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Autore: Marti Lestrange    18/03/2016    5 recensioni
[Billy Bones/Abigail Ashe; seconda stagione; what if?]
"Abigail malediva se stessa per non essere stata più ardita, più coraggiosa, più insana. Avrebbe dovuto salutarlo dicendogli che aveva scoperto tutto, grazie a lui, e che aveva imparato ad amare il mondo, grazie a lui, e che non lo avrebbe dimenticato mai, fin quando fosse vissuta. E invece adesso sentiva la pressione della morte farsi strada verso di lei e l'unico rimpianto era quello di non aver vissuto abbastanza per rivedere Billy e passare con lui un altro pomeriggio e forse riuscire ad assaggiare un bacio prima della fine. Una lacrima silenziosa le scese lungo la guancia, mentre fuori Charles Town bruciava."
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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To the bottom of the sea, I'd go to find you.




« Vengo con te. »
Charles Vane scostò a malincuore lo sguardo dal mare e, giusto un po' più in là, dalla costa e il profilo di Charles Town, fulcro della ricostruzione del Nuovo Mondo – ginepraio di bugie.
Incontrò gli occhi accesi e determinati di Billy Bones e maledì se stesso per averlo liberato e avergli così infuso ancora più coraggio e spavalderia. Billy non stava mai zitto e non sempre le sue idee erano malvagie, ma non valeva certo come regola. Quel “vengo con te” non prometteva nulla di buono.
« Scordatelo » sussurrò Charles tornando a guardare la costa. Quel dannato di Flint era lì da qualche parte e maledizione a lui che si era andato a cacciare in un casino più grande di tutti loro e maledizione alle parole assennate di Billy Bones e maledizione a se stesso per averle ascoltate. Avrebbe dovuto prendere la Man'o'War e salpare senza indugio prima che fosse troppo tardi.
« Tu scordati che io rimanga qui » aggiunse Billy, le mani puntate sui fianchi e la voce ferma.
Charles sbuffò. Quel ragazzo era testardo come un mulo.
« Non ho bisogno del tuo aiuto. »
« Cosa ti fa credere che io voglia venire per aiutare te? »
Charles si girò a guardarlo, le sopracciglia aggrottate, leggermente confuso. Billy lo guardò di rimando, senza vacillare. Erano pochi gli uomini che riuscivano a reggere lo sguardo del Capitano Vane, a questo mondo, e la maggior parte di essi aveva finito per non rivedere più la luce del sole.
« Cosa mi nascondi? »
Billy aprì le braccia. « Niente. Dammi solo la possibilità di scendere a terra. »
Charles annuì lentamente, stropicciandosi la barbetta ispida che gli ricopriva le guance.
Sospirò. « E va bene, Bones. »
Billy annuì e fece per allontanarsi.
« Chi rimane indietro, rimane indietro. Intesi? » aggiunse Charles a mezza voce voltando leggermente la testa, in modo che l'altro potesse sentirlo.
Billy si fermò per un attimo, dandogli la schiena. « Intesi. »



