Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: girlmoon    15/03/2016    0 recensioni
Riuscite a vedere quel gruppo di scapestrati vicino al cancello della scuola? Beh, quelli siamo noi. Sono Melanie Daffodil Rutherford, ho diciannove anni e quest’anno terminerò il mio corso di studi alla Green Valley College di Londra; prenderò il mio diploma e finalmente comincerò la mia nuova vita. Per ora mi limito a vivere la mia vita al meglio facendo festini con i miei migliori amici e vivendomi questi ultimi momenti da studentessa. Formavamo un bel gruppetto, ormai da tre anni a questa parte: Greg, Clary e Ed erano ufficialmente i miei compagni di avventure. Fu però durante il terzo anno del college che nel nostro corso arrivò Jamie. Non esagero se dico che dopo il suo arrivo, insieme ci sentivamo talmente forti da poter conquistare il mondo intero.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAP.2
La festa era alle dieci meno un quarto. I ragazzi sarebbero passati a prendermi verso le nove e mezza, anche perché c’era un po’ di strada da fare.
Decido così di prepararmi. Mi faccio una bella doccia calda di quasi mezz’ora. Mi infilo l’accappatoio e attorciglio i capelli all’interno di un asciugamano.
Corro in stanza a preparare qualche bel vestito da mettere. Devo pur sempre sembrare una vera invitata anche se sono solo un’imbucata del cazzo.
Opto per un vestitino grigio che mi arriva a metà coscia, lo abbino a delle calze nere e a dei tacchi alti neri.
*E’ meglio se porti un paio di scarpe di riserva*- mi consiglia la vocina interna che ultimamente alloggia nel mio cervello e mi da buoni consigli.
Afferro gli anfibi neri e li ficco nella borsa nera.
-“Giacca elegante nera o giubbino di pelle?”- invoco l’aiuto della mia cara “vocina” che logicamente consiste nel buongusto e buonsenso umano.. cosa che a volte, non so spiegarmi il perché, sembra scansarmi puntualmente nei momenti di difficoltà.
Mi inizio a sentire stupida ad aspettare realmente una fottuta risposta dal mio stesso cervello; così rimetto a posto la giacca e poggio sul letto il giubbino di pelle nera.
-“Che stilaccio però”- dico avviandomi verso il bagno rivolgendo un ultimo sguardo ai miei vestiti.
Lascio che i miei lunghi capelli castani si asciughino da soli e solo alla fine, dopo essermi truccata e sistemata li pettino velocemente.
Sento il citofono di casa squillare. Mi precipito al piano di sotto solo dopo essermi presa la borsa e il telefono.
-“Mel, a che stai?”- sento urlare da dentro la macchina Greg.
-“Arrivo!”- urlo di tutta risposta.
Mi fiondo in macchina dove trovo tutti i miei amici che mi aspettano.
-“Sei pronta?”- mi chiede Ed prima di mettersi a guidare.
-“Si, vai!”- e finalmente ci muoviamo verso il locale.
Con una mossa scaltra di Clary, che conosce Taylor, riusciamo ad infiltrarci nella festa e subito occupiamo un tavolino vicino all’angolo bar.
Fortunatamente sia io ché Jamie conosciamo il barista, che non appena ci vede capisce le nostre folli intenzioni e inizia a portarci cicchetti e bevande alcooliche di tutti i tipi; senza sosta.
Già dopo due ore io e Greg eravamo già partiti. Clary era sulla buona strada e lo stesso per Ed e Jamie, che nonostante l’ubriachezza ci controllava come un papà premuroso.
Non so come finimmo per giocare ad un gioco super strano. Ad ogni nome buffo si beveva un cicchetto.
-“Tocca a te Mel”- mi disse Clary ridendo con le lacrime agli occhi per il nome buffo che aveva appena sparato Ed.
-“Ok, ok fammi pensare”- dico come posso, cercando di concentrarmi sul serio. Poi inizio a ridere come una pazza. –“Melanie Daffodil Rutherford!”- urlo in faccia ai miei amici cercando di sovrastare la musica alta.
-“Ma è il tuo nome idiota!”- mi ammonisce Greg ridendo.
-“ E con questo? E’ comunque strano.”- faccio una breve pausa. –“ E pure stupido.. se solo sapeste il significato”- inizio a ridere vedendo le facce incuriosite dei miei amici. Anche se ero  sbronza sapevo ragionare perfettamente. Strano, ma vero.
-“Adesso ce lo devi dire”- mi disse Jamie portando un braccio dietro la mia schiena.
-“Praticamente, quando mia madre era incinta di me decise di chiamarmi Melanie e fin qui tutto normale. Quando nacqui mio padre le portò dei narcisi.. ecco da dove proviene il secondo nome: Daffodil”- dico tutto d’un fiato notando i volti interessati dei miei amici. –“Quant’è brutto dio mio, pensate possa andare all’anagrafe e toglierlo?”- chiesi seriamente io.
