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Autore: Kirale    20/03/2016    6 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di nuovo Domenica e di nuovo un capitolo. Siamo agli sgoccioli, sappiate che come scrittura sono a metà dell'ultimo capitolo, la fine è vicina!! Non ce la facevate più lo so.
Grazie tantissimo per tutto il supporto, l'incoraggiamento, i commenti, io veramente non so cosa farei se non li avessi.
In questa parte mi dispiace ma non penso che succeda moltissimo per cui temo che vi annoierete, ho tentato un po' di bilanciare parti più leggere con parti pesanti, ripeto ho provato, ma poi non so se ci sono riuscita, spero tanto che non vi addormentiate.
Come sempre vi metto un anticipo del penultimo per darvi un assaggio, ed ecco, direi che in quello accade qualcosa.
Ancora grazie, grazie e grazie dal profondo del cuore.
Bando alle ciance che potrei commuovermi, buona lettura!

 


Capitolo diciotto: I'd die for you.

 

Qualcosa non andava.

Marco stava muovendo le dita sul tavolo dell'osteria dove Camilla e quel Carpi sarebbero andati a mangiare guardando fisso l'entrata.
Era pronto con un giornale da mettere in bella vista non appena avessero oltrepassato la porta, ma passavano i minuti e non vedeva nessuno.
In realtà pensava di trovarli già lì, perché dal suo hotel ci aveva messo quasi quaranta minuti ad arrivare mentre, calcolando la distanza, da casa di Camilla senza traffico in venti minuti ce l'avrebbero fatta, con il traffico al massimo mezz'ora.
I parcheggi c'erano, lui l'aveva trovato subito e da quando era entrato era già passata quasi un'ora senza che nessuno si facesse vivo.

Una sensazione orribile di inquietudine lo rodeva.

Non aveva provato a telefonare pensando che magari si erano fermati prima a parlare da qualche parte, ma ormai era veramente passato troppo tempo, lei lo aveva salutato al telefono perché quel tipo era arrivato sotto casa dopotutto.
Digitò il numero di Camilla e sentì il cellulare squillare a vuoto.

Era acceso ma nessuno rispondeva.

Forse aveva messo il silenzioso, ma gliel'aveva detto di tenerlo sempre a portata di mano e di mandargli un messaggio per qualsiasi ritardo dato che era praticamente andata tra le braccia del lupo!
Oltre alle dita che non volevano smettere di muoversi sul tavolo, aveva cominciato a battere anche un piede per terra.

No, qualcosa era andato storto.

Si passò una mano tra i capelli.
Aveva un bruttissimo presentimento e doveva tentare quantomeno di toglierselo.
Un cameriere che stava girando per i tavoli gli passò vicino e lui colta l'occasione al balzo lo fermò.
- Senti scusa, avrei un favore da chiederti -
- Sì mi dica! - il ragazzo sembrava giovane ma anche già abbastanza esperto.
- Vedi, sto aspettando due amici, uno dei due aveva prenotato qui ma credo di aver sbagliato io l'ora dell'appuntamento, potresti dirmi per caso a che ora è stato prenotato il tavolo a nome Carpi? Se è più tardi torno dopo che non vorrei fare una figuraccia! -
Il cameriere lo guardò un po' sorpreso.
- Guardi, oggi che io sappia non ci sono prenotazioni per pranzo, aspetti però che controllo -
La goccia di sudore gelido che Marco sentì percorrergli la schiena lo immobilizzò mentre sgranava gli occhi.
Vide il ragazzo allontanarsi, controllare prima un Ipad e poi un'agenda nera scorrendo i vari nomi con una penna, pregava con tutte le sue forze che la memoria del cameriere avesse fatto cilecca.
Richiusa l'agenda, il ragazzo tornò da lui.
- Sì come pensavo, oggi non abbiamo nessun tavolo prenotato, mi dispiace o non hanno prenotato e pensavano di venire senza riservare, o hanno cambiato piani prima di telefonare...-

Quanto odiava avere ragione.

Si alzò dal tavolo lasciando una grossa mancia e ringraziando prima di precipitarsi fuori dal locale.
Avrebbe dovuto farlo giorni addietro ma poi Camilla era sempre riuscita a fargli cambiare idea e adesso si era ficcata nei guai peggiori in cui si potesse cacciare in tutta la sua vita.
 

Lei rischiava di essere ammazzata.
Lui sicuramente sarebbe stato ammazzato.

- Mai una volta che mi desse ascolto quella donna! - esclamò frustrato e spaventato.
Si infilò in macchina con una sola idea in testa, doveva immediatamente andare in commissariato pregando che non fosse troppo tardi.




 

Venerdì.

 

E si sarebbero dovuti vedere quella sera.
Era pervaso da un sentimento di agitazione e impazienza al tempo stesso.
Voleva vederla ma non voleva vederla.
Desiderava che arrivasse quell'ora ma anche che il tempo si fermasse prima.
Rileggeva quel messaggio come se le parole in esso contenute fossero magiche, dal valore inestimabile.
E pensare che non era niente di particolare, un semplice “Ci vediamo alle sette da me” ma per lui quelle cinque parole rappresentavano tutto.