§



Billy ricordava i suoi capelli scuri.
Billy ricordava i suoi occhi miti.
Billy ricordava le sue mani bianche e innocenti, i denti candidi e la pelle di perla.
Billy ricordava Abigail Ashe - il tesoro più prezioso.
In quel momento, la costa si avvicinava pian piano, mentre la piccola imbarcazione che occupava, seduto accanto a Charles Vane, li conduceva verso la città. Avevano in programma di cancellare tutto ciò che Peter Ashe aveva costruito, di radere al suolo il suo esperimento di civiltà, di distruggere senza pietà uomini e case, donne e mercati, bambini e sogni. A nessuno di loro importava.
E, in mezzo a tutta quella devastazione, Billy aveva un solo pensiero: salvare Abigail prima della fine. Sapeva che ciò che sentiva doveva essere estirpato e nascosto in profondità dove nessuno avrebbe potuto tirarlo fuori, dove sarebbe rimasto inerme e dormiente, e sapeva anche che non aveva né futuro né cognizione né senso logico alcuno, ché una dama inglese come Abigail Ashe non avrebbe mai potuto amare, né tanto meno sposare, un rozzo pirata come lui, un vile assassino, un ladro della peggior specie, un fuorilegge e un reietto. Sapeva tutte queste cose, eppure non poteva fare a meno di pensarla e di vegliare su di lei, come aveva fatto dal primo momento in cui aveva incrociato il suo sguardo incuriosito sottocoperta. E le dapprima timide conversazioni, che mano a mano erano diventate una routine e un piacere colpevole e una tranquilla abitudine in mezzo al caos della
Man'o'War, e alle guerre degli uomini, non avevano fatto altro che alimentare il suo incauto sentimento, quel senso di attaccamento che sentiva nelle ossa, le preoccupazioni materiali che si volatilizzavano come polvere e il calore del sole e il cuore pieno di qualcosa di troppo astratto e inaspettato da poter essere compreso, qualcosa che non aveva più sentito e che credeva dimenticato. E ora avrebbe sfidato tutto e tutti per salvare Abigail Ashe, ché non poteva immaginarla in pericolo, alla mercé di uomini rudi e assetati di sangue, a rischio nella città che invece avrebbe dovuto accoglierla e proteggerla. E non si fidava di nessuno, men che meno degli uomini di Peter Ashe. Una volta salva, l'avrebbe affidata alle cure del fratello George, attuale governatore di Port Royal, e avrebbe cercato di dimenticarla. Abigail Ashe era stato un sogno, niente di più.



§



Charles Town bruciava.
Abigail Ashe guardava la città di suo padre crollare sotto il peso del ferro e del fuoco, mentre uomini sconosciuti depredevano le sue strade, uccidevano la sua gente e distruggevano un sogno. Non che quel covo di bugie e infidi consiglieri le stesse particolarmente a cuore, ma c'era qualcosa di infinitamente tragico nei tetti in fiamme, nel sangue che scorreva sulle lame e dei corpi ammassati ad un crocevia. Non avrebbe mai dimenticato quel periodo della sua vita.
« Venite via da lì, Miss Ashe » esclamò Lily, la sua dama di compagnia, afferrandola saldamente per le spalle e cercando di allontanarla dalle finestre.
Abigail l'accontentò ed entrambe si sedettero a terra, poggiate al letto a baldacchino, strette in un abbraccio confortante. « Andrà tutto bene, Miss Ashe. Il Lord suo padre risolverà tutta questa torbida faccenda, ne sono certa. »
