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Autore: SerenaTheGentle    19/03/2016    1 recensioni
Amanda è una ragazza semplice e riservata, che concede difficilmente qualcosa a se stessa, ma convinta dalla sua migliore amica decide di fare un viaggio e di andare a trovare sua zia in montagna.
Proprio lì, nel posto più improbabile del mondo e nel modo più strano possibile incontra la persona che mai si sarebbe aspettata di trovare e che mai si sarebbe aspettata di imparare ad amare.
Edmund è un ragazzo di origini nobili e di famiglia molto ricca. Se ne frega dei suoi genitori e grazie ai soldi che i suoi nonni gli elargiscono fa spesso come gli pare. Ma arriva un punto in cui la vita lo mette di fronte a fatto compiuto e il signorino dovrà imparare a sostenersi con le proprie gambe. Lassù in una piccola casa sperduta in mezzo alle montagne avrà ciò di cui ha davvero bisogno e scoprirà di non sapere quanto una cosa sia importante quando non ce l'hai più.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 33

Pov Amanda

Il plan. Il plan in Francia è uno schema mentale che si usa per scrivere qualsiasi tipo di testo o anche per studiare. Ogni cosa che i francesi fanno, prima si fanno il plan. Ora vi starete chiedendo perché ho tirato fuori il plan e che cavolo c’entra con tutto quello che stava accadendo, bene, vi accontento.
Edmund ed io avevamo un plan.
Dovevamo fare una cosa rapida e indolore come aveva detto Edmund, ossia io dovevo fingere di svenire, tenendo il coltello a portata di mano, lui si sarebbe precipitato addosso ad un Travis confuso e avrebbe cercato di immobilizzarlo (come tutti i maschi era un presuntuoso e uno sbruffone, quindi non credevo minimamente che ce l’avrebbe fatta) mentre io avrei dovuto ferirlo. Ero molto tesa ed agitata. Non confidavo molto nel suo piano, ma sapevo che non avrebbe resistito molto se quel porco avesse continuato a fargli del male e se non poteva sopportarlo Edmund, non potevo sopportarlo nemmeno io.

Andai lentamente verso la cucina e incominciai a fare quello che avevo fatto da quando Travis era arrivato, cucinare. Peccato che l’uomo sentendosi spinto da non so quale forza decise di affiancarsi a me e di iniziare a toccarmi, o meglio palparmi!

Questo non faceva parte del piano!
Ovvio che no! questo si chiama imprevisto!
E ora che faccio?
...
Perché cavolo non mi rispondi? Eh? Paura ti ha immobilizzata?

-Non agitarti ma cherie...- mi sussurrò in un orecchio il francese, impossessandosi violentemente dei miei fianchi. –Lasciati andare...- il modo in cui pronunciò quelle due parole in modo così lascivo mi fece leggermente schifo.
-Non posso...- dissi d’istinto e per un momento ringraziai il ciclo, forse non mi avrebbe toccata.
-Pourquoi?- le sue dita affondarono maggiormente nei miei fianchi, facendomi male. Eh no! Non va bene per niente.
-Perché sono felicemente indisposta.- sussurrai appena, sorridendo appena, girandomi appena, per vedere appena la sua faccia contrarsi in una smorfia orribile. Ero convinta di averla scampata e magari chissà aver smontato ogni tentativo di intrapendenza da parte sua... ma così non fu.

-Questo non significa che non potrai soddisfarmi in altri modi.- detto ciò incominciò a tirarmi su la maglietta e il gelò si impossessò della mia pelle, mentre il terrore si faceva strada nella mia mente. Ero paralizzata, ma solo quando Travis raggiunse il mio reggiseno reagii e gli assestai una bella gomitata per poi infilare il coltello sulla sua gamba. Non fui abbastanza veloce però perché lui mi riprese per i capelli e lanciando un urlo caddi a terra. Sbattei la testa e solo un urlo soffocato mi fece riprendere. Edmund e Travis lottavano per averla vinta e non si erano accorti che io nel frattempo mi ero ripresa. Una fitta dolorosa alla testa mi fece però ricadere e mi accorsi che stavo perdendo sangue.

Oh porca di quella miseriaccia nera!
Migliori, non c’è che dire!
Vaffanculo! Dove eri?
Paura ha vinto...

Vidi l’arco vicino alla porta e feci la prima cosa che mi saltò in testa: dovevo solo prendere freccia ed arco, puntare e lasciare andare la freccia. Facile a dirsi, meno facile a farsi.
Mi alzai appoggiandomi al muro, mi posizionai meglio che potei e non appena vidi che Edmund a terra mi chiedeva di non farlo, io scoccai. Vidi Travis grugnire e toccarsi la spalla dove la freccia aveva fatto centro e poi il buio più totale.

Che bello svenire... speriamo di non aver sbattuto la testa un’altra volta.
Altrimenti diventi più rincoglionita di come sei già?
Simpatica.
 
