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Autore: Vega_95    20/03/2016    4 recensioni
C'era una volta un principe a cui piaceva fuggire dal suo palazzo per giocare con la gente della città. Un giorno, di fronte alla scacchiera di un senet, incontrò un misterioso ragazzino avvolto in strati di stoffa dalla testa ai piedi, che catturò all'istante la sua attenzione. Qualcosa scattò in loro nel momento in cui i loro sguardi s'incrociarono...

Un legame forte e indissolubile, cominciato tremila anni addietro, mantenuto e consolidato nei millenni fino ad arrivare alla storia che tutti noi conosciamo.
Una AtemxYugi che spero vi potrà interessare
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Mahad, Mana, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Oh cielo raga! Per fortuna che la festa del papà era ieri... why? Beh tra poco lo scoprirete ;)
Preparate i fazzoletti
(l'ho riletto in questo momento e mi sono venute le lacrime agli occhi)

Buona Lettura!
 
ONCE UPON A TIME...

...MY PARTNER, MY OTHER ME

 
Galoppava a grande velocità, il giorno seguente avrebbe provato dolore ovunque, ma in quel momento l’unica cosa che premeva a Yugi era trovare Atem e sapeva bene che in quello stato di disperazione c’era solo un posto in cui si sarebbe rifugiato.
 
La sera precedente lui e il principe avevano cenato in giardino ridendo e scherzando, con Atem che insisteva per imboccarlo e lui che storceva il naso, sentendosi così infantile.
Atem aveva chiesto ai servi di lasciarli soli, sapeva quanto Yugi si sentisse a disagio con estranei nei paraggi durante le loro effusioni e per la serata che aveva in mente, lo voleva calmo e concentrato su di loro.
Era stata una cena molto interessante, a base di pietanze succulente e afrodisiaci. Ginseng, pesce con peperoncino e chiodi di garofano, sedano, zafferano e per ultimo, Atem teneva da parte una strisciolina di corteccia di Yohimbine.
 
«uff… sono pieno» si lamentò Yugi già accoccolato sulle sue gambe mentre il principe gli lasciava penzolare la striscia sul naso.
Stava per mangiarlo quando Isis arrivò di corsa urlando in un modo che non le si era mai visto.
 
«principe! » gridò, ansimava, doveva aver corso per tutto il palazzo per trovarlo: «principe ti prego corri! È importante! »
 
Se c’era una persona che difficilmente si scomponeva quella era Isis e se stava urlando in quel modo, un motivo doveva esserci; dal suo sguardo gli parve anche piuttosto grave.
Diede uno sguardo a Yugi, dopo di che la raggiunse, ciò che gli riferì lo spaventò abbastanza da spingerlo a correre via senza dire una parola, con la sacerdotessa che lo seguì a ruota.
 
Yugi restò lì, ignaro di quello che stava accadendo.
Attese, passarono le ore e la sera si rinfrescò poco a poco spingendolo ad avvolgersi nel mantello cobalto. Aspettò, finché il sonno non ebbe il sopravvento.
Era notte fonda quando Seth lo svegliò pregandolo di andare in camera sua. Yugi voleva sapere cosa stava succedendo, il motivo per cui Atem era corso via, ma il sacerdote si limitò a chiedergli di nuovo di ritirarsi nelle sue stanze, lui non si sentiva di spiegargli la delicata situazione che stava vivendo il principe.
 
Venne svegliato malamente, il giorno seguente, da Aknadin che irruppe nella sua stanza parlando ad un tono esageratamente alto.
 
«dov’è il principe? »
«che…? » pigolò Yugi ancora mezzo addormentato strofinandosi gli occhi: «maestro, che succede? »
«non fare finta di nulla, dov’è il principe?! »
 
Vero, non avevano dormito insieme, non lo vedeva dalla sera precedente. Era strano.
 
«non lo so…» biascicò: «cosa succede? »
«il faraone è morto»
 
Certo che a dare le brutte notizie, Aknadin era il migliore, a Yugi prese quasi un colpo. Era quello che aveva turbato Atem al punto da spingerlo a correre via senza degnarlo di una spiegazione.
 
«il fara... no, non può essere! Atem..! »
«è il nuovo sovrano dell’Egitto» gli annunciò solennemente, ma non era quello che interessava al ragazzino, quanto più ciò che stava passando.
 
«dov’è?! Devo trovarlo! » esclamò scattando giù dal letto.
 
Arrancò i suoi vestiti, li indossò velocemente e corse fuori dalla stanza senza nemmeno prestare attenzione al sacerdote che restò immobile osservandolo e domandosi mille come e perché sulla presenza di quel ragazzino a palazzo. Ormai era il suo chiodo fisso, riuscire a capire in che modo quel bambino così piccolo fosse sopravvissuto e arrivato a palazzo.
Yugi era già sparito quando il sacerdote riemerse dai suoi oscuri pensieri.
 