Abigail sorrise a Lily e sembrava che fosse la più giovane a rincuorare la più vecchia, nonostante le dividessero soltanto quattro anni, che erano pochi ma sembravano tanti, ché Lily aveva vissuto veramente, era nata e cresciuta nel Nuovo Mondo e conosceva i suoi pericoli e i suoi incanti. Le era stata assegnata al suo arrivo a Charles Town, ma ad Abigail sembrava di conoscerla da sempre. Le prese la mano e la strinse, senza dire niente.
Fuori infuriava la battaglia ma il cuore le batteva forte e Abigail pensava alla Man'o'War, agli uomini con i quali aveva diviso i suoi giorni, ai mostri che giacevano in fondo ai loro cuori e pensava a quelli stessi cuori che battevano di lealtà, coraggio e senso di appartenenza, ché la fratellanza era un legame che li univa tutti, senza distinzioni e senza pregiudizi. Loro appartenevano.
Il pensiero di Abigail andò inevitabilmente a Billy Bones, al suo sorriso timido ma bello anche se incerto, agli occhi infiniti e gentili, alle sue mani grandi e ruvide ma tiepide e salde e lievi. Chiuse gli occhi e ripercorse il ponte della Man'o'War fino alla sua figura, alta e temibile, eretta accanto al timone, le braccia forti e spesse di chi ha tanto navigato, la pelle scalfita dal sole implacabile, gli stivali erosi dal sale. Aveva pensato spesso a lui, alle loro conversazioni al tramonto, a quel pomeriggio in cui lui le aveva spiegato come funzionava una nave come la Man'o'War e le aveva intagliato un piccolo vascello in un ciocco di legno, che lei portava sempre con sé da quando si erano salutati, prima di scendere a Charles Town. Non lo avrebbe più rivisto e dentro di sé piangeva per qualcosa che sapeva non sarebbe potuto esistere, che non aveva un futuro e che avrebbe fatto meglio a dimenticare. Non avrebbe mai dovuto amare Billy Bones e lo sapeva bene. Eppure qualcosa la richiamava a lui sin da quando i loro sguardi si erano incrociati, qualcosa di più forte del sangue e del destino, qualcosa che le incendiava i sensi e le ottenebrava la mente, che le faceva stringere forte il lenzuolo che avvolgeva le sue notti bianche e calde e che le faceva desiderare il suo odore forte e aspro intorno, le sue mani addosso e le sue labbra dappertutto. Si risvegliava sempre ricoperta di sudore e affannata, come se fosse riemersa da un qualche sogno troppo vivido nel quale lei e Billy erano insieme in un letto di piume e si guardavano e la luce della luna illuminava i loro volti e Billy sorrideva prima di baciarle le labbra. Era sciocco e inutile indugiare nei sogni, ché si perde di vista la realtà, ma Abigail non poteva farne a meno. Era un po' come essere nuovamente sul ponte con Billy, dividere una mela e guardare il mare, abbozzando pensieri e speranze, ridendo delle stesse cose e osservandolo di nascosto, percorrendo le vene delle sue braccia e perdendosi da qualche parte tra il collo e la clavicola scoperta. Abigail malediva se stessa per non essere stata più ardita, più coraggiosa, più insana. Avrebbe dovuto salutarlo dicendogli che aveva scoperto tutto, grazie a lui, e che aveva imparato ad amare il mondo, grazie a lui, e che non lo avrebbe dimenticato mai, fin quando fosse vissuta. E invece adesso sentiva la pressione della morte farsi strada verso di lei e l'unico rimpianto era quello di non aver vissuto abbastanza per rivedere Billy e passare con lui un altro pomeriggio e forse riuscire ad assaggiare un bacio prima della fine. Una lacrima silenziosa le scese lungo la guancia, mentre fuori Charles Town bruciava.



