Ho capito di essere immortale quando avevo otto anni ed ero in bicicletta col nonno. Ho iniziato a chiedermi chi fosse più vicino alla morte tra tutte le persone che incontravo. Ne ho viste veramente tante in quelle due ore e per ognuna ho scelto un tempo approssimativo. Lui prima lei dopo l’altro a breve questo forse domani. Quando poi ho guardato meglio mio nonno che pedalava davanti a me mi sono resa conto di non aver preso in considerazione anche lui e quindi con molta tristezza ho scelto che sarebbe stato l’ultimo tra tutti. Tornata a casa mi sono accorta che non avevo scelto un tempo per me, semplicemente non ci ho pensato.

Anche adesso in questo letto tutti mi stanno ripetendo che vivrò per sempre. Le nonne, ad esempio, mi dicono con gli occhi lucidi che sto per raggiungere la vita vera, quella eterna e mentre lo dicono sussurrano al rosario che stringono in mano qualcosa che non riesco a sentire. Mio nonno annuisce accanto. Mia mamma mi dice che sarò bella “anche di là” e intelligente e simpatica e che continuerò sempre a leggere e a vivere. Addirittura tutti quelli che vengono qui li sento dire di me che sono talmente forte che vivrò nel cuore di tutti. Mio padre mi dice che sarò la sua bambina per sempre e non è niente di nuovo perché non vedo come sia possibile il contrario. L’unico che mi smentisce è mio fratello. E’ in disparte, sta zitto e mi guarda come se fosse l’ultima volta che mi vede.