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Autore: Talia94    16/03/2016    2 recensioni
Una ragazza si è svegliata senza ricordi e identità. Lei è l'ultima della sua stirpe, l'unico Elfo rimasto in vita, l'unico che è riuscito a sopravvivere alla spietata furia di un Esiliato, che non ha avuto remore nel sterminare la sua stessa specie. Nonostante non ricordi nulla la giovane sa di essere braccata, sa di essere in costante pericolo perchè lei è l'unica che separa l'Esiliata dalla sua vendetta. Si affiderà al suo istinto e ad una giovane Mezz'elfa per ritrovare se stessa.
Dal primo capitolo:
- Devi sopravvivere! Questo ti terrà nascosta per qualche tempo, ma ricorda che ti cercherà fino in capo al mondo e per sempre... - continuò la voce che mi fece subito venire le lacrime agli occhi. Quella era una persona a cui volevo molto bene. Quella era una persona che non volevo lasciarmi indietro. Sapevo che senza di lui sarei stata il nulla, sarei stata vuota. Sapevo che si stava sacrificando per me, ma sapevo che io avrei fatto lo stesso.
- Ti raggiungerò prima o poi! Tu sei importante, sei più importante di me, non deve trovarti, devi rimanere in vita e vivi...fallo per noi. Ora vai! Scappa! Corri, Corri! -
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un forte dolore alla testa mi fece svegliare all’improvviso. Aprii gli occhi e mi trovai davanti una distesa verde mentre alle narici arrivava forte l’odore di marcio e umido. Strinsi il terriccio sotto di me con forza tentando di alzarmi nonostante il forte dolore alla testa e l’indolenzimento di tutto il corpo. Cosa era successo? Dove mi trovavo? Non ricordavo niente, nè il mio nome né chi ero, non sapevo dove mi trovavo e perché mi trovassi in quel posto.

<< Si sta svegliando… >> mormorò una voce vicinissima a me. Non ebbi paura, non subito, ma mi girai a guardare la fonte della voce e trovai una ragazza impaurita con in mano un arco, puntato contro.

<< Chi…chi siete? Dove mi trovo? >> chiesi guardando la fanciulla dai grandi occhi scuri e il piccolo amico peloso che aveva al fianco. Era un animaletto che mai avevo visto, era piccolo e dagli occhi sproporzionati, il corpo tozzo e ricoperto di folto pelo grigio e nero. Se ne stava barricato sulla spalla della giovane e continuava a guardarmi rosicchiando. Il braccio della giovane che reggeva l’arco cominciò a tremare.

<< Cosa sei tu?! >> ribattè lei alzando un poco l’arco che, però, continuava a tremarle in mano. Cominciavo ad avere paura che la giovane scoccasse quella freccia; certo l’esito sarebbe stato incerto vista la sua mano decisamente poco precisa, ma non volevo certo rischiare di morire. Morire. Quella era una parola che conoscevo bene, era una parola che mi aveva fatto soffrire tanto e che ora rimbalzava nella mia testa senza pensare neanche un attimo di andarsene. La morte era una brutta cosa, morire voleva dire smettere di vivere, non essere più cosciente, non avere più vita dentro di sé…non esistere più. Io dovevo essere morta. Quella rivelazione, arrivata così all’improvviso, mi fece mancare il fiato per qualche secondo. Un flash veloce, una casa in fiamme e delle urla strazianti, una donna usciva dalla casa con in mano una spada lunga e macchiata di rosso, un sorriso meschino e soddisfatto stampato sul volto, una lunga coda nera che le spazzolava la schiena e due occhi rossi come il fuoco che bruciava dietro di lei. Eppure non era solo quello che catturò la mia attenzione, erano state le orecchie a punta e la grande cicatrice da ustione sulla guancia che mi fecero tremare per un attimo. Era stata esiliata. Non avevo idea di come avevo fatto a saperlo, non sapevo perché mi ricordavo solamente quei pochi particolari mentre il mio nome era ancora un punto interrogativo, ma avevo scoperto due cose: quella donna era un elfo esiliato e io dovevo morire con la mia famiglia, dentro quella casa. Come avevo fatto a salvarmi?