Doveva smetterla di essere così su di giri ma non ci riusciva. Non aveva idea di come avrebbe resistito nella stessa stanza con lei senza abbracciarla, soprattutto se era a casa sua dove sapeva che appena entrato sarebbe stato invaso dai ricordi.
Senza contare le domande che si stava ponendo da quell'ennesimo incontro, che cosa gli doveva dire?
Sicuramente era importante, una cosa di importanza vitale perché quel volto non gliel'aveva mai visto prima, e lui ormai le facce della sua prof era sicuro di conoscerle tutte.
Ma che cosa poteva esserci di così tanto importante che lui avrebbe dovuto sapere?

Era una cosa, anzi no, due.

Due cose di cui a quanto pare lei aveva assolutamente un disperato bisogno di metterlo al corrente.
Ci aveva riflettuto in tutti quei giorni e non riusciva a immaginare niente, gli doveva dire di Marco?
Renzo gli aveva domandato se lui sapeva di Marco e Camilla dopotutto, ma lei stessa poco dopo aveva negato.

Allora sarà stato quel Carpi?

Sentiva già che gli stava andando il sangue alle testa, avrebbe preferito Marco a quel punto, Carpi era un individuo che per qualche motivo non lo convinceva, gli dava l'idea di essere molto subdolo, aveva un qualcosa di viscido.
Quel suo modo di fare così eccentrico ma allo stesso tempo spavaldo non gli piaceva, una persona che a costo di salvare sé stessa era disposta persino a lasciare che gli altri si mettessero nei guai per difenderlo.
Lo detestava dal profondo del suo cuore, e se Camilla gli doveva dire che aveva ricominciato a frequentarlo, tanto valeva chiamarla e cancellare l'incontro perché probabilmente avrebbe come minimo spaccato qualcosa al momento.

Continuava a fare avanti e indietro nel suo ufficio mentre da fuori la porta Torre e De Matteis lo guardavano incuriositi.
Fu Paolo il primo a dar voce a quello che entrambi stavano pensando.
- Oggi ha qualcosa di diverso...- commentò cercando di immaginare che cosa potesse portare Gaetano a comportarsi in quel modo.
- C'avete ragione, oggi è diverso, il suo umore è strano eh, ma non è nero come gli ultimi giorni, qui gatta cicala...-
A quell'osservazione De Matteis guardò Torre con l'aria di chi non sa se sia più forte il desiderio di sbattere la propria testa contro la porta, o quella dell'altro.
- Ma come parli Torre! - esclamò quasi schifato.
L' ispettore abbassò il volto con un misto di vergogna e imbarazzo prima di stringere la cartellina gialla che aveva in mano e apprestarsi a bussare alla porta.
Gaetano aveva smesso di camminare avanti e indietro e si era gettato sulla sedia portandosi una delle mani a massaggiarsi la tempia.
Non aveva neanche fatto in tempo a fare il secondo tocco che Marco entrò di corsa spostando sia Torre che suo fratello.
- Scusate, scusatemi tutti e due ma devo assolutamente parlare con Gaetano ora ed è una cosa importantissima! - disse prima di entrare nell'ufficio senza neanche bussare e chiudere la porta dietro di lui.

I due uomini lo guardarono scioccati prima che De Matteis facesse un gesto con la mano bloccando Torre che evidentemente voleva intrufolarsi.
- No, aspetta, temo che ci siano delle brutte notizie in arrivo, e se sono legate a chi penso io...devo andare a prendermi un antidolorifico perché mi verrà un enorme mal di testa! - disse prima di allontanarsi mormorando qualcosa che sembrava un “io lo sapevo, lo sapevo...” lasciando Torre fuori dall'ufficio scioccato.

- Dobbiamo parlare!!-

Marco era entrato come una furia nell'ufficio di Gaetano sorprendendolo mentre era ancora assorto nei suoi pensieri.
Il vicequestore sospirò.
- Marco senti, in questo momento io veramente...-
Non finì la frase perché l'uomo aveva sbattuto le mani sulla scrivania in maniera eccessivamente rumorosa.
- Adesso tu mi ascolti! - sospirò chiudendo gli occhi - temo che Camilla sia stata rapita...da quella gente...-

Il volto di Gaetano era rimasto pietrificato.

Non era sicuro di aver capito bene, il sangue gli si era gelato nelle vene e lo stomaco si era chiuso tutto d'un colpo.
I pugni si strinsero e sentì le unghie quasi tagliare la pelle del palmo della mano.
Si alzò con fatica come se quello che stesse facendo fosse a rallentatore e poi partì all'improvviso.
- Che cosa stai dicendo? Cosa te lo fa pensare? Che è successo, maledizione parla!! -
Sembrava una furia, sbatté contro il lato della scrivania prima di prendere Marco per le spalle e strattonarlo.
- E' anche colpa mia, sono stato uno stupido, puoi prendermi a pugni, non me lo perdonerò mai...-
Marco si sentiva assolutamente impotente e in colpa.
Se avesse chiamato Gaetano e suo fratello a quest'ora forse non sarebbero arrivati a quel punto.
- Non ci capisco nulla se dici solo questo, parla per la miseria, dimmi che cosa è successo!!-

Adesso sì che Gaetano faceva paura.

