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Autore: Marilia__88    17/03/2016    3 recensioni
Seguito di "Ti brucerò il cuore" (Johnlock)
Dal primo capitolo:
... Non passava giorno, infatti, che Sherlock non ripensasse al discorso che il medico gli aveva fatto al cimitero, davanti alla sua lapide vuota. Sapeva benissimo che, probabilmente, parte di quelle parole, erano dettate dalla paura del momento ed erano prettamente mirate a dissuaderlo, dal compiere quel gesto avventato, ma, nonostante tutto, non riusciva a togliersele dalla testa:
“…io ho bisogno di te, quanto tu ne hai di me!... Devi lottare, Sherlock…devi farlo per me…! …la tua presenza…e tutto quello che abbiamo passato, mi hanno ridato la gioia di vivere!” Queste frasi echeggiavano tra le pareti del suo palazzo mentale e, la cosa strana, è che riuscivano a trasmettergli un senso di calore e di benessere, che mai aveva provato in vita sua.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart'
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                Ti scalderò il cuore






                                                 Victor Trevor




… Sherlock, nel sentire quella minaccia rivolta al medico, annuì rassegnato e seguì Trevor fuori dall’appartamento. Non sapeva quali fossero le sue intenzioni, ma doveva stare al suo gioco, doveva farlo per John e Sherlyn.







Era il primo giorno d’università e il giovane Sherlock stava cercando la camera del dormitorio a cui era stato assegnato. Era infastidito dall’idea di dover dividere la stanza con un altro ragazzo e sperava soltanto che non si trattasse di un tipo troppo invadente. Non desiderava amici o persone che lo assillassero, voleva semplicemente essere lasciato in pace.
Appena entrò nella camera, vide che il suo compagno di stanza era già lì a sistemare le sue cose. Era un ragazzo alto, moro, con gli occhi chiari e, da un primo sguardo, sembrò essere davvero interessante.
“Piacere, Victor Trevor!” esclamò il ragazzo, avvicinandosi con un enorme sorriso e porgendogli la mano.
“Sherlock Holmes!” rispose secco Sherlock, ricambiando un sorriso sforzato e stringendo saldamente la mano.
Quel veloce contatto era destinato ad essere, in futuro, il primo di una lunga serie.
I due ragazzi, infatti, iniziarono fin da subito ad andare d’accordo. Sherlock abbandonò tutti i preconcetti che si era fatto sull’idea di avere un compagno di stanza. Pensò che, in fondo, quel Trevor non fosse poi così male.
Il loro feeling venne accentuato dai numerosi interessi che avevano in comune: la chimica, gli esperimenti e tutte le materie scientifiche in generale. Purtroppo, però, c’era anche un’altra cosa che li accomunava; un interesse decisamente autodistruttivo: la droga. Le loro giornate al Campus, infatti, passavano tra lezioni, studio e momenti di puro sballo.


Erano passati sei mesi da quel loro primo incontro e, una mattina come tante altre, i due amici se ne stavano in camera, godendosi un giorno di riposo lontano da libri e professori.
“Oh, Sherl! Con questo ti sei proprio superato!” disse Victor, facendo un tiro allo spinello che aveva in mano.
“Si, non è male! Ma per stasera ho in mente qualcosa di meglio!” rispose Sherlock, facendo anche lui un tiro.
“Ah, sì? E cosa proponi?” chiese Trevor curioso.
“Sto preparando una soluzione al 7% di cocaina da iniettarci per endovena! Quella sì, che sarà favolosa!” esclamò Holmes con un sorriso compiaciuto.
“Oh, andiamo sul pesante? Sei davvero un ragazzaccio!” disse Victor, ridacchiando divertito.
“E non hai ancora visto niente!” rispose Sherlock, mettendosi a ridere anche lui.