Mi guardarono straniti e si misero a ridere.
-“Che ho detto di strano?”- chiesi ad alta voce. Nessuno mi risponde così afferro un bicchierino e me lo scolo velocemente.
-“Ehi Mel, vacci piano. Ti ricordo che domani si va a scuola”- mi rimproverò Jamie, spostando dall’altra parte del tavolino tutti i cicchetti rimanenti dall’ultima portata che ci aveva gentilmente offerto il nostro amico barista.
-“Che sei noioso J”- gli dissi mentre poggiavo la testa sul suo braccio.
-“Ragazzi che ore sono?”- chiede d’un tratto Clary preoccupata.
-“ Circa l’una meno venti!”- risponde tranquillamente Greg.
-“Credo sia meglio se iniziamo ad andarcene, altrimenti domani..”- gonfiò le guance Clary pensando al giorno successivo. –“Chi cazzo si alza”- finisce la frase iniziando a raccogliere tutte le sue cose.
Greg la seguì a ruota, subito dopo aver afferrato e portato via un Ed mezzo morente e ubriaco.
-“Aiutami Jamie, andiamo”- gli chiesi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Lui mi afferrò da sotto le braccia e mi sollevò di peso.
-“Oh, no aspetta un attimo”- gli dissi cercando l’equilibrio sui tacchi vertiginosi.
-“Vomito?”- mi chiese lui guardandomi in faccia. Gli feci di no con il dito.
-“I piedi”- mi sedetti e mi levai le scarpe. –“Passami le altre. Stanno nella borsa”-.
-“Muoviti Melanie”- mi incitò lui.
Lo guardai storta e iniziai a tirarle fuori.
-“Senti, lascia stare”- mi disse strappandomi entrambe le paia di scarpe dalle mani. Lo guardai stranita. –“Te le metterai in macchina”-
-“Grazie genio, e come ci arrivo fin lì: volando per caso?”- gli risposi acida.
Lui alzò gli occhi al cielo, mi diede la borsa e mi sollevò di peso, tenendomi in braccio come una principessa.
-“Sappi che ti adoro”- scherzai io una volta in braccio. Lui rise influenzando anche me.
 
 
-“Mel, sveglia siamo arrivati a casa tua”- sento la mano liscia e fredda di Jamie che mi accarezza la guancia. Apro gli occhi lentamente.
Mi ero addormentata e ho lasciato il mio migliore amico a fare da tassista a tutti noi senza dargli mai il cambio. Fottuto alcool. O meglio.. fottuta me!
Scende dalla macchina e viene ad aprire lo sportello dalla mia parte.
-“Tieniti a me”- mi dice tendendo le braccia verso di me e tirandomi fuori con attenzione, come fossi una bambola di porcellana.
Pian piano sono riuscita a salire le scale e ad arrivare fino in camera mia.
-“Jamie, so che mi odierai..”- gli dico a bassa voce amareggiata.
-“Devi vomitare, capito”- scuote la testa e con fatica mi porta fino in bagno facendomi sedere accanto alla vasca, che praticamente sta a pochi centimetri dal water.
-“Scusami per tutto il fastidio J”- gli dico poggiando la testa sulla sua spalla. Fa una smorfia come a dirmi di non preoccuparmi e so che invece dentro di se, mi sta riempiendo di parole.
-“L’unica cosa che ti chiedo è di non vomitarmi sopra la maglietta”- mi dice portandomi i capelli dietro le orecchie. Io annuisco e me ne sto ferma aspettando che il mio caro amico alcool se ne venga fuori smettendola di tormentarmi.
-“Oh merda..”- neanche finisco di pronunciare queste due parole che già sono con la testa nel water a rimettere tutto; persino la mia stessa anima.
Jamie mi tiene i capelli tirati dietro, per non farmeli ricadere in faccia. Mi massaggia la schiena finché finalmente non finisco.
-“Dio mio che schifo”- dico io schifata, con gli occhi umidi e stanchi, tirando lo scarico dopo essermi risistemata.
-“Mel, è normale”- cerca di “consolarmi” Jamie venendomi vicino.
Mi sciacquo il viso e mi lavo i denti. Raccolgo i capelli in uno chignon alto e disordinato per poi iniziare a fissarmi all’interno dello specchio.
Improvvisamente inizio a piangere. Vedo Jamie venirmi incontro, accigliato e con aria interrogativa.
-“Che è successo?”- mi chiede poggiandomi una mano sulla spalla.
-“Che schifo”- inizio a piagnucolare io senza motivo. Perché credetemi, non so nemmeno io che dico. Sono talmente tanto sfatta e stanca che non sto capendo più nulla.
-“Ma sei scema? Piangi per questo?”- mi chiede sbalordito J ed io annuisco.
