sapeva che fare in quel modo era l’unico per rendersi in qualche modo libero. Finse, ancora, di interessarsi al discorso di Rob e, appena finito, lo seguì a ruota congratulandosi con lui per primo. Lo abbracciò calorosamente e poi gli sorrise, lo vide cominciare a camminare e saltare, poco dopo, urlando qualcosa che solo dopo riuscì a comprendere.
“E’ finita.”
Lo vide afferrare i suoi appunti e buttarli in aria.
“E’ finita.”
Più lo sentiva urlare e più si rendeva conto che era finita anche per lui. Gli sorrise, si avvicinò a lui e lo aiutò a rilanciare i fogli di carta che erano caduti a terra. Sapeva che quello era l’ultimo gesto avventato che riguardasse quella scuola, ma anche l’ultima volta che avrebbero condiviso qualcosa insieme. Robert cominciò a ridere per la gioia e si avvicinò ad Eric, abbracciandolo ancora.
“Non ci sarà più bisogno di galleggiare.”
Furono richiamati da Mel, che gli indicava con le braccia di ritornare in classe dato che Amy aveva appena iniziato l’orale. Entrò in stanza facendo piano, vide Claire essersi spostata verso il muro ed avere Mel accanto a lei e lui si sedette accanto a Rob nella parte opposta. Forse era stato troppo brusco, ma sapeva che Claire avesse capito, stare lontani era l’unico modo per evitare di ferirsi e perdersi del tutto. Aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto del bed and breakfast pensando a come avrebbero fatto in futuro e solo quando, all’alba, si era alzato per osservare il sole sorgere dal mare aveva capito che avrebbe dovuto attendere Claire, dato che lui aveva già detto fin troppo.
I suoi pensieri si spostarono ad ascoltare l’orale di Amy, la voce squittente di qualche mese prima aveva sostituito un tono pacato e composto che la faceva sembrare molto consapevole di ciò che stesse ripetendo. Sapeva quanto Amy volesse che quell’orale fosse perfetto per i suoi genitori, Eric si girò a guardarli e notò la madre trattenere le lacrime e suo padre accarezzare la schiena della moglie. Una volta Claire gli aveva raccontato che Amy era stata adottata a tre anni da coloro che attualmente considerava come i suoi genitori e di come avesse vividi i ricordi dei suoi primi anni di vita. La ragazza non era mai entrata nel dettaglio, ma diceva sempre che i suoi genitori biologici la lasciavano sola per ore dentro ad un boxe e che lei non riuscisse nemmeno a piangere, rimaneva immobile lì dentro senza emettere suoni. Non ci aveva mai pensato, ma forse era quello il motivo per cui fosse così “appiccicosa”, forse era davvero tutto legato ai primi anni di vita. Sospirò, ripensando al fatto che l’aveva rifiutata in malo modo, ma sapeva che solo in quel modo lei si sarebbe staccata da lui e dall’ipotetico rapporto che non avrebbero mai potuto avere. Osservò la commissione, abbastanza soddisfatta dall’orale appena sostenuto da Amy, e li vide congedarli. Uscirono fuori un’altra volta, vide i genitori di Amy congratularsi con la figlia, Claire e Mel stritolarla e poi toccò a lui complimentarsi.
“Grazie, Eric.”
“Hai finito pure tu.”
Le sorrise e lei ricambiò quel sorriso, sinceramente.
“Io volevo chiederti scusa.”
Era assurdo come si riferisse a ciò a cui lui aveva pensato poco prima.
“E di cosa?”
Fece finta di non capire, in fondo non aveva motivo di scusarsi con lui.
“Di niente, allora.”
La vide sentirsi un po’ più sollevata, era sicuro che per lei si chiudesse qualcos’altro insieme al liceo.
“Hai fatto davvero una bella figura.”
“Grazie.”
Ebbe appena il tempo di sentire le parole di Amy, che Claire li richiamò per assistere all’orale di Mel.