Quel pomeriggio, intanto, il giovane Holmes ricevette una visita da qualcuno che non si aspettava.
“Fratellino, dal tuo aspetto deduco che non hai ancora smesso con quella roba!” disse Mycroft con un tono deluso.
“Oh, mister figlio perfetto mi ha degnato di una sua visita! Beh, non hai niente di meglio da fare che annoiarmi con le tue deduzioni?” rispose acido Sherlock.
“Mi spieghi perché ti ostini a passare il fine settimana qui al Campus? Potresti tornare a casa qualche volta. Potremmo passare un po' di tempo insieme, con mamma e papà, come una volta…” disse il maggiore con tristezza.
“Questa sì che è divertente, Mycroft! No, grazie! Devo declinare il tuo invito. Restare qui è molto meno noioso che passare del tempo in quella casa!” rispose il minore ancora più acido.
“Invece qui ti diverti, da quello che ho saputo! Mi hanno riferito di te e di quel Victor Trevor. So tutto delle vostre 'sessioni'!” urlò furioso Mycroft “…quando la smetterai di comportarti così?” aggiunse, continuando a gridare.
“Si può sapere cosa vuoi? Ti presenti qui e pretendi di dettare legge sulla mia vita?!” gridò Sherlock, avvicinandosi al fratello con fare minaccioso.
“Sherlock, per favore! Non capisci che sono preoccupato per te?” disse il maggiore disperato.
“Fammi capire, oggi sei proprio in vena di sparare cazzate o stai cercando in tutti i modi di irritarmi? Beh, sai che ti dico? Non ho intenzione di rimanere qui ad ascoltarti! Ho cose più importanti da fare!” disse il minore, voltandosi per andarsene.
“Sherlock…” esclamò Mycroft, afferrando il fratello da un braccio “…ti prego…” aggiunse, quasi supplicandolo.
“Lasciami e vattene al diavolo!” urlò Sherlock, liberandosi dalla presa. Poi si mise il cappuccio della felpa in testa, allontanandosi e sparendo oltre la sua vista.

Quella sera Victor e Sherlock avevano deciso di spostare la loro “sessione” dalla loro camera al parco del Campus. Potevano stare tranquilli anche lì fuori, considerando che era sabato sera e che molti studenti erano tornati a casa per il week-end. Si sedettero a terra, godendosi la piacevole freschezza dell’erba.
“Eccola qui!” disse Holmes, togliendo una boccetta dalla tasca della felpa.
“Proviamo questa nuova specialità!” rispose Trevor, preparando tutto l’occorrente per l’iniezione.
I due si divisero il contenuto di quella fiala, iniettandosela quasi contemporaneamente. Era la prima volta che provavano una soluzione a base di cocaina con una percentuale tanto alta e, da quella sera, non fu l’ultima.
“Sherl, non so se c’entra la droga, ma ho un’irrefrenabile voglia di baciarti!” esclamò improvvisamente Victor, avvicinandosi a Sherlock.
“Vic, sei impazzito?” rispose Holmes, decisamente sorpreso.
Trevor, però, continuò ad avvicinarsi, facendo sdraiare l’amico sull’erba e iniziando a baciarlo con passione. Inizialmente Sherlock cercò di divincolarsi da quelle avances, ma poi, sarà stato anche a causa della cocaina in circolo nel suo corpo o dalla sua voglia di sperimentare, si lasciò andare a quel contatto. Rimasero lì, sdraiati a baciarsi per una buona mezz’ora, poi Victor si staccò da lui ed iniziò a guardarlo fisso negli occhi.
“Andiamo in camera…” propose, sussurrando all’orecchio dell’amico.
Sherlock annuì e si lasciò trascinare nella loro stanza. Quella notte si concessero completamente l’uno a l’altro, dando sfogo ad un puro desiderio di passione e di fisicità.
Da quell’episodio, i due finirono per mettersi insieme. Victor si era davvero innamorato di Sherlock; il giovane Holmes, invece, non provava sentimenti. In fondo, da sociopatico come si definiva, riteneva quella relazione come un qualcosa di prettamente fisico: stava bene con Victor e non gli dispiacevano i contatti tra loro, ma per lui la cosa non andava oltre a quello. Trevor, ben presto, capì come stavano le cose, ma pur di stare con lui, accettò lo stesso quelle condizioni.


