Note iniziali: Questa
è la prima di due parti di una raccolta di drabble
incentrate
su miti tra loro legati, quello di Antiope e di Niobe.
Il mito di Antiope narra della principessa tebana amante di Zeus che, scopertasi incinta, fugge dal padre intenzionato ad ucciderla; egli si suicida, ma ordina al fratello di vendicare il suo onore; quest'ultimo imprigiona la nipote, la cui grande bellezza lo rapisce a discapito della moglie Dirke, ninfa di fiume. Dopo la nascita dei figli Anfione e Zeto, esposti sul Citerone e allevati da pastori, Antiope passerà in catene gran parte della sua vita, prima di essere liberata dagli stessi gemelli, ormai cresciuti; essi si vendicheranno su Dirke, che ha trattato crudelmente la madre: la incateneranno alle corna di un toro lasciando che la dilani. In seguito, i due regneranno congiuntamente sulla nuova Tebe. Per quanto riguarda le note, consiglio di passare il puntatore del mouse sulle parole sottolineate, in modo da farle apparire nel testo. |
la coda divorante
veleno e farmaco
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Progenie di re, Antiope dal volto di luna, o di un dio, principessa in terra o di fiume, quando ti stringe il sovrano dei cieli sei regina di effimere notti.
La freccia di Amore è il primo anello della tua catena: la forgia per te il Fato, a ogni bacio di labbra divine, a ogni palpito di cuori gemelli nel ventre gonfio. La freccia di Amore è l'ultimo anello della tua catena: la forgia per te un uomo, di ferro e di sangue, placcata d’onore fasullo.
Non conficchi le unghie nelle guance mentre ti trascina, schiava: la vita è cerchio, serpe che si morde la coda. Unica salvezza è l'amore.
II)
figlia
d'Orgoglio
Non
ti fa difetto la bellezza, Dirke
Ismenia:
chioma come il manto di
Nyx, volto di candida perla. Chronos non ti divora carni, figlia
eternamente
bella del figlio di Okeanos;
eppure, lo sguardo del mortale per
cui hai abbandonato la tua sacra fonte indugia sulla giovane macchiata
di seme
divino, che infiniti lutti inflisse al suo sangue.
Dal
trono osservi l'incantatrice di re di cielo e di terra: il viso chino,
le
catene da schiava mentre striscia nella scia dei tuoi calzari. Il
suo ventre bacia il pavimento e tu sorridi: ti sfida, Antiope dai
biondi
capelli, vuol rubare il tuo sposo, ma donne e uomini gelosi sono assai
pericolosi.
inno a Giustizia
Viene
a voi con la notte, in stracci e catene, principessa tra i pastori,
schiava del
sangue comune: vostra madre.
Specchiate
i visi gemelli, Zeto: in quello di Anfione scorgi uguale sorpresa,
sbocciata nella fatica,
abbeverata dal
sudore della fronte. Braccia sottili e affamate vi cingono le
ginocchia,
supplici, fragili come ossa di agnello. La
carne della malvagia Regina, avvolta nelle pelli
sacre,
è
tornita, umida di tormento ed estasi mentre la incateni alle corna del
toro,
che sbuffa di rabbia dalle froge spalancate.
Sorride,
Antiope; le dita di Anfione danzano sulla lira. Quando abbatti il palmo
sul
fianco della bestia, le urla di Dirke sono un inno a Giustizia.