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Autore: Selandora    29/03/2009    2 recensioni
[Ho paura che segua le orme di Minato!]
Era ironico che l'uomo che aveva creato il sigillo di Naruto fosse quello che lo avrebbe aiutato una volta che esso avesse iniziato a spezzarsi. NaruSaku
Traduzione
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Yondaime
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Edo Tensei
Capitolo terzo - Seconda parte










Puoi sentirlo, non è vero? ” la voce riecheggiò nel’infinito giallo pallido.

Era strano, ma Naruto, in qualche modo, si aspettava quel giallo infinito. Ma il bianco era poco accogliente e sterile e spassionato, mentre il giallo pallido era come lo splendore caldo e dorato dell’alba. Lo metteva a suo agio, anche se la persona che aveva parlato non era rivolta verso di lui. Invece gli rivolgeva il suo mantello bianco e, quando Naruto si prese improvvisamente il tempo di fermarsi e leggere i kanji che vi erano ricamati sopra, apprese l’identità di quell’uomo, mentre il carattere di “quattro” lo fissava di risposta.

Tu senti che il sigillo si sta spezzando. Non ci vorrà molto prima che si spezzi definitivamente e Kyuubi distrugga Konoha.”. Un lampo di azzurro acciaio, e gli occhi dell’uomo si chiusero nuovamente. Appariva stanco e gravato, come se il mondo avesse di nuovo messo sulle sue spalle già affaticate la sua responsabilità.

Naruto avrebbe dato fastidio chiedendo perché lo Yondaime stesse improvvisamente errando per le stanze del suo inconscio a proprio piacimento? Pensandoci, immaginò che in fondo non gli importasse poi molto. Tanto per cominciare il suo corpo e la sua mente non erano mai stati davvero suoi e che male avrebbe comunque fatto un altro strano abitante?

Naruto chiese, “Cosa posso fare perché non si spezzi?”

Niente,” l’amara parola che uscì dalla bocca dello Yondaime non era quella che Naruto aveva sperato.

“Di che sta parlando? Ci deve essere qualcosa, questo sigillo l’ha fatto lei, non può solo risigillare la Kyuubi?” insistette con l’ex Hokage perché gli desse delle risposte.

Minato si girò, il mantello che brillava attorno a lui nel mentre, e Naruto si domandò se quell’uomo in vita avesse avuto un aspetto egualmente straordinario. Egli spiegò, “E’ impossibile per te risigillare la Kyuubi dentro di te. Dovresti sigillarla in qualcun altro e pagare con la tua stessa vita e non credo che tu voglia provocare a qualcuno lo stesso dolore che io ho provocato a te.

Naruto fece saettare lo sguardo azzurro verso la porta per un istante, mentre centinaia di ricordi lo sommergevano come uno tsunami, tutti di solitudine e odio. Non avrebbe mai potuto augurare quel dolore a qualcun altro, anche se quel qualcuno si fosse offerto volontario e allo stesso tempo doveva proteggere Konoha. Ma che altro avrebbe potuto fare…?

Un’idea più oscura si presentò al jinchuuriki, “Se mi uccidessi-“

No.”. La sua voce avrebbe tagliato i diamanti e i suoi occhi erano lampi d’acciaio azzurro che avrebber dato i brividi a un uomo meno coraggioso.

Comunque Naruto insistette, “Però cosa succederebbe?”

Un gelido silenzio seguì le sue parole e la riluttante risposta di Minato seguì infine, “La Kyuubi morirebbe con te. In ogni caso, il suo chakra verrebbe rilasciato in una grande esplosione, grande abbastanza da radere al suolo Konoha

“Se fossi in un posto senza alcuno intorno-“ Naruto propose, ma tacque quando gli occhi dello Yondaime lampeggiarono pericolosamente e la sua figura s’irrigidì.

