Narcisi
Il sole, tiepido sulla guancia, è la prima cosa che percepisce quando torna alla realtà. Ancora non le riesce di sollevare le palpebre, neĺla testa le ultime immagini, vividissime, di quegli attimi concitati e nelle orecchie il rimbombo cupo dell'esplosione ed un ronzio, a nascondere ogni altro rumore.
È difficile trovare la forza di muoversi.
L'impatto col terreno è stato violento e una dolenza greve la opprime, le fa desiderare di poter richiudere gli occhi e rimandare ancora il momento in cui dovrà faticosamente tentare di rialzarsi. È difficile anche raccogliere i pensieri, incanalarli nella consuetudine che la vorrebbe già in piedi, la voce sicura ad impartire ordini, che si controlli chi è ferito, che si radunino gli uomini, che ci si prepari a rientrare...
È difficile.
Ogni cosa è diventata difficile in quella sua vita.
Ogni decisione, ogni gesto, ogni respiro.
Ogni minuto, vissuto caparbio con la volontà di chiudere il cuore, nel disperato tentativo di arginare una sofferenza che non è più capace di controllare, una solitudine che non è più capace di sopportare.
Ogni istante vissuto con la dolorosa consapevolezza della scoperta di essere stata amata, senza rendersene conto, per tutta la vita.
"Ti amo, Oscar. Credo di averti sempre amata."
Quelle parole le erano rimaste conficcate nel cuore, a dispetto di ogni suo sforzo per scacciarle. Le aveva ritrovate intatte e dirompenti dentro di sé ogni volta che la sua determinazione a cancellare ogni sentimento dalla sua anima era venuta meno anche solo per un istante. Le aveva sentite avvolgerla davanti ad ogni tramonto, accarezzarla nella brezza di ogni mattina, risuonare nel clangore delle spade durante le esercitazioni in caserma, gridare nel vociare confuso e invadente dei dormitori, risplendere nel lucore delle stelle, dietro ai vetri della finestra, nell'ultimo sguardo prima di cedere al sonno, ogni sera.
Erano state con lei, dentro di lei, sempre e comunque.
Il ronzio nelle orecchie si è un poco acquietato e lascia posto al cinguettio festoso degli uccellini ed al frinire degli insetti, ripreso inalterato dopo il boato della deflagrazione. Prova a muovere piano qualche muscolo, ed il movimento sprigiona un profumo soave e fragrante che la induce ad aprire faticosamente gli occhi su un mare di giallo.
Narcisi.
Ma certo, ricorda di aver osservato quella macchia dorata e festosa dall'alto della torretta, prima.
Di aver pensato quanto sarebbe stato bello essere uno di quei fiori, con l'unico destino di ondeggiare al vento, inconsapevole e bellissimo. Senza doveri da compiere, aspettative da soddisfare, senza amori rifiutati da dimenticare.
Compie un piccolo movimento per muovere un braccio e si rende conto che qualcosa trattiene la sua mano, la inchioda alla terra ed a quegli steli umidi ed odorosi. Un tepore famigliare ed il rimando ad altre strette accompagnate dallo stesso calore. Un nome a farsi strada, tiepido anch'esso nel gelo del suo cuore, senza che la mente possa nulla per impedirlo.
"André"
Alza la testa incurante del dolore che la assale e lo scorge, ancora svenuto, riverso a poca distanza da lei. Il braccio allungato, come se con l'ultimo barlume di coscienza le sue dita avessero cercato la sua mano per posarvisi e difenderla.
Al suo fianco, come sempre.
Malgrado il suo tentativo di allontanarlo, lui e quell'amore che le aveva confessato disperato, e che lei,sconcertata ed impaurita, non aveva saputo accettare.
Malgrado il muro di ghiaccio che aveva provato ad erigere tra loro negli ultimi mesi, infiniti e solitari, durissimi da affrontare con l'intento di bastare a sé stessa , di convincersi che di nessuno aveva bisogno, tanto meno di qualcuno da amare.
Malgrado tutto, lui era rimasto.
Aveva continuato ad esserci, per lei, incurante della sua freddezza e del suo rifiuto, sordo ai suoi rimproveri ed alla sua rabbia.
Sempre ad un passo da lei, fermo e solido come roccia.
Come se di quell'amore, semplicemente, non potesse fare meno. Come se restarle vicino e quell'amore mantenerlo vivo fosse l'unica cosa per cui valesse la pena vivere. O morire.
È grande quella mano che copre le sue dita. Grande e graffiata e sporca di terra. Ma è la stessa mano che cercava la sua per far pace dopo le baruffe di bambini o che sfiorava lieve i graffi provocati da un duello troppo irruento.
È la stessa mano, ed è lo stesso André.
Anche se ora ci sono calli su quei palmi eleganti e c'è una cicatrice crudele che gli devasta il viso.
Le lacrime spingono, pungenti ed impietose, dietro le ciglia ed il cuore, stretto in una morsa, non riesce a trattenerle, non questa volta.
"Mio Dio, André, cosa ti ho fatto?"
Cosa aveva fatto a lui, a loro, a tutto ciò che erano stati?
Cosa aveva fatto con le sue paure e la sua cocciutaggine ed il suo egoismo, a quei bambini, a quei ragazzi, a lui, all'unico uomo che non l'aveva abbandonata mai, che l'aveva compresa e accettata e amata?
Lo aveva allontanato, ignorato, disprezzato. Gli aveva chiuso il suo cuore, negandogli anche il conforto di quell'amicizia unica e silenziosa che lli aveva accompagnati sempre, sino a quella sera di follia e confessioni.
Eppure, nonostante tutto, André era ancora lì.
Con lei e per lei.
Lui e la sua perseveranza, la sua dolcezza, la sua infinità pazienza.
Lui ed il suo amore, purissimo.
Forse, allora, non era troppo tardi...Forse...
Appoggia nuovamente la guancia umida di lacrime al terreno, e chiude gli occhi, i sensi ricolmi di quel sentore di terra pervasa di primavera.
Non ritira la mano, la lascia lì, sotto quella di lui, incurante del vociare di Alain e degli altri soldati che li stanno cercando e chiamando a gran voce e che, tra poco, certamente li scorgeranno. Non le importa che li vedano...
Perché sente André muoversi piano e intensificare d'istinto la sua stretta, allacciare ppiù forte le dita alle sue...vuole che sia questa la prima cosa che vedrà quando aprirà gli occhi. Le loro mani, l'una nell'altra.
Perché sappia che l'ha salvata.
Perché comprenda, come ha appena fatto lei, che dal suo amore vuole farsi salvare.
Un piccolo racconto , profumato dei miei fiori gialli preferiti, per salutare l'arrivo della primavera e della speranza che ogni anno porta con sé . Ed una dedica speciale ad un'amica dolcissima, ed a tutte quelle che leggeranno e che portano lo stesso nome, che in questi giorni festeggia l'onomastico.
A tutti e tutte un abbraccio.
Monica