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Autore: Alyeska707    17/03/2016    9 recensioni
! STORIA INTERATTIVA !
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-E se il desiderio di avere degli amici, unito alla follia, deformasse la realtà? Se ragazzi tra loro diversi, all'oscuro del loro avvenire, si ritrovassero improvvisamente in un luogo sconosciuto, in cui la neve è perenne? Se, a loro insaputa, una presenza li osservasse costantemente? Decifrando il loro essere, osservando le loro esistenze... manovrandoli a suo piacimento...
Che accadrebbe?
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale
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Total Drama: The Snowfall 

.1. –Il falò

Percepì il ghiaccio sotto le sue mani. Aprì un occhio, poi lo richiuse. Provò a stringere le mani in pugni, ma erano tanto congelate da non obbedire ai suoi ordini. Aprì entrambi gli occhi: coriandoli di neve continuavano a cadere sul suo corpo, inerme sul terreno, scandendo attimi eterni. Realizzò che non si trovava nel letto su cui, fino a poche ore prima, giaceva.

I quindici ragazzi si svegliarono improvvisamente all’unisono, come se qualcuno, sopra di loro, avesse appena schioccato le dita. Si misero a sedere sopra il manto candido di neve, ancora indolenziti e coi vestiti fradici, e si guardarono intorno attoniti per un istante.
«V-Voi chi s-siete?» chiese sbattendo i denti il ragazzo dagli occhi grigi e i capelli scuri, Oliver.
«Avrei una domanda migliore» Sputò acida Amira. «D-Dove ci troviamo?»
Seguirono attimi di silenzio intriso di timori e paure, poi riecheggiò una risatina nell’aria. Tutti si girarono verso la ragazza dalla ciocca verde che non riusciva a smettere di ridacchiare, tenendosi una mano sulla bocca per nascondere il suo divertimento. Quando si accorse di avere tutti gli occhi puntati addosso deglutì e accennò un sorriso beffardo.
«Piacere, mi chiamo Ruby Knight.» I coetanei non distolsero lo sguardo dal suo viso, continuando a fissarla come infastiditi.
«Si può sapere che ci trovi di tanto divertente in tutto questo?» domandò scettico Jordan McHolland che, nonostante l’assenza del sole, indossava un paio di larghi occhiali scuri.
«Oh, niente, tranquillo» disse Ruby ruotando gli occhi. «Stavo solo pensando a Noah, nient’altro.»
«A chi, scusa?»
Gli occhi di Ruby s’illuminarono di un bagliore insolito: non aspettava altro che parlare di Noah.
«Noah è Noah! È un amore! Cioè, il mio amore! E poi è così…»
«In poche parole è il tuo rag-ragazzo?» tagliò corto Loup Delaitre alzando gli occhi al cielo, palesemente annoiato. Tutto ciò non gli interessava proprio.
Ruby lo fulminò con lo sguardo, poi mormorò a denti stretti: «Indirettamente.»
«E che diamine vuol dire?» replicò di nuovo Jordan. Abbassò il capo e diede una rapida occhiata alla ragazza a cui, in meno di mezzo di secondo, tornò un sorriso a trentadue denti.
«Noi stiamo insieme! Solo che lui ancora non lo sa!» esclamò fiera. Gli altri si guardarono perplessi, solo uno di loro rimase a guardare la ragazza che, nonostante l’inquietudine di quella situazione, riusciva a ridere come se nulla fosse. Oliver restò strabiliato dalla sua grande personalità.
«P-Potremmo cercare un posto caldo, invece di discutere su questo?!» commentò Cerise a occhi stretti in fessure. Tremava dal freddo e sui suoi lunghi capelli castani c’erano fiocchi di neve, quasi fossero decorazioni di brillanti. Tutti annuirono e si alzarono barcollando. Non c’era anima viva.
«C-C’è qualcuno?» gridò Amira. Il suo fiato divenne come una condensa di fumo e la sua voce risuonò più volte, sempre più bassa e distante, ma non arrivò risposta.
«Q-Qui, ragazzi!» esclamò Melody, stretta nella sua lunga maglia rosa decorata da bottoni gialli. Indicò con l’indice le assi di legno marcio che si erano staccate dalle pareti di un edificio creando un passaggio per entrarvi. Avanzò verso il varco a piccoli passi, seguita dagli altri.

«E questo cos’è?» chiese il ragazzo dagli occhi celesti e la pelle quasi diafana inarcando le sopracciglia e chinandosi per raccogliere quello che sembrava essere un diario.
Ashling Sharp si girò di scatto e prese l’oggetto dalle sue mani.
«È… è mio, grazie…» Abbassò lo sguardo: non sopportava la sua timidezza, era come un ostacolo da cui non riusciva a liberarsi.
«Che c’è, ti metto in soggezione, mh?» fece il ragazzo. Ma Ashling non voleva mostrarsi debole, così alzò il viso fino a raggiungere quello dell’interlocutore. E quando incontrò gli occhi di lui, perse quasi l’equilibrio.
«Vladimir Romanoff, felice di aver a che fare con te» disse, non riuscendo a risparmiarsi un ghigno.
«A-Ashling… Ashling Sharp… piacere…»
Vladimir si sentì compiaciuto.

