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Autore: padme83    17/03/2016    43 recensioni
"E, ad ogni tuo gesto, corrisponde un suo gesto uguale e contrario; la vostra è una lotta senza esclusione di colpi, scivolosa e ardente, della quale però nessuno dei due vuole essere il solitario vincitore."
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nessun grado di separazione -
(tra di noi)
 
 

 
"E poi ho sentito un’emozione
accendersi veloce

e farsi strada nel mio petto,
senza spegnere la voce.
E non sentire più tensione
solo vita dentro di me."
 
 
 
 
Inspira.
Lascia che l'aria ti inondi i polmoni.
Le narici si riempiono: odore di sterco, sudore e cavalli.
Odore di sangue.
Il tuo.
Espira.
Fitte acute, taglienti come la lama di un bisturi, trafiggono la schiena e il torace.
Calmati.
Il dolore ti dice che sei vivo.
Apri gli occhi.
No. No. No.
Non vuoi vedere. Non adesso. Non ancora.
E poi, sai già cosa ti aspetta, oltre il nero impenetrabile delle palpebre serrate.
Una strada stretta, lurida e male illuminata. I resti, sparsi, di una carrozza fatta a pezzi. Un cappio, appeso a pochi metri di distanza da te, muto testimone di una mattanza che solo un miracolo – non sapresti definirlo altrimenti – è riuscito a scongiurare. E il silenzio che, come un sudario, avvolge ogni cosa tra i suoi lembi viscidi.
Eppure, ti sembra di continuare a udirlo, in lontananza, il rombo tonante della folla inferocita, che si è abbattuta su di voi – insignificanti bambole di pezza – con la forza dirompente di un fiume in piena.
Ma lei dov'è? Dov'è? Dov'è?
Apri gli occhi, stupido idiota! Alzati, vai a cercarla!
Non appena tenti di allungarle, le gambe si contraggono in uno spasmo ferino, che ti obbliga a piegarti su te stesso, precludendoti ogni ulteriore movimento.
Imprechi sottovoce, mentre un'onda di puro terrore ti ghiaccia l'anima. Gli arti si paralizzano, chiusi in invincibili tenaglie d'acciaio; la mente è prigioniera di una sola domanda: lei dov'è? Dov'è? Dov'è?
Cerchi di chiamarla, ma non un suono si libera dal giogo perverso che ti irrigidisce le labbra.
Oscar Oscar Oscar
- André! -
La sua voce echeggia limpida fra voi, simile al rintocco di una campana d'argento accarezzata dalla brezza in un pomeriggio d'estate.
Alzi di colpo la testa, in tempo per vederla correre verso di te, sconvolta, furiosa, un po' ammaccata forse, ma viva.
Dio, ti ringrazio.
In poche falcate ti raggiunge, si inginocchia accanto a te, ti afferra per le spalle, le stringe con insolita violenza.
- Stai bene? Stai bene? Ti prego, dimmi che stai bene! -
Nella penombra, i suoi occhi splendono come stelle livide. Lo sguardo terreo con cui ti scruta è carico d'ansia, e le iridi, tinte con l'azzurro brillante, impossibile, di un cielo d'agosto, tracimano rabbia, paura, angoscia – e tutto per te, non riesci a fare a meno di pensarlo.
- Io credo... credo di sì. -
- Ce la fai ad alzarti? Dobbiamo andarcene da qui, prima che decidano di tornare indietro. -
Non aspetta la risposta; ti attira a sé, un braccio teso per aiutarti a stare in piedi, l'altro che si attorciglia veloce intorno alla vita, per permetterti di poggiare su di lei almeno parte del peso che non sei in grado di reggere da solo.
- Ecco, appoggiati a me, e non ti preoccupare. Cerchiamo solo di fare in fretta, d'accordo? -
- Ho forse qualche altra scelta? - domandi, quasi scherzando, per alleviare un po' della tensione che senti scorrere fra voi – un flusso di energia instabile e occulta, capace di attraversare incolume la stoffa grezza e pesante delle uniformi.
- No che non ce l'hai. - Il tono secco e autoritario con cui ti risponde ha un che di buffo, e riesce a strapparti un mezzo sorriso, del quale lei però non si accorge, essendo impegnata a valutare in che direzione avviarsi.
Cominciate a camminare, adagio, stretti in una sorta di storto, traballante abbraccio.
Un passo, un altro, un altro ancora. Uno-due-tre. Quattro-cinque-sei. Da capo. Uno-due-tre. Quattro-cinque-sei... e, di nuovo, il conto riparte, più e più volte, per un tempo che ti appare infinito.
Perché lei è vicina. È troppo vicina.