§



Billy si sistemò una sciarpa di lino intorno alla testa, drappeggiandosela sulle spalle solide, e percorse velocemente il tratto di spiaggia che lo separava dalle prime costruzioni di Charles Town. Si era separato da Vane e dai suoi uomini e davanti lo attendevano numerose insidie, ma conosceva la città e sapeva dove trovare la casa del Governatore. Imboccò un vicolo laterale nascosto e tranquillo e superò con facilità il primo tratto della città a ridosso della costa. Era tutto tranquillo, visto che la maggior parte degli abitanti si trovava nella piazza principale, ad assistere al processo del Capitano James Flint. Billy sperava che Vane arrivasse in tempo e che il suo piano funzionasse così come lo aveva predisposto.
Ora le strade si facevano più popolate e rumorose e Billy rallentò l'andatura per non dare nell'occhio e fece finta di osservare e studiare alcune bancarelle di frutta installate davanti ad alcune case basse. Incontrò lo sguardo di un paio di uomini annoiati che ciondolavano davanti all'ingresso di una locanda ed evitò le avances di una prostituta che si fingeva una donna rispettabile ma nei cui occhi Billy poteva leggere l'interesse e la lascivia e il calcolo. Si fermò ad un crocevia, abbastanza aperto da permettergli di intravedere la casa colonica del Governatore Ashe, in lontananza, leggermente rialzata sulla piccola collina. Billy poteva vedere le bianche colonne del portico e le eleganti finestre a ghigliottina, il tetto di mattoni rossi e i fiori del giardino e lungo il sentiero. All'improvviso gli tornarono alla mente le magioni di Londra, di un tempo ormai lontano e di un'infanzia quasi dimenticata.
Adocchiò una locanda che gli sembrava quanto meno rispettabile e traquilla, così sedette fuori, su una delle panche in legno, e ordinò del rum, che gli venne servito da un cameriere che nemmeno si preoccupò di guardarlo in faccia, e la cosa lo tranquillizzò. Lì avrebbe potuto aspettare che Vane attuasse il suo piano, in modo da entrare in casa Ashe senza incontrare particolari ostacoli, a parte qualche guardia che avrebbe messo al tappeto facilmente. Così avrebbe salvato Abigail e l'avrebbe portata via, lontano da Charles Town e dalla sua miseria.