Pov Edmund
Il piano non era andato secondo quello che avevamo pensato, ma alla fine Travis era davanti a me, dolorante e legato come un salame. Amanda era stata molto brava, ma non l’avrei mai perdonata!

Si era stancata inutilmente! Ce l’avrei fatta anche da solo!
Ne sei sicuro?
Che vuoi dire?
Voglio dire che stavi steso a terra, con una gamba fasciata e la stanchezza addosso. Ti stavi battendo con uno molto più preparato e soprattutto molto più forte, stava per ammazzarti e tu pensi ancora che avresti potuto batterlo da solo?
Ehm... si?
Ma sei matto? Lei ti ha salvato la vita e te la prendi anche?
Direi che è normale! Di solito è l’uomo che salva la donna!
Quanto sei maschilista!
Non è vero!
Ora ti registro!
Non puoi farlo...
Sei incredibile!
Lo so, lo dico sempre io! Comunque tornando al punto di prima, mi ha davvero fatto preoccupare, contando che sono ben due ore che dorme!
Beh vorrei ben vedere, avrà un trauma cranico o qualcosa del genere.

-Sei preoccupato?- Travis osò parlare e il suo accento francesizzato mi fece alterare maggiormente.
-Non sono cazzi tuoi!- sbottai avvicinandomi.
-La vuoi sapere la cosa buffa di tutto questo macello?-
-Non me ne frega niente di te! Tanto meno della situazione.-
-La tua ragazza è davvero bella, sai... era tutta la notte che ci facevo dei pensieri, ma non me la sono sentita, era come tradire Melanie. Poi però stamattina era lì, così ingenua.- mi guardò in modo sfacciato e io gli tirai un pungo. Nessuno poteva fare dei pensieri su di Amanda! Cazzo! Se pensavo che LUI l’aveva toccata diventavo pazzo! E chissà cosa le aveva fatto prima del mio arrivo!
-Me la ricorda tanto...- Travis sputò un po’ di sangue prima di continuare ed io lo lasciai fare, non so il perché. –Melanie era così bella, ma soprattutto innamorata. Lo stesso amore che quella ragazza mette per te. Era questo che la rendeva bella. Purtroppo era innamorata della persona sbagliata. Doveva innamorarsi di me, non di suo cugino.- Travis mi guardò e all’improvviso vidi la fine di quella storia.
-Tu l’hai uccisa, vero?- chiesi incrociando le braccia, appoggiandomi al divano. Avevo capito che Melanie era la figlia di Clotaire e Lucille.
-Oui. Pour amour...- non lo lasciai finire.
-Non si uccide per amore, bastardo.-
-Amare non è sempre facile, bisogna fare dei sacrifici...-
-Ma non uccidere!-
-Lei non era sua! Loro me l'hanno messa contro!- l’uomo urlò agitandosi sulla sedia, e per un momento temetti che le lenzuola che avevo usato non sarebbero bastate.
-Beh, fatti due domande sul perché!- detto ciò andai nella nostra camera senza soffermarmi troppo su quello che aveva deto. Non avevo alcuna voglia di stare ad ascoltarlo ancora. Amanda riposava beata, ed io non avrei mai potuto immaginare di uccidere qualcuno solo perché non mi apparteneva, o perché non ricambiava i miei sentimenti.
Dopotutto la vita va avanti e noi possiamo solo seguirla, non fermarci. Possiamo solo augurare il meglio a quella persona.
Mi aveva colpito il fatto che Amy mostrasse così tanto per me quel sentimento che invece io cercavo di reprimere.
-Ehi Amy, l’ho legato come un salame!- sussurrai alla ragazza, mentre mi mettevo seduto per terra, di fronte al suo viso. –È un bastardo figlio di puttana!- esplosi. –Lo so che a te non piacciono le parolacce, ma questa volta ci stava.- mi presi un momento per osservarla meglio e per passare una mia mano fra i suoi capelli leggermente bagnati dove avevo passato l’acqua per pulirla dal sangue.
-Ti prometto che non ti farò niente, se vorrai stare insieme a me, proverò a darti quello che nessuno ti ha mai dato finora. Se invece dopo questa avventura non vorrai più vedermi non farò come Travis, aspetterò che quello che sento tutte le volte che ti vedo sparisca.- stavo buttando fuori quello che provavo e che avevo accumulato in quelle settimane. –Tuttavia sei troppo importante per lasciarti scivolare via da me. Rimani con me. Solo con te posso farcela, quindi non mi mollare all’ultimo.- sperai tanto che non mi avesse sentito. Volevo che quella richiesta rimanesse un segreto tra me e quel Dio in cui lei credeva tanto e in cui io avevo smesso di credere. Volevo che quella preghiera silenziosa rimanesse tra di noi.