Una grande, calda mano s’appoggiò sulla spalla di Naruto e il celeste incontrò il celeste. Eccolo di nuovo, capì Naruto, lo stesso sguardo dell’indifeso e sconfinato amore di un genitore. In qualche modo era caduto nel suo incantesimo ipnotico e il sentimento nella sua espressione, sopraffacendolo, lo lasciò senza parole.

Questa è assolutamente la nostra ultima risorsa. Abbiamo ancora tempo di trovare un altro piano che non preveda la tua morte,” gli disse fermamente.

Naruto distolse lo sguardo da quello improvvisamente troppo penetrante di Minato. Lo sguardo si fermò sul bordo fiammeggiante di un lungo mantello bianco e impermeabile dell’Hokage. Ogni volta che parlava con Minato doveva tenere a mente che quell’uomo era lo Yondaime Hokage e non una persona comune.

Naruto,” lo chiamò.

La sua testa scattò in su per incontrare i caldi occhi azzurri dell’ex Hokage. Non c’era onorifico alla fine del nome di Naruto e gli stava parlando come se lo avesse conosciuto per tutta la vita. La maggior parte della gente si sarebbe offesa per una tale mancanza di rispetto, ma per qualche contorta e incomprensibile ragione Naruto si scoprì contento.

Devi promettermi che non ti ucciderai,”, disse piano.

L’effetto che quell’uomo aveva su Naruto era mostruosamente mutevole. Quando qualcuno si era mai preoccupato così chiaramente per Naruto, non solo un ninja che aveva bisogno di assistenza medi ca? Naruto si sentì stringere la gola e inaspettatamente gli bruciavano gli occhi. Iniziò a battere le palpebre rapidamente e guardò per un attimo verso l’alto, cercando di ricomporsi.

“Perché le importa così tanto?”una domanda sfuggì alle sue labbra screpolate prima che potesse fermarsi.

La sorpresa passò rapidamente sul volto liscio e mite dello Yondaime. La zazzera dorata e arruffata fluttuò appena in un vento inesistente e il colore dei suoi occhi s’approfondì in un infinito, calmo azzurro oceano. Anche se erano quasi della stessa altezza, Minato faceva sentire Naruto come se fosse di tre teste più basso. Scompigliò i capelli di Naruto e gli sorrise affettuosamente.

Sei la persona più preziosa per me, Naruto.

Erano parole che Naruto aveva atteso per tutta la vita. Improvvisamente divenne troppo difficile guardare Minato e non sarebbe comunque riuscito a vederlo perché la sua vista era assai confusa. Combattè per non battere le palpebre, ma il mondo scomparve(*) prima che potesse rispondere alle ultime parole di Minato.

They were words Naruto had waited for his entire life. It suddenly became too hard to look at Minato and he wouldn’t have been able to see him anyways because his vision was so blurry. He fought to keep from blinking but the world bled away before he could answer Minato’s closing words.


***




Click. Click. Click.

L’uomo dai capelli argentati apriva e chiudeva il suo accendino argentato distrattamente, fissando lo sporco soffitto bianco dalla sua posizione sul logoro divano verde scuro. I suoi occhi male assortiti seguirono il segno dove i suoi vicini s’erano piacevolmente scordati di chiudere il rubinetto e avevano allagato l’intera loro casa.

Click. Click. Click.

La noia s’era sempre dimostrata un umore pericoloso per il ninja-copia. Faceva strada a dolorosi ricordi e riflessioni non necessarie, ma non era un umore che si cambiasse facilmente. La grande collezione di libri in un angolo della stanza era improvvisamente troppo lontana e il suo corpo era troppo stanco anche per provare ad appagare la sua pigrizia.

Come ha fatto il maestro Minato a tirare avanti dopo la morte di Obito? Si domandava. Quell’uomo aveva sempre saputo cosa fare e cosa dire, ma Kakashi non ricordava esattamente cosa Minato avesse fatto. Era stato troppo sommerso dal proprio dolore per notare quello altrui. Era sicuro che Minato dovesse aver sofferto, ma non si ricordava di averlo mai visto addolorato.