<< Hey tu! Sto parlando con te! >> disse la giovane davanti a me, la corda dell’arco sempre testa, la punta della freccia puntava dritta al mio petto. Tornai alla realtà e subito guardai le orecchie della giovane. Erano diverse da quelle della donna del mio sogno…erano sì appuntite, ma più piccole e discrete.

<< Non sei un elfo… >> mormorai guardandola dritta negli occhi. Erano grandi, espressivi e neri e mi guardavano con un misto di paura e curiosità, era indecisa su cosa fare, era sempre stata indecisa se colpirmi oppure no, potevo quasi percepirlo. Non appena pronunciai l’ultima parola la giovane ebbe un sussulto e si fece quasi più preoccupata, più cupa

<< Gli elfi si sono estinti da quasi due anni… >> sussurrò la giovane, cupa in volto e nella voce. Due anni

<< O almeno così credevamo >> continuò dopo qualche secondo, abbassando l’arco, posandolo a terra. Il suo animaletto salì lentamente lungo la spalla e il collo, arrivando a posarsi sulla sua testa, guardandomi ancora con occhi giganti. Come poteva essere? Come potevano essere estinti? Non riuscivo a capacitarmene, non riuscivo a capire come potesse essere successo. Ero l’ultima. Se veramente quello che la giovane aveva detto era vero io…io ero l’ultimo elfo rimasto?

<< Come è successo? >> chiesi, andando a sfiorare le mie orecchie, trovandole incredibilmente lunghe e appuntite. Erano così esotiche che anche la giovane davanti a me continuava a fissarle, come se potessero ipnotizzarle. Lentamente cominciai a studiare il mio volto, la mia pelle era liscia e sulla mia guancia non c’era nessuna cicatrice, ero diversa allora dall’elfo che aveva distrutto quella casa, la mia casa…lentamente presi una ciocca di capelli, trovandoli lisci e setosi di un colore strano. Non erano né come quelli della giovane davanti a me né come quelli dell’Elfa del sogno; era un colore chiaro e caldo.

<< Noi non ne parliamo mai. Sappiamo solo che gli Elfi hanno cominciato a morire. Prima si pensava che fossero stati i Nani, ma loro hanno sempre negato. Nessuno sa cosa sia successo in verità, ma sono scomparsi, nessuno ne vedeva più uno da due anni a questa parte e sapevamo che erano rimasti uccisi anche coloro che si erano nascosti con le altre razze, portando disgrazia a quelle stesse >> rispose la giovane sfiorandosi i lunghi capelli neri racchiusi in tante piccole code. Era un mezz’elfo. Ora potevo vederlo e capirlo. Umani ed elfi avevano cominciato a stare insieme ed accoppiarsi e così cominciarono a nascere i mezz’elfi, dalle sembianze miste. Le orecchie erano più piccole, il viso meno ovale e gli occhi avevano un taglio meno felino. Loro erano riusciti a sopravvivere…

<< Ho fame… >> mormorai portando una mano allo stomaco, che cominciava a brontolare. Non sapevo da quanto tempo non mangiavo, ma non ricordavo il sapore del cibo o quello dell’acqua…

<< E sete >> continuai, tentando di alzarmi, trovando le gambe incredibilmente molli. Rischiai di cadere se non fosse stata per la mano della giovane mezz’elfa che mi tenne su. Eppure appena la sua mano sfiorò la mia, la mia mente si riempì di immagini orribili, immagini di guerra e di sofferenza. Subito mi distaccai, guardandola con le lacrime agli occhi

<< Tu eri insieme a loro…. >> sussurrai sentendo un grosso peso al petto. Lo sguardo della giovane davanti a me si oscurò e l’animaletto, che ora era andato a rifugiarsi in una tasca del giubbino della giovane, cominciò a guardarla, facendo versi striduli.

