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Autore: the_dreamer97    20/03/2016    1 recensioni
"Scambiare il prezzo del cibo con il suo valore ci ha distrutto l'anima..."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo fin dall'antichità possiede dei bisogni primari che deve soddisfare se vuole prolungare il suo percorso di vita: mangiare, bere, dormire, respirare. I bisogni sono direttamente connessi all'individuo che li avverte in relazione all'ambiente che lo circonda e alle abitudini acquisite, pertanto nel corso dei secoli essi hanno subito significative trasformazioni sia quantitative che qualitative. Oggi in un mondo che ha assunto le sembianze di una corsa sfrenata al consumismo, persino il cibarsi non poteva che diventare uno dei tanti strumenti di marketing. Il rischio è che si riduca sempre più a una concatenazione di fast food e insegne al neon: i vari Starbuck's, Mc Donald's, Burger King si moltiplicano a grappoli in America e stanno assumendo dimensioni stratosferiche anche in Italia. L'attuale sistema di produzione alimentare è fallimentare; una visione meccanicistica finisce col ridurre il valore del cibo a una mera commodity, una semplice merce. Scambiare il prezzo del cibo con il suo valore ci ha distrutto l'anima. Quindi la nutrizione non risponde più all'istinto di sopravvivenza che ha spinto popoli su popoli alla caccia, alla pesca e all'agricoltura, che ha accompagnato il progresso dell'uomo nei secoli, al contrario essa è pari a una breve soddisfazione furtiva venduta a buon mercato. La deriva di una società tesa nella ricerca smodata del benessere e sempre più improntata su una logica alimentare meccanicistica produce una visione del cibo che ha tratti ha raggiunto degli effetti paradossali e drammatici, sia dal punto di vista della salute del corpo, sia dal punto di vista psicologico. In una comunità in cui la concezione dell'uomo stesso è contaminata, anche quella del cibo ne è rimasta infetta. I paradossi più spaventosi sono esemplificati dai disturbi alimentari sempre più numerosi: anoressia e bulimia non solo non contemplano il pasto come un'esigenza primaria, ma addirittura -nella frenesia di affermare l'uomo come autoreferenziale e dipendente solo da se stesso- ne fanno un qualcosa da incriminare, di sporco, che inquina l'organismo e lo ostacola nella sua corsa alla perfezione. Per non parlare del problema dell'obesità, dove il cibo non risponde più allo stimolo della fame ma solo a quello affettivo, fino a diventare una vera e propria patologia. In quel caso, esso è strettamente legato agli impulsi del cervello, alle delusioni sentimentali, allo stress, alle più svariate carenze e lacune che non hanno nulla a che fare con lo stomaco e la fame. Negli ultimi anni poi è emerso un altro fenomeno che fa alquanto riflettere: mangiare mentre si legge la posta, si gioca, si lavora al PC o si guarda la TV. Chi mangia svolgendo altre attività è più propenso ad esagerare con le quantità in quanto non ha il senso delle calorie che sta introducendo. Quindi questa tendenza sempre più diffusa non soltanto può avere conseguenze estremamente negative sulla forma fisica, ma è indice anche della disgregazione di quell'antica convivialità che ha attraversato la storia fin dai romani. Si sta perdendo il valore del cibo come rito, momento di amicizia, perno della vita familiare; l'uomo, come mai prima d'ora, non si fida più di nessuno, ha distrutto tutti i rapporti con la realtà diventando sempre più solitario, cinico e disinteressato. In questo modo, non provando più il desiderio di condividere la propria esistenza, non sente nemmeno più l'esigenza di stare in compagnia a dividere un momento speciale con le persone che gli stanno più a cuore. L'alimentazione è una spia rilevante della disumanizzazione della società moderna. Tutti tesi a rincorrere farfalle, si sta smarrendo l'importanza dell'essenziale e dell'umiltà che così bene la tradizione italiana incarna. Nel quadro complessivo di questo mutamento culturale, la Dieta Mediterranea (valorizzata dall'Unesco come patrimonio dell'umanità) non rappresenta un ostacolo alla "nouvelle cuisine" o alle più smodate innovazioni, non è una sequenza di regole da rispettare; essa è una tradizione preziosa, un richiamo alla semplicità di cui la società ha bisogno, sempre più stravolta e improntata a promuovere valori azzardati ed estranei alla storia.
   
 
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