Aveva il volto rosso, il respiro corto, le mani che lo stringevano sulle braccia sembravano tenaglie.
- Devo partire dall'inizio, lo so che mi odierai ma devo partire dall'inizio.-
Lo forzò a sedersi sulla sedia di fronte alla scrivania mentre Gaetano non cessava di rimanere rigido e in tensione come se fosse pronto a riesplodere in un qualsiasi momento.
- Allora, per prima cosa, Camilla sa che ci sono due persone che sono venute per il caso di De Silva, e sa che tu la hai lasciata perché temevi che loro se la prendessero con lei. -
- E come...-
Uno sguardo a Marco e non ci fu bisogno di parole, voleva sbattere la testa contro la scrivania.
- Ha origliato...-
L'uomo annui.
- Ha sentito la mia conversazione con te quel giorno qui e appena sono uscito è venuta da me dicendomi che voleva trovare quei due...-
- E tu la hai assecondata!!- esclamò furente.
- Non potevo fare altrimenti! Sai cosa mi ha detto? “se non mi aiuti io lo faccio da sola!” Ecco che mi ha detto! -
- E perché diamine non sei venuto ad avvertirmi?- ormai Gaetano stava urlando.
- Perché anche se la mettevi agli arresti domiciliari, lei avrebbe trovato il modo per impicciarsi lo so, lo ha già fatto quando era sorvegliata come possibile bersaglio di un killer alcuni anni fa. La conosci meglio di me, lo sai com'è fatta, quando ha deciso una cosa non la fermi! -

E purtroppo Gaetano lo sapeva che era vero.

E poi non poteva prendersela con Marco, perché punto primo, lo aveva capito che lui era ancora innamorato di Camilla e non le avrebbe mai detto di no, punto secondo, Camilla era testarda come un mulo e se si metteva in testa qualcosa era la fine, perché cascasse il mondo la portava a termine.

Si prese la testa tra le mani.
Era in mano a quei bastardi adesso.
Senza neanche guardarlo continuò a domandare.
- E poi? -
- E poi Camilla ha parlato col portiere e da lui pare abbia saputo di una macchina nera che era davanti casa vostra da circa due mesi, ha fatto delle ricerche tramite un suo alunno e ha scoperto che la macchina aveva una targa non registrata. Non ha mai visto nessuno lì, ma era ovvio perché se quelli stavano controllando voi, quando uscivate sicuramente non si sarebbero fatti vedere.-
- Ma io ho fatto mettere sotto controllo il condominio, come è possibile che i miei uomini non se ne siano accorti?- ormai era disperato.
- Probabilmente perché loro cercavano qualcosa di nuovo, qualche movimento sospetto, ma questa macchina aveva i vetri scuri, era sempre ferma e probabilmente avranno pensato che fosse di qualcuno che abitava lì, poi...ecco allora, - deglutì- io ho scucito a Torre qualche informazione su come andavano le vostre indagini e ho fotocopiato dalla cartella che mio fratello tiene in hotel le foto dei due che cercavate per portargliele...-
- Tu...che hai fatto? - Se avesse potuto, Gaetano avrebbe ucciso Marco all'istante.
- Lo so, ho sbagliato, mi ammazzi, mi arresti fai tutto quello che vuoi ma dopo che la ritroviamo...adesso ascoltami che non ho finito! -
- C'è anche dell'altro? - sospirò, ma uscì quasi come un rantolo perché aveva il respiro affannato - continua...- disse rimettendosi le mani sulla testa.
- Quando sono andato da lei, siccome mi aveva mandato delle foto della macchina chiedendomi di notare se c'era qualcuno lì intorno, ho cercato di trovare anche io quest'automobile...e..c'erano due persone a parlare lì accanto. Senza pensarci ho fatto delle foto che abbiamo confrontato con quelle che avevo trovato nel fascicolo di mio fratello e...qui ho due notizie che...-
- Erano loro? - lo aveva chiesto con un filo di voce.
Marco temeva questo momento perché non aveva idea della reazione che avrebbe avuto Gaetano.
La voce gli era venuta meno per cui decise di mostrarglielo, dato che le foto le aveva ancora nel cellulare.
Premette alcuni tasti e poi glielo diede...i loro sguardi si incontrarono per un attimo e c'era solo un'immensa preoccupazione in entrambi.

Gaetano prese il cellulare e facendo un respiro profondo, guardò la foto.
Marco lo vide mentre la mano che teneva il telefono cominciò a stringerlo convulsamente quasi a tremare.
Respirava solo con le narici, la bocca chiusa, gli occhi, dopo essersi spalancati per un istante, erano diventati di ghiaccio, un'espressione furiosa che avrebbe spaventato chiunque.

Michele Carpi.