Era arrivato il secondo anno d’università e i due erano sempre insieme: stessa camera, stesso letto e stesse “sessioni”. Mycroft aveva provato più volte a separare suo fratello da Victor, convinto che non avesse una buona influenza su di lui, ma con scarsi risultati.
A metà del secondo anno, però, successe qualcosa che cambiò tutto. Era un sabato sera come tanti e i due si erano riuniti in camera per la solita “sessione” serale.
“Questa volta ho qualcosa di speciale” esclamò Sherlock, tirando fuori una fialetta “…alla nostra soluzione al 7% di cocaina ho aggiunto una piccola dose di eroina. Ti va di provarla?” aggiunse sorridendo.
“E me lo chiedi? Mi piacciono sempre le tue invenzioni!” rispose Victor eccitato.
Quella sera, però, qualcosa andò storto. Per la prima volta il giovane Holmes sbagliò i suoi calcoli. Dopo neanche cinque minuti dall’iniezione, infatti, Trevor iniziò a sentirsi male e perse conoscenza. Sherlock, rendendosi conto di quello che stava accadendo, riuscì a chiamare in tempo un’ambulanza, prima di svenire anche lui sul pavimento della camera.


Il giovane Holmes si risvegliò confuso in ospedale. Era la prima volta che andava in overdose da quando faceva uso di droghe e non capiva dove avesse sbagliato. Una voce, però, interruppe i suoi profondi pensieri.
“Questo è quello che definisci ‘uso controllato’? chiese Mycroft con tono duro.
“Dov’è Victor?” chiese a sua volta Sherlock, ignorando la domanda.
“Non ha ancora ripreso conoscenza…” rispose il maggiore “…quando pensi di smetterla con questa roba? Il fatto che tu abbia rischiato di morire, ti suggerisce qualcosa?” aggiunse, alzando il tono di voce.
“Sì, mi suggerisce che la prossima volta devo controllare bene i calcoli prima di provare una nuova soluzione!” esclamò Sherlock con un’espressione saccente in volto.
“Dannazione, Sherlock! Smettila di comportarti così!” urlò Mycroft furioso, alzandosi dalla sedia.
“Sei sempre troppo nervoso, Mycroft! Sai fratellone, arrabbiarti così non fa bene alla tua salute!” disse il minore, prendendolo in giro e ridendo.
“Va bene, come vuoi tu. Continua pure ad autodistruggerti…” esclamò Mycroft, cercando di mantenere la calma “...ti chiedo solo una cosa e se accetti, prometto che ti lascerò in pace e non mi intrometterò più nella tua vita” aggiunse poi, guardando il fratello dritto negli occhi.
“Spara…!” rispose Sherlock.
“Devi promettermi che in qualunque bettola o in qualunque vicolo tu voglia andare a drogarti, farai sempre una lista di ciò che hai preso. Ti chiedo almeno questo, per favore!” disse il maggiore, supplicandolo.
Il fratello minore rimase colpito da quelle parole. Si disse che, in fondo, non gli costava niente fare quella promessa se in cambio non lo avrebbe avuto più tra i piedi.
“Va bene, te lo prometto” rispose semplicemente.
Quella, per Mycroft, fu una piccola vittoria. Sapeva che il fratello avrebbe ripreso presto a drogarsi, ma almeno aveva una piccola certezza: ovunque lo avesse trovato in fin di vita, avrebbe saputo come aiutarlo. Non era molto, me era già qualcosa.