§



« Sta succedendo qualcosa... » Lily si alzò dal fianco di Abigail, che la guardò dal basso, sorpresa. Si sporse oltre il letto che le aveva riparate e osservò la figura di Lily, ondeggiante in un abito bordeaux bordato di pizzo bianco. La ragazza si avvicinò alla porta della stanza e premette l'orecchio contro il legno bianco.
Per un attimo tra loro regnò il silenzio, poi Lily si voltò verso Abigail. « Stanno combattendo, di sotto » sussurrò, una mano alla guancia. « Ho sentito dei colpi di arma da fuoco e rumori di collutazione. »
Lily diede un altro giro di chiave alla porta. « Venite ad aiutarmi » aggiunse rivolta ad Abigail, che si alzò prontamente e raggiunse la sua dama di compagnia.
« Spostiamo quel comò davanti alla porta, forza. »
Le due ragazze si appoggiarono con tutto il loro lieve peso al mobile e Abigail ringraziò il fatto di non avere con sé tutta la sua collezione di abiti, persa quando il Capitano Low l'aveva brutalmente rapita. Piano piano, centrimetro dopo centimetro, riuscirono a spostare il comò quasi in corrispondenza della porta, ma si fermarono per riprendere fiato. E in quel momento sentirono un rumore di passi lungo la scala in legno scricchiolante. Si guardarono, gli occhi sbarrati, terrorizzate, e ripresero a spingere il mobile con ancora più lena, fino a quando non raggiunsero il loro intento. Sfinite, si lasciarono scivolare a terra, il respiro spezzato. I passi continuavano a far scricchiolare la scala, esitanti ma incombenti e pericolosi.
Abigail rivisse il rapimento da parte di Ned Low, la malvagità del suo sguardo perso, l'incubo di quelle notti infinite, i giorni tutti uguali e la luce del sole che filtrava a malapena sottocoperta. L'angoscia si impossessò di lei e così chiuse gli occhi, stringendoli forti, e sperando con tutta se stessa di risvegliarsi da un brutto sogno solo per scoprire che era ancora nel suo letto, al sicuro. E pensò di immaginare la voce di Billy che la chiamava, che gridava il suo nome sopra il rumore e la morte e la paura. E poi anche la voce di Lily la raggiunse, filtrando in mezzo al clamore, e si sentì scuotere, prima delicatamente e poi sempre più forte. E quando aprì gli occhi, era ancora nella sua stanza, rannicchiata sul pavimento, e si stringeva le ginocchia, il cuore come impazzito. Lily era accanto a lei, una mano poggiata sulla sua spalla, l'espressione spaventata da morire.
« Mi avete messo una paura, Miss Ashe... » sussurrò spospirando pesantemente e andando ad appoggiarsi al comò.
Abigail si mise a sedere e si passò una mano tra i capelli, confusa. Neanche lei sapeva con esattezza cosa fosse successo, era stata come preda di una visione, come se Low fosse tornato a perseguitarla anche nel ricordo, simbolo di morte e paura e silenzi.
E risentì nuovamente la voce di Billy ed era così reale e vera che si alzò in piedi rapidamente, osservando con occi sbarrati la porta chiusa davanti a lei.
« C'è qualcuno che vi chiama a perdifiato da cinque minuti buoni » spiegò Lily, confusa.
« Billy? » pronunciò incerta Abigail, la voce roca ma udibile.
Dall'altra parte della porta non si sentì niente per qualche secondo.
« Grazie a Dio siete viva » e la voce di Billy le raggiunse il cuore e lo riempì d'immenso.
« Dobbiamo spostare il comò » si affrettò ad esclamare Abigail rivolta a Lily.
« Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto prima... Spero che ne valga la pena, Miss Ashe. »
Abigail non replicò ma sorrise a Lily, cercando di rincuorarla. Non poteva credere che Billy fosse lì per lei.
Questa volta ci misero meno tempo di prima, forse perché Abigail era animata da un impeto molto più acceso. Il pensiero di rivedere Billy le diede una nuova forza e tanto coraggio. Non appena riuscirono a liberare la porta quel tanto che bastava per aprirne uno spiraglio, Billy Bones irruppe nella sua stanza, la camicia bagnata di sudore e sporca di sangue, una sciarpa che gli pendeva dal collo sul petto, una spada in una mano e una pistola nell'altra. Non appena incontrò lo sguardo di Abigail lasciò cadere le armi a terra e la raggiunse, sollevandola da terra e stringendola tra le sue braccia forti. Abigail si lasciò stringere, e i suoi sogni divennero realtà tutti d'un colpo, mentre sentiva la pressione del corpo di Billy contro il proprio, il suo odore acre, sudore misto a sangue e mare, le sue braccia che le cingevano i fianchi, una mano tra i capelli. Lei affondò il viso nella sua spalla e scoppiò a piangere sommessamente, come se tutta la paura e il terrore provati negli ultimi quindici minuti le fuoriuscissero dagli occhi, senza controllo. Ora si sentiva al sicuro e poteva abbassare la guardia. Si sentiva a casa, per la prima volta dopo settimane.
« Ho temuto per voi da quando sono sceso dalla Man'o'War » sussurrò Billy sui suoi capelli, carezzandole dolcemente la schiena.
« E io ho temuto di morire senza rivedere il vostro volto » replicò Abigail, improvvisamente libera da ogni timore, senza paura di sbagliare, grata al cielo per averle permesso di avere Billy Bones nella sua vita.
Billy si scostò da lei per guardarla in viso, dove le asciugò delicatamente le lacrime salate – così simili al suo oceano – e carezzandole una guancia. Le sorrise e Abigail pensò che era il sorriso più bello del mondo.
« Sono venuto solo per voi » disse lui. Le prese una mano e la strinse nella sua. « Volete venire con me? Ho intenzione di riportarvi in salvo sulla Man'o'War, qui fuori è un inferno. »
« Verrei ovunque, con voi » rispose lei annuendo. Poi si girò e incontrò lo sguardo di Lily, che li osservava silenziosa da qualche minuto. « Può venire anche Lily? Non posso lasciarla qui e le voglio bene. »
Billy lanciò un'occhiata all'altra ragazza e annuì. « Ma certo, basta che ce ne andiamo subito, non è sicuro. »
Abigail prese per mano Lily, che la seguì senza indugio. Billy stringeva le armi e le precedeva, assicurandosi che il passaggio fosse libero e sicuro.
« Direi che ne è valsa assolutamente la pena, Miss Ashe » le sussurrò Lily in un orecchio.
Abigail le sorrise e si sentì arrossire.
Billy Bones valeva la pena di tutto.



