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Autore: Blueorchid31    16/03/2016    8 recensioni
Questa mini-long stazionava da tempo immemore nel mio pc, in una cartella di cui non vado molto fiera che porta il nome di "Fan incompiute". Rileggendola, ho pensato che non fosse poi tanto male e ho deciso di revisionarla, finirla e pubblicarla. A livello temporale si colloca subito dopo la morte di Danzō Shimura. Siamo, quindi, in pieno Shippuden. Piccolo avvertimento: questa è una di "quelle" storie (chi mi segue da un po' ha sicuramente capito a cosa mi riferisco) Preparatevi al peggio! Ho messo l'avvertimento OOC per ovvie ragioni.
[SASUSAKU] [Sasori/Sakura]
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Clan Uchiha, Itachi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''' Il secondo tragico Sasuke '''
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Note Autrice


Sono le tre del mattino, come i vecchi tempi. :-)

Ho apportato molteplici modifiche al capitolo ispirata da una fanart scovata per caso stravolgendo la trama originale. Dato che questa era nata come una minilong e non volevo tirarla troppo per le lunghe, il capitolo è LUNGHISSIMO! Vi ho avvisati.

Sappiate anche che ho dato il peggio di me e che non ho avuto il coraggio di rileggerlo più di una volta, ma avevo promesso che l'avrei pubblicato quindi… Amen.

Dato che il prossimo sarà l'ultimo capitolo e la storia è stata inserita, contro ogni previsione da parte dell'autrice, tra le seguite, le preferite e le ricordate di molti utenti, avrei piacere, ma tanto tanto piacere, di sapere cosa ne pensate. Le vostre opinioni sono molto importanti per me. Il detto dice '' una scrittrice motivata e una scrittrice produttiva.''

No, non è vero, non esiste alcun detto, l'ho inventato io. :-) Ma giuro che funziona!

A tale proposito voglio ringraziare tutte le anime pie che hanno recensito il precedente capitolo e ringrazio anche chi continua a recensire le storie ferme da un po'.

Qualche tempo fa annunciai di voler terminare '' Entelechia '' e posso assicurarvi che una volta terminata questa storia lo farò immediatamente. '' Kitchen '' conto di riprenderla, ma non so darvi una data precisa. Tutto dipende dall'ispirazione e dal tempo che riesco a dedicare alle storie – come sempre poco. Il nuovo capitolo di '' Mr Brightside '', invece, conto di pubblicarlo la settimana prossima perché è già a buon punto.

Perdonate il papiro, ma penso sia doveroso da parte mia aggiornarvi sugli sviluppi.

Vi abbraccio con affetto e vi auguro Buona Lettura.




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Atto V


'' Sono la carriera procreativa prematuramente compromessa di Sasuke ''




Quando Sakura tornò nel suo appartamento, lo trovò inaspettatamente vuoto.

Sasori forse era uscito? O peggio… aveva anticipato la sua partenza?

Ebbe come la sensazione di sentire il vuoto sotto i suoi piedi e iniziò a vagliare varie ipotesi, tutte tendenzialmente catastrofiche.

Valutò anche che dare a Sasuke la notizia sarebbe stato alquanto spiacevole, molto spiacevole… ter.ri.bil.men.te spiacevole: Sasuke aveva la tendenza a reagire in un modo alquanto spropositato e infantile quando i suoi piani rischiavano di fallire o, peggio, di rivelarsi assolutamente inattuabili.

Sakura corse al piano di sopra, sperando di trovare Sasori ancora dormiente nel suo letto – cosa che avrebbe spiegato il silenzio tombale. Il letto era sfatto e di lui neanche l'ombra.

Si precipitò quindi nel bagno augurandosi di vederlo comparire in una nube di vapore acqueo – ' possibilmente nudo ' aggiunse la sua vocina interiore – e rimase doppiamente delusa nell'osservare un paio di tristi asciugami, che di sexy avevano ben poco, appallottolati ai piedi della vasca.

Ritornò al pian terreno, con il cuore in gola e una gran voglia di mettersi a urlare: come aveva fatto ad essere così ingenua? Sasuke l'avrebbe insultata fino a farla sentire un piccolo e inutile insetto – nulla di insolito tranne che per il fatto che questa volta non avrebbe potuto dargli torto.

Ma proprio nel preciso istante in cui la sua mano si era posata sulla maniglia della porta d'ingresso, aveva notato qualcosa di strano, di nuovo, che era certa di non aver visto quella mattina prima di uscire, quando in preda alla crisi di panico da '' strage imminente '' si era diretta in cucina e aveva preso dal frigo il cartone del latte, buttando giù l'intero contenuto come se non ci fosse stato un domani. Sullo sportello del freezer era affisso un foglio di carta bianco che aveva tutta l'aria di essere un biglietto lasciato da un premuroso fidanzato.

Si avvicinò con cautela, tentando di non cadere nell'illusione che si trattasse proprio di quello – e che la sua vita non fosse destinata a finire per mano di Sasuke Uchiha – e quando vi si ritrovò davanti, chiuse per un attimo gli occhi e… pregò.

Pregò tutti i Kami che Sasori fosse andato a comprare il latte, o che quantomeno le avesse lasciato un indizio, un nome, che le consentisse di trovare lui e il loro – ehm – il suo complice.

'' Ho una riunione con l'Akatsuki, ci vediamo stasera. Non fare tardi. Ti amo. P.s. è finito il latte ''

Sakura ringraziò tutti i Kami, conosciuti e non, e si pentì quasi di aver promesso di mantenere intatta la sua verginità fino ai ventuno anni in cambio del loro aiuto – chissà poi perché proprio fino ai ventuno.

Dal biglietto si evincevano chiaramente due cose: a) si era accorto che il latte era finito; b) il piano di Sasuke non era ancora fallito.

Tuttavia, quello su cui si era focalizzata maggiormente l'attenzione di Sakura non era stato il fatto di aver lasciato Sasori senza il suo latte, né la possibilità ancora concreta di sventare la distruzione di Konoha, bensì erano state le due paroline prima del '' P.s.'' e dopo il '' Non fare tardi '' che chiarivano in modo inequivocabile un aspetto che fino a quel momento lei aveva trascurato: Sasori l'amava. Non riusciva a capire come questo potesse essere possibile ma lui l'amava e – cosa ancora più grave – non era così stupido o orgoglioso da nasconderlo. Lui addirittura lo scriveva – robe da matti! prima del '' P.s.'' e dopo il '' non fare tardi '', facendolo sembrare persino una cosa normale.

Abituata a rincorrere l'amore non era affatto preparata a una simile evenienza. È abbastanza facile immaginare, quindi, in quale stato confusionale vertesse in quel momento.

Tutte le sue convinzioni erano andate in frantumi: l'amore non doveva per forza essere complicato, sofferto, non andava rincorso, e per dimostrarlo non erano necessari tentati omicidi, fiumi di lacrime, umilianti dichiarazioni al chiaro di luna e colpi alla nuca. L'amore poteva essere anche semplice, spontaneo, incondizionato. Quindi il suo amore per Sasuke poteva dirsi sbagliato, insano?

Scosse la testa con impeto per allontanare dalla sua mente quell'ultimo pensiero: lei aveva sempre amato Sasuke, su questo non aveva mai avuto dubbi; lo aveva amato sin dalla prima volta in cui lo aveva visto e anche adesso, malgrado tutto, continuava a provare per lui il medesimo sentimento.

Accartocciò il foglietto e lo gettò nella spazzatura, esorcizzando quell'attimo di umana e femminile debolezza che l'aveva condotta a provare affetto e tenerezza verso quello che a tutti gli effetti doveva considerare come un suo nemico – chissà perché ma con Sasuke non era riuscita a fare lo stesso.

Tornò di sopra, in camera da letto, e iniziò a esaminare i vestiti appesi nell'armadio. Storse il naso costatando di non avere una grandissima scelta – anche in quella realtà, evidentemente, non si dava spesso allo shopping folle – e prelevò gli abiti che ritenne un po' più consoni per la sua prima cena a casa Uchiha.

Si spogliò, rimanendo in biancheria intima, decisa a fare prima una doccia rinfrescante, quando ebbe come la sensazione di essere osservata.

Si voltò di scatto, incurante del fatto che fosse mezza nuda, ritrovandosi davanti… Sasuke Uchiha, nukenin, omicida, e adesso... anche guardone.

