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Autore: Aoboshi    19/03/2016    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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-Straordinario!- Il sorriso del mago era spiegato come quello dell'eidolon. Quella potenza era inebriante, il jenoma se ne sentì invaso, i suoi poteri erano eccitati, gli scorrevano con ancora più ardore nelle vene
-Così è questa...- la voce era un filo sottile, vibrante per l'emozione – La vera forza che ti metterà in ginocchio... La potenza che ti spaventava tanto, stupido vecchio... E' bellissima! Socio!-
Il mago richiamò il suo drago, il quale si scrollò la polvere di dosso volando verso il suo compagno. Il jenoma gli saltò in sella al volo, alzandosi sempre più di quota, gli occhi immersi in quello spettacolo straordinario. Presto tutto quel potere sarebbe stato solo suo, l'idea lo eccitava sino a farlo impazzire. Il drago riuscì a sollevarsi sino a orbitare attorno al grande eidolon.
-Benvenuto su Gaya, meravigliosa creatura!-
L'eidolon spostò lentamente la testa, gli occhi erano socchiusi, disinteressati. 
Il sorriso del mago si perse in un secondo, l'angelo emise un'ondata di energia devastante. 
Mentre affogava nelle raffiche di energia e vento qualcosa si serrò attorno al suo polso, gli occhi acqua marina si sforzarono di mettere a fuoco il suo soccorritore. 
-Razza di idiota!- lo riprese quello fissando la sua rotta – Non è nulla che tu possa controllare!-
Il mago vide le possenti ali del drago albino muoversi rapsodiche, si stavano allontanando dall'angelo, dalla sua agognata arma. La magia fluì più veloce dei pensieri, le mani si illuminarono di flares, il mago le scagliò contro il cavaliere, il quale mollò sorpreso la presa. Il mago si ritrovò a precipitare, l'aria gli sferzava il volto, ad un tratto accusò un dolore atroce alla schiena, come una scarica. Il fianco possente del drago era ancora accanto a lui
-Dovresti ringraziare il vecchio pazzo per questa!- lo riprese con un sorriso feroce il terano, la sua mano era serrata attorno alla coda argentea del mago; questi sgranò gli occhi pieni di risentimento. Shimazu richiamò un tuona, l'incanto si propagò nel corpo del jenoma, questi si accasciò sfinito. Il terano lo issò sul dorso del drago, poi spronò la sua cavalcatura all'inverosimile, doveva mettere abbastanza miglia tra lui e il gigantesco angelo ribelle. 
-Lasciami... andare...- biascicò allora la carcassa argentea dietro di lui. Shimazu serrò la mascella
-Niente mi farebbe più piacere- si voltò guardandolo di sguincio – Ma quella cosa tiene prigioniera mia figlia e tu mi aiuterai a liberarla!-
Un gracchiare sordo emerse a risposta, il jenoma si girò sulla schiena sorridendo sornione, aveva il volto coperto di cenere, persino i vestiti erano consumati dai colpi energetici -Perché dovrei...-
Il jenoma non ebbe modo neppure di respirare, Shimazu lo afferrò per il collo, gli occhi carbone lo inghiottirono – Ascoltami bene, ammasso mal assortito di carne, sono quasi sicuro che il tuo istinto di sopravvivenza abbia ancora la meglio sulla tua stupidità! - gli afferrò la testa e la girò verso l'enorme eidolon dietro di loro – E' arrabbiata, distruggerà qualsiasi cosa, non potrai controllarla da solo!-
Gli occhi del jenoma mandarono una scintilla di rabbia, la quale venne immediatamente repressa da un grugnito irritato. Shimazu mollò la presa e lasciò modo al mago di sistemarsi sul drago.
-Qual'è il piano, terano!?- 
Shimazu spronò il drago, alzandosi di quota, l'aria sfrecciava affilata come lame sulla sua pelle
-L'Invincibile ha degli scudi di contenimento, funzionano ad energia magica, devi invertire le frequenze principali, sincronizzarle con quelle dell'eidolon, posiziona l'occhio su di lei, poi attivali, indebolirai la sua volontà!- spiegò serioso il terano senza staccare gli occhi dall'aereonave sopra di loro
-Vuoi dire che potrò controllarla!?- la voce del jenoma tradiva tutta la sua eccitazione. Shimazu si voltò mostrando un sorriso ferino 
-Non è un eidolon come gli altri, non si lascerà controllare, sarebbe necessaria una volontà ancora più forte e, visto il tuo tentato suicidio di poco fa, posso attestare che tu non ne sia in possesso!- 
-Tu si invece?- la voce velenosa tradiva tutta la sua acredine, come osava quell'essere rivolgersi così a lui.