-“Melanie, quante volte ti devo dire che è normale. Anzi no, adesso te lo faccio pesare così impari per le prossime volte.. te lo meriti. E’ logico che se bevi di tutto e di più stai una merda dopo”- mi dice con aria di rimprovero mentre io continuo a piangere come un’ idiota.
-“Non questo.. io! Io faccio schifo.”- abbasso lo sguardo notando di essere senza scarpe: ancora.
Jamie sbuffa, si toglie il giubbino di pelle e lo butta sullo sgabellino rosa che c’è in bagno. Si passa le mani sul volto e mi fa segno di abbracciarlo.
Obbedisco subito, anche perché non ho di meglio da fare ora come ora in questo stato.
Lo stringo forte a me, schiacciando la faccia sulla sua maglietta bianca e inspirando il suo buonissimo profumo.
-“Rimani da me?”- lo scongiuro con le lacrime agli occhi.
Lui mi allontana per un secondo tenendo le mani lungo le mie spalle.
Mi guarda dritta negli occhi e credo provi pena per me vedendomi conciata da schifo.
-“Ti prego Jamie”- insisto io vedendolo pensieroso. Lui continua a guardarmi, ma si lascia cadere le braccia lungo il corpo.
-“Perché fai così!”- si chiede un po’ arrabbiato rimproverandosi di non riuscire mai a dirmi di no. Si scompiglia i capelli e finalmente annuisce. –“Va bene, rimango”. Gli sorrido come posso, dato che mi sento svenire tanta la stanchezza.
Ci guardiamo negli occhi, una volta difronte al letto della mia camera.
Gli lancio i suoi stessi pantaloni di tuta, rimasti a casa mia dopo qualche nottata trascorsa insieme agli altri qui. Poi inizio a frugare nel tentativo di trovare una maglietta.
-“Ehi Mel”- mi chiama e io mi volto subito. –“ Tengo questa non ti preoccupare”- mi dice sorridendo tirando un angolo della maglietta che già ha indosso. Annuisco e dopodiché ci iniziamo a svestire per metterci comodi a dormire.
Non proviamo vergogna nello svestirci l’uno difronte all’altro, forse perché ormai siamo talmente tanto abituati e amici che nessuno dei due prova a pensare a qualcosa di perverso o a sentirsi in soggezione.
Mi infilo un magliettone gigante verde, che era di mio padre, ma dopo una lavata di troppo si è ristrinto e adesso va bene persino a me, che sono un fuscellino.
Noto lo sguardo di Jamie fisso su di me e a quel punto mi irrigidisco leggermente.
*che diamine mi prende?!*- mi chiedo. *Non è tua la colpa, dovresti dire meglio… che diavolo GLI prende!*- mi contraddice la famosa vocina del cazzo.
-“Che guardi?”- gli chiedo un po’ fredda, facendolo tornare alla realtà. Scuote velocemente la testa e poi mi indica.
-“Cosa ho di tanto spettacolare da meritarmi la tua attenzione Jamie Bower?”- ironizzo io ponendogli la domanda non curante del resto.
-“Notavo le tue gambe Mel”- mi dice sedendosi sul letto, dal lato sinistro.
Lo guardo interrogativa e mi sento leggermente avvampare, ma mi nascondo dietro i ciuffi di capelli scappati dallo chignon.
-“Rachitiche, vero?”- gli chiedo io un po’ acida, iniziando ad infilarmi i pantaloni del pigiama.
J fa una smorfia inespressiva e rimane in silenzio.
-“Guarda che non mi offendo sai? Non sarebbe di certo il commento più offensivo”- gli rispondo sfacciata sollevandomi definitivamente i pantaloni.
-“In realtà no, a me non dispiacciono”- dice accennando un sorrisetto.
Lo guardo storta e mi sistemo i capelli.
-“Ma smettila, lo dici solo perché sei mio amico”- gli sbuffo in faccia.
Lui ride e io continuo a guardarlo accigliata ed anche un po’ annoiata dalla sua ironia verso le mie gambette.
-“Sei un idiota J”- tiro via le coperte e mi ci infilo sotto. Ovviamente sono troppo stanca per fare l’arrabbiata ma oltre tutto non ne ho nemmeno la voglia, ormai ne ho fatto l’abitudine. Non sarà di certo il falso commento di Jamie a cambiare la mia situazione.
-“Grazie Melanie, anche io ti voglio bene”- ribatte lui, imitando la mia mossa e ficcandosi sotto la trapunta.
Mi allungo per spegnere la lampadina e mi chiudo a riccio dopo che la completa oscurità ci ha circondati.
Jamie allunga un braccio verso di me, poggia una mano sulla mia pancia e mi tira verso di se.
-“Io comunque ero serio scema”- mi da un bacio sulla testa, dopodiché, finalmente ci addormentiamo: abbracciati.
 
   
 
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