Rabbrividisci, perfettamente – dannatamente – consapevole di ogni singola parte di lei con la quale sei costretto a entrare in contatto – le braccia il busto le spalle le mani i fianchi le gambe i capelli che ti solleticano il mento il suo profumo il suo respiro il cuore che batte all'impazzata – come il tuo come il tuo come il tuo –
Basta.
Ti fermi ansimando. Persino l'aver percorso così poca strada ti lascia stremato. Cerchi un sostegno nel muro alla tua destra, mentre attendi che il mondo smetta di girarti vorticosamente attorno.
Inspira. Espira.
L'aria ora ti sembra prodigiosamente più fresca, più pulita, e i tuoi polmoni l'accolgono con immensa – e sincera – gratitudine.
Rumore d'acqua davanti a voi; siete riusciti, non sai come, a raggiungere la Senna.
- André? -
Un soffio caldo sulla guancia.
- Come ti senti? -
Domanda difficile.
Ti senti... stanco. Sì. E svuotato, e dolorante, e spaventato – non dimenticherai – non dimenticherete – tanto presto questa notte. Ma, allo stesso tempo, ti senti felice. È assurdo, è folle – ma è reale. Tu sei davvero felice; felice perché qui, in questo istante, tra vesti stracciate e lividi violacei che sfregiano la pelle, puoi stringere di nuovo la tua Oscar tra le braccia.
È un flebile spiraglio di Paradiso, al centro esatto dell'Inferno.
- Bene. Sto bene, stai tranquilla. - La voce non trema mentre pronunci queste parole. - Ma tu, tu invece come stai? -
- Non mi hanno fatto niente. -
Un sussurro spezzato.
La osservi attentamente, senza alcun timore o remora. I suoi occhi sono laghi trasparenti, specchi limpidi dentro i quali le emozioni si rincorrono e si aggrovigliano fra loro, fondendosi l'una nell'altra – fra tutte, è la paura a dominare incontrastata la scena.
- Ehi, tranquilla. È tutto finito. Tutto finito. -
Le sue labbra – petali scarlatti adagiati su tiepido latte – si lasciano sfuggire un singhiozzo strozzato.
Sembra così... fragile. Lei, che fragile non lo è mai stata – perché mai ha potuto esserlo.
Si stringe a te, ancora di più, nascondendo il viso nell'incavo tra il tuo collo e una spalla. Un tremito convulso la scuote da capo a piedi, te lo senti addosso, penetra nella carne, riverbera nelle ossa – spacca il cuore.
- Ho avuto così tanta, così tanta paura... -
Piange. Perle di sale ti bagnano la pelle.
No no no. No, amore mio, non piangere. Non piangere.
Non riesci nemmeno a parlare.
Ti chini su di lei, avvolgendola con tutto te stesso, anima e corpo, per rimarcarle la tua presenza, il tuo esserci – ora e sempre, con lei, per lei. Affondi lentamente il volto nella sua chioma di sole – profumo di rose, lillà e miele ti inebria i sensi –, ne fai fluire ciocche intere fra le mani. Non si ritrae. Rimanete così, abbracciati, avvinghiati l'uno all'altra sull'orlo di un sentimento tanto potente e intimo da non poter essere racchiuso entro l'effimero confine di parole vuote o inadeguate.
Ti sposti appena, per poterla contemplare ancora. La massa scomposta dei suoi capelli crea un'aureola di pallido oro attorno a lei, e incornicia finemente il raffinato cesello che, partendo fiero dall'ampia fronte, si addolcisce poi sulle tempie e sull'arco perfetto delle sopracciglia, fino a raggiungere la linea pulita e nobile degli zigomi e della mascella, affilata come la punta di uno stiletto d'avorio.
In verità, non ti è mai apparsa tanto bella come in questo momento.
Le imprigioni il mento tra il pollice e l'indice, carezzandole teneramente le labbra, costringendola a schiuderle in risposta al tuo tocco – e il fiato caldo che investe le tue dita è seta e fuoco, desiderio e tormento, sinuosa tentazione e piacere stupito.
Fermati. Devi fermarti. Finiscila finché sei in tempo!
Il pensiero ti attraversa la mente fulmineo come un colpo di pistola: è un monito al quale sarebbe senza dubbio saggio dare immediato seguito, lo riconosci. In fondo sai bene che dovresti fermarti. Il problema è che non vuoi farlo. Non vuoi e non puoi, schiavo come sei di una malia che non ti concede alcuna possibilità di scelta.
E lei... lei ti guarda come se volesse divorarti.
Fra le vostre bocche adesso non c'è quasi più distanza – basterebbe un movimento impercettibile, un minimo sbilanciamento, e vi ritrovereste avvinti, condannati fatalmente a cercare l'aria l'uno dentro i respiri dell'altra per poter sopravvivere.
Ancora un attimo, un attimo, un attimo soltanto...