« S-Sasuke-kun?! » balbettò, con l'occhio sinistro colpito da un tremolio molto poco rassicurante: pressione arteriosa alta, tachicardia… tutti i sintomi di un infarto.

Sasuke era appollaiato sul balcone della sua finestra come un uccello rapace. Aveva persino lo sguardo di un uccello rapace: penetrante, inquisitorio… da psicopatico – la qual cosa non la stupì affatto essendo a conoscenza della moltitudine di turbe mentali da cui era affetto l'Uchiha. Tuttavia non riusciva proprio a spiegarsi cosa ci potesse fare lì, quale parte del suo cervello si fosse inceppata questa volta per spingerlo a presentarsi a casa sua con il rischio di incontrare Sasori e mandare a monte tutto il loro piano.

Lo osservò meglio, rinunciando a ottenere una risposta da lui, e notò che il suo sguardo, quello da psicopatico, era fisso su qualcosa, o meglio su qualcuno… o meglio ancora su qualcosa che apparteneva a qualcuno, e straordinariamente quel qualcosa sembrava appartenere proprio a lei!

Guardò verso il basso e i merletti dei suoi indumenti intimi le ricordarono che non era vestita.

' Oh Kami! '

Indietreggiò di qualche passo e si portò le mani a coprire il seno, rompendo l'incantesimo che aveva soggiogato la mente dell'Uchiha.

Si era trattato di un jutsu molto potente, secondo l'esperienza di Sasuke; un jutsu per il quale erano necessarie alcune doti innate: gambe, fianchi, glutei… e un paio di tette – soprattutto queste ultime. Era rimasto come ipnotizzato quando, dopo aver scostato la tenda, aveva visto riflesso nello specchio il corpo semi-nudo di Sakura.

In passato aveva avuto modo di incontrare donne poco vestite, aveva visto Karin con indosso solo un asciugamano quella volta che si era fermati per una sosta alle terme, ma in quel momento aveva avuto come la sensazione che i suoi occhi non si fossero mai posati su nulla di più delicato, armonioso e allo stesso tempo erotico, e malgrado fosse un vendicatore, un nukenin, e un'altra dozzina di cose che implicavano necessariamente una forma di ascetismo, di distacco dai desideri terreni, aveva scoperto che da qualche parte, più in basso dello stomaco e più in alto delle ginocchia, poteva considerarsi a tutti gli effetti, inequivocabilmente, un normale adolescente – in crisi ormonale, per giunta.

« Sasuke-kun, che cosa ci fai qui? » gli chiese ancora Sakura, assolutamente terrorizzata.

' Già… cosa ci faccio qui? '

Non poteva dirle che era preoccupato per lei – No,no, era fuori discussione.

Quando aveva imboccato la strada di casa, improvvisamente aveva sentito la necessità di appurare che fosse tutto apposto, che il loro – il suo – piano filasse liscio e si era precipitato a casa della ragazza. Una volta lì, aveva trovato un buon punto di osservazione dal quale avrebbe potuto facilmente intervenire qualora ce ne fosse stato il bisogno. Dopo alcuni minuti, tuttavia, non notando alcun ché, si era innervosito e aveva deciso di avvicinarsi un altro po'. Aveva scorto la finestra della camera di Sakura aperta e con un salto aveva raggiunto il balcone dove era poi rimasto nascosto fino a che non aveva intravisto Sakura, apparentemente sola.

In ogni caso, Sakura era in attesa di una risposta e lui era troppo scosso per dargliene una plausibile. Che situazione imbarazzante!

Sasuke, grazie a un inatteso lampo di genialità, si ricordò che in situazioni come quelle il suo ego optasse per un attacco diretto ai danni del suo interlocutore, volto a demolire la sua autostima e renderlo succube – con Sakura poi gli era sempre risultato molto facile – e quindi... attaccò.

« Avevo dimenticato di dirti di non cadere vittima delle emozioni, dati i precedenti » e per precedenti intendeva il suo fallimentare tentativo di ucciderlo.

Sakura si chiuse nelle spalle: aveva ancora una così scarsa concezione di lei?

In fondo però non poteva negare che per un momento ciò che Sasori aveva scritto sul bigliettino non l'avesse turbata e si ritrovò, anche se controvoglia, a dover dare ragione a Sasuke e al suo stramaledettissimo intuito.

« Non preoccuparti. Questa volta non fallirò.» dichiarò, tentando di mostrare decisione, risolutezza, anche se il fatto di essere in biancheria intima non aiutava in quanto a credibilità.

« Lo spero bene »

« È tutto? Perché io, sai, avevo intenzione di fare una doccia… » tentò di spiegargli la ragazza che, stranamente, non vedeva l'ora che se ne andasse.

« Quel tizio dov'è? » le domandò Sasuke, mentre scendeva dal davanzale e si intrufolava dentro casa, ignorando completamente quello che aveva appena detto.

« Quel tizio ha un nome! » esclamò lei, risentita, rendendosi subito conto dell'enorme errore che aveva fatto: Sasuke non aveva appena messo in dubbio le sue capacità?

'Idiota' si disse, beccandosi un'occhiataccia, più che meritata, dal suo interlocutore.

« Ti ricordo che quel tizio vuole radere al suolo il tuo amato Villaggio. »

« Già. » convenne Sakura, accartocciandosi su se stessa un po' per la vergogna, un po' perché dalla finestra arrivava un'arietta abbastanza gelida e lei era ancora in lingerie – un dettaglio trascurabile.

« Comunque… » riprese a parlare più per orgoglio che per voglia – perché le conversazioni con Sasuke dovevano essere sempre così complicate? « Aveva una riunione con l'Akatsuki » mormorò a testa bassa, rispondendo finalmente alla sua domanda.

« Io do uno sguardo in giro, forse ha lasciato degli indizi. » le comunicò, uscendo dalla camera per dirigersi di sotto, ignorandola – di nuovo.

' Oh, ma fa pure come se fossi a casa tua, Sasuke-kun! Ma prego! ' ringhiò Sakura dentro di sé.

« Zotico » aggiunse sottovoce prima di chiudersi a doppia mandata nel bagno, non sentendosi assolutamente in dovere di fare gli onori di casa.

Sasuke scese lentamente le scale, analizzando ogni singola screpolatura del muro o scheggiatura del parquet. Da quello che ne sapeva, Sasori doveva essere un ninja scaltro, quindi se mai avesse lasciato degli indizi sicuramente sarebbe stato molto arduo trovarli.

Si fermò dinanzi alle foto che ritraevano i suoi genitori e quelli di Sakura. Era assurdo pensare che suo padre li avesse traditi – e che Sakura lo avesse lasciato tramortito su una panchina lo era ancora di più, se possibile. Chissà perché in quella dimensione la sua vita e quella di Sakura erano state invertite.

Proseguì lungo il corridoio arrivando al salotto dove all'apparenza sembrava tutto in ordine: era arredato in modo essenziale, sul tavolino di fronte al divano erano impilati dei fogli che sembravano a occhio e croce dei semplici rapporti delle missioni effettuate… insomma, nulla di sospetto.

' È furbo il tizio ' constatò Sasuke, un po' contrariato.

Continuò a vagare per la casa, aprendo cassetti, staccando quadri, ritrovandosi infine di fronte al secchio della spazzatura con un dilemma da risolvere in fretta: frugare o non frugare all'interno di quel secchio?

L'idea non lo allettava particolarmente essendo di natura schizzinoso, ma secondo il suo infallibile istinto, non avendo trovato nulla in casa se non un prolifico allevamento di acari della polvere, quel recipiente di materiale putrescente avrebbe potuto contenere qualcosa di importante, risolutivo.

In quell'occasione apprese che il suo infallibile istinto altro non fosse che una leggenda metropolitana: per quanto il patrimonio genetico fosse lo stesso, il genio era Itachi, non lui.

Scostando con la punta delle dita un cartone di latte, aveva trovato un foglietto accartocciato e il suo io interiore aveva gioito, immaginando che si trattasse di una mappa, o di un messaggio cifrato, o ancora meglio di una lettera del complice.