-Lo spero!- commentò a denti stretti Shimazu. Pensò a Myra, lei era stata forte, la sua volontà era stata ferrea per tutto quel tempo, glielo doveva, almeno per una volta, sarebbe stato forte anche lui come lei.
-Chiama il tuo drago e fa in fretta!- lo rimbeccò Shimazu. Il jenoma chiuse gli occhi. Passarono pochi minuti prima di sentire il fruscio di ali sibilare nel vento accanto a loro. Il mago si mise in piedi sulla cavalcatura albina, poi saltò verso il suo compagno. I due draghi volarono fianco a fianco.
-Aspetta che sia abbastanza vicino, poi punta l'occhio su di lei e cerca di colpirla con il raggio giusto, avremo meno di qualche minuto!- gli urlò Shimazu. 
Il jenoma sorrise  -Cosa ti fa credere che non ti tradirò al momento opportuno!?- 
Shimazu gli restituì lo stesso sorriso – Ne sono certo, infatti!- spronò la cavalcatura tra i cieli, sfrecciò verso il lucente angelo distruttore. Il mago lo osservò per qualche secondo, poi si diresse rapido verso l'Invicibile. 

L'angelo increspò la bocca piena in un sorriso mentre con una mano mosse le acque dell'oceano, alzandole in giganteschi Tsunami, rise sentendo l'eco contrariato di Leviatano, ma cosa poteva in confronto a lei. Le ali si mossero annoiate producendo raffiche di vento violente, tutto, avrebbe distrutto tutto. 
Sorrise radiosa, avrebbe distrutto il sogno dei terani  riducendo in polvere  Gaya. 
-Ultima!- l'urlo di una mosca le fece arricciare il naso, era già il secondo insetto a tediarla.
Si voltò, pronta a schiacciare quel fastidio. Il viso di quell'umano entrò nel suo campo visivo.
Terano!
 Una furia cieca le esplose nel petto e, insieme, anche un richiamo indistinto, di una qualche anima perduta nella sua mente.

Padre...
Ultima sgranò gli occhi color topazio. Non avrebbe mai ceduto la sua libertà, doveva distruggere quell'essere prima di diventare ancora una volta prigioniera di un disgustoso corpicino.   
-Lasciala andare, Ultima! Lei non ha colpe e neanche questo posto!-
L'angelo non trattenne una risata, le possenti ali l'alzarono facendola torreggiare sul minuscolo terano
-Non ha colpe dici!? Quanto puoi essere illuso, Shimazu!?- l'angelo osservò il brivido percorrere la schiena del suo avversario – Credi che non vi conosca uno per uno, voi inutili parassiti di mondi?  Shimazu, l'ultimo terano sopravvissuto su Gaya, la tua sola condizione è una condanna a morte!- 
gli occhi si illuminarono e così le vene sotto la pelle perlacea, Ultima era pronta a colpire, Shimazu richiamò un reflexaga. Non appena la folgore si infranse sulla barriera questa esplose in una miriade di frammenti energetici brillanti come rubini. 
Shimazu continuò ad orbitare attorno all'eidolon.
-Fermati Ultima, tutto questo non ha senso!-
L'espressione dell'eidolon si fece severa – Come non aveva senso distruggere il vostro mondo! L'avete fatto invecchiare precocemente, gli avete sottratto i suoi protettori, ce lo avete strappato, accecati dall'ambizione! - gli occhi si fecero due fessure ricolme di odio – Ho custodito il cristallo per  millenni, ho visto nascere e crescere la vita su Tera, per cosa!? Per essere umiliata in una prigione di carne e sangue! Voi terani non dovete sopravvivere, preferisco vedere l'Universo perire, che dare a voi una seconda opportunità!-
-Non farlo, Ultima!-
L'ediolon sorrise feroce – Non crucciarti, raggiungerai presto la tua amata!- gli occhi color topazio si animarono di fiamme scarlatte. Le mani lasciarono le vesti candide, riempiendosi di energia candida e pura, attorno all'angelo di disposero in cerchio una miriade di sferette luminose come le stelle. Due raggi dipartirono dall'iride dell'Invincibile, Shiumazu fu costretto a coprirsi il volto, mentre le strida agghiaccianti di Ultima trafiggevano il cielo terso. Non appena la luce si fece meno intensa, il terano vide Ultima circondata da due strati di scariche elettriche. L'angelo era fermo, gli occhi trasudavano odio, sebbene in apparenza sembrasse calma.
-Osi imbrigliarmi, misero fantoccio?- rise crudele – Non mi piegherò certo ad una volontà tanto debole...-
L'angelo provò a muovere le ali, il mago sentì una fitta attraversargli la mente, cadde carponi sul ponte dell'Invincibile. 
