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Autore: regarde_le_ciel    18/03/2016    3 recensioni
Eccomi qui con una nuova storia!
Ho l'intenzione di proporvi un'esperimento: avete sicuramente visto Sherlock Holmes in tutti i modi possibili, ma se il famoso detective in questa fanfiction non fosse un uomo ma una donna, e se si chiamasse Annabeth Chase?
Percy Jackson è un medico militare reduce della guerra in Afghanistan, la sua fidanzata lo ha tradito, la sua unica compagnia è la sua fidata stampella, ricordo della guerra.
La storia è un cross-over tra Percy Jackson e Sherlock (la serie tv), adatta anche a coloro che non seguono la serie, le battute prese dal telefilm verranno riportate in grassetto.
Fatemi sapere che cosa ne pensate :)
-Alexandra
Genere: Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI

 

CAPITOLO 1

 

UNO STUDIO IN ROSA -parte 1-

 

Baker Street 221b. Cosa mi era saltato per la mente, voglio dire, l'avevo vista per circa mezz'ora e avevo decretato una serie di cose: irritante, fredda e saccente. Eppure nonostante ciò decisi di andare a dare un'occhiata, magari l'appartamento non era tanto male e forse mi ero fatto una cattiva impressione della ragazza.

Ero davanti al grande portone del palazzo da circa dieci minuti indeciso sul da farsi, dopo aver meditato al lungo alzai la mano per bussare alla porta, ma fui interrotto.

-Buongiorno Perseus!- Annabeth Chase scese da un taxi giallo e si avvicinò a me.

-Buongiorno Chase.-

-Chiamami pure Annabeth.- distesi il braccio per stringere la mano ma la ragazza la guardò con diffidenza e aria di superiorità.

-Di solito gli appartamenti di questa zona sono abbastanza costosi.- dissi per fare un po' di conversazione, mi sentivo a disagio di fronte alla misteriosa bionda.

-Sì, lo so, ma l'amministratrice mi deve un favore: qualche anno fa suo marito fu condannato a morte in Florida e io riuscii ad aiutarla.-

-Quindi lei è riuscita a bloccare quel esecuzione?- forse quella ragazza non era tanto strana e neanche una sociopatica, dopo tutto aveva salvato la vita ad un pover'uomo.

-Oh no, la confermai- un ghigno tra il malefico e il sadico si posò per un attimo sulle labbra carnose. Come non detto, avevo a che fare con una bellissima ragazza, affetta sicuramente da qualche grave problema psicologico, avevo l'impressione che sicuramente sarei finito nei guai a causa sua.

-Annabeth, carissima! Oh, lui è il giovane che deve venire a vivere qui? Piacere...-

una signora sulla sessantina d'anni uscì fuori dal portone mentre un grandissimo sorriso di circostanza colorò il viso della mia coinquilina.

-Signora Hudson, che ne dice di entrare e di vedere l'appartamento: le presentazioni le facciamo dopo.- il tono di voce era gelido, ma l'anziana signora non ci fece caso, sorrise in modo affettuoso alla ragazza e ci condusse verso una rampa di scale; erano circa una decina di scale, ad ogni gradino che salivo la gamba mi faceva sempre più male, ero abbastanza scomodo con quella stampella, certe volete l'odiavo.

La signora Hudson aprì la porta: davanti a noi vi era un ampio soggiorno, il pavimento era in parquet mentre le mura erano ricoperte da una carta da parati bordeaux, in fondo alla camera vi era un bellissimo cammino in pietra: certo era piena di scatole di varie dimensioni e vari oggetti ma sicuramente erano appartenuti al vecchio proprietario che avrebbe portato via tutto.

-Delizioso, veramente delizioso-

-Già, è quello che pensavo anch'io-

-Sarebbe un bel posto dopo aver buttato tutta quell'immondizia!-

-Proprio per questo mi sono già trasferita!- dicemmo allo stesso tempo, dopo anni feci la mia prima gaffe.