Poi, d'improvviso, abbandoni ogni cautela, inclini appena il capo, chiudi piano gli occhi... e la baci.
Finalmente.
È un bacio dapprima incerto, cauto, quasi timido – non vuoi spaventarla, non questa volta. Questa volta dev'essere lei, e lei sola, a condurre il gioco, e, qualunque cosa lei voglia – o non voglia – fare, tu ti atterrai ligio alla sua decisione.
Sotto la pressione delicata delle tue dita la pelle di Oscar quasi brucia, tanto morbida quanto irresistibile. Avverti il suo cuore pulsare selvaggio tra le costole – come il tuo come il tuo come il tuo – mentre il bacio si fa sempre più sensuale, più profondo, più esigente. È la sua lingua a cercare la tua, a premere contro i denti per importi di lasciarla entrare, per permetterle di esplorare, con tutta la calma che le puoi consentire, ogni più piccolo e remoto anfratto della tua bocca.
Il suo sapore è un'esperienza mistica, adesso lo sai per certo. È una droga di cui non potrai mai più fare a meno, un incantesimo dalle cui catene non vorrai mai liberarti.
Le sue mani non riescono a trovare requie, volano frenetiche dalla schiena al petto e al collo, si aggrappano alle spalle, finché non arrivano ai capelli, che tirano e stringono come se in tutta la vita non avessero voluto altro – desiderato altro – che sentirli scorrere fra le dita.
Sussulti, in preda a sensazioni deliranti e inaspettate, che artigliano la gola e dal ventre si espandono alle vene, fomentando il bisogno feroce che irradia dal tuo corpo, e che cerchi disperatamente di placare nutrendoti dei sospiri che lei ti restituisce con così tanta generosità tra le carezze voraci e i baci roventi.
La passione cresce dentro di te, dentro di voi, e ti stupisci di come si appresti a raggiungere vette che mai avresti immaginato di poter conquistare, nemmeno nei tuoi sogni più audaci.
È il suo fuoco ad alimentare il tuo.
Nonostante le fasce che lo tengono prigioniero, percepisci chiaramente il suo seno spingere orgoglioso contro lo sterno. Ci sono solo pochi strati di stoffa a dividervi, a tenere separata la pelle dalla pelle; questo pensiero rischia di farti impazzire, è un invito esplicito a perdere il controllo, a bandire la ragione una volta per tutte, e allora... allora decidi di seguire l'istinto, e la baci con più arroganza, le mordi con furia le labbra fino a che i suoi gemiti non ti riempiono la bocca, le afferri con irruenza le natiche, le blocchi le gambe fra le tue, rendendole impossibile qualsiasi movimento che la porti lontana da te e non verso di te.
E, ad ogni tuo gesto, corrisponde un suo gesto uguale e contrario; la vostra è una lotta senza esclusione di colpi, scivolosa e ardente, della quale però nessuno dei due vuole essere il solitario vincitore.
Perché, questa volta, lei è con te, in te, sicura, appassionata, fiduciosa.
- Madamigella Oscar! -
Calpestio di stivali nel vicolo.
Vi staccate nel medesimo istante, il fiato corto, le guance in fiamme, la mente in subbuglio.
Ma le mani rimangono intrecciate.
- Non rispondere. -
Il tono lascia intendere come la tua non sia una semplice richiesta, ma una vera e propria supplica – non vuoi, non vuoi separarti da lei.
Le sue labbra arrossate si piegano nell'accenno di un sorriso.
- Saranno venuti a cercarci, magari hanno una carrozza. - Un lampo di malizia le accende lo sguardo, così rapido da lasciarti a stento sicuro di averlo visto davvero. - Non vuoi tornare a casa? -
A casa. Non in caserma. A casa – dove non sarebbe stato difficile rimanere di nuovo da soli; anche fino all'alba, se aveste voluto. Il solo pensiero ti fa tremare.
- La nonna uscirà di testa. -
- Correremo il rischio. - Ti scosta con premura un ricciolo ribelle dalla fronte sudata. - Voglio solo assicurarmi che tu sia davvero tutto intero. -
Le sue parole sono una carezza lieve che va dritta all'anima, un balsamo pietoso che ha l'effetto di lenire le cicatrici che anni di vuote illusioni e notti crudeli ti hanno lasciato incise sulla pelle.
Tutto quello vuoi, amore mio. Tutto, tutto quello che vuoi.
- D'accordo. - Le sfiori un'ultima volta la bocca con un leggero, umido, dolcissimo bacio. - Corri a fermare quel povero disgraziato, prima che ci diano definitivamente per dispersi. -
 