-Lui forse no, ma con me la storia è diversa!- Shimazu volò fino al viso dell'angelo. Il terano richiamò a sé le sue energie, il flusso gli attraversò le vene come un fiume in piena, gli occhi si fecero luminosi, mentre le vene brillavano come fili di luce sotto la pelle. 
Shimazu attinse al ricordo di Myra, alla sua compostezza, alla sua forza. Il terano liberò tutta la sua forza, ogni cellula del suo corpo contribuì a quel flusso energetico senza pari, quella, era la vera forza del terani. 
Shimazu liberò il colpo, Uitima sgranò gli occhi allarmata. Non appena fu colpita, il mago nell'areonave si liberò dall'influsso dell'eidolon, corse verso i comandi dell'Invincibile, sincronizzando le nuove frequenze e mirando nuovamente all'angelo. Il nuovo raggio fu ancora più forte del primo, Ultima venne avvolta dai due colpi. Le scariche di energia le percorsero la pelle frantumandola come vetro. L'angelo urlò mentre le spire energetiche dissolvevano la sua forza. Il jenoma assistette folgorato allo spettacolo. Il terano sotto di lui stava legando la propria volontà a quella di Ultima, se anche lui ne fosse stato capace, avrebbe potuto sfruttarla come un'arma. Qualsiasi eidolon, con quella nuova scoperta, poteva essere controllato e assoggettato. Per Ultima avrebbe soltanto dovuto attendere il momento giusto, bastava avere il contenitore e...    
Nell'oscurità, una piccola carcassa precipitava verso terra, un balenio candido ferì il cielo. Shimazu afferrò sua figlia al volo, era sfinito, non riusciva neppure a stringere le braccia attorno a sua figlia, ma non c'era tempo per riposare, la sua collaborazione con il fantoccio di Garland era già finita, sicuramente, il mago avrebbe puntato a sua figlia e lui doveva proteggerla. 
Shimazu spronò ancora una volta il suo compagno. Il mare oscuro si era finalmente calmato, in capo a poche ore avrebbe albeggiato. Cassandra era ancora priva di sensi, la bambina era sporca di cenere, la pelle era tumefatta soprattutto in prossimità delle articolazioni. Un ringhio sordo attraversò il cielo, Shimazu si voltò, dietro di loro, un intero stormo di draghi d'argento si era lanciato all'inseguimento
-Maledetto!- 
Sul drago più grande, con le braccia incrociate e la bocca distorta in un ghigno, c'era il fantoccio di Garland
-Vai!- urlò Shimazu alla sua cavalcatura. Il drago ringhiò feroce mentre sbatteva le ali rapido. 
Ce la dobbiamo fare!
Shimazu digrignò i denti, strinse forte a sé Cassandra, non l'avrebbe lasciata nelle mani di quel pazzo. 
Le spiagge rocciose del continente sfilavano sotto di loro, dopo di ché li accolse il mare, una distesa purpurea rischiarata appena dai raggi dell'alba nascente. 
Una raffica di piume affilate cercò di colpirlo, Shimazu andò in avvitamento assieme al drago, schivando l'attacco. Portò una mano alle spalle lanciando un tuonoga. Finalmente la terra rossastra del continente dimenticato sorse sopra l'oceano scuro. La polvere gli infiammò le narici, aveva sempre sperato di calcare quei cieli insieme a Myra e a Cassandra. Shimazu cercò di scacciare l'amaro nella sua bocca, non poteva ancora disperarsi per la morte di Myra, sarebbe sempre stata una voragine aperta nella sua anima, ma non poteva condannare anche sua figlia per questo. I colpi dello stormo, così come le loro strida, si fecero sempre più vicine, era come sentirli sfiatare sul collo. 
Gli occhi di Shimazu brillarono, l'insenatura rocciosa...
Una fitta la braccio lo distolse dalla sua meta. Il terano si voltò furente.
Il pupazzo argenteo era a qualche metro da loro, le mani ancora brillanti per l'incanto lanciato 
-Sono immensamente mortificato per i modi...- disse portandosi una mano alla fronte.
Shimazu ringhiò scagliandogli contro un flare. Il fantoccio non riuscì a schivarlo del tutto, gli occhi acquamarina brillavano accesi dallo scontro. 
-Vedremo se Garland ha così ragione ad essere fiero di voi, feccia!- sibilò scostandosi una ciocca argentea dalla fronte. Shimazu andò in picchiata verso l'insenatura rocciosa. Lo stormo di draghi rimase a ruggire, lontano dalle porte della città lì nascosta. Il mago non si curò del loro strano comportamento, sebbene anche il suo drago stesse opponendo resistenza.