Click.

Fissò la fiamma fluttuante prodotta dal suo accendino come per trovare una risposta nella sua intensità. Non per la prima volta si trovò a desiderare che il suo maestro fosse ancora vivo, perché inconsciamente ancora credeva che lui avesse tutte le risposte. Spegnendo l’accendino, sospirò lungamente e chiuse gli occhi. Allungò una mano alla cieca verso il piccolo tavolino di legno da qualche parte alla sua destra e quando le sue dita toccarono una scatola coperta di plastica sottile, la afferrò.

Aprì pigramente l’occhio color onice mentre apriva la scatola di sigarette e imprecò tra sé e sé quando s’accorse che ne rimaneva solo una. Nonostante le lamentele tirò fuori la sigaretta e se l’infilò tra le labbra. L’accendino scattò mentre l’accendeva e Kakashi chiuse gli occhi, permettendo alla calma artificiale di diffondersi nel suo corpo. La scatola cadde dalla sua mano sul pavimento in legno.

“Chissà cosa direbbe Rin,” mormorò a sé stesso, con una piccola risata priva di divertimento.

La sua immagine gli scattò nella mente e giurò di riuscire a vederla mentre lo tirava in piedi e gli spegneva la sigaretta. L’immaginazione spinse un po’ gli angoli della sua bocca, ma gli ricaddero fiacchi quando, brevi momenti dopo, la realtà vi s’intromise. Supponeva che gli toccasse preparare lo zaino per la missione che lo attendeva con gli altri tre il giorno seguente, ma tanto probabilmente s’aspettavano che arrivasse in ritardo.

Mentre un raro sonno lo persuadeva con il suo allettante abbraccio, giunse alla conclusione che a loro non sarebbe spiaciuto se fosse arrivato un po’ in ritardo.

>

***




Arrivò non con una, non due, ma tre ore di ritardo.

Sakura stava disperatamente cercando di tenere buona la loro cliente indignata e con la coda dell’occhio riuscì a fissare su Kakashi uno sguardo assassino. Sai legò le cinghie del suo zaino più in alto sulle spalle, ignorando il copia-ninja mentre questi prendeva tranquillamente posto accanto all’artista. Naruto era innaturalmente silenzioso e Kakashi giunse alla conclusione che probabilmente si sentiva ancora male.

“Non pensare nemmeno di parlarle,” sibilò Sakura mentre lui le passava vicino, prendendo posizione in testa al gruppo.

Kakashi piegò appena la testa per avere una visuale migliore della persona che dovevano scortare. Pareva una donna orgogliosa e altezzosa, con un’inclinazione arrogante del mento che faceva sembrare che guardasse tutti dall’alto in basso. Si trovò a perdere velocemente interesse, le donne viziate e presuntuose non lo avevano mai attratto. Lo stanco cavallo di fronte a Naruto era carico di pesanti borse piene di insensate cose da donna, suppose, e giunse alla conclusione che la donna camminava con loro solo perché non c’era posto per lei in sella al cavallo.

“Penso che abbia battuto il record precedente, Hatake-san,” commentò Sai con uno dei suoi famigerati sorrisi.

Kakashi scosse la testa e rispose, “Ho fatto di peggio.”

“Non mi piace,” l’artista dichiarò schiettamente e il ninja-copia guardò indietro verso la donna per assicurarsi che non sentisse ciò che dicevano. Sembrava troppo presa nel suo mondo e Kakashi emise un intimo sospiro di sollievo. L’ultima cosa di cui avevano bisogno era una mocciosa urlante.

Kakashi, sebbene fosse propenso a trovarsi d’accordo , chiese a Sai, “Qualcuno ti ha mai detto che sei un vero coglione a volte?”

“Be’, almeno ho un cazzo, a differenza dell’idiota da qualche parte là dietro,” disse Sai, affatto toccato dalle parole del ninja-copia.