Sopra al caminetto notai qualcosa che non era di mio gusto:-Quello è un teschio?-

-E' un mio amico e con amico intendo...- disse prendendo una penna stilografica dall'aspetto ottocentesco, spostandola su un tavolino che era posizionato al suo fianco. Mentre le guance si coloravano di porpora si allontanò.

-C'è un'altra stanza da letto al piano di sopra se vi serve.- quell'anziana signora appariva molto aperta e disponibile, però quella domanda non aveva nessun senso.

-Certo che ne occorrono due!- dissi ovvio

-Oh, si vede di tutto qui in giro! La signora Turner, la vicina di casa, preferisce quelli sposati.- disse a bassa voce con fare confidenziale.

-Lo terrò presente, grazie.-

-Oh cielo! Ho dimenticato lo stufato nel forno! Arrivò subito ragazzi.-

-Perseus, prendi posto-

-Percy.-

Ci sedemmo uno davanti all'altro sulle delle poltrone in pelle, ci guardammo negli occhi.

-Sa, ho fatto delle ricerche, l'ho trovata su Internet ieri sera.-

-Qualcosa di interessante?-

-Il suo sito: “scienza della deduzione”.-

-Ah, che cosa ne pensa?- il solito sorriso di circostanza era riapparso sulla bocca, il tono glaciale mi fece venire un brivido alla schiena, non avevo intenzione di rimanere a bocca aperta senza parole come l'altra volta, oh no, stavolta mi ero preparato per bene.

-Lei dice di riconoscere un programmatore dalla cravatta e un pilota di linea dall'indice sinistro...- ciarlatana, sicuramente stava mentendo, era semplicemente impossibile riuscirci.

-Sì, e so leggere la sua carriera militare dal suo viso e dalle sue gambe e le abitudini alcoliche di suo fratello dal suo cellulare.-

-Come fa a saperlo?- ero determinato a smascherarla, aveva sicuramente tirato ad indovinare.

La signora Hudson apparve davanti all'uscio della porta, stringendo in mano il New York Times:

-Che ne dici di questi suicidi Annabeth, pensavo che ti interessassero, quindici perfettamente identici.-

La bionda intanto si era messa di fronte alla finestra, aveva spostato la tenda e si era affacciata.

-Sedici, c'è ne stato un sedicesimo ma sta volta c'è qualcosa di diverso.-

Si sentì una serie rumorosa di passi che salivano velocemente sulle scale, Annabeth era ancora di spalle. La porta si aprì.

-Dove?- Jason aveva un'aria stanca e affannata.

-Fifth Avenue n° 24- disse l'ispettore rapidamente.

-Novità? Altrimenti non saresti venuto a cercarmi.- era impassibile, si trattava di una persona che ha perso la vita e lei non reagiva in nessun modo.

-Avevano mai lasciato un messaggio?-

-No.-

-Stavolta sì: vieni con me?- non avevo mai visto il mio amico in quelle condizioni, doveva essere successo qualcosa di grave se io-so-tutto-Jason non riusciva a cavarsela da solo.

-Chi c'è della scientifica?-

-Castellan.-

-Non lavora bene con me!-

-Non sarà il tuo assistente.- il mio sguardo si spostava da una parte all'altra come se seguissi una partita particolarmente coinvolgente di tennis.

-Allora, vieni con me?-

-Non con l'auto della polizia.-

-Grazie- Jason pareva molto riconoscente.

-Ciao Percy!-

-Ciao Jason.-

La ragazza dagli occhi tempestosi rimase ad osservare la finestra, il biondo uscì dalla stanza e iniziò a correre sulle scale.

Anche la signora Hudson, che pareva una donna chiacchierona non fiatò.

-Ottimo!-il silenzio in cui la stanza era sprofondata fu spezzato da un urlo gioioso e liberatorio, Annabeth fece un balzo e batté le mani-sedici uguali, ah, sembra Natale, Percy, si serva una tazza di the, si metta comodo. Buona notte!-disse mettendosi il trench e andando a recuperare i guanti.

Che nervoso, mi toccava rimanere lì, tutto solo: io dovevo capire come faceva a sapere tutto e oltre ciò mi sarei annoiato a morte, non che la signora Hudson non fosse simpatica solo che...