Il suo viso si tirò in una smorfia di profondo disgusto, inducendo il sopracciglio destro a incurvarsi come il flettente di un arco, teso e pronto a scoccare una freccia – e lui sapeva con certezza contro chi avrebbe voluto scoccarla – la bocca si socchiuse spontaneamente buttando fuori quel poco di fiato che gli era rimasto nella gabbia toracica e l'istinto di attivare l'amaterasu e dare fuoco al foglio e a tutta la casa divenne quasi incontrollabile.

« Tsk. » sibilò, scoprendo che per esprimere il suo sdegno non fosse necessario respirare – un'altra abilità innata, che fortuna!

Ma che razza di mammoletta era quel Sasori? Quale uomo avrebbe mai scritto una simile scempiaggine?

Non lui di certo, perché lui era un nukenin, un vendicatore e almeno un'altra dozzina di cose che non contemplavano affatto la possibilità di esprimere con serenità e senza vergogna i suoi sentimenti. Se anche si fosse innamorato di qualcuno – cosa alquanto improbabile – mai e poi mai sarebbe potuto cadere così in basso.

Realizzò, tuttavia, che quel foglietto in fondo rappresentasse – con molta, ma molta, fantasia – una prova. Non quella che si era aspettato di trovare – no, affatto – ma era riuscita quantomeno a chiarire la strana affermazione fatta da Sakura poco prima, quando lo aveva rimproverato di aver apostrofato Sasori come ''quel tizio''.

Sasuke scosse la testa e sbuffò. Avrebbe dovuto aspettarselo: Sakura era sempre stata una romanticona e leggere quelle parole doveva aver suscitato in lei una sorta di simpatia verso Sasori – averle raccomandato di avere ben chiaro lo scopo della loro missione non era stato sbagliato dopotutto. No, non la riteneva così ingenua – o forse sì, ma non è questo il punto. Piuttosto era in parte scioccato dal fatto che ' quel tizio' provasse davvero qualcosa per lei come sosteneva suo fratello – che non sbagliava mai, dannazione! - e in parte preoccupato per la possibilità – abbastanza concreta – che Sakura potesse tirarsi indietro all'ultimo minuto o farsi scoprire, mandando in aria il suo non più infallibile piano.

Doveva evitarlo a tutti i costi! Non poteva permettere che Sasori distruggesse il Villaggio.

Accartocciò di nuovo il foglio e si sentì quasi sollevato. In tutto questo, infatti, non aveva dato molto ascolto al suo stomaco dove sembrava essersi aperta una voragine cagionata da un sentimento che faceva fatica a riconoscere, avendolo provato molti anni prima, ai tempi del Team 7, quando le cose sembravano essere più semplici.

All'epoca Naruto tentava sempre di mettersi in mostra, suscitando da parte sua un profondo sdegno che credeva dipendesse dalla rivalità che c'era tra loro. Inconsciamente era geloso – marcio.

Certo, dimostrare di essere migliore di Naruto era diventata una specie di ragione di vita – dopo la vendetta, ovviamente – ma percepiva un piacevole senso di benessere quando l'inettitudine di Sakura lo costringeva ad accorrere in suo aiuto, a frapporsi tra lei e il nemico per proteggerla, mettendo a rischio la sua stessa vita. Ricordava con rabbia lo scontro con Gaara, quando Naruto aveva salvato Sakura e il suo divino deretano Uchiha.

Sakura, in un moto di coraggio, forse dovuto a quel sentimento che diceva di provare per lui – quello che lui non comprendeva, quello che non riusciva a spiegarsi – si era frapposta tra il suo corpo, in preda al segno maledetto, e il monocoda. Gaara l'aveva gentilmente scagliata contro un albero e, per essere sicuro che non desse più fastidio, l'aveva imprigionata con qualche tonnellata di sabbia asfissiante.

A quel punto era arrivato Naruto e come un supereroe aveva proclamato: « Sakura-chan, io ti salverò! »

'' Patetico! ''

In quel momento, tuttavia, troppo impegnato a non morire a causa del segno maledetto, Sasuke aveva ritenuto che l'aperta dichiarazione di guerra da parte dell'Uzumaki potesse quantomeno dargli il tempo di riprendersi e di sistemare le cose a modo suo.

Sbagliato! L'Uzumaki era riuscito a salvare baracca e burattini dimostrando non solo di essere cazzutissimo, ma anche di riuscire a mantenere le promesse fatte – cosa di cui Sasuke avrebbe avuto prova anche in seguito.

Sakura era salva, Gaara sconfitto e così anche l'autostima di Sasuke che in quel preciso istante aveva iniziato a valutare seriamente la proposta ''oscena'' di Orochimaru.

In quell'occasione, tuttavia, tralasciando il fattore ''Naruto è più forte di me'', l'Uchiha, convinto di essere arrivato alla fine dei suoi giorni, aveva inaspettatamente sciolto la sua lingua, di solito affetta da rachitismo, sproloquiando qualcosa del tipo: « Ho già visto morire tutte le persone a cui tenevo, non permetterò che questo accada ancora. » ( rivolto a un incredulo Naruto) e « Prenditi cura di lei. » ( rivolto a un altrettanto incredulo Pakkun)

In entrambe i casi Sakura, essendo svenuta, non aveva avuto l'onore di udire codeste soavi parole. Quando si dice la sfiga!

In compenso Sasuke aveva avuto un illuminazione: Naruto e Sakura rappresentavano un '' legame ''. A dodici anni, dopo aver assistito allo sterminio di tutto il suo Clan, poteva dire di avere di nuovo degli affetti. Quegli stessi affetti che lui con tanta premura, adesso, stava tentando di distruggere in quanto ostacoli per la realizzazione della sua vendetta.

Da affetti, legami… a nemici.

Sakura e Naruto dall'avere un posto nel cuore di Sasuke, ne erano stati buttati fuori a calci nel culo. E tutto questo solo perché a livello anagrafico risultavano abitanti di Konoha?

No di certo.

Sicuramente il fatto di essere nati e cresciuti in quel covo di traditori non deponeva a loro favore, ma il reale timore di Sasuke risiedeva nel potere che quei due avevano sempre esercitato – inconsapevolmente – sulla sua anima – o su quello che ne restava. Per fortuna era sempre stato bravo a dissimulare i veri sentimenti che provava per loro perché se poco poco avessero anche solo subdorato di contare qualcosa, avessero preso coscienza del suddetto potere, probabilmente sarebbero riusciti davvero a fermarlo, a convincerlo che ci potesse essere un altro modo per ottenere giustizia che non contemplasse stermini ed esecuzioni di condanne a morte nella piazza principale del Villaggio.

In tal modo aveva sancito che uccidendoli avrebbe risolto il problema alla base. Niente di più semplice.

Era controverso? Sì, lo era... e molto anche.

Guardando quel bigliettino di carta rattrappito, di nuovo al suo legittimo posto – ovvero nell'immondizia – Sasuke ebbe modo di ricordare questi sentimenti sopiti, valutando anche l'ipotesi che, sussistendo adesso delle condizioni completamente diverse (come la sua famiglia di nuovo in vita), probabilmente avrebbe potuto coltivare con serenità quei legami e perché nomagari… dare una possibilità a Sakura. Forse non sarebbe stato poi così fastidioso – in extrema ratio avrebbe potuto sempre farla fuori e farlo sembrare un incidente.

Udì la chiave del bagno girare nella serratura e preso da un'incomprensibile ansia decise che fosse giunto per lui il momento di filarsela: dopo quello che il suo cervello aveva elaborato negli ultimi minuti non era certo di riuscire a sostenere una conversazione con Sakura. Aveva bisogno di capire se quelle strane idee che sembravano aver aperto un varco nel suo granitico emisfero destro – quello delle emozioni – dipendessero dall'aver visto Sakura mezza nuda, dal bigliettino lasciato dal tizio, o da un cambiamento che gradualmente stava avvenendo dentro di lui.




● ♦ ●



Quando Sakura uscì dalla doccia, Sasuke era ormai lontano. Aveva provato a chiamarlo un paio di volte non ottenendo risposta. Non che se l'aspettasse… conoscendo Sasuke sarebbe potuto rimanere nascosto dentro casa sua in assoluto silenzio senza che lei potesse accorgersene.

Si mise a sedere sul letto e guardò i vestiti che aveva scelto per la cena a casa dell'Uchiha, riflettendo con amarezza sul fatto che se anche avesse indossato il vestito più bello di Konoha, lui non se ne sarebbe accorto.