«Ragazzi, venite!» esclamò Ruby. Gli altri affrettarono il passo e, scavalcate le assi, si ritrovarono in una grande stanza contornata da pareti in legno: il soffitto era alto, il pavimento in pietra. Nel centro di essa c’erano dei tronchi ammucchiati, sopra questi un pezzo di carta.
«E questo..?» mormorò Oliver, avvicinandosi lentamente, fino a raccogliere il biglietto. Non era per niente sicuro di ciò che stava facendo… e se quel foglietto gli avesse portato una maledizione? Lui era terrorizzato da questo genere di cose, era molto superstizioso.
Ruby gli si avvicinò correndo. «Che c’è scritto?»
Oliver venne attraversato da un brivido: non se lo spiegava, ma diventava sempre molto riservato quando una ragazza gli si avvicinava. Forse era per questo, che non aveva ancora trovato una fidanzata… Eppure lui ne avrebbe tanto desiderato una, così da amarla con tutto il cuore e proteggerla dalla malasorte…
«”Il gioco comincia, miei cari amici.”»
«Ma che significa?» mormorò irritata Cerise. Non aveva tempo da perdere in giochetti del genere.
«N-Non lo so…» rispose Oliver in un sussurro, quasi avesse paura delle sue stesse parole.
«Ragazzi! C’è del legno, possiamo accendere un fuoco per scaldarci» disse Jordan.
«E come vorresti accenderlo questo fuoco, mh? Coi tuoi occhiali da sole, per caso? Ti sei accorto che fuori non c’è alcun sole, vero?» Sputò Cerise. Si sentiva circondata da idioti. Certo, non sapeva ancora con chi aveva a che fare. Jordan ridusse gli occhi a fessure e serrò la mascella; non si faceva certo dire da una qualsiasi ragazza col complesso di superiorità cosa doveva o non doveva indossare.

Un ragazzo abbronzato si avvicinò alla legna. Affondò la mano nella tasca dei jeans ancora umidi e ne estrasse un accendino. «Dai, funziona…» mormorò, chinandosi. Si accese una debole fiamma che, lentamente, cominciò a bruciare il legname.
«Hai altro da dire, carina?» chiese retorico e con tono carico di freddezza Jordan. Cerise lo incenerì con lo sguardo. «Carino, ho un nome.»
Saperlo era l’ultima cosa che Jordan avrebbe desiderato. In una scala da uno a dieci, gliene fregava zero virgola cinque. Già non gli importavano le donne, lei poi…
«Allora illuminami» disse.
La ragazza si inginocchiò vicino al falò. «Cerise Hood.»