“Sai, questo non c’entra nulla con quello di cui stiamo parlando.”

Il sovraccitato artista scrollò le spalle, indifferente.

Naruto era silenzioso e aspettava che Sakura iniziasse qualcosa. Stava davvero attendendo che lei cominciasse, se avesse fatto finta che la sera prima non fosse successo nulla e loro due non si fossero baciati allora sarebbe stato al gioco. Tuttavia non era sicuro di cosa avrebbe fatto se lei avesse scelto l’opposto.

“Andrai a trovare Gaara?” azzardò lei in un tentativo di spezzare l’atmosfera di disagio.

Lui le fece un sorriso un po’ troppo chiaro e replicò, “Certo, adora avermi attorno.”

“Non ti ha buttato fuori da Suna, l’ultima volta?” Sakura sorrise leggermente quando la sua espressione si fece esitante.

Così la conversazione continuò giocosamente in questo modo, sfiorando il limite del flirt palese. Ciò non sfuggì a Kakashi e il ninja era contento che Sakura fosse più felice di quanto l’avesse vista ultimamente.

Quattro ore dopo la loro protetta aveva preteso che si fermassero per riposare e loro avevano accettato di malavoglia. Scortare civili poteva essere piuttosto irritante per i loro limiti fisici e a Sai seccava che dovessero sottostare a ogni desiderio e bisogno di quella donna. Se non ci fosse stato Kakashi a tenerlo sotto controllo, probabilmente avrebbe ucciso la donna e sarebbe corso indietro a Konoha; attribuendo il fatto a qualche tragico incidente.

Ci fu un improvviso movimento frusciante tra gli alberi fiancheggianti il sentiero e ciò fece scattare le teste di Naruto e Sakura verso l’alto simultaneamente. Kakashi colse con la coda dell’occhio nero lo sguardo di Sai e l’artista annuì impercettibilmente. Non soffiava vento e il copia-ninja non avvertiva alcun debole segnale di chakra di un animale che corresse sulle cime degli alberi. Doveva essere un ninja che mascherava il proprio chakra e Sai, mentre scrutava l’area da cui era provenuto il suono, colse un lampo d’argento.

Quando Naruto allungò una mano verso il suo contenitore dei kunai, Kakashi gli mormorò un silenzioso comando, “Fermo.”

Le sue dita callose ricaddero rilassate sul fianco. Sakura forzò un sorriso e gli parlò, dando l’impressione che fossero assolutamente ignari di una possibile imboscata. Chiuso l’occhio nero, Kakashi permise ai suoi sensi di vagare nella zona; colse debolissime tracce di chakra. Sai lo guardava in silenzio.

“Ho sentito che Keiji compirà dodici anni tra pochi giorni,” commentò Kakashi a voce abbastanza alta da farsi sentire da Sakura e Naruto.

Loro non persero il significato nascosto dietro a quelle parole. Dodici ninja stavano per fare un’imboscata. La loro protetta era ancora beatamente ignara.

“Gli compriamo un regalo?” azzardò Sakura. Li attacchiamo?

Kakashi si strinse nelle spalle e rispose semplicemente, “Penso che prima osserveremo cosa gli compreranno gli altri.” Lasciamo che attacchino loro per primi.

La donna s’alzò da dove era stata seduta, a lato della strada, per i cinque minuti precedenti, strofinando le mani sulla gonna viola per togliersi la polvere. Iniziò ad allontanarsi, i quattro ninja che si precipitavano dietro di lei. Kakashi e Sai presero posto davanti a lei e Naruto tirò il cavallo dalle redini di cuoio dietro a Sakura, nel loro posto al fondo della formazione.

I secondi passavano con il pesante carico dell’attesa. A ogni passo si chiedevano quando i ninja attorno avrebbero attaccato. Naruto deglutì, il pomo d’Adamo che andava su e giù con impazienza. Una goccia di sudore scivolò lungo un lato del volto d’alabastro di Sai e -

Clang!