Poggiò il cellulare sul tavolo prima di prendere con entrambe le mani la spalliera della sedia e stringerla così forte che per un attimo Marco pensò sarebbe riuscito a spaccarla anche se era di legno.
La scaraventò via .
- Quel bastardo!-
Anche la voce non sembrava la sua.
- Fammi continuare...aspetta che non ho finito...-
- Parla velocemente perché io la devo ritrovare e poi..quello lo ammazzo con le mie stesse mani! -
Marco si sedette, stavolta fu lui a prendersi la testa tra le mani dopo aver poggiato i gomiti sulle gambe.
- Quando Camilla ha collegato che l'uomo con cui parlava quel Carpi era uno dei due che voi cercate, ha fatto mente locale di quello che si erano detti e pare che proprio Carpi si fosse lasciato sfuggire tra le tante cose il fatto che tu stavi proteggendo la sorella di De Silva, da lì lei ha capito che qualcosa non andava però ti assicuro - si alzò avvicinandosi a Gaetano che ormai sembrava un leone legato ad una catena, spaventoso ma impotente al tempo stesso - appena mi sono accorto del collegamento io volevo avvertirti ma lei mi ha detto che poi sarebbe andato tutto all'aria perché voi avreste fatto un controllo e preso solo uno dei due mentre l'altro avrebbe avuto modo di fuggire...-
Gaetano cercò di recuperare un minimo di lucidità anche se ormai dire che il mondo gli era crollato addosso era un eufemismo.
La donna più importante della sua vita era in mano a degli assassini e lui doveva ritrovarla, poi la avrebbe forse strozzata ma prima doveva ritrovarla.

Eppure dovette ammettere che la sua osservazione aveva un senso.

- Oltretutto Camilla si era accorta che la seguivano, per questo ci hai trovato insieme quel giorno sotto casa vostra...eravamo andati con la mia macchina a cercare notizie su quei due, ma Camilla aveva lasciato la sua davanti scuola per evitare di aver dietro il tipo che la controllava...io ho scoperto questa cosa solo quel giorno e anche lì volevo chiamarti, ma con questa storia che lei mi ripeteva che lo avrebbe fatto in qualsiasi modo anche da sola, ho sempre avuto le mani legate...e ho pensato, o almeno, speravo, che controllandola non si sarebbe messa nei guai...mi aveva assicurato che non avrebbe chiamato quel Carpi..-
- Ma non è finita qui giusto?- chiese lui ormai pronto a tutto - Io..io quella donna la ammazzo.. prima la ammazzo e dopo la arresto...per.. intralcio alle indagini! -
Si buttò sul divanetto mentre Marco riprese a parlare.
- Non è finita, io pensavo che lo fosse perché nei posti dove siamo andati nessuno sapeva niente, ma a Porta Palazzo abbiamo incontrato un suo ex alunno...un certo ...come si chiamava, un ragazzo straniero, Id..Idris mi pare -
- Idris....Garba, ah sì un caso di qualche anno fa, e allora? -
- Per fartela breve, lui ha detto che questa gente poteva star utilizzando dei locali abbandonati intorno a Murazzi, era lì che dovevamo andare, oggi pomeriggio saremmo andati lì a vedere se c'era qualcosa di sospetto e poi mi aveva promesso che vi avremmo avvertito -
- Ecco che cosa mi doveva dire stasera...- mormorò lui collegando tutto.
- Quando la ho chiamata oggi, lei mi ha detto che si sarebbe vista con Carpi a pranzo in un posto che si chiama K2 dove lui aveva prenotato, io non sapevo che si stessero sentendo, le ho urlato che era impazzita, che sarei andato nel locale a controllare che non succedesse niente, e di lasciare il cellulare acceso e mandarmi un messaggio per qualsiasi ritardo -
- E a questo punto tu sei andato nel locale, loro non sono mai arrivati e tu finalmente sei corso qui come avresti dovuto già fare non appena lei ti aveva chiesto aiuto -
Marco non poteva rispondere, guardava per terra sentendosi in colpa come non gli era mai successo prima.
Lui aveva vissuto il dramma della famiglia De Silva, aveva visto Gaetano roso dai sensi di colpa, aveva percepito la sua paura per chi gli stava intorno e il lancinante dolore per la decisione di allontanarsi dall'unica donna che aveva mai amato nella vita.

E Marco in un certo senso aveva contribuito a creare ancora più problemi mentre la sola cosa che desiderava fare era contenere i danni.

- Speravo di poterla controllare, di limitare le sue botte di testa, non immaginavo che avesse deciso di vedere quello senza dirmi niente...mi dispiace -
A Gaetano scappò una risata ironica.
- Camilla e controllare sono due parole che non staranno mai bene nella stessa frase -
Si voltò verso la porta dove intravide una sagoma familiare.
- Torre! -
L'ispettore fece quasi un salto per lo spavento ed entrò immediatamente nell'ufficio.
- Comandi dottò!! - dalla faccia che aveva era ovvio che avesse ascoltato tutto.
- Invece di origliare anche tu, vediamo di muoverci immediatamente, massima priorità, voglio quei bastardi qui il più presto possibile, - continuò a bassa voce - e poi io me la vedo con Carpi...-
- Andiamo ai Murazzi dottò? -
- Sì...in ogni caso se avessero voluto...- dovette fermarsi un attimo e prendere fiato prima di continuare, non voleva neanche pensarci - se avessero voluto farle qualcosa lo avrebbero già fatto...senza...-

Non ce la faceva.