<< Non puoi venire al villaggio…ti ucciderebbero seduta stante. Gli Elfi non hanno mai portato bene e hanno portato alla distruzione di diversi villaggi mezz’elfi. Resta qua, ti porto io qualcosa >> disse la giovane cominciando ad allontanarsi con l’arco sulla spalla. Aveva chiaramente e volontariamente evaso la mia domanda. Potevo ancora sentire la sua voce urlare e chiamare sua madre mentre il villaggio stava andando lentamente a pezzi, bruciando sotto il fuoco.

<< Come ti chiami? >> urlai, sentendo la gola bruciare per qualche secondo. Avevo bisogno di acqua e di cibo, avevo bisogno di sentire qualcosa di fresco ristorare la gola arida e secca.

<< Aisha >> rispose la giovane, cominciando a correre e presto scomparve nella macchia verde della foresta, lasciandomi sola.

Rimasi solo con quei pochi brandelli di ricordi e quelli che Aisha mi aveva trasmesso grazie alle sue parole. Nella mia mente era impressa l’immagine di quell’Elfa che usciva dalla grande casa…aveva uno sguardo così vittorioso…sapeva di avercela fatta, lei sapeva che quella era l’ultima resistenza degli Elfi, sapeva che distrutta quell’abitazione e le persone al suo interno avrebbe vinto. Sarebbe rimasta l’unica. Che fosse quello il motivo per cui aveva deciso di andare contro la sua stessa razza? Non ne ero sicura. Oppure era quel marchio? Ricordavo che essere una esiliata portava un grande disonore alla persona e solamente per reati gravi venia imposta quella condanna. Che avesse deciso di vendicarsi? Come aveva fatto….come ea riuscita ad uccidere quelli come lei? Con che coraggio, con che forza aveva visto volti amici sorriderle e poi attaccarli alle spalle? Mi alzai e mi guardai intorno. Non sentivo rumore di civiltà o di vita quindi il villaggio della giovane mezz’elfa doveva essere abbastanza lontano e mi sarei sicuramente persa. Probabilmente era meglio aspettare che lei tornasse e poi, eventualmente, seguirla per capire la realtà delle sue parole. Mi fidavo della giovane dagli occhi neri, ma volevo vedere con i miei occhi, volevo vedere. Era quasi una necessità quella di tornare in mezzo a delle altre persone, sentire le voci e i profumi di una casa, il calore di una coperta. Mi appoggiai ad un albero per riuscire a tenermi in piedi e una scossa mi fece quasi svenire.

<< Scappa! >> mormorò una voce lontana, una voce maschile e che conoscevo molto bene. Sapevo che di lui potevo fidarmi, sapevo che dovevo fare quello che mi diceva
<< Devi sopravvivere...ecco, questa ti terrà oscurata per qualche tempo, più tempo passerai in stato di quiete meglio è…ti cercherà fino in capo al mondo e per sempre, non farti trovare >> continuò la voce, una voce giovane e profonda, una voce che mi fece subito venire le lacrime agli occhi. Quella era una persona a cui volevo molto bene. Quella era una persona che non volevo lasciare indietro. Sapevo che avevo ribattuto, sapevo che non volevo lasciarlo, non volevo andarmene senza di lui. Sapevo che senza di lui sarei stata il nulla, sarei stata vuota. Sapevo che si stava sacrificando per me, ma sapevo che io avrei fatto lo stesso.
<< Ti raggiungerò prima o poi, ma adesso scappa! Tu sei importante...tu sei più importante di me, non deve trovarti, devi rimanere in vita e vivi...fallo per tutti noi... scappa, vai via…corri! >> urlò per l’ultima volta. Non ricordavo nessun viso, era solo una voce, una specie di entità di cui però non sapevo niente. Avevo pianto a quelle parole. Avevo pianto a lungo anche mentre correvo via lungo un tunnel buio e stretto, talmente stretto che le rocce e il cemento mi avevano graffiato la pelle delle spalle e poi un boato. Era scoppiato all’improvviso e il fumo presto aveva cominciato a riempire il tunnel, seguito dal fuoco e dal caldo. Mi bruciò i pantaloni e il mantello, mi bruciò la pelle e le lacrime cominciarono ad asciugarsi all’istante mentre correvo inseguita dal fuoco. E lì lo capii. Lui non mi avrebbe mai raggiunto, aveva sigillato l’unica via di uscita, aveva sigillato l’unico tunnel che poteva farlo passare inosservato agli occhi di Lei. Non sarebbe tornato da me.