-Dannata gamba! Scusi, mi dispiace, solo che delle volte questa maledetta...-

-Oh, la capisco, io molto spesso ho mal di schiena, vado a farle il the, ma si ricordi: io non sono la vostra governante!-

La signora Hudson si incamminò verso la cucina; la sagoma slanciata di Annabeth era apparsa davanti all'uscio della porta, mi osservava con fare inquisitorio.

-Lei è un medico, un medico militare- disse mettendosi un guanto nero sulla mano.

-Sì.-

-Uno bravo- non era una domanda ma neanche una constatazione.

-Molto bravo...- chissà cosa aveva per la mente, lo sguardo che prima era inquisitorio, adesso era diventato leggermente malizioso.

-Avrà visto ferite, morti violente- che domande erano? Era ovvio che avevo vissuto sulla mia pelle tutte quelle terribili esperienze

-Sì-

-Anche qualche malattia magari...-

-Certo, sì, abbastanza, anche troppe.-

-Vuole vederne altre?- altro che bella, era attraente: se prima c'era una piccola scintilla di malizia negli occhi, adesso anche il sorriso non tentava di nasconderla. Al diavolo!

-Oddio si!-

-Era, noi usciamo!-

-Ma come? E il the? Va bene, ma ricordatevi: non sono la vostra governante! Dove andate?-

-A lavorare!- disse Annabeth con un sorriso malandrino

-Capisco che è il tuo lavoro Annabeth, ma suvvia, si tratta pur sempre di una povera persona che ha perso la vita: almeno un po' di decenza- disse la signora Hudson scandalizzata.

-Al diavolo la decenza, il gioco è appena cominciato!- e uscimmo fuori dalla porta principale.

Prendemmo posto sul taxi. L'eccitazione iniziale era andata scemando, nell'aria era tangibile la tensione, guardavo fuori dalla finestra stando attento a ciò che la ragazza stava facendo.

-O.K. Vada con le domande-

-Dove stiamo andando?-

-Sulla scena del crimine.-

-Lei chi è, che cosa fa?-

-Secondo lei?-poteva apparire sarcastica, ma non lo era, pareva quasi che volesse farmi ragionare.

-Un'investigatrice privata ma...-

-Ma..- sorriso curioso e delicato le adornava il volto

-La polizia non chiama investigatori privati.-

-Sono una consultante investigatrice, ho inventato io questa figura professionale: quando la polizia barcolla nel buio, ovvero sempre, consulta me.-

-La polizia non consulta i dilettanti- la bionda parve quasi offesa dalla mia affermazione, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

-Quando ci siamo conosciuti prima e le ho chieste Afghanistan o Iraq lei mi è parso sorpreso.-

Ovvio che ero sorpreso: una sconosciuta che ti fa certe domande...

-Lo sapeva-

-Non lo sapevo, l'ho capito: il taglio di capelli e il portamento militare. Ha il volto e le mani abbronzate, ma non oltre i polsi, è stato all'estero, ma non per vacanza. Zoppica quando cammina ma non chiede una sedia per riposare: quando è fermo e come se ne dimenticasse, quindi, è almeno parzialmente psicosomatico, il che significa che le circostanza della ferita sono state traumatiche, quindi è rimasto ferito in missione.- detto ciò prese una boccata d'aria, neanche Eminem sarebbe stato capace di parlare così veloce.

-Ha detto che ho un analista.-dissi sfidandola.

-Chiunque abbia disturbi psicosomatici ha un analista.- disse con fare ovvio ed un fastidioso accento britannico, rispose al mio sguardo e ri-iniziò a parlare-E' il turno di suo fratello. Il cellulare, è costoso con mail e lettore mp3, e pure cerca un coinquilino, non spenderebbe tutti quei soldi per comprarne uno, quindi è un regalo.