§



Billy sedeva sul ponte della Man'o'War e osservava il sole scendere dietro l'incendio di Charles Town in lontananza. Vane aveva recuperato Flint, Peter Ashe era morto e la città perduta. E lui aveva salvato Abigail. Anche quell'eterna giornata si sarebbe potuta concludere. Era stanco, anche se felice, così stanco che si sarebbe molto probabilmente addormentato sul ponte se Lily, la dama di compagnia di Abigail, non lo avesse riscosso.
« L'avete salvata » disse solo alle sue spalle.
Billy si voltò e ne incontrò gli occhi scuri e dolci ma decisi. Si stringeva in un leggero scialle di lino, per proteggersi dai venti che piano piano si alzavano dal mare aperto. Portava i capelli castani sciolti sulle spalle e non sembrava avere timore degli uomini che la circondavano.
« Ho solo fatto il mio dovere » replicò Billy scrollando le spalle.
Lily lo fronteggiò per guardarlo meglio negli occhi. « Non avevate nessun dovere nei confronti di Abigail Ashe, a parte quelli dettati dal vostro cuore, Mr Bones. »
« Non sono un signore. »
« Siete un pirata, lo so bene » rise Lily. « E so anche che oggi avete rischiato la vita per salvare quella di Abigail. Qualsiasi sentimento muova questo coraggio, merita di essere riconosciuto, non trovate? »
« Non capisco dove vogliate arrivare, Miss... »
La ragazza davanti a lui esitò per un attimo, come se ricordare il suo nome e le sue origini le provocasse del dolore interno, un dolore difficile da gestire. Ma l'ombra passò e lei sorrise.
« Sto solo dicendo che Abigail è da sola, al momento, e magari vorreste dirle due parole prima di andare a dormire... » e così dicendo si allontanò, dirigendosi verso la timoneria.
Billy si chiese se le fosse permesso aggirarsi sulla Man'o'War a suo piacimento, ma poi si rabbuiò, deciso ad ignorare Lily-come-diavolo-si-chiamava ma comunque desideroso di rivedere Abigail dopo gli eventi di quel pomeriggio, così si alzò in piedi, rassettandosi la camicia e dirigendosi sottocoperta.
Bussò alla cabina occupata da Abigail e attese. La voce attenuata di lei gli diede il permesso di entrare e Billy così fece, richiudendosi poi la porta alle spalle.
Abigail Ashe sedeva ad un tavolino, davanti a lei una lettera scritta per metà, un vestito pulito addosso e i capelli ancora umidi dopo il bagno. Era bellissima nella sua semplicità e ingenuità.
« Billy » esclamò lei, sorpresa, poggiando la piuma nel calamaio.
« Sono venuto a vedere come state, Miss Ashe. » Billy teneva la mani dietro la schiena eretta, il cipiglio serio ma gli occhi vibranti. Sapeva di aver passato il limite quando, quel pomeriggio, nella foga di trovarla viva, l'aveva stretta tra le sue braccia in modo molto poco prudente e consono all'estrazione sociale di Abigail. E adesso cercava di rimettere le cose apposto. Aveva paura di averla offesa, aveva paura che lei pensasse a lui come ad uno zotico approfittatore.
Abigail si alzò e gli si avvicinò e Billy un po' vacillò quando lei gli piantò gli occhi scuri addosso. Sembrava un'altra, come se il rischio corso l'avesse spogliata di ogni timore. Era un'Abigail diversa da quella che aveva conosciuto.
« Sto bene. Grazie a voi. »
Billy non potè fare a meno di guardarla e per un attimo indugiò sul suo seno leggermente esposto, mentre sentiva il suo respiro farsi più accelerato. Se solo si fosse avvicinato un altro po' avrebbe potuto sentire il suo cuore palpitante.
Come aveva già fatto quel pomeriggio, alzò una mano per carezzarle una guancia, appuntandole poi un capello ribelle dietro l'orecchio. La sua pelle scottava. Sentì se stesso sospirare e si impose mentalmente di controllarsi.
Poi Abigail gli prese una mano e gliela strinse, rimanendo a guardarlo, gli occhi vacillanti. Billy avrebbe tanto voluto baciarla fino a stare male e farla sua senza esitare, passare con lei giorni e notti, stretti in un letto, mentre il mare li cullava e li conduceva via. Chiuse gli occhi quando lei gli carezzò una guancia mal rasata e tremò al suo tocco lieve. Non aveva mai provato nulla di simile per nessun'altra donna nella sua vita.
« Billy... » cominciò Abigail. « Io... »
Billy aprì gli occhi e la guardò. Cosa stava per dirgli?
Poi lei lo abbracciò, cingendogli il petto tra le sue piccole braccia che sapevano essere forti, e Billy ricambiò l'abbraccio, carezzandole la schiena come aveva fatto qualche ora prima, nella sua stanza a Charles Town.
« Vorrei che le cose potessero essere diverse, Miss Ashe » sussurrò lui aspirando il suo profumo di sapone. « Vorrei che entrambi vivessimo in un mondo diverso. »
« Non è giusto » disse solo lei.
« Troppe cose non sono giuste, in questa vita. Forse in un'altra potremmo stare insieme. »
Lei si scostò per guardarlo, le guance rigate di lacrime silenziose.
« Non dovete piangere » aggiunse Billy asciugandole le guancia con i pollici. « Capito? Mai. »
« Non posso farne a meno. »
Billy tornò ad abbracciarla, cullandola tra le sue braccia, seguendo l'ondeggiare lieve del mare.
« Un'ultima cosa » iniziò Abigail dopo un tempo che ad entrambi sarebbe parso infinito, quando lo avrebbero ricordato avanti nel tempo.
Billy la guardò in silenzio senza dire niente e la guardò alzarsi sulle punte, aggrappandosi alle sue braccia e al suo petto, scalando il suo corpo fino alle sue labbra. Poggiò le sue morbide e belle labbra su quelle ruvide di Billy e lo baciò teneramente, mentre altre lacrime le scendevano lungo le guance. Billy rispose al bacio altrettanto teneramente, reggendo il corpo di lei tra le mani, così piccolo e fragile. Si staccò da lei a malincuore, ma dentro di sé sentiva che non sarebbe stato in grado di porre fine a quel contatto se fosse durato ancora a lungo, e non poteva permetterselo. Non poteva permetterlo ad Abigail.
« Ora è meglio che vada, non è conveniente. »
« Billy? » lo richiamò ancora una volta lei. Lui si voltò a guardarla, le guance ardenti e gli occhi brillanti. « In un'altra vita. »
Billy annuì ed uscì dalla cabina, chiudendo dietro di sé il suo cuore.