In realtà sembrava non essersi neanche accorto che lei fosse nuda, tranne all'inizio quando aveva avuto l'impressione che si fosse come incantato al cospetto delle sue tette che, per quanto inesistenti, erano in perfetta armonia con il resto del suo corpo – magra consolazione. Possibile che proprio non trovasse nulla di bello in lei? Si era persino premurato di ricordarle quanto fosse emotivamente instabile e quanto questo incidesse sulle sue capacità decisionali e di azione. Sasuke non poteva capire cosa lei avesse provato quel giorno, quale conflitto interiore si fosse scatenato nell'attimo in cui si erano ritrovati faccia a faccia, e la delusione nell'apprendere di non essere assolutamente in grado di ucciderlo. Eppure solo pochi minuti prima aveva sentito di potercela fare, convinta che sarebbe riuscita a sopportare che lui morisse solo se fosse stata lei a ucciderlo. Che illusa!

Sasuke l'aveva derisa e umiliata, aveva tentato di ucciderla e ci sarebbe riuscito se Naruto non fosse intervenuto, tuttavia per quanto rancore potesse serbargli, per quanto deprecasse la sua condotta, non riusciva a smettere di amarlo e di sperare che, un giorno, riuscisse a sollevarlo dal suo dolore, a salvarlo dalle tenebre.

Prese a caso uno dei vestiti e si diresse verso lo specchio. Alzò lo sguardo verso la superficie riflettente e riconobbe Sasuke alle sue spalle.

Ci mise un po' a razionalizzare cosa avesse in mano e quanto quella camicia aperta sul davanti che lasciava intravedere una t-shirt blu attillata fosse estremamente sexy.

'' Come ha fatto a cambiarsi così in fretta? '' si chiese, assottigliando lo sguardo con fare sospetto.

Lei non aveva avuto ancora modo di sciogliere il nodo al suo accappatoio e lui era già bello, vestito e profumato – doveva trattarsi di un'altra tecnica segreta del Clan Uchiha.

Ma la cosa davvero stupefacente non era il suo aspetto, bensì quello che stringeva nella sua mano destra.

Sakura strabuzzò gli occhi e sbatté le palpebre ripetutamente, mentre la sua mascella gradualmente aveva un prolasso e i suoi sensi… un inevitabile collasso.

Non capendo bene come, riuscì a voltarsi e a dirigersi verso di lui che bello come il sole l'attendeva sorridente – cosa che di per sé avrebbe dovuto insospettirla – sul balconcino della sua camera da letto con uno sguardo che sembrava… che sembrava… dolce? - altra cosa che in una persona emotivamente stabile avrebbe suscitato qualche perplessità, ma NON. A. LEI… NON. A. LEI che aveva aspettato quel momento da tutta la vita e che voleva goderselo fino in fondo perché sì, cazzo, se lo meritava.

Per sicurezza nel breve tragitto si raccomandò ai Kami, promettendo di non toccare mai più un dolce in vita sua a patto che dimenticassero quel piccolo voto di castità fatto quella stessa mattina: dire a Sasuke di aspettare il compimento del suo ventunesimo anno lo avrebbe sicuramente contrariato.

« Ciao, Sakura. » la salutò lui con una voce morbida, vellutata, capace di far resuscitare una carogna in rigor mortis da giorni.

« C-ciao, Sasuke-kun. Ma tu prima non eri… »

« Lasciami spiegare. » la interruppe lui, porgendole la rosa rossa che aveva tra le mani. E Sakura pensò che non ci fosse alcuna ragione al mondo per non consentirgli di parlare – una volta tanto che aveva voglia di farlo – e cercò, nel contempo, di ricordarsi se avesse in casa della lacca per rallentare il processo degenerativo della rosa fino a quando non avesse scoperto una tecnica per mantenerla viva per sempre.

« So che ci sono stati dei diverbi tra di noi… »

'' L'aver tentato di trafiggermi prima con un chidori e poi di sgozzarmi non lo chiamerei un diverbio. '' osservò quell'infinitesimale parte del cervello di Sakura che non era andato ancora in pappa.

'' Shhh! '' le rispose la restante parte, spegnendola come lo stoppino di una candela: con due sole dita.

« Ma voglio che tu sappia una cosa... » continuò l'Uchiha mentre le loro mani si sfioravano sullo stelo della rosa e il cuore di Sakura effettuava un triplo salto mortale rovesciato con avvitamento « Io ci sarò sempre per te. » concluse, sorridente e bellissimo. E Sakura poté giurare di aver visto alle sue spalle un fascio di luce che aveva reso la sua immagine al pari di un'apparizione mistica.

Un Dio, ecco cos'era. Sasuke era un Dio… ma in fondo questo, Sakura, lo aveva sempre saputo.

L'Haruno si sciolse come un gelato sotto il sole cocente del deserto di Suna, esclamando con tutto l'amore che aveva in corpo un: « Oh, Sasuke-kun! » a cui la parte del suo cervello, quella sana, quella che non si era spenta malgrado tutto, aveva risposto '' Ma stiamo scherzando? Non vorrai davvero credergli!? '' prontamente zittita, e questa volta in modo definitivo, da una nuova forza... prorompente e devastante: l'ormone.

« Che ne diresti di uscire con me? » le chiese, quindi, Sasuke.

Sakura fece finta di riflettere per un secondo, cercando di occultare ciò che stava accadendo dentro di sé... e cioè questo:


'' Vai, Sakura, è fatta! Shannaroo!

Adesso aspetti qualche secondo

e poi gli rispondi,

ma cerca di non sembrare troppo

contenta o gli farai capire che non

aspettavi altro ''



'' Smettila di fare la bambina!

I consigli della maialina ti hanno rincitrullita.

Rispondi subito di sì prima che ci ripensi ''



'' Svegliati, Sakura!

Ti sta solo prendendo in giro. ''



'' È affetto dalla sindrome del Pene Erectus.

Evidentemente le mie tette hanno fatto colpo. ''



'' È geloso marcio di Sasori.

Poverino, ha paura di perdermi.''


'' Rispondi! ''


'' Rispondi! ''



'' Rispondi! ''




Le personalità multiple di Sakura si fronteggiarono in una battaglia all'ultimo verbo di fronte a un ignaro Sasuke che sostava impalato in attesa di una risposta.

Dopo cinque minuti di risolini da oca giuliva e sospiri, rossa come un pomodoro sfatto, Sakura si decise a parlare.

« Penso che si possa fare. » gli rispose, gongolante come una bambina davanti a un barattolo di cioccolata, mentre nelle sue orecchie rimbombava chiaramente il suono prodotto dal face palm all'unisono delle sue personalità multiple che preferirono un decoroso silenzio stampa all'inevitabile valanga di insulti che avrebbe meritato.

« Ah! Bene. » Sasuke sembrò quasi sollevato e questa cosa, se possibile, galvanizzò ancora di più l'Haruno. « Ti ci vuole molto? Passo più tardi a prenderti? »

« NO! » sbottò la ragazza, terrorizzata all'idea che lui potesse andarsene e ripensarci « Ci metto proprio un secondo. Aspettami qui. » aggiunse, prima di voltarsi per rientrare in casa.

Dopo il primo passo però, qualcosa, forse un neurone sopravvissuto, le fece tornare alla mente un piccolissimo particolare.

« Ma non dovevamo cenare con i tuoi genitori? » gli domandò, temendo che quello slancio affettivo nei suoi confronti potesse provocare il primo caso diplomatico tra lei e i suoi futuri suoceri.

« Tranquilla. Li ho avvertiti io. » le rispose, facendole l'occhiolino.

Sakura fu costretta ad aggrapparsi al finestrone della sua camera per non cadere per terra come un frutto maturo e con le gambe molli, il cuore a mille, e una gran voglia di piangere, andò a vestirsi con la consapevolezza che, senza alcun dubbio, quello fosse il più bel giorno della sua vita.



● ♦ ●





« Sasuke, che ci fai qui? »

L'Uchiha corrugò la fronte e lanciò alla madre uno sguardo interrogativo.

« Sakura viene a cena da noi questa sera, no? » azzardò, non tanto convinto: sua madre sembrava quasi stupita di vederlo. Che avesse capito male?

« Benedetti ragazzi! Mi farete impazzire! » esclamò la donna, correndo in cucina.