Aveva bisogno di aria, ma dato che aveva interrotto la frase a metà gli altri due lo stavano ancora guardando solo che non riusciva a dar voce alla sequenza di pensieri nella sua testa, si allentò il colletto della camicia...doveva uscire e riprendere il controllo.
Vide entrare anche De Matteis.
- Marco, parla a tuo fratello e digli tutto, io torno subito ho bisogno di un attimo...-
Senza guardarli uscì dal suo ufficio e si diresse fuori.

Neanche l'aria fresca aiutò i suoi pensieri a diradarsi.

- Maledizione!! -

Sferrò un calcio alla ruota di una macchina della polizia parcheggiata lì fuori e poi poggiò sul cofano entrambe le mani.
Calma, calma, Camilla era ancora viva, se la avessero voluta ammazzare lo avrebbero già fatto.
Il cellulare di Camilla era attaccato, potevano rintracciare il segnale tramite il GPS, sapeva che lei lo aveva acceso perché glielo aveva attivato lui stesso scherzando sul fatto che così avrebbe sempre saputo dove stava in caso si fosse messa nei guai.
Mai avrebbe pensato di doverlo veramente utilizzare.
No, non era il momento di lasciarsi andare alla disperazione.

Va bene, dovevano andare ai Murazzi, e nel frattempo individuare dove si trovava Camilla dal suo GPS ma fare presto perché non sapeva quanto sarebbe durata la carica del cellulare.
Ce la doveva fare, la poteva ritrovare, e poi quanto è vero che era un commissario di polizia la avrebbe rinchiusa in casa per il resto della sua vita ammanettata al letto!
Con questo pensiero fisso in testa, si apprestò a tornare dentro quando sentì il suo telefono suonare.
Prendendolo in mano, si accorse che sul chiamante appariva la scritta “Anonimo”.
Si bloccò nella camminata e premette il tasto verde avvicinando il telefono all'orecchio.
- Ciao commissario come te la passi? -
Quella voce...aveva parlato poche volte con lui ma la sua voce dal tono strafottente la ricordava perfettamente e dovette trattenere a stento la furia.
- Carpi...-
- Complimenti, non immaginavo ti ricordassi così tanto di me da riconoscere la mia voce...-
- Se è con me che ve la volete prendere, fatelo e basta ma tu e i tuoi amici evitate di coinvolgere persone che non c'entrano nulla! Dove sta? Che le avete fatto? -
- Sei più sveglio di quanto pensassi, mi dovrai spiegare come fai a sapere tutte queste cose ma non credo che ora sia il momento opportuno -
- Vuoi continuare a fare conversazione? Ti avverto che non sono dell'umore, te lo ripeto, se ce l'hai con me per qualche cosa vendicati su di me ma lascia stare Camilla!-
- Tranquillo che lo faremo, ma dovevamo essere sicuri che venissi...Camilla sta bene, a quanto pare aveva sonno per cui dorme placidamente, adesso, non facciamola svegliare con una brutta notizia che ne dici? -
- Che cosa vuoi che faccia? -
- Tra venti minuti, a piazza CLN davanti alla fontana, vieni da solo e disarmato, ti porto dalla tua bella addormentata, ah e ovviamente se solo provi ad avvertire qualcuno non ci saranno baci che tengano e il sonno lo facciamo diventare eterno, è chiaro?-

Non gli diede il tempo di rispondere che riattaccò.

Che ironia del destino, Piazza CLN proprio davanti alla fontana.
Non sapeva se ridere o piangere dalla disperazione.

Rientrò in commissariato, aprendo la porta del suo ufficio si ritrovò De Matteis con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
- Quella pazza!! Io te l'avevo detto! -
E' vero, lui lo aveva avvertito.
- Lo so, sentite, continuate le indagini io devo allontanarmi per un po', ho bisogno di chiarire le idee...Torre, se Camilla ha il cellulare acceso il GPS è attivo, vedi di localizzarla da quello, per il resto, ci sono i Murazzi...-
Guardò i tre uomini ai quali si era aggiunta anche la Lucianona ora.
- Mi fido di voi, io torno tra qualche ora...-
- Comandi dottò!! E vedrà che la ritroviamo la prof...- disse Torre tentando in ogni modo di risollevare Gaetano.
Era chiaro a tutti lo stato di disperazione in cui stava sprofondando.
L'uomo annuì prima di uscire nuovamente.

Marco e Paolo si guardarono poco convinti, il vicequestore era andato via furioso e tornato molto più freddo e quasi disilluso.
La cosa non suonava bene a nessuno dei due, ma non avendo tempo per ipotizzare il perché di quel cambio di comportamento, continuarono a guardare la cartina di Torino che si erano fatti portare con ingrandimento proprio sui Murazzi, per capire quali erano gli edifici abbandonati.
Non potevano andare a perlustrarli senza un piano, avrebbero dato troppo nell'occhio.
Prima di andarsene, Gaetano entrò nella stanza di Torre lasciando la sua pistola e il cellulare lì, se lo avesse fatto nel suo ufficio, sarebbe stato subito bloccato dalle loro domande.