Ero ancora immersa nei miei pensieri, stavo ancora pensando a quella voce, a quella persona che aveva detto che mi avrebbe raggiunto e che mi aveva permesso di vivere, quando una mano mi toccò sulla spalla. Fu in quel momento che qualcosa scattò nella mia testa e nel mio corpo e non ero più stanca e pesante, non ero più debole come poco prima, ma ero forte, vigorosa, silenziosa e potente. Le mani corsero subito ai due lunghi pugnali che avevo alla cintola, girandomi per attaccare. Le lame andarono a cozzare contro un’altra lama, ma il colpo fu talmente potente che la persona che la impugnava dovette piegarsi sulle ginocchia per attutire bene il colpo.

<< Sei pazza?! >> urlò Aisha, facendomi risvegliare da quella sorta di trance. Feci cadere le due armi a terra, guardando gli occhi della giovane che erano sgranati e sorpresi, la lama ancora alzata era stata scheggiata in due punti. L’animaletto dentro il marsupio tremava e aveva portato le zampe artigliate davanti gli occhi, coprendoseli.

<< Scusami, ero…non ero me stessa >> sussurrai raccogliendo le due armi da terra, mettendole nuovamente alla cintola. Solo allora notai il mio abbigliamento, decisamente diverso da quello della ragazza davanti a me. Indossavo pantaloni di pelle e un corpetto verde bosco che lasciava scoperte le braccia. I pantaloni presentavano alcune bruciature, ma tutto era in buono stato, eccezion fatta per il mantello che mi copriva la figura, di un nero profondo e scurissimo, bruciato e bucato in diverse parti.

<< Vedi di non fare altri scherzi >> rispose Aisha dura, la voce non ammetteva repliche. Annuii senza neanche pensarci o ascoltarla molto e mi buttai sull’acqua e il pane che cominciò a togliere dalla tasca. Ingoiai tutto con avidità, sentendo lo stomaco riempirsi un poco, sentendo le forze aumentare lentamente. La giovane continuò a guardarmi e studiarmi, ogni tanto sembrava indecisa se allungare una mano per sfiorarmi o no e io, ogni volta che ci provava, mi allontanavo un poco. Non volevo sentire nuovamente quella sensazione orribile ed essere trasportata in una realtà non mia.

<< Grazie… >> mormorai continuando a mangiare la forma di pane che mi aveva portato.

<< Come ti chiami? >> domandò la giovane, continuando a guardarmi e studiarmi nei minimi dettagli. Potevo vedere come il suo sguardo si fosse soffermato a lungo sulle mie orecchie, così particolari e diverse dalle sue, talmente grandi che spuntavano dai capelli lasciati sciolti; potevo vederla mentre osservava le due armi con cui prima l’avevo attaccata, la vidi mentre osservava il ciondolo che mi pendeva dal collo, una mezzaluna chiara e pallida, e poi la vidi interrogarsi sulle cicatrici visibile sulle braccia e sulla linea nera che spuntava dalla spalla.