§



Abigail Ashe non parlò con Billy Bones per la maggior parte dei giorni a venire. La navigazione era lenta e le ore estenuanti e noiose. Le mancava chiacchierare con lui come avevano fatto in passato, guardarlo sorridere e ascoltare i suoi racconti. Tutto quello che faceva era scrivere lettere che non avrebbe mai spedito, la maggior parte delle quali all'indirizzo del fratello, nonostante sapesse che presto lo avrebbe rivisto; leggeva seduta nella sua cabina, immaginando il calore del sole sulla pelle; usciva raramente e solo verso il tramonto, quando la luce sempre più rada in cielo la proteggeva da ogni sguardo e lei e Lily si accoccolavano lontano dalla timoneria, e Lily accoglieva i suoi silenzi prolungati senza obiettare. Abigail cercava di evitare il Capitano Flint, nonostante avesse imparato a conoscere quell'uomo così particolare che una volta le aveva salvato la vita ma che in quei giorni era circondato da un'aura strana, come se un'ombra di dolore e rabbia lo seguisse passo passo. In cuor suo, Abigail sapeva che il padre doveva essere morto, e attendeva il momento in cui il fratello glielo avrebbe annunciato, incolpando Flint di tutto quanto, dalla distruzione di Charles Town alla fine dei sogni paterni. A dispetto di tutto, Abigail non riusciva ad odiarlo, non riusciva a considerarlo un mostro e il ricordo di Miranda Barlow, delle sue gentilezze e premure e i suoi sorrisi, si sovrapponeva all'immagine del suo corpo orrendamente steso a terra in una posa innaturale, il fumo che ancora si alzava dalla sua fronte, il sangue sul viso di Flint e la pistola ancora carica. A volte, nel buio della sua cabina, mentre Lily già dormiva nel lettino accanto al suo, vedeva il sorriso di Miranda e sentiva le sua mani dolci sul viso ad asciugarle le lacrime e carezzarle i capelli e il suo profumo di gelsomino ancora aleggiava nell'aria. E allora piangeva in silenzio, per Miranda, per suo padre, per sua madre morta anni addietro, per suo fratello che combatteva la crociata sbagliata, per Flint che lottava contro i suoi fantasmi, per Billy che l'aveva salvata e baciata e amata, e per se stessa, che attendeva una risposta che non sarebbe arrivata mai. Sentiva la sua fanciullezza scivolare via come un manto di seta sulle spalle, impalpabile, e capì di averla lasciata indietro nella cenere di Charles Town, e ancora prima nella cella umida di Charles Vane, e ancora prima tra le mani brutali di Ned Low. Da quando aveva lasciato Londra e la sua casa d'infanzia e le sue bambole e i suoi ninnoli e aveva visto il mare e l'infinito oceano e la lussureggiante natura del Nuovo Mondo, qualcosa dentro di lei era mutato, trasfigurandola in un'altra versione di se stessa. E così si lasciò alle spalle suo padre, i ricordi di bambina e il clavicembalo e lo specchio dorato e il profumo di menta di sua madre - si lasciò alle spalle ciò che era stata e che ormai non era più. Sorrise tra sé e sé e si sedette a guardare l'alba sorgere dietro l'orizzonte piatto e blu. Sorrise per tutto ciò che doveva ancora venire e per tante altre albe come quella e tramonti dietro le palme e la sabbia rovente e le acque cristalline. Quella era la sua casa, ora.