 
 ***
 
Mel era andata bene, tanto che la commissione le aveva fatto pure i complimenti. Erano usciti tutti dalla stanza e Mel, a differenza di Robert che aveva esultato in corridoio, aveva cominciato a correre verso il cortile. Arrivati al piano terra, alle spalle della portineria e della stanza adiacente, Eric l’aveva vista correre e urlare qualcosa riguardante la dignità e come l’avesse persa facendo in quel modo. Mel appena aveva finito di urlare, aveva alzato le braccia in aria, chiuso la mano destra in un pugno e successivamente aveva alzato solo il dito medio. Eric aveva iniziato a ridere perché non l’aveva mai vista in preda a quel tipo di follia, ma sapeva che da Mel se lo dovesse aspettare; lei lì dentro era sempre stata la più spontanea e la più divertente. Vide Amy e Robert correre verso di lei, urlandole di fermarsi, i genitori di Mel ed Ian ridere a crepapelle affermando che fosse pazza ma che fosse parte della loro famiglia e notò l’assenza di Claire. Erano tutti distratti a fermare Mel, quando Eric sentì qualcuno afferrargli la mano e trascinarlo all’interno della stanza accanto alla portineria. Sapeva che fosse Claire ad averlo portato lì dentro, tanto che appena la ragazza accese la luce, il suo sguardo si posizionò a guardare il pavimento.
“Non puoi non guardarmi.”
Glielo aveva detto piano, quasi si vergognasse ad ammetterlo a se stessa. Sentiva di nuovo i suoi occhi insistenti, li sentiva ancora sul suo viso, insieme all’impulso di guardarla e baciarla come il giorno prima.
“Eric, non puoi.”
La sentì avvicinarsi a lui.
“Non puoi far finta che io non esista.”
Lo guardava dritto negli occhi e lui, adesso, osservava il suo corpo e non più il pavimento.
“Non puoi distruggermi così.”
Claire aveva spostato il capo in modo tale che i loro occhi potessero incrociarsi, gli aveva preso il viso tra le mani, ma lui continuava a non guardarla.
“Guardami, Eric.”
Era sempre più insistente e aveva deciso di chiudere gli occhi, solo in quel modo sarebbe riuscito a non guardarla. Aveva sentito le mani di Claire abbandonargli il viso bruscamente, il suo corpo allontanarsi e lui attendeva, in silenzio, il rumore della porta che lei avrebbe chiuso quando sarebbe uscita da lì. Strizzava gli occhi più forte che poteva, sperando che in quel modo andasse davvero via senza esitazioni e senza tornare indietro.
Aveva sentito la mano di Claire poggiarsi alla maniglia, per poi sentire in meno di un secondo le sue labbra sulle proprie. Non aveva pensato che chiudere gli occhi non avrebbe reso immuni le sue labbra, non aveva riflettuto che adesso l’unico modo per non dire niente era andarsene da quella stanza. Era stato oltremodo stupido a pensare che non guardarla lo avrebbe protetto. Sentiva di nuovo quella labbra, sentiva di nuovo quel sapore di cui non avrebbe mai voluto fare a meno, ma ebbe la forza di staccarsi da lei e sistemare il suo viso vicino al suo orecchio destro come poche ore prima.
Claire non si aspettava niente di tutto ciò ma era completamente sotto il suo controllo.
“Io ti vedo, Claire”
Respirò piano sul suo collo e inspirò il suo odore.
“Ti respiro, Claire.”
Avvicinò le proprie labbra al suo collo, ma senza che si toccassero completamente. La sentiva sospirare e credette di aver sentito un gemito uscirle, per sbaglio, dalla bocca.
“Ma hai detto una cosa sbagliata.”
Allontanò le labbra, il viso e anche il suo corpo da lei.
“Sei tu a distruggermi.”





spazio autrice
Eccoci qui, con il nuovo capitolo e spero davvero sia di vostro gradimento. Ha un ritmo decisamente diverso, forse più calmo ma alla fine si capisce che tra Eric e Claire non è per niente finita, a prescindere da ciò che sostengono o che provano a fare. L'ultima scena è stata difficile da scrivere perchè ho cercato di rendere tutto quanto più verosimile e fare dire loro cosa sta davvero succedendo, in quel modo si distruggono e forse è più Claire a distruggere Eric e non il contrario. Niente, questo è quanto.
Grazie come sempre per il supporto, per le recensioni e per le continue letture ai capitoli.
Alla prossima <3
   
 
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