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Autore: M4RT1    16/03/2016    2 recensioni
Tenry | Flashfic | Raccolta
Dieci momenti di Teddy e Henry. Dieci curiosità che l'uno conosce dell'altra.
Henry avrebbe dato qualsiasi cosa per poter assistere a uno dei suoi stessi interventi. Per uscire dal suo corpo addormentato e sedersi in galleria a guardare sua moglie urlare ordini con la foga che metteva in certi litigi, oppure muoversi avanti e indietro per tutta la sala fino a essere mandata via, magari da Cristina Yang.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henry Burton, Teddy Altman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione, Ottava stagione
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Ten things I know about you

#4 - Henry vorrebbe un cane, Teddy un gatto
Fluff | Slice of Life | 862words



Il giorno in cui Henry Burton portò a casa un cucciolo di cane fu anche quello in cui più andò vicino alla morte. E dire che aveva subito ottantadue interventi.

Era una sera qualunque di una giornata qualsiasi. Henry aveva lavorato e, alla fine del turno, stava rientrando a casa quando aveva visto qualcosa che bloccava la carreggiata. Era un cucciolo, un cucciolo tanto piccolo da stargli in una mano. Se ne stava lì, al centro della strada, spaurito e inzuppato, le orecchie beige basse e gli occhioni tristi - o almeno, fu così che lo descrisse a un'adirata Teddy di ritorno da un intervento durato sei ore e mezza. 

"Questo non significa che dobbiamo tenerlo noi!" aveva sbottato la donna in tutta risposta. 

"Andiamo, non ti fa nemmeno un po' di tenerezza?" aveva ribattuto Henry. Se ne stava seduto sul divano, in pigiama e pantofole, e teneva il cucciolo in grembo. Lo accarezzava distrattamente con una mano. Teddy continuava a scuotere la testa.

"Possiamo portarlo in canile" propose dopo un po'. "Lì starebbe bene."

Henry sgranò gli occhi. "Mi hai sposato!" esclamò. "Mi hai sposato perché ti facevo pena! E non puoi sacrificare mezzo metro di soggiorno per lui?"

Teddy roteò gli occhi, sbuffando. "Era una faccenda del tutto diversa" si difese, voltandosi verso il corridoio come se la faccenda fosse chiusa. Ma il fatto che Henry si alzò di scatto lasciando il cagnolino al suo posto e correndole dietro denotò che il caso fosse ancora aperto.

"Non era diversa" le disse, seguendola in bagno. "Okay, vedila così: io ero il cagnolino. Volevano portarmi al canile e darmi un braccialetto elettronico e, invece, tu hai preferito tenermi in casa" provò a spiegarle, ma tutto ciò che ottenne fu un'occhiata scettica.

"Ti stai paragonando a un cane" osservò solo la moglie. "A un cane potenzialmente infetto, pieno di germi che tra l'altro potrebbero attaccare le tue precarie difese immunitarie e fare pipì sul tappeto" disse, gelida. Si voltò per chiudergli la porta in faccia, ma lui continuò.

"E' solo un cucciolo!" si lamentò, bloccando la porta con un piede. "Un piccolo, indifeso-"

"Se proprio dobbiamo affrontare l'argomento animali, allora sappi che io voglio un gatto" lo interruppe Teddy all'improvviso, facendo capolino dal bagno. Si era sciolta i capelli e, alla luce chiara del neon, sembrava ancora più stanca.

"Un gatto?" ripeté Henry. "Non mi piacciono i gatti!"

"E a me non piacciono i cani!"

Teddy Altman era una persona cocciuta. Per quanto ne sapesse Henry, aveva vietato a Cristina Yang l'accesso in sala operatoria per settimane, oltre ad aver fatto una carriera davvero sbalorditiva per una ragazza alle prime armi, al fronte. Eppure, si ricordò compiaciuto mentre ritornava all'attacco, lui poteva giocarsi una carta che lei non aveva.

"Teddy" chiamò dopo qualche attimo di silenzio.

La moglie aprì nuovamente la porta, sbuffando. "Dimmi."

Henry imbastì la sua miglior smorfia sofferente. "Non mi sento molto bene" si lamentò. "Credo sia meglio se vada a sdraiarmi."

Teddy non si faceva ingannare facilmente, ma quando il marito si lamentava era capace di credere a qualsiasi cosa, così annuì. "Certo, va' pure, io arrivo subito" disse infatti, nascondendo un certo nervosismo.

"Non credo verrai" ribatté a quel punto Henry. "Sai, c'è Felix accanto a me. Peccato doverlo abbandonare, probabilmente è la mia unica occasione di avere un animale."

Avrebbe continuato con la questione del moribondo per almeno altri dieci minuti se solo Teddy non l'avesse stoppato con un'occhiataccia e un verso sdegnato. "Felix?"

Henry annuì vigorosamente. "Sì, Felix. Come Felix Hernandez, il Laciatore dei Seattle Mariners" le spiegò. "Ho pensato che potremmo comprargli un collare con i colori della squadra, e magari anche la ciotola."

In piedi sullo stipite della porta, in reggiseno e pantaloni rosa, Teddy sembrava così poco minacciosa che nemmeno il suo miglior repertorio di espressioni feroci riuscì a fermare Henry e dissuaderlo dal raccontarle l'intera stagione di baseball o i motivi per cui era certo che il loro cane dovesse chiamarsi come un lanciatore. Fu solo quando ebbe finito di parlare e si fu fermato per riprendere fiato che Teddy riuscì a proferir parola.

"Se proprio dovessimo tenerlo, cosa che per inciso non accadrà, allora deciderei io il nome" stabilì, perentoria. Henry sembrò sorridere.

"Okay, come vuoi chiamarlo?" chiese, curioso. La moglie ci pensò per qualche secondo.

"Clamp" decise alla fine.

"Clamp?" ripeté Henry. "Come...?"

"Come quello strumento chirurgico senza il quale probabilmente tu non saresti qui a costringermi a ospitare un cane" gli spiegò Teddy.

Henry soppesò l'idea. Era chiaro che il pensiero di avere una bestiolina che gli ricordava costantemente l'ospedale non lo allettava particolarmente e che, tuttavia, se accettando di chiamare così il cucciolo l'avesse spuntata allora l'avrebbe fatto.

"Clamp" ripeté. Teddy annuì. "Però non lo diresti con la stessa voce che usi in sala, vero?" si assicurò il marito. 

La donna rise. "Che voce uso in sala?" chiese, a metà tra il curioso e l'offeso.

"Una voce fredda" rispose lui. "Una voce da grande chirurgo che voi umani non potete nemmeno comprendere" aggiunse, imitando il tono freddo e autoritario della moglie. Lei alzò gli occhi al cielo.

"Non userò quella voce, d'accordo" acconsentì. "Ora posso andare in bagno, per favore?"

Henry annuì. "Vado a vedere come sta Clamp!" esclamò, allegro come un bambino.

Due settimane e molti disastri dopo, Clamp fu affidato a una giovane coppia di vicini.



  
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