È pieno di graffi, stava nella stessa tasca con le monete e le chiavi, l'uomo che ho qui davanti non tratterebbe un oggetto di lusso così, quindi ha avuto un altro proprietario. Poi vi è l'incisione: Tyson Jackson, sicuramente non appartiene a suo padre, è un oggetto troppo moderno, probabilmente di un cugino; ma lei è un eroe di guerra, non ha un posto dove vivere quindi è improbabile che abbia una grande famiglia, perciò ha un fratello. Ora, Ella, tre baci indicano un rapporto con un forte legame sentimentale, molto più probabile che sia la moglie, non una fidanzata. È un regalo recente, il matrimonio non è andato bene visto che l'ha riciclato, l'avrebbe tenuto se lei l'avesse lasciato, di conseguenza lui ha lasciato lei e l'ha dato a lei perché voleva rimanere in contatto.

Lei cerca un appartamento economico ma non vuole chiedere aiuto al fratello, perciò avete dei problemi, magari lei voleva bene a sua moglie e non approva l'alcolismo.- non era possibile, ero letteralmente senza parole, di solito non ne parlavo nessuno, neanche Rachel con cui sono stato insieme cinque anni non lo sapeva: quella ragazza con uno solo sguardo riusciva a leggerti dentro, in modo oggettivo e senza implicarsi emotivamente.

-C-come diavolo a fatto a sapere che beve? Come l'ha intuito?-

-Diciamo che ho tirato ad indovinare, la presa del caricatore ha dei piccoli graffi: quando lo metteva in carica gli tremavano le mani, non ho mai visto il cellulare di un alcolista senza questi segni sopra: ecco fatto! Come vede avevo ragione come sempre.-

-Aveva ragione? A che proposito?-

-La polizia non consulta i dilettanti.- un sorrisetto soddisfatto le impreziosiva il volto. Eravamo appena entrati nella famosissima Fifth Avenue.

Mi girai verso la finestra per poter osservare meglio lo spettacoli di luci che offriva New York-E' stato incredibile- dissi a bassa voce, non volevo certo darle alcuna soddisfazione però cavolo...era semplicemente incredibile, ero rimasto senza parole per la quinta volta consecutiva e ciò non mi era mai successo.

-Davvero?- pareva quasi che non credesse al complimento che le avevo appena fatto.

-Ma certo, straordinario, veramente straordinario.-

-Non me l'ha mai detto nessuno.- sul suo volto non c'era il solito ghigno saccente, lo sguardo era vitreo e la guance erano diventate di un'adorabile sfumatura bordeaux.

-Che cosa le dicono?- ero curioso, se fino a qualche ora fa ero alquanto scettico sulla sua persona, in quel momento sentivo il bisogno di conoscerla, almeno un minimo.

-Fuori dai piedi!- ci guardammo negli occhi e sorridemmo, poi scendemmo dal taxi: davanti a noi vi era un palazzo poco curato, l'intonaco cadeva, l'atmosfera era inquietante, un paio di auto della polizia stavano circondando l'abitazione, mentre la classica benda gialla che diceva di non oltre passare svolazzava leggera.

-Allora, ho sbagliato qualcosa?-

-Tyson e io non andiamo d'accordo da sempre, Ellie e Tyson hanno rotto tre mesi fa e Tyson è un'alcolista. In realtà si chiama Cimpolea ma quand'era piccola praticava boxe, così l'abbiamo soprannominata Tyson, come il campione.- continuai ad avanzare lentamente tenendo stretta la mia stampella, mi girai perché Annabeth si era fermata.

-Tyson è tua sorella?-

-Esattamente...-

-Sua sorella!- gli occhi tempesta furono animati da una luce pericolosa, dava l'impressione quasi di essere omicida, Dei, l'umore di quella donna cambiava così velocemente.

-Io che ci faccio qui?-magari se provavo a cambiare argomento si sarebbe calmata.

-C'è sempre qualcosa di SBAGLIATO!- una serie di poliziotti della scientifica si voltò a guardarci. Arrivammo davanti alle bende gialle, una donna sulla trentina rivolgeva uno sguardo severo ad Annabeth, l'avevo già vista da qualche parte, ma non ricordavo dove: occhi azzurro elettrico, capelli nero pece, ma certo, era la sorella di Jason, Thalia, non la vedevo da anni.