Arrivò a piazza CLN a piedi.
Era proprio lì, davanti alla stessa fontana dove alcuni anni prima lui e Camilla avevano passato un pomeriggio a coccolarsi e passeggiare come due ragazzini prima di venire interrotti da Torre.

Sembrava trascorso un secolo.

- Certo che sei puntuale...-
Gli era arrivato alle spalle e lui assorto nei ricordi neanche lo aveva sentito.
- E' ovvio...- sibilò girandosi a guardarlo.
La rabbia che lo pervase insieme alla voglia di strappargli quello sguardo compiaciuto a suon di cazzotti fu quasi impossibile da contenere.
Ma dovette farlo per il bene di Camilla e si limitò a sostenere il suo sguardo senza battere ciglio.
Michele lo stava osservando, un sorriso borioso quasi a compiacersi di avere il commissario lì alla sua mercé.
- Non penso di doverti perquisire, calcolando che c'è di mezzo Camilla so bene che non ti sei portato dietro nessuna pistola, il cavaliere senza macchia e senza paura che si sacrifica per la sua damigella, che romantico...-

Respira Gaetano, respira, ne va della vita di Camilla.

- Dobbiamo rimanere qui a fare conversazione o andiamo dove mi devi portare?
Pregava con tutto il suo cuore che almeno lo conducesse da Camilla, non gli importava nulla di cosa gli poteva capitare ma doveva accertarsi che lei stesse bene.
- Quanta fretta commissario...e va bene, allora...-
Gaetano venne preso per un braccio e accompagnato ad una macchina.
- Metti le mani dietro -
Michele aprì lo uno sportello, e utilizzandolo per nascondere ai passanti cosa faceva, prese una corda che aveva messo sul sedile e legò stretti i polsi del vicequestore dietro la sua schiena.
- Scusa, ma non voglio sorprese, ora puoi entrare -
Gaetano si sedette sul sedile posteriore mentre Michele si mise alla guida e come pensava, dalla strada che stavano facendo, il luogo dove questi si erano nascosti era proprio ai Murazzi.


- Qualcosa non torna...-
- Che vuoi dire? -
Paolo stava ancora guardando la cartina della zona dei Murazzi mentre Marco camminava avanti e indietro.
- Ci sta mettendo troppo...-
- Intendi Berardi? Lo capisco, deve schiarirsi le idee, quella donna si è messa nell'ennesimo pasticcio, ma stavolta la arresto! E già che ci siamo arresto anche te per intralcio alle indagini!-
Marco sbuffò.
- Fai quello che vuoi ma quando la storia è finita! Adesso dobbiamo trovare Camilla! -
- Sì lo so lo so...appena torna Berardi ci muoviamo, andremo in borghese con una squadra...-
- Era strano...era molto strano...- continuò Marco.
- Effettivamente me ne sono accorto anche io, ma mettiti nei suoi panni, non abbiamo idea di quello che stia provando -
Mentre parlavano Torre entrò nello studio di corsa.
- Abbiamo rintracciato la prof col GPS! -
- Finalmente una notizia decente! - esclamò Paolo.
- Aspettiamo il dottore vero? Poveraccio, deve stare malissimo, ha persino dimenticato la pistola e il cellulare nel mio ufficio...-
De Matteis nel sentire quell'osservazione sgranò gli occhi e si voltò verso Marco.
- No, non è possibile, un poliziotto in servizio deve sempre avere la pistola dietro, non può essersela tolta, e tantomeno andare in giro senza cellulare...-
- A patto che...-
Si guardarono tutti e tre anche se Torre non capiva esattamente la situazione, mentre i due fratelli avevano dedotto al volo cosa stava succedendo.
- Ma porca miseria!!- Paolo aveva urlato dopo aver sbattuto le mani sulla scrivania - quei due sono identici, identici! Adesso ci mancava pure lui che decide di fare le cose da solo!! -
- Ma quindi voi pensate che...- Torre era rimasto con la bocca aperta.
- E' ovvio, ecco perché quel “Mi fido di voi”. Benissimo, a storia finita vi arresto tutti e tre!! Pure lui lo metto dentro! -
Paolo era furioso.
Marco si mise una mano sulla faccia scioccato.
- Io dicevo che lei era fuori di testa, ma lui pure...sono proprio fatti l'uno per l'altra...-
- Sì, due incoscienti che hanno tanta voglia di farsi ammazzare! Torre, il GPS lo abbiamo, partiamo con la squadra in borghese e andiamo ai Murazzi. E se li troviamo vivi, poi se la vedranno con me!!! -
- Agli ordini!! -
- Vengo anche io! -
Marco si mosse prima che il fratello potesse intercettarlo.
- Non cominciare - Paolo era ormai al limite.
- E' anche colpa mia, poi mi arresti ma in questa situazione ci sono dentro, voglio venire!! -
De Matteis si toccò le tempie.
-Non ho voglia di discutere, vieni ma non ti muovi dalla macchina, adesso andiamo che ogni minuto è vitale! -