-Forza!- incitò, aveva gli occhi puntati sulla sua preda. Percepiva l'energia del terano farsi sempre più debole; nel tentativo di legare la sua volontà a quella di Ultima, lo sciocco aveva ridotto di molto la sua aspettativa di vita, impiegando in quell'impresa una buona parte delle sue energie vitali; non poteva lasciarsi sfuggire una simile occasione. 
Il terano virò rapido evitando lo spuntone di un precipizio aguzzo come il dente di uno molboro, il mago dovette imitarlo, sebbene il suo drago strisciò contro la parete rocciosa facendo precipitare alcuni massi giù per la scarpata.  
-Pensi basti così poco!?- gli urlò dietro mentre eludeva i detriti. Shimazu non rispose vedeva il suo obiettivo distendersi sotto i suoi occhi, finalmente. Il suo drago guaì, Shimazu gli dette un colpetto, si alzò in piedi cercando di mantenere l'equilibrio e sua figlia. La bestia si abbassò di quota, Shimazu saltò stringendo Cassandra in quella paterna armatura. 
Il mago ignorò il lamentarsi della sua cavalcatura, sorrise folle vedendo le sue prede ormai completamente alla sua mercé. Il suo sorriso radioso appassì in pochi istanti, non appena una stretta dolorosa si serrò attorno ai suoi polmoni. Il drago d'argento emise un guaito roco, prima di precipitare; il fantoccio di Garland sentì quella cosa strisciargli dentro, comprimerlo e lacerarlo mentre le sue energie magiche svanivano, avrebbe voluto urlare, ma non ne aveva né la lucidità e neppure più la forza. 
Shimazu attraversò la barriera, ormai era abituato a quella sensazione di stordimento, riuscì a reprimere bene la nausea, nonostante le sue condizioni fisiche fossero critiche, rotolò per terra, ma non appena finì di mangiare la polvere, controllò che almeno sua figlia stesse bene. Cassandra aveva ancora gli occhi chiusi, era tremendamente pallida
-Tranquilla, piccola mia, ora siamo al sicuro!- 
Shimazu tossì, sangue e polvere si erano fusi in corpuscoli pesanti e appiccicosi che andarono a impiastricciargli la faccia sudata. La vista era appena annebbiata, ma la determinazione del terano non conosceva limiti. Si alzò in piedi, dimenticando la fatica, i cancelli di Oeilvert erano dietro di lui, Shimazu si voltò e si avviò verso di essi; un rantolio lo fermò. 
Il terano si voltò, a qualche metro da loro, stava strisciando un cadavere sanguinolento. Shimazu lo fissò, l'espressione disgustata gli deturpò il volto. Sentiva una tale rabbia scorrergli dentro, adesso che erano al sicuro, percepiva lo scorrere degli eventi con maggiore violenza: Myra era morta per colpa di quell'essere indegno. Il terano marciò verso quell'insulto alla natura. Non appena gli fu davanti, lo girò con un calcio; l'essere artificiale rantolò ancora qualcosa, ma Shimazu colpì una seconda volta, voltandolo nuovamente a pancia in giù. Sotto il velo ormai stracciato, intravide il movimento azzardato della coda. Il primo istinto di Shimazu fu quello di staccarla: era la firma di Garland quella. 
-Disgustoso, indegno...-
-Perchè... ci metti... così... tanto...- fu poco più di un guaito. Shimazu sussultò -Stupido vecchio... cosa aspetti ad uccidermi...-  
Questa volta Shimazu lo girò sulla schiena, con appena più garbo -Cosa hai detto?- 
L'impatto con la barriera aveva trascinato il loro inseguitore molto lontano dalla realtà.
-Mai!- sputò tra i denti il fantoccio – Non ti servirò mai! Preferisco crepare... Non eseguirò mai più i tuoi ordini!-
Shimazu guardò sua figlia, in qualche modo anche lei era stata giudicata per le sue origini. Il terano si allontanò, lasciando il mago a rotolarsi sfinito nella polvere. 



NdA: Esatto, sono tornata a scocciare, va be', tanto basta saltare atleticamente i miei racconti e tutti felici ^.^ 
Grazie a tutti coloro che hanno speso un po' di tempo su questo luuuongo racconto pieno di smielaggini. Avrei dovuto aggiornarlo molto tempo fa, in realtà, nel file sono molto più avanti, ma distribuirò i capitoli poco alla volta, spero completi di qualche disegno. Chiedo venia per gli errori/orrori ortografici e non, spero di non annoiare più di tanto. La vera difficoltà è stata dividere i vari passi, perché appunto, in realtà sono molto più avanti rispetto a quello che ho pubblicato. Spero che il capitolo piaccia e che dire... i ricordi stanno giungendo al termine ^.^ 
   
 
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