I due ragazzi vennero dimessi tre giorni dopo. I genitori di Victor, però, decisamente contrariati da quello che era successo, decisero che, per il bene del figlio, era meglio trasferirlo in un’altra università. Il padre, intanto, aveva accettato un incarico importante in America e ne approfittò per obbligare suo figlio a seguirlo dall’altra parte dell’oceano. Inizialmente Trevor si oppose, non aveva nessuna intenzione di andarsene e di lasciare Sherlock, ma poi, un giorno, dovette cambiare idea.
Il padre di Victor era un tipo particolarmente violento, non solo con i membri della sua famiglia, ma con chiunque decidesse di mettersi contro di lui. Capendo che alla base del rifiuto del figlio ci fosse Sherlock, una mattina decise di andare al Campus per parlare con lui.
“Tu devi essere Sherlock Holmes!” disse il signor Trevor, spuntando alle spalle del ragazzo.
“E lei deve essere il prepotente padre di Victor!” rispose Sherlock a tono.
“Te lo dico con le buone: lascia in pace mio figlio!” esclamò l’uomo aggressivo.
“Non mi sono mai piaciute le imposizioni!” rispose Holmes in tono di sfida.
Il signor Trevor, innervosito da quella risposta, si avventò contro Sherlock. Ci fu una violenta colluttazione tra loro, da cui, purtroppo, ne uscì sconfitto il più giovane. Il ragazzo venne portato d’urgenza in ospedale: aveva due costole incrinate, un braccio fratturato e vari ematomi per tutto il corpo, viso compreso.
Victor, appena seppe ciò che era successo, andò ad affrontare il padre.
“Si può sapere che ti è saltato in mente?” urlò furioso.
“Gli ho dato ciò che si meritava!” esclamò l’uomo soddisfatto “…e ti avviso, se non accetti di venire in America, la prossima volta non sarò così clemente nel lasciarlo in vita” aggiunse con un sadico sorriso sul volto.
Il giovane Trevor non poté fare altro che accettare la proposta di suo padre.

Il giorno della partenza ebbe almeno il permesso di salutare Sherlock.
“Sherl, non sai quanto sia difficile per me tutto questo. Ti amo davvero tanto e te lo prometto, appena mi sarà possibile, ritornerò da te…” disse Victor tra le lacrime.
“Vic, per favore! Dispiace anche a me che tu debba andartene, ma non c’è bisogno di piangere!” rispose Holmes irritato.
“Possibile che riesci sempre ad essere così insensibile? Non mi sono mai aspettato che ricambiassi i miei sentimenti, ma pensavo che almeno ti importasse qualcosa di me!” urlò Trevor ferito.
“Siamo stati bene insieme, Vic! Ci siamo divertiti… Ti ripeto che mi dispiace di non poterti più rivedere, ma non pretenderai che mi metta a piangere disperato come un idiota sentimentale!” rispose duro Sherlock.
“Ah, quindi è questo che sono per te? Un idiota sentimentale? Sai che ti dico? Tu non sei un sociopatico, sei proprio uno stronzo!” gridò Victor furioso.
“Dai, Vic! Non fare così! Credevo che ormai mi conoscessi…” disse Holmes, cercando di farlo calmare.
“Hai ragione! È colpa mia, sono stato uno stupido a pensare che potessi cambiare, che alla fine potessi innamorarti di me!” rispose Trevor con amarezza.
“Victor…” disse semplicemente Sherlock.
“No, Sherlock, non fa niente! Beh, devo andare. Addio, Sherl!” esclamò Victor, abbassando lo sguardo.
“Addio Vic!” rispose Holmes.
Quella fu l’ultima volta che si videro. Fu un addio amaro e carico di risentimento, destinato a rimanere nella memoria di Victor per sempre.







“Si può sapere, almeno, dove mi stai portando?” chiese Sherlock nervoso.
“Te l’ho detto, ti sto portando a pranzo fuori!” rispose Victor con un sadico sorriso.
“Oh, ma smettila di dire cavolate! Dimmi direttamente che hai intenzione di fare e facciamola finita!” esclamò il detective, alzando il tono di voce.
“Lo vedrai, Sherl… lo vedrai molto presto…” disse soltanto Trevor, ridendo di gusto.















Angolo dell'autrice:
Salve! Eccovi il settimo capitolo. E' interamente dedicato ad un ritorno al passato. In fondo era anche giusto chiarire cosa successe tra Sherlock e Victor tanti anni fa..!
Di questo capitolo mi è piaciuto scrivere, soprattutto, la parte dello Sherlock "sballato" e aggressivo...in particolare nelle conversazioni con il fratello. Ho fatto coincidere con il periodo di Victor anche la promessa tra i due fratelli sulla famosa lista...mi sembrava carino metterlo lì!
Nel prossimo capitolo capiremo le intenzioni di Victor...da come parla nel finale, non sembra niente di buono!
Grazie come sempre a chi sta seguendo la storia e a quelli che assiduamente lasciano un commento...!
Alla prossima ;)
   
 
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