-Annabeth.-

-Thalia.-

-Che ci fai qui?- si guardavano negli occhi, la loro voce era fredda, non si curavano nemmeno di avere un sorriso di circostanza.

-Sono stata invitata da tuo fratello.-

-Perché?-

-Mi sembra abbastanza logico: sono venuta a dare una mano.-

-Dai passa.- la mora alzò le bende di plastica per far passare Annabeth.

-Percy? E tu che ci fai qui?- non ebbi neanche il tempo di ascoltare per bene la frase che la bionda rispose.

-Lui è con me, è un mio collega.- collega? Io dovevo semplicemente dividere l'affitto con lei, non partecipare a queste “allegre” escursioni.

Dopo aver oltre passato, le due strisce di plastica tenute da Thalia, la mia coinquilina, si voltò e le disse -qualcuno non ha dormito a casa.-

-Ah, Castellan, eccoci qui.- eravamo giunti davanti alla porta d'ingresso, un uomo dai capelli biondi guardava in cagnesco Annabeth.

-E' la scena di un crimine, non voglio contaminazioni sono stato chiaro?-

-Cristallino. Tua moglie è via da molto?-

-Chase, non immischiarti...-

-Deodorante da uomo.-

-ovvio, vuoi che metta quello da donna?- disse sarcasticamente.

-No, solo che è lo stesso che ha addosso la Grace.-

Thalia intanto si era avvicinata a noi.

-Annabeth, non è quello che credi.-

-Lo so, la signorina Grace è passata a casa sua per fare qualche chiacchiera, suppongo, suppongo anche, che le abbia lavato i pavimenti a giudicare lo stato in cui si trovano le ginocchia della poveretta.- la scena era decisamente imbarazzante, volevo andarmene subito via da lì.

-Annabeth, vieni qui, ti concedo due minuti- Jason era vestito con una divisa sterilizzata che gli conferiva un'aria da alieno.

Dovevamo salire al piano superiore, la mia stampella doveva aiutarmi a superare una trentina di scale.

L'ambiente era spoglio, non c'era la traccia né di un armadio né di un tavolo, il nulla. La porta era spalancata, appena mi affacciai dovetti fare un respiro profondo e contare fino a dieci per mantenere la calma: lì, in mezzo alla stanza, vi era il cadavere di una donna vestita di rosa, per terra vicino alla sua mano vi era una scritta incisa: Rache. Deglutii e cercai di tranquillizzarmi.

Annabeth si avvicinò al corpo, si mise un paio di guanti in lattice, si fermo e si girò verso Jason:- Silenzio-

-Non ho parla...-

-Pensavi, è fastidioso.-

Detto ciò iniziò ad esaminare il cadavere, due minuti dopo fu interrotta dall'ispettore.

-Trovato niente?-

-Non molto.-

Castellan si appoggiò allo stipite della porta-E' tedesca, Rache, in tedesco significa vendetta, forse...- non fece in tempo a terminare la frase che Annabeth gli sbatté la porta in faccia.

-Sì, grazie per l'informazione.-

-Perciò è tedesca.-

-Affatto Grace, viene da fuori città, voleva rimanere a New York per una notte prima di tornare a casa, a Philadelphia, fin qui è ovvio.-

-Scusi, ovvio?- non capivo cosa ci fosse di ovvio, io, per terra vedevo solo un cadavere.

-E allora quel messaggio?- l'ispettore pareva scettico.

-Dottor Jackson che ne pensa?- che sia totalmente fuori di testa. Non volevo essere interpellato, stavo così bene lì ne mio angolino.

-Del messaggio?-

-Del corpo, è lei il medico.-

-Abbiamo un'intera squadra di medici, senza offesa Percy.-

-Non lavorano con me, dottor Jackson-

-Fai come ti dice.- Jason mi guardava quasi come se mi sarebbe successo qualcosa di brutto, poi uscì dalla camera mentre io mi avvicinai ad Annabeth, aveva un buon odore, fresco, sapeva di limoni.

-Allora?- mi inginocchiai vicino al cadavere.