Sasuke poté quasi giurare di averla vista attivare lo sharingan prima di scomparire, ma dopo quello che era accaduto a casa di Sakura aveva quasi rinunciato a comprendere l'universo femminile e lasciò correre.

Itachi era seduto sul gradino dell'engawa e, come la madre, appena vide il fratello, sembrò abbastanza sorpreso.

« Potrei sapere cosa vi prende? » chiese allora Sasuke, che iniziava a sospettare che fosse successo qualcosa di cui non era stato messo a conoscenza.

« Nulla. È solo che non mi aspettavo di vederti qui. Pensavo che questa sera saresti uscito da solo con Sakura. » gli rispose Itachi, serafico « Avete litigato di nuovo? » aggiunse, con un tono che a Sasuke non piacque a fatto: punto primo, da che lui avesse memoria non riusciva proprio a ricordare una volta in cui avesse litigato con Sakura – con Naruto sì, almeno un centinaio di volte – ma con Sakura mai; punto secondo, non era assolutamente possibile che un eventuale screzio con Sakura Haruno potesse sconvolgerlo a tal punto da far preoccupare la sua intera famiglia. Forse il Sasuke a cui erano abituati lasciava che quella donna lo dominasse, ma il vero Sasuke, lui, sapeva come tenerla a bada.

« No. Non preoccuparti. » tagliò corto, prima che a Itachi venisse il desiderio di rifilargli un'altra paternale su come comportarsi con la pericolosissima nukenin – al solo pensiero a stento riusciva a trattenersi dal ridere.

Il campanello della porta d'ingresso prese a suonare, interrompendo la brillante conversazione.

Sasuke, sbuffando, si accinse a fare gli onori di casa e sperò vivamente che Sakura avesse una minima idea di come comportarsi al cospetto di un antico Clan del Villaggio della Foglia al completo perché non aveva alcuna voglia di ritrovarsi per l'ennesima volta in quella giornata in una situazione imbarazzante.

Quando aprì la porta, tuttavia, ebbe all'istante la certezza che quella sarebbe stata la serata più lunga di tutta la sua vita.

« Hai intenzione di rimanere imbambolato sulla porta o pensi di farmi entrare? » lo aggredì la ragazza.

' Che strano… ' pensò Sasuke. Sul letto di Sakura gli era parso di vedere un paio di vestiti per così dire… civili, come mai alla fine aveva optato per la sua classica tuta? Ma soprattutto da quando osava rivolgersi a lui con quel tono?

Sasuke si fece da parte, non prima però di averla fulminata con lo sguardo e le fece strada fino al soggiorno.

Mikoto le era andata subito incontro, come quella mattina, e l'aveva abbracciata. Sakura si era irrigidita, non per l'imbarazzo, e Sasuke aveva colto a pieno quella piccola sfumatura.

« Aspettiamo Fugaku che dovrebbe essere qui a momenti e poi ceniamo. » comunicò la donna « Sono anche un po' in ritardo con la preparazione della zuppa di gamberetti. Mi ha detto Sasuke che ti piace molto. » aggiunse con un tono amorevole.

« Io detesto la zuppa di gamberetti. » borbottò la ragazza, lasciando la donna a bocca aperta.

Il desiderio di uccidere Sakura lì sul posto e imbrattare tutta la sala del suo sangue era pari solo a quello di sparire: non aveva alcun dubbio sul fatto che questa volta sua madre avesse attivato lo sharingan e che quello sguardo truce fosse rivolto a lui e solo a lui.

« Oh! Non importa, neanche io ne vado matta. Preparerò qualcos'altro. » dichiarò Mikoto prima di scomparire di nuovo in cucina.

Sasuke colse l'occasione per lanciarsi verso Sakura, afferrare il suo braccio con forza e trascinarla fuori in giardino.

« Sei per caso impazzita? » ringhiò l'Uchiha sotto voce « Ti sembra questo il modo di comportarti? » continuò, tenendo a bada per miracolo l'irrefrenabile voglia di scavare una buca e buttarcela dentro.

« Lasciami immediatamente! » esclamò la ragazza, con un tono di voce fermo e minaccioso.

Sasuke non riuscì a spiegarsi bene cosa lo avesse spinto a farlo, ma la lasciò.

« Non mi piace la zuppa di gamberetti » lo informò poi, massaggiandosi il braccio « E non devo farmela piacere solo per accontentare Mikoto. »

' Mikoto? '

« La Signora Uchiha vorrai dire » la corresse Sasuke.

Sakura scoppiò in una sonora risata, un po' da psicopatica a dirla tutta – e lui essendo un esperto in materia iniziò seriamente a preoccuparsi.

« Il Signor Fugaku e la Signora Mikoto, ma certo! » lo canzonò lei « E tu saresti il Signorino Sasuke? » aggiunse, continuando a ridere sguaiatamente.

' Ma che sta succedendo? '

« Voi Uchiha dovreste smetterla di sentirvi superiori agli altri sempre e comunque. » dichiarò, tornata improvvisamente seria, e nelle sue parole Sasuke poté riconoscere una nota di chiaro disprezzo che non gli garbò affatto.

« Non hai il diritto di parlare della mia famiglia in questo modo, tu non sai niente di noi! » mormorò Sasuke tra i denti, dopo essersi avvicinato al suo viso così tanto da riuscire a sentire il suo respiro affannato, stupendosi del fatto che lei non si fosse spostata di un centimetro malgrado l'evidente atteggiamento ostile che lui aveva mostrato.

« So molto più di quanto pensi »

« Cosa succede qui? » li interruppe Itachi.

I due continuarono a fissarsi in cagnesco, l'uno intenzionato a sostenere lo sguardo dell'altra e a continuare la loro diatriba verbale su un altro livello, più sottile, più efficace.

« Il Signorino Itachi… » biascicò, sarcastica, la ragazza.

« Signorino? » chiese il maggiore degli Uchiha, alzando un sopracciglio « Cos'è questa storia? »

« Niente di che. Sasuke è più stupido del solito, evidentemente la botta in testa ha avuto delle ripercussioni più gravi del previsto »

' Botta in testa? '

Che Sakura si riferisse a '' quella botta in testa '' ?

No, non era possibile. Sakura non poteva in alcun modo essere al corrente di quella storia, a meno che qualcuno del Villaggio non gliela avesse raccontata.

« Ti trovo bene » constatò l'Uchiha maggiore.

« Anche tu sei in forma » ribatté la ragazza, dimostrando di avere con lui un rapporto confidenziale, amichevole.

Un'altra cosa abbastanza strana: Sakura non aveva mai conosciuto Itachi, o perlomeno non lo aveva conosciuto nelle vesti dell'amorevole fratello che era stato.

« Ragazzi! » li chiamò Mikoto « Vostro padre è arrivato, possiamo accomodarci a tavola. »

« Tsk. » sibilò Sakura.

Sasuke la guardò attentamente mentre attraversava il giardino al fianco di Itachi e nella sua mente si palesarono due ipotesi, una peggiore dell'altra: o Sakura aveva preso troppo sul serio il suo ruolo per non destare sospetti o quella lì non era Sakura. In entrambe i casi le probabilità che lui decidesse di ucciderla erano altissime.



« Allora com'è andata la missione? »

Itachi ruppe il silenzio di tomba che regnava nella sala da pranzo da quando si erano seduti tutti intorno al tavolo per consumare le squisite pietanze preparate da Mikoto in tempo record – con la complicità dello sharingan che non solo era un'ottima arma per incutere timore nei figli, ma risultava molto utile anche in altri ambiti della vita quotidiana come controllare la cottura di una torta o assicurarsi che quella macchia insidiosa fosse scomparsa dalla maglietta preferita di suo marito.

« Non ricordo molto » ammise Sakura, masticando del riso in bianco.

« Il rapporto non lo avete ancora stilato, vero? » chiese Fugaku, autoritario come sempre.

« No, sono stata troppo impegnata a farmi passare il mal di testa » gli rispose a tono la ragazza, inforcando dell'altro riso dalla ciotola. La stessa ciotola in cui Sasuke avrebbe tanto voluto soffocarla.

« Non c'è fretta, lo farai domani, oppure lo farà Sasuke » dichiarò Fugaku, mostrando un'accondiscendenza che non aveva mai avuto nei confronti dei suoi figli.