§



Billy Bones si apprestò a salutare Abigail Ashe da lontano.
Dopo giorni di navigazione erano finalmente arrivati in prossimità della fiorente Port Royal, gioiello dei Caraibi e dei commerci. Avevano predisposto una lancia che accompagnasse Lady Ashe e la sua ancella a riva, una bandiera bianca fluttuante a prua per evitare sorprese da parte del Governatore Ashe. La Man'o'War si avvicinò quanto più poteva ma Flint preferì fermarsi al margine di sicurezza, lontano dalla portata dei cannoni della flotta.
Billy stesso si occupò di scortare Abigail e Lily sul ponte e le aiutò a salire sulla lancia. Non avevano bagaglio e le manovre di carico furono piuttosto brevi. Vide Abigail indugiare per un momento, prima di salire a bordo, voltandosi a guardare la ciurma lì riunita per darle un addio silenzioso, i volti seri e concentrati. Si soffermò sul Capitano Flint, in prima fila, le mani incrociate dietro la schiena e il portamento eretto e implacabile. Abigail gli fece un mezzo inchino e l'uomo replicò chinando in avanti il capo e limitandosi a guardarla dargli le spalle. Era un uomo di poche parole e questa era forse la cosa che Billy preferiva di lui da sempre.
Poi Abigail si voltò e i loro sguardi si incontrarono. Lei gli sorrise impercettibilmente, come se tra loro ci fosse un segreto e tacito accordo di reciproca comprensione. Billy si sporse in avanti e le prese la mano. Vi depositò un leggero bacio, sfiorandole appena la pelle diafana e calda e la sentì tremare leggermente sotto il tocco delle sue labbra. La guardò un'ultima volta negli occhi e poi l'aiutò a salire a bordo, senza lasciare la sua mano. Si era ripromesso che non l'avrebbe guardata più, ché non sarebbe riuscito a lasciarla andare e il ricordo di quegli occhi lo avrebbe ossessionato per sempre, ma ciò che
intrinsecamente lo legava ad Abigail lo spinse ad abbassare lo sguardo, che si allacciò a quello di lei istantaneamente. Lacrime discrete le rigavano le belle guance e Billy non avrebbe voluto vederla ancora piangere per lui, ché non lo meritava, così come non meritava i suoi sentimenti mai gridati ma espressi chiaramente anche senza parola alcuna.
E così Billy Bones guardò Abigail Ashe veleggiare via sulle acque placide del mare, verso un destino che non lo comprendeva, finalmente in salvo tra le braccia del fratello George, di nuovo nel suo mondo, tra persone alla sua altezza e circondate dalle comodità e gli agi che una fanciulla come lei meritava. Dentro di sè un piccolo pezzo di cuore si incrinò mentre la guardava allontanarsi sempre più un piccolo puntino nell'azzurro. Non si era mai voltata, lo sguardo puntato sulla Man'o'War - e su di lui. Billy strinse più forte la balaustra in legno massiccio, perfettamente lucidata dopo le pulizie mattutine.
Non avrebbe mai dimenticato Abigail Ashe e quello che aveva rappresentato per lui: speranza e candore e bellezza; senno e gentilezza e coraggio; ardore e magia e sogno. Ringraziò il cielo per averla incontrata e aver avuto l'onore di salvarle la vita. Gli aveva scaldato il cuore e tutto ciò che poteva fare era conservare per sempre quel ricordo, impalpabile e bello come una musica sussurrata, come il profumo del mare al mattino, come l'arancio del cielo al tramonto, come la vita che conosceva e che amava.




NOTE


Ebbene, approdo anche su questi lidi, infestando fandom apparentemente tranquilli.
Cercherò di concludere queste note finali il più in fretta possibile, ché se no mi dilungo inutilmente.
Spero davvero che questa shot vi sia piaciuta e grazie a chiunque sia arrivato fino a qui, vuol dire davvero tanto. Abigail e Billy sono la mia ultima ossessione e voglio ringraziare sia gli autori di "Black Sails" per aver inserito quello scambio di sguardi che lasciava davvero poco all'immaginazione [per la mia reazione, potete affidarvi a quella di Miranda Barlow], sia la mia furbetta preferita, Lilyhachi Morley, per avermi impunemente istigato a scrivere questa storia e a concluderla. Un altro grazie sentito ad Alice Dolohov per sopportare/supportare sempre i miei scleri da autrice disagiata e a Giulia Esse per tutto il sano fangirling e la pazienza nell'appoggiarmi sempre.
   
 
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