-Che ci faccio qui?- era un mio diritto saperlo, la seguivo come se fossi un cane che segue fedelmente il suo padrone!

-Mi aiuta a capire la situazione.- disse semplicemente.

-Dovrei aiutarla a pagare l'affitto.-

-Questo è più divertente.-

-Davvero? C'è una donna morta.-

-La sua analisi è esatta ma speravo in qualcosa di più approfondito.- un brivido mi attraversò la schiena, non riusci a crederci, non era normale un simile comportamento, capivo magari essere impassibili, ma addirittura divertirsi? La situazione era assurda.

Jason ritornò nella stanza, presi il braccio della vittima e l'analizzai:-Sì, asfissia, probabilmente è svenuta e si è soffocata nel suo vomito, non ha bevuto alcol, probabilmente ha avuto un collasso, magari causato da una droga.-

-Ha letto cosa hanno scritto i giornali?-

-Bhé, è uno degli sedici suicidi.-

-Sono passati i due minuti, mi serve tutto quello che sai.-

-La vittima a quasi quaranta anni, è una professionista a giudicare dall'abito immagino che lavori nel mondo della televisione e dalla tonalità improbabile di rosa. E' arrivata da Philadelphia oggi con l'intenzione di passare una notte a New York dalla dimensione della sua valigia.-

-Valigia?- disse Jason confuso, lì in effetti non c'era nessuna valigia.

-Sì, la valigia. È sposata da almeno dieci anni, ma non è felice: ha avuto una sfilza di amanti ma non sapevano che fosse sposata.-

-Per l'amore del Cielo, te lo stai inventando?- il biondo la guardava divertito, anche a me dava l'impressione che stesse inventando.

-La fede nuziale è sporca mentre il resto dei gioielli viene pulito regolarmente, ma non la fede nuziale questo indica un matrimonio infelice: l'interno dell'anello è più lucido dell'esterno, veniva rimosso spesso, l'unica lucidatura che riceve è quando se lo sfila dal dito, ma non per lavoro, guarda le unghie, non si lavora con mani come quelle, quindi per cosa o per chi si sfila la fede? Non aveva un unico amante, non si può fingere di essere single per tanto tempo, gli amanti erano più di uno, elementare.-

-Straordinario! Scusi.- ero rimasto a bocca asciutta di nuovo, quella ragazza al posto del cervello sembrava avesse un computer.

-Philadelphia?- il poliziotto era ancora poco convinto

-E' ovvio.-

-Non è ovvio per me.- volevo capire come ragionava, e perché riusciva a trovare tutte quelle risposte semplicemente osservando.

La bionda sbuffò, alzò gli occhi al cielo per poi guardarmi con superiorità ma anche un po' di compassione, come se fossi stupido.

-Mio dio, ma che cosa avete dentro quei piccoli cervelli, nel caso in cui ce l'abbiate. Il cappotto è ancora umido, è stata sotto una forte pioggia per delle ore, a New York non ha piovuto, il colletto è umido segno che che l'ha alzato per proteggersi dal vento, ha un ombrello ma è asciutto ed inutilizzato, vento forte, troppo forte per usare l'ombrello, lo capiamo dalla valigia, deve venire da una distanza ragguardevole. Quindi dove c'è stata pioggia pesante e forte vento nelle ultime ore? Philadelphia.- concluse mostrandoci il meteo sul cellulare.

-Fantastico- sul serio, non potevo tenere la mia boccaccia chiusa?

-L'ha detto ad alta voce.-

-Scusi, starò zitto.-

-F-fa niente, v-va bene- disse arrossendo.

-Annabeth, perché parli di una valigia.-

-Sì, dove sta?- disse fra sé -Avrà avuto un cellulare o un'agenda, scoprite chi è Rachel.-

-Sta scrivendo Rachel?- chiese il biondo.