Sasuke, che fino a quel momento non aveva toccato cibo, troppo preoccupato dalla piega che stavano prendendo le cose, continuava a studiare la sua compagna di Team, i suoi gesti, il suo modo di parlare, le sue labbra, i suoi lineamenti, le sue... In tutto e per tutto sembrava Sakura, non c'erano dubbi su quello, ma allora perché si stava comportando in quel modo? La sua già precaria condizione psichica stava degenerando irrimediabilmente, lo sentiva, e se non fosse riuscito a venire a capo di quell'enigma sarebbe uscito pazzo – di nuovo e in modo irreversibile.

« E così Naruto vi ha trovati svenuti in una radura… » indagò divertito Itachi.

« A quanto pare » replicò lei svogliatamente.

« Non ricordate nulla di quello che è successo? » incalzò Fugaku, volgendo uno sguardo interrogativo al figlio che continuava con ostinazione a stare in silenzio. Ovviamente il padre aveva interpretato questo suo atteggiamento come una forma di pigrizia e non come una saggia decisione dovuta alla necessità di reperire il maggior numero di informazioni possibili con le quali giungere a delle conclusioni concrete.

« Ricordo solo che stavamo combattendo con alcuni ninja che non siamo riusciti a identificare e che Naruto non era con noi » raccontò la ragazza « Stranamente » aggiunse, lanciando un'occhiataccia a Sasuke.

« Il vostro Team aveva ricevuto un incarico semplice, cosa pensi sia andato storto? » le domandò, quindi, Fugaku, incrociando le braccia davanti al petto.

« Se Sasuke non avesse chiesto a Naruto di lasciarci soli probabilmente non sarebbe accaduto niente di tutto questo. » argomentò Sakura proprio nel preciso momento in cui Sasuke aveva deciso di mettere sotto i denti qualcosa, causandogli un principio di soffocamento.

« Capisco. Quindi la colpa è di Sasuke » concluse l'Hokage.

« Poco importa » sospirò l'Haruno « Da domani non avrò più di questi problemi. »

' Di cosa sta parlando? ' si chiese Sasuke, aguzzando la vista, l'udito e qualsiasi altro senso a sua disposizione.

« Desideravo parlarti proprio di questo, Sakura » intervenne Fugaku, schiarendo subito dopo la voce. « Credo che il Villaggio della Foglia abbia ancora bisogno dei tuoi servigi.»

« Il Consiglio sarebbe disposto a dimenticare il tuo passato turbolento se tu accettassi di rimanere ancora qualche anno con la tua squadra. » incalzò Mikoto, andando in aiuto del marito « Potresti sostenere l'esame da jonin ad esempio, oppure potresti seguire i corsi da ninja medico, o anche meglio potresti mettere su famiglia. »

« Famiglia. » ripeté Sakura a bassa voce e Sasuke riconobbe qualcosa di sinistro nel modo in cui aveva pronunciato quella parola.

« È strano che proprio voi mi veniate a parlare di famiglia. » continuò la ragazza e il suo tono adesso appariva distante, freddo « Proprio voi che avete distrutto la mia! »

Itachi posò d'istinto le bacchette sul tavolo, Fugaku fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, mentre Mikoto la guardò con materna comprensione.

« Pensavate davvero di riuscire a nascondere per sempre la verità? »

La domanda di Sakura ovviamente era retorica: Fugaku sapeva ormai da tempo che Sakura fosse a conoscenza di tutto, ma aveva sperato di riuscire ad arginare i danni per quanto possibile.

Sasuke strinse i pugni rivedendo in lei se stesso. Nella voce di Sakura c'era la stessa disperazione, lo stesso odio e gli faceva uno strano effetto, adesso, percepirli. Condivideva a pieno la posizione della ragazza, ma allo stesso tempo sentiva crescere in lui il desiderio di liberarla da tutto quel dolore, di aiutarla… salvarla. La strada che Sakura aveva intrapreso era senza uscita, l'odio si sarebbe impossessato gradualmente di lei cancellando ciò che era stata in passato, rendendola una bestia, un mostro.

' Io sono diventato questo? ' si chiese e non gli ci volle molto per darsi una risposta.

« È stato necessario. » Fugaku prese la parola, conscio che non ci potesse essere nessun altro, oltre lui, capace di spiegare a Sakura come fossero andate le cose.

« Non ho intenzione di ascoltare le tue patetiche scuse! » sputò lei, con risentimento, alzandosi in piedi e dirigendosi verso l'uscita.

« Aspetta, Sakura! » urlò Mikoto « Dove vai? »

« Lontano da voi e da questo Villaggio di parassiti » le rispose prima di andare via sbattendo la porta.

« Bisogna fermarla! » esclamò Mikoto concitatamente « Fugaku, fa' qualcosa! »

« Non possiamo fare più niente » affermò il marito, consapevole del fatto che ormai Sakura avesse scelto la sua strada e che niente e nessuno sarebbe stato in grado di farle cambiare idea.

' Al diavolo! '

Sasuke si alzò di scatto e si lanciò all'inseguimento della ragazza: non aveva ben chiaro il perché, ma sapeva di doverla fermare. Non c'entrava la possibilità che lei distruggesse il Villaggio e lo rendesse di nuovo orfano – a patto che fosse sopravvissuto – c'era una motivazione più profonda che probabilmente aveva a che fare con quella parte di se stesso che era riaffiorata in quei giorni e che stava combattendo una feroce lotta per sradicare tutto l'odio che dimorava dentro di lui.

Attivò lo sharingan e prese a volare sui tetti di Konoha per avere una visuale più ampia.

La rintracciò facilmente: dopotutto si trattava pur sempre Sakura, quale altro posto avrebbe potuto scegliere se non quello.

Solo quando vide quella panchina e la ragazza che vi era seduta sopra realizzò di non essersi ancora posto il quesito più importante e il sangue gli si ghiacciò nelle vene: dov'era la vera Sakura?



● ♦ ●





« Che cosa le hai fatto? »

Come da copione l'istinto Uchiha prevalse su una più congeniale strategia diplomatica.

« Che vuoi, Sasuke? » replicò acidamente Sakura.

« Ti ho chiesto cosa le hai fatto! » ringhiò di nuovo Sasuke mentre si avvicinava a lei con fare minaccioso.

« Ho per caso pestato una delle tue amanti? » ipotizzò la ragazza « Oppure ti ha dato di volta il cervello? »

Sasuke rifletté un attimo sulla situazione: le possibilità che quella ragazza, la finta Sakura, fosse tornata a casa e avesse trovato la vera Sakura erano molto alte come le probabilità che l'avesse uccisa e che adesso gli stesse mentendo.

« Ti ho fatto una domanda. » tornò alla carica l'Uchiha, deciso a tirarle fuori la verità anche con la forza se fosse stato necessario.

« E io ti ho risposto che non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando e francamente mi hai stufato. » ribatté lei, alzandosi dalla panchina e dirigendosi verso casa.

« Perché sei venuta qui? » le domandò con la speranza che lei si fermasse: non poteva rischiare che lei tornasse a casa e si incontrasse con Sasori, anche se non era certo che questo non fosse già accaduto.

« Ascolta, Sasuke. »

Il tono della voce di Sakura si era leggermente ammorbidito e Sasuke tirò un sospiro di sollievo – era abbastanza stufo di quel botta a risposta con il suo alter ego con le tette.

« Non ho alcuna intenzione di sorbirmi i tuoi piagnistei oggi. Siamo rimasti privi di sensi per due giorni e l'unica cosa che veramente desidero è poter andare a casa e farmi una doccia. »

« Rispondi alla domanda. » le ordinò Sasuke, costringendola a voltarsi verso di lui. Sasuke, infatti, aveva deciso di utilizzare l'effetto sorpresa: quella Sakura era abituata a una versione di lui priva di polso, pertanto il ritrovarsi di fronte il vero Sasuke Uchiha, il ' full bastard inside ', sicuramente l'avrebbe messa in difficoltà. O almeno lo sperava.

« Sei insopportabilmente noioso, Sasuke. Perché ti ostini a volermi aiutare? Perché non mi lasci in pace? »

« Perché quello che hai intenzione di fare è sbagliato e… » Sasuke tentò di ricordare le parole che suo fratello gli aveva detto quella stessa mattina « quello che otterrai con la vendetta sarà solo altro dolore. »

Sakura sbarrò gli occhi, come stupita dalle parole del ragazzo: abituata a un Sasuke Uchiha versione '' Don Giovanni decerebrato '', quel discorso così profondo, così ragionato, aveva dell'incredibile.