Sakura deviò il kunai con un senbon. La donna gridò, un suono lacerante e irritante che fece imbizzarrire il cavallo. Si drizzò per la paura e Naruto sbottò, “Dannazione, donna, tieni il cavallo sotto controllo!”

Quella era troppo spaventata per fare qualcosa se non ciò che le aveva detto e tirò le redini, obbligando il cavallo a tornare giù. I quattro ninja circondavano lei e l’animale. Quando una pioggia di kunai cadde su di loro, deviarono ogni proiettile con praticata disinvoltura.

“Rinforzo!” chiamò Sai e all’istante Kakashi appartve al suo fianco.

Sai tirò fuori un rotolo intonso e il pennello da dietro un orecchio mentre Kakashi lo proteggeva, deviando il doppio dei kunai rispetto a prima. Concluse la pittura in pochi secondi e formò i corretti sigilli con le mani, facendo brillare minacciosamente la carta. Da essa fuoriuscirono tre grossi leoni che scrollavano le criniere per l’eccitazione. Quando uno emise un terrificante ruggito gli alberi fremettero e dai loro rami caddero delle foglie. Sapeva che il cavallo stava diventando sempre più agitato, dietro di sé, ma sembrava che la donna lo tenesse sotto controllo.

Quando i leoni si mossero tra gli alberi in un turbine d’inchiostro nero, snudando zanne affilate e flettendo artigli come rasoi, Sai s’alzò e prese velocemente posto accanto alla donna. Quando i suoi disegni fecero fuori cinque ninja, il numero di nemici rimasti si ridusse considerevolmente, al punto che ne individuarono solo più due. Un senbon di Sakura fischiò nell’aria e colpì un ninja alla gola. Quello cadde a terra, sputando sangue e artigliandosi la gola. Rimase immobile pochi secondi dopo.

L’ultimo ninja scappò in fretta e Naruto per fermarlo gli lanciò un kunai, che lo colpì una spalla. Il ragazzo imprecò coloritamente lanciando un altro kunai, che battè da qualche parte nella foresta dove il ninja sarebbe stato, se non fosse scomparso con un jutsu.

Quando la donna fece per scappare, la presa di Kakashi, la tenne al suo posto in una morsa d’acciaio. Gridò per il dolore, ma s’azzittì immediatamente quando lui l’accusò con il suo perforante sguardo nero.

“Perché non parte dall’inizio e non ci dice perché ha mentito a Konoha riguardo al grado di difficoltà della missione?” la sua voce era cortese, ma lo sguardo era più freddo dell’Antartico.





Prossimo capitolo: Five Tails

Tutto ciò che riusciva a pensare e sentire era Naruto e una paura indicibile di stare per perderlo. Non poteva perderlo, lui era suo e c’era sempre stato, era invincibile ed era Naruto. Sembrò che il tempo rallentasse quando il ninja emerse dalla sabbia e improvvisamente Sakura si stava muovendo, si muoveva a una velocità impossibile perché lui era in pericolo, perché lui avrebbe potuto morire -








Note: immagino abbiate notato i due asterischi… Bene, il problema è questo: corrispondono a due parole inglese che non ho assolutamente trovato sul dizionario. Perdonateglielo, è piccolo e pure risalente al 1998 XD In ogni caso non ho trovato anche altre parole, ma solitamente sono riuscita a tradurle comunque grazie al contesto e alla somiglianza con altri termini, ma in questo caso proprio non sono sicura di ciò che ho scritto. Le parole, o meglio i verbi sono questi due: bled away, immagino da blood away, e harrumphed, da harrumph. Le frasi sono queste: ”Sai harrumphed and hitched the straps of his backpack higher up his shoulders” e ”the world bled away before he could answer Minato’s closing words.”.
Comunque nella traduzione penso di avere reso l’idea; in ogni modo, se qualcuno ha una traduzione migliore me lo faccia sapere, por favor! ^_^
Al prossimo capitolo!
Kirjava
  
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