L'auto si fermò davanti ad una saracinesca chiusa, il posto dava l'idea di essere abbandonato ma non era troppo lontano dalla zona in cui la sera i ragazzi si trovavano nei locali.
Purtroppo però non c'erano punti di riferimento per orientarsi e probabilmente anche con il GPS di Camilla sarebbe stato complesso arrivare fino a quel luogo preciso.
A Gaetano non interessava nulla di cosa gli potesse succedere, ma lei doveva venire liberata, e l'unico modo era lasciare un indizio che, in caso De Matteis e gli altri fossero passati, potesse mandar loro un messaggio.
Ma lui non aveva niente con sé da poter utilizzare in quel momento... a parte...

Non se ne sarebbe voluto separare ma per salvare Camilla avrebbe fatto quello e altro.
Lentamente mosse le mani dietro fino a pescare nella sua tasca, dove ormai teneva sempre fissa la spilla da sceriffo che Tommy gli aveva regalato.
Senza che Carpi se ne accorgesse, dato che si era allontanato un attimo per andare ad aprire la saracinesca, Gaetano fece scivolare per terra la spilla.

Ora doveva solo sperare che qualcuno la trovasse e che facessero in tempo per salvare Camilla.

Michele tornò da lui e lo prese per un braccio quasi strattonandolo anche se non ce ne era affatto bisogno dato che Gaetano era più che consenziente nel venire condotto dentro.
Gli interni sembravano quelli di un locale notturno, e anche se ora era vuoto probabilmente dalla conformazione era stato usato come club o discoteca.
Appena entrato, si trovò faccia a faccia con i due uomini che tanto aveva cercato in quelle settimane.

- Ma bravo il nostro Carpi, allora ce lo hai portato veramente! -
Esclamò uno dei due ironico.-
Ve l'avevo detto, prendete lei e lui arriverà correndo...- rispose Michele orgoglioso.
Gaetano lo guardò furente.
- Quindi è stata tutta una tua idea....- se non avesse avuto le mani legate gli avrebbe spezzato il collo.
- Ovviamente, loro volevano prendere l'altra tipa, la sorella di De Silva, ma io sapevo perfettamente che con Camilla saremmo andati a colpire più facilmente dove ti fa male...-
Come a ribadire il concetto, sferrò un pugno che colpì lo stomaco di Gaetano facendolo indietreggiare.

Per un attimo l'aria gli si mozzò nei polmoni.
- Ti piace prendertela con chi non può rispondere Carpi...complimenti...- commentò cercando di riprendere fiato, più che la forza del colpo era stata la sorpresa a coglierlo impreparato.
- Carpi, buono! Sai bene che non siamo noi a doverlo toccare...-
- Scusate...era troppo tempo che volevo farlo..- disse lui con un sorriso soddisfatto mentre li guardava.
- Dov'è Camilla? - chiese immediatamente Gaetano - io sono venuto, adesso la voglio vedere e poi dato che è me che volete, la dovete lasciare andare...-
Uno dei due uomini, che stava pulendo una pistola lo guardò con un mezzo sorriso.
- Siamo impazienti commissario, stai tranquillo che la professoressa dorme come una bambina, anzi non ha fatto altro che dormire e non abbiamo neanche dovuto darle il cloroformio, è svenuta in macchina...-
A sentire quelle parole il cuore di Gaetano per un attimo si bloccò.
- Dove sta? Avanti, sono legato e sapete benissimo che non farò nulla ma dovete farmela vedere! -
L'altro uomo fece una risata.
- Ma sì, tanto da qui a poco lui ce lo siamo tolto di mezzo, e facciamogliela vedere prima...chiudili insieme dai, noi in fin dei conti dobbiamo aspettare il capo per fare qualsiasi cosa...-

Il capo?
Quindi ce n'era un altro?
Erano due, più questo capo e Carpi, da solo a metterli fuori gioco per far scappare Camilla non ce l'avrebbe mai fatta.

A quanto pare quello che aveva parlato ora, era il più autoritario, vide Michele avvicinarsi e prenderlo di nuovo per un braccio per portarlo fino a delle scale che andavano giù.
Dovevano averla messa in qualche stanza che faceva da magazzino.

Arrivati davanti ad una porta di metallo chiusa a chiave, Gaetano venne quasi spinto in maniera fulminea dentro e non fece in tempo a voltarsi che udì il click della serratura.

Non si vedeva molto bene l'interno, erano sotto terra e l'unica luce proveniva da una piccola finestra con delle sbarre, messa in alto.
Cercò di guardarsi intorno per trovare Camilla prima di scorgere la sua sagoma ancora addormentata su dei sacchi che probabilmente contenevano sabbia o quant'altro e che erano messi quasi accanto alla porta.

In un batter d'occhio fu accanto a lei.
Sembrava illesa, stava solo dormendo e piano piano il cuore tornò a battergli normalmente.
Sentiva di riuscire di nuovo a respirare mentre la guardava, e malediceva Carpi che lo aveva legato, anche se sicuramente tra quei calcinacci qualcosa per slegarsi c'era.