Il ragazzo ghignò soddisfatto, ringraziando mentalmente suo fratello per quella perla di saggezza.

« B-Bhe, non sono affari che ti riguardano in ogni caso. » tagliò corto Sakura, dandogli nuovamente le spalle.

« Non ho ancora finito. » le comunicò con tono autoritario, facendo qualche passo verso di lei fino a ritrovarsi a pochi centimetri dalle sue spalle.

Nel contempo, infatti, la mente di Sasuke, sovreccitata dalla situazione, aveva elaborato un ulteriore piano che consisteva in una '' piccola, innocente, vendetta'' – tanto per non perdere l'allenamento.

« Oh Kami! Ecco che ricomincia! » sospirò Sakura, alzando gli occhi al cielo « Ti rendi conto che siamo nella medesima posizione in cui eravamo la notte che ho abbandonato il Villaggio? » gli chiese, quasi divertita.

' In realtà ero io quello che stava abbandonando il Villaggio e tu quella che cercava di impedirmelo ' avrebbe voluto farle notare l'Uchiha, ma evitò – in fondo erano solo dettagli.

« Ricordi cosa accadde, vero? »

' Sì, mi dicesti che mi amavi con tutto il tuo cuore e io, prima di tramortirti, ti ringraziai per questo.'

« Lo pensavi davvero? » lo pressò la ragazza, con un chiaro obbiettivo in mente.

Perso nel flusso dei ricordi di quella notte di luna piena, Sasuke, infatti, non si accorse della subdola trappola che Sakura stava tessendo ai suoi danni.

« Credo di sì. » le rispose Sasuke, d'istinto.

Seguirono alcuni minuti di silenzio in cui Sasuke cercò di capire come gli fosse venuto in mente di risponderle in quel modo: forse questa volta era stato lui a immedesimarsi troppo nella parte oppure, semplicemente, aveva sperato che Sakura potesse spiegargli come mai quella notte lui avesse vacillato.

« E tu? » le rigirò, quindi, la domanda « Perché mi hai ringraziato? » Francamente, a quattro anni di distanza, non era riuscito lui stesso a comprenderne il significato – figurarsi Sakura, quella vera – e , partendo dal presupposto che lui non sprecava mai il fiato a vuoto, doveva essercene per forza uno.

« Perché… »

Sasuke la vide scomparire all'improvviso per poi percepire il suo respiro sul collo: era alle sue spalle.

' No! Di nuovo no! ' esclamò dentro di sé , dandosi dello stupido per essere caduto nella sua trappola. Aveva perso di vista la regola numero uno del manuale del vendicatore: mai, e poi mai, farsi prendere dalle emozioni.

Sakura caricò il colpo nella mano destra e Sasuke fece appena in tempo a scansarsi.

La ragazza assottigliò gli occhi contrariata dal fallimento del suo piano, non prevedendo che Sasuke avesse già escogitato una maniera per metterla al tappeto. Ok, tramortirla con un colpo alla nuca sarebbe stato il massimo, l'avrebbe ripagata con la stessa moneta, ma si rese conto che fosse necessario qualcosa di più efficace perché la ragazza sembrava abbastanza agguerrita. Trovava questa situazione molto divertente, quasi eccitante: una Sakura più volitiva, risoluta, non gli sarebbe dispiaciuta in fondo.

Si lanciò verso di lei, prendendola alla sprovvista, e dopo averla afferrata all'altezza del bacino con un braccio, la trascinò per qualche metro, sbattendola infine contro il tronco di un albero.

« Ah! » esalò lei, dopo l'impatto, per poi iniziare a ridere di nuovo come una psicopatica.

« Non hai risposto alla mia domanda. » le ripeté Sasuke, sfruttando il fatto che fosse in trappola tra il suo corpo e il tronco dell'albero. Volente o nolente, sarebbe riuscito a strapparle quella dannata risposta.

« Sembri diverso, Sasuke. » notò lei, portando la mano sul viso di lui come per essere sicura che fosse reale « Sei così virile, autoritario… »

Sasuke fu colto da un fremito, sentendo le dita della mano di lei percorrergli la guancia, scendere lungo la linea del mento e poi risalire ancora fino ala tempia, il tutto con una lentezza estenuante.

« È eccitante tutto questo non trovi? » gli sussurrò Sakura a pochi centimetri dalle labbra.

Lo era eccome!

Sasuke, completamente impreparato, abbassò la guardia. Le labbra di Sakura erano così vicine e l'aroma di vaniglia che sprigionavano i suoi capelli era così intenso che si sentì improvvisamente come stordito.

« In fondo potrei accontentarti per una volta » valutò e la sua voce risultò alle orecchie di Sasuke così sensuale da provocargli un altro brivido.

' Cosa mi sta succedendo? ' si chiese, confuso.

Si trattava di nuovo di un jutsu? E questo jutsu poteva essere così potente da far muovere i suoi muscoli – tutti i muscoli, anche quelli che credeva di non avere, e in particolare quello collocato più in basso dello stomaco e più in alto delle ginocchia ?

Il respiro di Sakura era ora così chiaro, lambiva le sue labbra come una dolce e calda carezza. Provò il desiderio di berlo, farlo suo e inconsciamente si protese verso di lei che con la bocca dischiusa agguantò, così, il suo labbro inferiore.

E il cervello di Sasuke andò in blackout... encefalogramma piatto – e si era trattato solo di un bacio a fior di labbra, probabilmente passando alla fase successiva avrebbe potuto persino correre il rischio di ritornare di nuovo buono senza neanche rendersene conto.

Quell'unica sinapsi ancora attiva tentò disperatamente di farlo ragionare , di ricordargli che lui era un nukenin, un vendicatore, e almeno una dozzina di altre cose che non prevedevano contatti fisici volti al personal sollazzo ma solo alla distruzione e che un paio di labbra carnose e profumate non potevano provocare in alcun modo simili reazioni, per così dire ''umane'', in una macchina perfetta come lui.

La mise a tacere, abbassando le palpebre per poi riaprirle subito dopo, quando una terrificante fitta di dolore in un punto specifico del suo corpo, e precisamente sotto lo stomaco e più su delle ginocchia, si irradiò fino al cervello, riattivandolo all'istante.

« Sei ancora troppo stupido, Sasuke. » lo derise la ragazza con un ghigno sadico dipinto sul viso mentre l'Uchiha, caduto all'indietro, si contorceva sull'erba.

Lo aveva colpito lì. Sì, proprio lì. Aveva violato una delle regole basilari del manuale ninja: Regola n. 15, comma 2 – Durante un combattimento tra ninja i colpi bassi non sono ammessi. Più in basso di quello?!

Eppure Sakura era sempre stata una studentessa modello, conosceva a menadito il manuale ninja… non aveva più dubbi in merito, Sakura era una fottuta nukenin, ecco cos'era, una fottuta e psicolabile nukenin che aveva ripudiato il suo credo ninja e tutti gli insegnamenti del Maestro Kakashi – più o meno come aveva fatto lui. E constatò che non ci fosse proprio nulla di divertente o di grandioso in questo. Era seccante rapportarsi con una persona che non aveva alcuna voglia di ragionare, era irritante che si ostinasse ad allontanare tutti coloro che cercavano di darle una mano ed era umiliante sapere di non essere in grado di poter fare nulla se non… forse…

Improvvisamente Sasuke riuscì a comprendere come si fosse sentita Sakura – quella vera – in tutti quegli anni – dolore lancinante allo scroto escluso.

' Voleva uccidermi per liberarmi. '

Allora era vero? Era stato questo il ragionamento che Sakura aveva fatto. Preferiva ucciderlo con le sue mani prima che qualcun altro lo facesse al suo posto.

Sakura si portò a cavalcioni su di lui, immobilizzandolo con straordinaria forza, e sguainò un kunai, portandoglielo alla gola.

« Cosa hai intenzione di fare? » le domandò Sasuke, sforzandosi di parlare nonostante l'atroce tormento che continuava a diramarsi dal suo bassoventre.

« Elimino un ostacolo. » gli rispose, glaciale.