-No, stava scrivendo una minaccia in tedesco. Ovvio che stesse scrivendo Rachel, non può essere nient'altro. La domanda è perché ha aspettato di agonizzare per scriverlo?-

-Come sai che aveva una valigia?-

-Dietro la sua gamba destra ci sono delle piccole macchie sul tallone e sul polpaccio, ma non sulla sinistra, stava trascinando un trolley con la mano destra. Quelle macchie non hanno altra spiegazione, una valigetta a giudicare degli schizzi. Una valigetta e una donna così elegante, uno solo cambio, sarebbe stata fuori solo una notte. La valigetta dov'è, che fine ha fatto?-

Annabeth si guardava in giro

-Non c'erano valigie.- Jason pareva sicuro di quello che diceva

-Dillo di nuovo.- lo sguardo tempestoso era finito sull'ispettore,

-Non c'erano valigie, non ci sono mai state!- la ragazza chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Aprì la porta e uscì urlando:-Una valigia, qualcuno che ha trovato una valigia? C'era una valigia in questa casa?-

-Chase, lo vuoi capire che non c'era nessuna dannata valigia!- intanto lei era già scesa giù dalla rampa di scale, io e Jason ci guardammo terrorizzati.

-Assumono dosi di veleno, masticano ed ingoiano le pasticche, sono segnali chiarissimi anche per persone come voi!-

-Ah, grazie, simpatica e gentile come al solito!-

-Sono omicidi, tutti quanti, non so come ma non sono suicidi, sono omicidi in serie.- prese una pausa, gli occhi le diventarono vitrei, sul suo volto apparve un sorriso malizioso, sembrava quasi come se fosse in trance-un serial killer tra le mani, gli adoro, riescono sempre a sorprenderti!-

avevo la pelle d'oca, appena riuscivo a reggermi in piedi, quella donna era una psicopatica, l'avrei portata dal mio analista.

-Sarà andata in albergo e avrà lasciatola valigia lì.-disse tentando di intuire: se ci riusciva lei ci potevo riuscire anch'io.

-Non è mai arrivata in albergo, guardatele i capelli, non uscirebbe mai con i capelli in disordine. I serial killer sono casi difficili, devi aspettare che commettano un errore.- disse sognante e felice.

-Non abbiamo tempo per aspettare!- Jason stava perdendo la pazienza e non era sicuramente l'unico, anch'io non sarei rimasto un minuto di più ad ascoltarla!

-Abbiamo finito di aspettare, osservate attentamente, Houston abbiamo un problema, andate a Philadelphia, cercate i famigliari e gli amici della vittima, trovate Rachel.-

-Sì, certo ma quale problema?- l'ispettore non capiva più niente.

-Il rosa!-

Poi iniziò a correre. Cercai di scendere il più velocemente possibile ma quando uscii fuori dalla casa era rimasta solo Thalia.

-Annabeth?-

-E' già partita.- disse accendendo una sigaretta-Sai perché viene qui? Non viene pagata, più il crimine è intricato, più si diverte. Un giorno non le basterà più e scopriremo che Annabeth è l'autrice del crimine.-

-Perché dovrebbe farlo?- avevo pensato che fosse una psicopatica, ma addirittura operare un omicidio per sfuggire alla noia?

-Perché è una psicopatica e gli psicopatici si annoiano. Non puoi cambiarla, lei non ha mai avuto, non ha e non avrà mai amici. Stai alla larga di Annabeth Chase.

 

Angolo dell'autrice:

Oddei, ma quanto ho scritto? Eccomi qui con il capitolo numero 1 che ho dovuto dividere in due, per motivi di spazio.

Ero indecisa sul fatto di far tornare la fedele Rachel ma alla fine ho deciso di dare il posto a Luke.

Volevo ringraziare: ReneeFandoms, Elisa_Holmes, anonima31, Ccezional_PM, per le recensioni e il feedback, per chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite, ma anche coloro che seguono la storia da “dietro le quinte senza recensire” come Viola, Francesca e Beatrice.

Fatemi sapere cosa ne pensate indifferentemente dal parere, è molto importante così so cosa va bene e cosa è da sistemare :).

Un bacio a tutti

-Alexandra

P.s.: Per coloro che seguono Eroi dell'olimpo il ritorno: vorrei mettere la testa sotto la terra stile struzzo per la vergogna, non mi sono dimenticata di voi.

   
 
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