Mi venne in mente allora di quando lei mi disse che l’erba voglio non cresceva nel giardino del re.
“-Tu sei il mio opposto perfetto!- provai ad alzarmi ma lei me lo impedì, era più apprensiva di una madre con il proprio bambino.
-Cosa vuoi fare?- mi chiese dolcemente, ma prima di risponderle la attirai a me.
-Voglio baciarti.-
-L’erba voglio...-
-...non cresce nemmeno nel giardino del re, lo so.- la guardai sorridendole e strappandole una risata leggera. –Ma io non sono un re.-
-Ah no? E cosa sei?-  mi sfidò avvicinandosi sempre di più, con quell’aria innocente.
-Sono IL re!- risposi e lei inaspettatamente mi baciò. È inutile dire che mi fece molto piacere.”


Mi venne in mente anche la nostra conversazione sui viaggi e al suo stupore nel sapere di tutti quei posti che avevo visto.
“-Sono stato in molti posti, a dodici anni sono stato per la prima volta a New York, poi con Honor ho visto la Francia e la Grecia e infine l’Irlanda e l’Inghilterra per studio.- dissi e osservai la bocca di Amanda aprirsi in un enorme “O”. Risi e lei arrossì, mi piaceva troppo quando arrossiva e così ripresi il contatto tra le nostre mani che avevo precedentemente interrotto.
-Scusa è che... Insomma... Hai viaggiato davvero molto e scommetto che è stato molto bello.- mi disse infine abbassando lo sguardo. Sentivo sempre un tuffo al cuore quando mi guardava negli occhi e volevo che lo facesse ancora e ancora e ancora.
-Tu dove sei stata?- chiesi infine e una ciocca dei suoi capelli le finì sugli occhi e istintivamente gliela rimisi apposto. Cavolo! Quanto avrei voluto baciarla in questo momento!
-Io...-si fermò un attimo per guardarmi le labbra e poi arrossire. Sapeva che lo avevo notato e credo che se avesse potuto si sarebbe scavata una tomba seduta stante tanta era la vergogna.
–Io sono stata in Africa, nelle colonie francesi e in Francia. Con i miei genitori e i miei fratelli l’abbiamo vista tutta!- mi disse poi con un sorrisone stampato in viso. Adoravo il suo sorriso.”


E lo adoro tutt’oggi.

Mi venne in mente anche il suo lato da bambina, quello che adoravo di più.
“-Se ti può consolare una volta ho fatto di peggio...- disse cercando di allontanarmi dai miei pensieri e ci riuscì. -... mio zio è uno zoologo e era appena tornato da una spedizione nel Polo Nord con questo macchinone che usava per avvistare gli orsi ed era tutto sporco, così i miei fratelli ed io decidemmo di lavargli la macchina e lui ci aveva dato il suo permesso. Allora, la stavamo lavando e io mi stavo occupando del dentro e involontariamente, lo giuro, tolsi il freno a mano, così che la jeep andò verso indietro ed entrò in garage.- incominciai a ridere cercando di non sbottargli in faccia, perché era stata un disastro ed era così dolce mentre lo raccontava. –Non ridere ora, la parte divertente deve ancora venire: allora dicevo, la macchina entrò in garage, ma sbatté sul fondo dove mio padre aveva messo su una mensola della vernice lilla e gialla, così la vernice cadde e si sparse su tutto il fondo della macchina, dandole così un colore strano per mimetizzarsi! Non ridere così! Ero piccola! Avevo solo dieci anni e non lo avevo fatto apposta!- Amy divenne tutta rossa in viso e non feci in tempo a reagire quando mi arrivò una cuscinata dritta in faccia.
Come aveva osato?!?!?
-Adesso ti faccio vedere io!- esclamai in preda all’euforia di vincere, ma dovetti fare i conti con la mia gamba che malandata non riusciva ad essere veloce quel tanto che sarebbe bastato per acciuffare la ragazza dalla lingua lunga e vincere!
-Non riuscirai a prendermi mio caro!- disse orgogliosamente poggiando le mani sui fianchi, mentre mi lanciava un altro cucino. La sua risata mi rendeva felice, ma mi faceva venire voglia di andarle addosso e vedere cosa avrebbe fatto se fosti stato io a comandare il gioco.
-Lo vedremo! Intanto incomincia a correre che quando mi sarò rimesso per bene ti faccio vedere io!- detto ciò le rilanciai il cuscino e lei si avvicinò ancora di più per affogarmi, ma io più veloce la presi per la vita e la buttai poco gentilmente sul pavimento. La canzone del disco stava finendo e noi ridemmo come se fuori non ci fosse una bufera di neve, come se Clotaire e Lucille non fossero scappati lasciandoci soli, come se in realtà dovessimo essere lì.”



Angolo Autrice
Buonasera! Ecco a voi il capitolo 33! Spero sia di vostro gradimento! Siamo quasi alla fine!
Un bacione,
Serena!

 
   
 
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