« Non ne hai il coraggio. » la sfidò lui, per prendere tempo, consapevole che quella donna sarebbe stata in grado di tagliargli la giugulare senza tante cerimonie – come avrebbe fatto lui con quella vera se Naruto non lo avesse fermato.

« Scommettiamo, Sasuke? » replicò lei, accennando un sorrisetto divertito.

A quel punto, teoricamente, il suddetto Naruto avrebbe dovuto fare la sua comparsa e salvarlo…

' Usuratonkachi maledetto! ' imprecò l'Uchiha, non riuscendo a percepire neanche un debole olezzo di ramen nell'aria.

Sul serio sarebbe morto per mano di Sakura Haruno?

Evidentemente sì, dato che non riusciva a muoversi con le ginocchia di Sakura piantate negli avambracci e le gambe ancora inutilizzabili a causa dell'elegante ''colpo basso'' ricevuto poco prima e che ancora si faceva sentire – e bene.

« Addio, Sasuke-kun. »

La lama del kunai iniziò a premere sulla sua gola fino al punto di lacerarne in maniera superficiale la pelle, ma Sasuke, stoicamente, continuò a fissare la ragazza negli occhi, non riuscendo a riconoscere in essi alcuna forma di pietà o dispiacere per il gesto che stava compiendo. La sua mente fece un balzo indietro e l'immagine degli occhi della vera Sakura, carichi di terrore, nel momento in cui le afferrava il collo pronto a colpirla, riaffiorarono dolorosamente.

' Mi dispiace, Sakura. '

A quel punto chiuse gli occhi, attendendo quella fine che forse meritava davvero.





« Ahahahah! »

Una risata. Una risata cristallina e inconfondibile.

« Maledizione! » imprecò Sakura, liberandolo dal suo '' dolce '' peso e da quel minaccioso kunai ormai a due passi dalla sua giugulare.

Sasuke riaprì gli occhi e si ritrovò, così, disteso sull'erba, con ancora un gran dolore tra le gambe, ma contro ogni previsione era ancora vivo.

Qualcosa, o qualcuno, doveva aver interrotto la sua esecuzione.

Facendo leva sulle braccia indolenzite riuscì ad alzare la testa e a guardarsi intorno mentre un rivolo di sangue scendeva lungo il suo collo.

Sentì squittire un melenso « Oh, Sasuke-kun! » e trovò abbastanza ironico che fosse stata proprio Sakura a salvarlo da Sakura. Il karma agiva in modi misteriosi e il suo, in ferie da anni, aveva deciso di ripresentarsi al suo cospetto più negativo che mai.

Sakura, infatti, non era sola.

' No, ti prego, questo no! ' esclamò l'Uchiha dentro di sé, dopo aver riconosciuto i suoi inconfondibili tratti fisionomici sul viso del ragazzo che camminava al fianco della Haruno – a braccetto, tra l'altro.

Con un enorme sforzo riuscì a rimettersi in piedi e procedendo con un andatura alquanto zoppicante, si nascose dietro il tronco del primo albero a tiro non avendo la più pallida idea di come affrontare la situazione.

Decise, quindi, di aspettare che il dolore si attenuasse un altro po' in modo da riuscire a ragionare con lucidità.

« Ancora non posso credere che tu abbia accettato il mio invito, Sakura-chan. » proferì il suo alter ego, facendogli storcere il naso non tanto per il '' Sakura-chan'', appellativo di solito utilizzato da Naruto – e mai da lui – ma dal tono melenso e da quello sguardo di venerazione che aveva potuto leggere nei suoi occhi.

' Di male in peggio. '

Dal canto suo, Sakura, che non era ancora riuscita a capire che non si trattasse del vero Sasuke – o meglio, aveva fatto di tutto per non capirlo, nonostante i molteplici indizi che avrebbero indotto persino quella bertuccia del ''sostituto'' a porsi qualche domanda – continuava a vivere tranquillamente il suo sogno, sfoggiando grandi sorrisi e non perdendo occasione di avvinghiarsi alle solide braccia dell'Uchiha.

« Come avrei potuto rifiutare! » sospirò lei, ancora incredula di poter poggiare il suo capo sul marmoreo deltoide.

« Ricordi questo posto, Sakura? » le domandò e istintivamente la ragazza rabbrividì ricordando quella notte.

« È qui che è cominciato tutto. »

' O è finito tutto, a seconda dei punti di vista. ' lo corresse il vero Sasuke.

« È qui che mi sono dichiarato a te. »

' No, non farlo, ti supplico! '

L'Uchiha prese a sbattere la testa contro il tronco dell'albero con la speranza di procurarsi un trauma cranico e svenire.

« Non ho mai ben compreso il significato di ciò che mi dicesti quella notte. » disse Sakura, con gli occhi lucidi e il cuore strabordante di gioia.

Ovviamente Sakura si riferiva al '' Grazie''.

« Credevo di essere stato abbastanza chiaro.»

E ovviamente l'alter ego di Sasuke si riferiva al '' Ti amo con tutto il mio cuore. ''

Entrambi stavano parlando della stessa notte e inconsapevolmente si stavano ponendo la stessa domanda avendo ricoperto il medesimo ruolo, pertanto non avrebbero mai ottenuto risposta a meno che il vero Sasuke non fosse uscito dal suo nascondiglio e non avesse dato loro delucidazioni in merito, risolvendo una volta per tutte l'enigma.

Sakura annotò che per Sasuke un '' Grazie '' sussurrato alle spalle equivalesse a un '' Ti amo anch'io '' e si crogiolò al pensiero di quante volte, da quel momento in poi, avrebbe potuto indurre Sasuke a ringraziarla.

« Ho sofferto molto. » ammise, poi, il falso Sasuke.

' A chi lo dici! ' replicarono in coro le vocine interiori di Sakura, mentre il vero Sasuke valutava in modo serio l'ipotesi di porre fine da solo alle sue di sofferenze.

« Ho avuto davvero paura di averti persa per sempre. »

' Ma per favore! ' esclamò l'Uchiha, nauseato, meravigliandosi di Sakura che, tutto sommato, aveva sempre considerato intelligente: possibile che non avesse capito che non era lui?

« Adesso andrà tutto bene, Sasuke-kun. »

No, Sakura non aveva capito.

« Sembri diversa, Sakura-chan. » osservò il ragazzo - ' Finalmente! ' aggiunse Sasuke, un po' sollevato da quello sprazzo di genialità mostrato dal suo alter ego: Sakura non aveva niente a che vedere con la pazza psicopatica che aveva tentato di porre fine prematuramente alla sua carriera procreativa, qualora avesse mai voluto intraprenderla, era poi così arduo arrivarci?

« Forse perché mi stai guardando con occhi diversi. » miagolò la Haruno, sorridendogli con dolcezza.

Ciò che avvenne in seguito continuò a perseguitare Sasuke nel sonno per molti anni.

La mano del finto '' lui '' andò a posarsi sulla guancia di Sakura e lentamente i loro corpi iniziarono ad avvicinarsi sempre di più fino a che le loro labbra non si ritrovarono quasi a sfiorarsi, il tutto corredato da sguardi languidi e respiri affannati.

Sakura chiuse istintivamente gli occhi per lasciarsi andare in toto all'inevitabile felicità che avrebbe provato nel baciare Sasuke per la prima volta.

Inutile dire che rimase abbastanza basita quando, socchiuso un occhio, dopo alcuni minuti in cui era rimasta in posizione plastica con le labbra a culo di gallina, aveva visto '' Sasuke '' trascinare via '' Sasuke '' lontano da lei.

« Ma… » Le parole le morirono in gola.

« Ti spiego dopo, adesso seguimi. » le ordinò Sasuke, ancora un po' claudicante.

« Sakura-chan, ma che sta succedendo? » strillò l'altro, tentando di divincolarsi dalla ferrea stretta dell'Uchiha, quello vero, quello gagliardo, che dopo averlo afferrato per la maglietta lo stava strisciando al suolo a mo' di sacco di patate.

« Taci! » lo minacciò Sasuke, che per l'occasione aveva rispolverato il tono più truce di tutto il suo repertorio tanto da convincere il povero mal capitato a dare retta a quel briciolo d'istinto di autoconservazione che ancora gli rimaneva e a chiudersi in un semi-irreversibile mutismo.


● ♦ ●







































   
 
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