<< Dicono che gli Elfi possedessero poteri…speciali, alcuni leggevano nel pensiero, altri erano inattaccabili o riuscivano a curare i loro simili…e poi ci sono storie riguardo l’elfo eletto, o meglio adesso noi lo chiamiamo così. Era un elfo uguale agli altri per aspetto, ma era il più potente di tutti, quello in grado di evocare tutti gli elementi naturali e piegare la natura a sé. L’anziano del mio villaggio diceva che, se avesse potuto, avrebbe distrutto persino l’intero globo…. >> mormorò la giovane cercando di trovare altri segni particolari sul mio corpo. Alzai lo sguardo che andò ad incontrare subito il suo, rendendola rossa in volto

<< Non ricordo niente di quello che tu stai dicendo. Non ricordo di questa specie di super-elfo, probabilmente è stato lui che ha distrutto tutti gli Elfi >> mormorai bevendo un sorso d’acqua che scese lungo la gola come un balsamo. La giovane mezz’elfa rimase per un po' in silenzio, accarezzando il piccolo animaletto dentro il suo marsupio, guardandomi si sott’ecchi a volte. Eravamo completamente circondate dal silenzio. Non c’era neanche il rumore degli animali intorno a noi, tutto taceva, e quel silenzio mi sembrò subito innaturale. Potevo ricordare gli uccelli cantare nella foresta e gli animali del bosco correre insieme a me…ora non c’era neanche traccia di vita dentro quel bosco scuro.

<< Non mi hai ancora detto come ti chiami >> disse Aisha dopo qualche minuto. Le ero grata per tutto ciò che stava facendo, ma avevo anche paura di quello che poteva dire. Lei aveva in mano la mia sopravvivenza e poteva decidere di vendermi al suo villaggio e, forse, non sarei uscita viva. Non se quello che mi aveva detto era vero.

<< Non me lo ricordo… >> risposi con semplicità guardandola nei grandi occhi scuri. La giovane si rattristò un poco e si morse il labbro inferiore con forza, tanto che divenne bianco. Mi alzai e guardai davanti a me. Quella foresta era talmente fitta che a malapena passava la luce del giorno

<< Ophelia >> mormorò la giovane dopo qualche minuto di silenzio, dove avevo deciso di bearmi e riscaldarmi con i pallidi raggi del sole. Stavo scoprendo che mi piaceva stare sotto i suoi raggi che scaldava la mia pelle di porcellana rendendola leggermente più calda.

<< Scusa? >> chiesi, girandomi verso di lei, che sorrideva felice ed entusiasta. Sorridere. Era una cosa che facevo spesso, dicevano che ero solare…ecco cosa ricordavo, uno sprazzo di nulla. Eppure adesso non riuscivo a replicare quel gesto che alla mezz’elfa era così spontaneo.

<< Ophelia…ti piace? >> continuò lei, eccitata. Rimasi per un attimo sbalordita, allontanandomi non appena lei si avvicinò troppo. Potevo ancora sentire il fuoco scaldare la pelle del mio viso della visione precedente, di quando lei mi aveva sfiorato solamente. Era stata una sensazione così intensa che ancora mi rimbalzava nella testa, rendendomi impossibile il riuscire a lasciarmi andare a lei

<< Sì… >> risposi, accennando solamente un sorriso che però non raggiunse gli occhi. Ophelia. Sapevo che non era il mio vero nome perché quel nome non risvegliava in me nessun dolce ricordo, ma ero comunque felice. Ora avevo un nome, avevo un’identità, ero qualcuno.

<< Grazie…>> sussurrai ad Aisha prima di chiudere gli occhi e bearmi del sole che era riuscito a passare tra i fitti rami della foresta. Tranquillizzai il respiro e mi beai di quel calore che, lentamente, cominciò a scaldarmi la pelle fino alle ossa. Nella mia testa risuonavano ancora le parole di quel ragazzo, quel giovane che mi aveva permesso di scappare, quel giovane ragazzo che, non sapevo il motivo, anche adesso mi toglieva il respiro.
   
 
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