-CAPITOLO
14-
Chiuse
gli occhi mentre l’acqua
calda le scendeva giù per la schiena accarezzandole la pelle
che fino a poco
prima era ferita. Quando uscì dalla doccia, dieci minuti
dopo, Elijah era lì ad
aspettarla.
Le
si avvicinò e con
delicatezza le mise le mani sui fianchi, poggiò
quelle labbra soffici sul
suo collo.
“Non
dovresti essere qui” gli
disse lei piano, posandogli le mani sul petto.
“Posso
andarmene se preferisci”
Elijah sorrise accarezzandole il viso.
La
cacciatrice rise, poi lo
baciò, schiudendo le labbra quando lui premette con
decisione la bocca contro
la sua. “Starti lontana è l’ultima cosa
che vorrei” gli disse quando si
allontanarono l’uno dall’altra.
“Lo
so.” Elijah le baciò una
mano. “So che non puoi restare, ma voglio che tu sappia che
mi mancherai.”
Lei
si mordicchiò l’interno
della guancia, poi sorrise prima di baciarlo di nuovo.
Allison
si svegliò di soprassalto, si passò le mani sul
viso mentre si metteva seduta
sul letto e poi si spostò indietro i capelli.
Si
guardò intorno, nel silenzio della stanza e si accorse che
non sarebbe riuscita
a riprendere sonno neppure volendo. Quindi decise di alzarsi e a piedi
scalzi
scese al piano di sotto, cercando di fare meno rumore possibile.
La
piccola Hope dormiva dopo aver pianto per un’ora almeno e
tutti dentro quella
casa avevano un super udito, quindi meglio fare silenzio.
In
casa, nonostante il matrimonio fosse stato due giorni prima,
c’era ancora una
quantità smisurata di fiori, un forte odore di primavera, se
lo avessero
chiesto a lei.
Pensò
che era bello, indipendentemente da tutto, avere qualcuno da poter
definire il
proprio compagno per la vita.
Hayley
non si era sposata per amore, ma visto il modo in cui la guardava
Jackson,
Allison era certa che presto avrebbe imparato ad amarlo.
Sospirò
raggiungendo la cucina, pentendosi di non aver indossato una giacca
prima di
scendere; quella notte faceva freddo o forse il freddo era dentro di
lei.
“Non
riesci a dormire?”
Quella
voce… l’avrebbe riconosciuta tra un milione di
voci. Non la sentiva da qualche
giorno visto che lo aveva evitato e lo aveva fatto
perché aveva bisogno di riprendere il
controllo.
Il
loro stare insieme, il giorno delle nozze, l’aveva fatta
felice ma le aveva
anche fatto male. Così per i giorni a seguire si era come
nascosta, rifugiata
in se stessa. Ora era tempo di smettere di farlo.
“Più
o meno” sussurrò abbozzando un sorriso e
mettendosi a sedere su una sedia
accanto a lui, a tavola. “E tu? Nemmeno tu ci
riesci?”
Lui
le versò una tazza di tè e gliela
passò. “Più o meno” le disse
sorridendo.
“Stavi
dormendo e uno strano sogno ti ha svegliato? Perché a me
è successo questo”
Allison bevve un sorso dalla tazza pentendosi all’istante di
aver parlato perché
sapeva esattamene quale domanda sarebbe arrivata subito dopo.
“Un
brutto sogno?” chiese infatti lui.
Lei
rise scuotendo il capo; non era stato brutto, anzi… ma non
era certa che fosse
il caso di dirglielo. Cosa avrebbe potuto dirgli, in fondo, che aveva
sognato
un ricordo e che, in quel ricordo, loro due si baciavano ad un passo
dall’amore?
Era
inutile e non aveva senso; quel passato non esisteva più e
lei doveva farsene
una ragione.
Si
diede della stupida perché non era mai stata
così, non aveva mai perso il sonno
dietro ad un uomo, neppure quando era una ragazzina. Doveva smetterla e
doveva
farlo subito.
Ma
c’era qualcosa in quei maledetti occhi scuri di Elijah,
qualcosa nelle sue
labbra, qualcosa nel suo modo di parlare, di muovere le mani.
Nell’odore virile
che emanava… lei voleva allontanarsi ma allo stesso tempo
voleva restare.
“Un
ricordo più che altro” gli disse.
“Piacevole ma… che mi turba.”
Il
vampiro annuì. “Vuoi parlarne?”
Allison
scosse il capo mettendosi in piedi, posizionandosi davanti a lui quando
Elijah si
alzò a sua volta.