Si guardò intorno in cerca di quello che poteva fare al caso suo e per puro caso la sua attenzione fu catturata da un pezzo di vetro sicuramente della finestra, che gli sembrò appuntito al punto giusto.
Non ti insegnano queste cose in polizia, ma quando era nell'Interpool gli capitò una simulazione di rapimento per cui ci mise poco a trasformare quel pezzetto di vetro in un coltello perfetto per rompere la corda, certo con l'aiuto di Camilla magari ci avrebbe messo di meno, ma preferiva lasciarla dormire ancora per svegliarla solo quando sarebbe stato sicuro almeno di avere le mani libere in caso la situazione si mettesse male e dovesse proteggerla.
Fortunatamente lo spago non era così resistente, e neanche cinque minuti dopo si era liberato.
Questi individui non erano affatto preparati e cominciava a dubitare che fossero legati direttamente al caso che stava seguendo.
Sì, conoscevano Sabrina e la storia, ma il modus operandi era stato diverso e avevano commesso troppi errori, era dell'idea che fossero un gruppo a parte che incuteva più preoccupazione per il nome all'ombra del quale sembrava agire, che per le loro reali capacità.
Con le mani libere si riavvicinò a Camilla tirandola su e tenendola tra le braccia.
Aveva il respiro tranquillo, ma il fatto che fosse svenuta non gli piaceva un granché.

Leggermente, con una mano le disegnò il contorno del viso come per imprimerselo nella memoria, era furente con lei perché si era messa in questa situazione, ma dall'altra parte, sapere che aveva fatto tutto questo per lui...
No, basta, era arrabbiato e lei si sarebbe presa una lavata di testa e gli arresti domiciliari a vita!
Cominciò a passare le mani tra i suoi capelli, era rimasto troppo tempo senza sentirla, almeno ora che dormiva poteva un attimo sfogarsi visto che quando la avrebbe svegliata sarebbe stata sgridata a dovere.
E se lo avessero ammazzato quelli sarebbero stati i suoi ultimi momenti con la donna.

La sentì muoversi leggermente.
Dopo tutte le notti passate insieme, capì benissimo dal cambio di ritmo del respiro che si stava svegliando.
Istintivamente lei voltò la testa verso il suo petto come se cercasse protezione, e a quel gesto non fu un grado di resistere ulteriormente.
La strinse tra le sue braccia lasciando che la sua mano le accarezzasse la schiena per infonderle calore, accolse il viso nell'incavo del suo collo e poggiò sui ricci la sua guancia...la cantina era abbastanza fredda.
Camilla sospirò.

- Gaetano...-

La stretta intorno a lei si fece ancora più decisa.
- Che cosa devo fare con te? - chiese con un misto di frustrazione e dolcezza - Come faccio a proteggerti se fai di tutto per cercare di farti ammazzare? -
Quella voce, quel tono, quelle braccia che la stringevano per proteggerla da tutto, e la sensazione di essere tornata dove sarebbe sempre dovuta essere erano inconfondibili.
Di scatto aprì gli occhi.

- Gaetano?! -


Oh yes, Camilla si sentirà una sfuriata da leone...
Per Marco, gli è andata meglio del previsto e non so se si nota ma mi diverto tantissimo a scrivere De Matteis.
Il prossimo capitolo è molto lungo...succede tanto, ma veramente tanto. Non so però se è molto in tema con la Pasqua...potrei deludere le aspettative eh, io ve lo dico.
Ancora grazie per tutto e spero tanto mi facciate sapere cosa ne pensate di questo perché siete solo voi a darmi l'incoraggiamento per continuare.!!
Ed ora una piccola preview del prossimo capitolo.

 


 

Preview dal capitolo 19: Fear of losing you

Uno sparò rimbombò nell'edificio.

Camilla, che era riuscita a salire al primo piano, appena lo udì sentì il sangue ghiacciarsi.
Ricordava le parole di Gaetano ma era disperata, un terrore si impadronì di lei mentre nelle orecchie sentiva un fischio.
- Non voltarti, vai avanti, non voltarti, non voltarti! -
Stava bene, doveva stare bene, Gaetano non la avrebbe lasciata e lei gli aveva promesso che avrebbe seguito le sue indicazioni alla lettera.
Continuava a correre senza capire dove stesse andando, il posto non era grande ma nella sua testa c'era il caos.
- Che sta succedendo? -
Una voce maschile e dei passi che si avvicinavano la spinsero ad aumentare la velocità con tutta la disperazione che aveva in corpo.
D'improvviso vide una porta che sembrava essere un'uscita secondaria e senza pensarci due volte le si buttò quasi contro sperando fosse aperta.
Sentì l'aria di fuori riempirle i polmoni ma non si accorse di essere caduta per terra finché due braccia non la tirarono su.
- Camilla!! -
Lo sguardo appannato dalle lacrime incontrò un azzurro che non era quello che avrebbe voluto vedere.
- Marco?! -

Alla prossima!!!!
   
 
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