 
"Nessun grado di separazione,
nessun tipo di esitazione,
non c’è più nessuna divisione tra di noi.
Siamo una sola direzione

in questo universo che si muove.
Non c’è nessun grado di separazione."
 
 
 
 
 

Nota:

Salve a tutti!
Vi sono mancata? Come no, come il mal di denti XD
Torno con questa piccola (sorry, di più non riesco a fare) OS che – alleluia alleluia – per una volta lascia da parte l'angst e si diletta con argomenti decisamente più, ehm, piacevoli. Come avrete capito, questo è l'episodio di S.Antoine così come l'ho sempre visto io (altro che "il mio André", non so se mi spiego). ;-)
La verità è che morivo dalla voglia di descrivere un bacio vero e proprio, visto che non l'ho mai fatto. Non sono molto sicura del risultato, nel caso fatemi sapere cosa ne pensate, sapete quanto i vostri consigli siano utili e graditi :)
Mi rendo conto che come rating arancione fa un po' ridere, ma non ero sicura che rientrasse in quello giallo, per cui per evitare problemi ho preferito tagliare direttamente la testa al toro.
Ringrazio sin d'ora chi avrà la gentilezza di recensire la storia, o di aggiungerla in una delle liste messe a disposizione da EFP.
Ringrazio, come sempre, tutti i lettori silenziosi che verranno a trovarmi.
La canzone che accompagna la OS (e da cui ho tratto il titolo) è “Nessun grado di separazione”, di Francesca Michielin (in questi giorni il mio umore sta prendendo una piega decisamente troppo sentimentale; sarà la primavera imminente?)
Passate a trovarmi sulla mia pagina fb, Lost Fantasy, io vi aspetto!
Un bacio, e a presto (spero) :*

padme

 

P.S: scusate davvero, davvero tanto se non sono molto presente qui su EFP o sul gruppo di fb, ma con il bambino riesco a malapena a ritagliarmi un piccolissimo spazietto per scrivere. Cercherò comunque di essere più partecipe d'ora in avanti. Kiss <3
P.P.S: non riesco a capire che problema abbia oggi l'html di efp, carica tutto in corsivo e non mi permette di cambiare! Se vedete cose strane sono io che tento disperatamente di metterlo a posto *padme contro la tecnologia mode: On*

   
 
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