Tutti si sedettero intorno al fuoco per riscaldarsi e allora si presentarono.
«Joseph Johnson» disse il ragazzo slanciato e dai capelli corvini che aveva acceso il fuoco poco prima.
«Perché avevi un accendino in tasca?» chiese Ruby, ormai già da tutti conosciuta.
«Fumo per… mh… alleviare lo stress, penso. Cioè, fumavo. Il pacchetto che avevo in tasca è diventato carta crespa.» Tirò fuori quello che una volta era un pacchetto da venti sigarette e lo gettò tra le fiamme per alimentare il fuoco.
«E tu, come ti chiami?» chiese, sempre Ruby, indicando il ragazzo basso e superstizioso. Lui inizialmente distolse lo sguardo: era la prima volta che una ragazza gli rivolgeva la parola… come doveva comportarsi, esattamente?
«Oliver Shane, piacere…»
«Ciao Oliver» fecero gli altri all’unisono, scoppiando poi a ridere.
«Non siamo in un centro di recupero per gente malata di cancro, non c’è bisogno di tutto questo spirito collaborativo» osservò Amira con ribrezzo.
«E tu chi saresti?» chiese Joseph.
La ragazza dai capelli color rosa zucchero filato sospirò. «Amira Alchemy Roberts.»
Melody piegò la testa di lato. Pensò che il nome le si abbinasse perfettamente. Sembrava essere così forte e determinata, quella ragazza, senza il minimo timore del pensiero altrui. A Melody sarebbe piaciuto tanto essere come lei.
«Hey, ci sei?» Jordan stava passando la mano davanti al viso della fanciulla per risvegliarla.
«Oh, s-sì, sì… Melody Russell. È… bello, conoscervi.»
«Buono da sapersi. Io sono Jordan McHolland.» Il ragazzo si tolse gli occhiali per la prima volta e fece l’occhiolino a Cerise, che era dall’altra parte del falò. Voleva fargliela pagare, l’avrebbe umiliata.
Una ragazza dai tratti orientali si sistemò la montatura di occhiali sul naso. «Hayoung Lee.»
«Sai che non saresti per niente male, se ti togliessi quegli occhiali?»
Hayoung guardò male il ragazzo biondo e lui sorrise beffardo. Poi si presentò. «Vladimir Romanoff.»
Ashling si stava tormentando le dita già da qualche minuto. Non le piaceva parlare in pubblico, aveva sempre paura di incespicare nelle parole. Così, quando arrivò il suo turno, deglutì rumorosamente prima di parlare.
«Mi chiamo Ashling Sharp.»
«Ashling vuol dire visione, vero?» fece un’altra ragazza.
Il viso di Ashling si illuminò. «Sì, è giusto!»
«E chi l’avrebbe mai detto, che dietro una truzza come te poteva nascondersi una ragazza piena di cultura?» commentò beffardo Jordan.
La ragazza abbronzata serrò i pugni: detestava chi la etichettava fin da subito come una di quelle ragazze tutte shopping e lampade solo per il suo stile. Lei era un’apprendista sarta, non una malata di animalier e make-up.
«Lo prenderò come un complimento» si limitò a dire. «Comunque sono Aria Giraud, piacere di conoscervi.»
«Non mi piace come ti vesti» mugugnò il ragazzo seduto accanto a lei, squadrandola come nauseato.
«La cosa è reciproca, metallaro senza speranze…»
Il ragazzo sorrise maligno. Si stava già divertendo. «William Kurt Blue. Ciao.»
«E hai anche un ricco vocabolario, vedo» commentò Aria sospirando.
«Io mi chiamo Loup Delaitre» disse il ragazzo con le lentiggini e dagli scompigliati capelli rossicci. Nonostante i tratti del viso, delicati e infantili, era sveglio. Talvolta insicuro, ma aveva il suo portafortuna.
«Io mi chiamo Aiden Joseph McCartney.» Parlò senza accennare un sorriso; quello lo riservava solo alle persone che meritavano di vederlo. Aria si sentì attratta da quel viso angelico, i capelli neri, gli occhi scuri, così lucidi che avrebbe potuto specchiarcisi dentro… e poi il fisico! Se avesse avuto una boutique tutta sua, avrebbe certamente preso quell’Aiden McCartney come modello di primo piano.
«E tu?» riprese Ruby. Adorava fare domande.
«Hey, dico a te! Sei un cosplay per caso?»
Il tetro ragazzo giapponese restò impassibile, quasi non avesse udito le sue parole. Oliver ridacchiò; quella ragazza lo divertiva così tanto!
«Kiro Masaka.»
«Quindi sei un cosplay? Perché non ti travesti da Noah, la prossima volta?»
Vladimir alzò un sopracciglio e guardò Ruby.
«Non credo sia un cosplay, Ruby…»
«Già, e si può sapere chi è questo Noah?» aggiunse Joseph.
Ruby Knight sbuffò divertita. «Che ve lo dico a fare? Tanto non capireste!»
«Non abbiamo niente da perdere, direi…» commentò Aiden scambiando un’occhiata perplessa con Loup.

Ashling cercava di intravedere il viso di Vladimir attraverso le fiamme, poi lo posava su Aria e ricominciava da capo. Non aveva un chiaro orientamento, però Vladimir, quel ragazzo biondo e alto, quando le aveva restituito il diario, le aveva come passato una carica di elettricità. Ashling non se lo spiegava, non era mai stata il tipo di ragazza da “amore a prima vista” e non aveva mai pensato che lo sarebbe diventata. Se fosse stata a casa, in quel momento avrebbe sicuramente consultato i suoi tarocchi per sapere come sarebbe andata avanti quella storia. Però, dato che era in un luogo sconosciuto con altri sconosciuti quattordici ragazzi, avrebbe aspettato l’imbrunire, così da confidarsi con le stelle.
Lo sguardo di Melody, invece, era fisso su Amira. Non erano passate nemmeno tre ore da quando l’aveva vista per la prima volta e già la vedeva come un esempio, un mito. Per lei, che era da sempre stata una ragazza insicura e riservata, un’amicizia vera era tutto ciò di cui necessitava. Avrebbe tanto voluto diventare amica di Amira.
Nel mentre, Aria scuoteva la testa, davanti ai look totalmente fuori moda dei ragazzi che la circondavano.
Così, avvolti dal caldo tepore del fuoco, i quindici ragazzi cominciarono a intavolare discussioni e lanciare battute. Quel pezzetto di carta, invece, bruciava nelle fiamme.

Quanto era soddisfatta, Courtney… Aveva amici così vari e strambi! Si divertiva da matti. Era così felice…follemente felice.


Il Mio Angolino 
Buonasera a tutti! Quanto sono felice di essere riuscita a scrivere questo capitolo! Sono fiera di me stessa ^^ Adesso mi potete perdonare, per l’impressionante ritardo? È la prima storia interattiva che scrivo, quindi la vedo come una  vera e propria sfida con me stessa. Sarei molto felice se recensissero anche gli utenti senza oc, quindi, voi che state leggendo, segnate le mie parolee (e recensite everywhere)! Questa storia mi ricorda Saw, e Court è l’enigmista xD Non è adorabile?!? Ne succederanno di tutti i colori! Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo :)
Quindi restate sintonizzati!
Sempre qui,
con A Tutto
Reality
Il Toooour!
Ps: I prossimi capitoli arriveranno più velocemente ^.^
Alyeska707
   
 
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