“Non
è necessario” mormorò bloccando una
ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Ma
grazie dell’offerta. Sarà meglio che torni in
camera adesso; fa freddo e non
voglio rischiare di svegliare nessuno. Magari leggerò un
libro oppure
rifletterò.”
“Ho
chiesto a mio fratello se è innamorato di te”
disse lui di improvviso. “Vi ho
visti ballare al matrimonio e ho… pensato che fosse
innamorato di te.”
La
donna alzò un sopracciglio perplessa. “Klaus?
Innamorato di me?” scoppiò a
ridere e si portò una mano alla bocca per cercare di non
fare rumore.
“Sveglierai
tutti” le disse lui con un sorriso chiudendo la porta,
fermandosi ad osservarla
mentre si poggiava al tavolo; il corpo scosso dalle risate che cercava
di
trattenere.
“Questa
è la cosa più ridicola che io abbia mai
sentito” gli disse quando riuscì a
prendere respiro. “Come ti è venuto in
mente?”
“Non
lo so” ammise Elijah sincero. “Ero…
geloso suppongo.”
“Credevo
che Elijah Mikaelson non fosse geloso.”
“Non
lo ero mai stato prima” rispose lui standole davanti.
“Prima di te.”
Allison
fece un grosso respiro, capì che stava per fare di nuovo
qualcosa di cui si
sarebbe in qualche modo pentita, ma capì anche che per
quanto ci provasse non
aveva altra scelta. Per la prima volta nella sua vita le ragioni del
suo cuore
riuscivano a sovrastare tutto.
Si
rimise dritta e con un gesto deciso gli passò le braccia
intorno al collo e lo
baciò. La risposta dell’Originale si fece
attendere il tempo di un respiro e in
pochi secondi Allison gli si ritrovò in braccio, le gambe
intrecciate intorno
alla sua vita.
“Portami
nella tua stanza, Mikaelson” gli disse passandogli la mano
tra i capelli.
Lui
lo fece.
****
Allison
gemette, chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto
le spinte
decise ma gentili dell’Originale. Quelle labbra che le
baciavano il collo,
l’incavo tra i seni, la bocca… lasciavano il fuoco
al loro passaggio. I gemiti
si rincorrevano nel silenzio della stanza, il freddo che aveva sentito
camminando scalza fino al piano di sotto era sparito, lasciando il
posto ad un
caldo innaturale che le aveva avvampato le guance.
Lui le
strinse di più le mani poggiando le labbra sulle sue in un
bacio forte,
intenso, appassionato. Incontrò la sua lingua e si perse in
quella danza calda
e umida di cui non avrebbe più saputo fare a meno.
Le mani
si spostarono sui fianchi, poi scesero giù lungo le gambe e
ne piegarono una
quel tanto che bastava per unire di più i loro corpi.
Allison
si inarcò, poi le sue mani si persero tra i capelli di
Elijah. Stringevano di
più ad ogni spinta, seguendo quel violento piacere che
sentiva nascerle dentro.
“Elijah”
sussurrò, un attimo prima che l’orgasmo la
scuotesse facendola gemere
profondamente.
Elijah
la seguì dopo pochi secondi; le dita strette sul suo corpo
morbido, il viso
perso tra i suoi capelli. Si sentì felice, come non si
sentiva da secoli,
mentre le dita della donna gli accarezzavano la nuca.
Con
decisione la tirò su e la baciò con dolcezza
senza staccarsi da lei.
Sapeva
che quella felicità che sentiva, quella gioia, quel
sollievo… quella leggerezza,
avevano un nome. Sapeva anche qual era e sapeva che gli faceva paura,
perché era
pieno di attesa, di aspettative.
Le
passò una mano tra i capelli, poi i loro occhi si posarono
gli uni dentro gli
altri per un tempo che sembrò infinito.
“Io ti
amo” fu Allison a rompere il silenzio pronunciando tre
semplici parole che
furono capaci di scaldargli il cuore. Gli occhi le si riempirono di
lacrime. “Mi
dispiace ma non ce la faccio più a tenermelo
dentro.”
“Non
devi farlo” la rassicurò lui sorridendole. Con un
movimento lento la sdraiò sul
letto sistemandosi sopra di lei e coprendo entrambi con il fresco
lenzuolo. “Mi
scaldi il cuore ogni volta che lo dici.”
“Ma il
mio si spezza ogni volta che non rispondi” replicò
lei. “Cosa stiamo facendo
Elijah? Voglio più di questo, io voglio te e ti voglio
tutto.”
L’Originale
la baciò di nuovo, poi le prese una mano e se la
poggiò sul cuore. “Puoi averlo”
le sussurrò poggiando la fronte sulla sua.