 
C’era solo un posto in cui poteva trovarsi Atem e Yugi sapeva anche quale. La rupe, l’unico luogo in cui il principe avrebbe trovato pace. Esisteva un sentiero che portava alla cima e quando lo scoprì avrebbe voluto uccidere Atem per quando l’aveva costretto ad arrampicarsi sul lato più ripido, anziché raggiungere la cima, comodamente in sella al cavallo.
 
Atem, proprio come aveva previsto, si era rifugiato lassù, lontano dal mondo, in una piccola caverna non particolarmente profonda, appoggiato alla parete rocciosa.
Singhiozzava.
Il suo era un piatto soffocato che pareva non voler avere tregua.
 
«Atem…» lo chiamò con un mormorio, entrando, ma non avvicinandosi troppo.
 
Non appena lo sentì il giovane si affrettò ad asciugarsi gli occhi ricacciando indietro i singhiozzi.
 
«Hnm… che ci fai qui? »
«ti cercavo» disse avvicinandosi ancora un po' : «ho saputo e… io sono qui, non devi stare da solo»
 
Doveva resistere a non piangere, non davanti a Yugi. Suo padre gliel’aveva ripetuto più volte, un principe deve essere forte, non mostrarsi mai debole.
 
«sto bene»
«non è vero» lo smentì all’istante il ragazzino: «mi dispiace così tanto…»
«non devi. È giusto così, doveva succedere prima o poi. Ora il faraone Aknamkanon sta affrontando un nuovo cammino»
 
Gli dava le spalle, ma Yugi poteva sentire quanto soffrisse in realtà, il suo tono era basso, si tratteneva davanti a lui, ma non andava bene, così non l’avrebbe mai superato. Gli celava il viso, probabilmente le lacrime ancora non si erano arrestate.
Stava facendo uno sforzo immane per ricacciare indietro i singhiozzi che cercavano di uscire.
 
«Atem tu non…» si avvicinò ancora sfiorandogli il braccio, ma il ragazzo si tirò indietro.
«lasciami! Per favore, io non…»
«non vuoi che ti veda? » terminò per lui la frase, come immaginava avrebbe fatto: «Atem non ti fa bene stare da solo…  io…»ci provò ancora, strinse il suo braccio, ma stavolta il movimento di Atem fu più brusco.
 
«lasciami! »
 
Yugi non si prese solo una gomitata in faccia, ma lo strattone lo scaraventò contro la parete opposta.
Non appena se ne accorse, Atem si spaventò, l’aveva colpito e ferito, come aveva potuto?
 
«Hnm! Mi dispiace, scusami! »
 
Sembrava dolorante, era stata una bella botta e la gomitata gli aveva fatto sanguinare un po’ il naso, ma neanche troppo, giusto una goccia.
 
«Yugi, non volevo…»
«sto bene» lo rassicurò con uno dei suoi splendidi e luminosi sorrisi, tamponandosi con il dorso della mano il naso sanguinante: «ma tu… Atem non tenerti tutto dentro» lo pregò con quegli occhioni che stavano per mettersi a piangere al posto suo: «il faraone prima di essere tale era tuo padre! »
«e ora il faraone sono io! Io non… non posso…»
 
Forse ce l’aveva fatta, Atem stava cedendo, un singhiozzo gli bloccò le parole, seguito da una lacrima e poi un’altra, si nascose, le asciugò, ma ad esse ne sopraggiunsero altre e altre ancora. Sempre di più.
 
«lasciami solo. Non voglio che tu…»
«che ti veda piangere? Perché?»
« Le persone normali piangono io… io non posso»
«tutti piangono, principi, re e non. Piangere ti rende forte perché affronti il dolore, ti aiuta a sfogarti»
 
Più parlava e più il viso del giovane sovrano si rigava e i singhiozzi si faceva sempre più forti.
 
«fa male…»
 
Yugi sapeva bene cosa si provava nel perdere un genitore, quando suo padre morì, passò  notti e notti a piangere. Non se ne faceva una ragione e Atem neppure, da un giorno all’altro aveva perso una persona che era stata il suo punto di riferimento ritrovandosi solo, orfano. Ancora una volta il destino accomunava le loro storie, solo che Yugi poteva contare anche sulle sorelle, mentre ad Atem era rimasto solo lui.
 
«lo so» disse con quel tono dolce e fraterno tipico del ragazzino così simile e così diverso dal principe: «ma passerà e al dolore si sostituirà il ricordo. Lui sarà sempre con te» aggiunse sfiorandogli il petto. Finché avrebbe pensato a lui, suo padre avrebbe continuato a vivere, nel suo cuore. Fu molto convincente, ma Atem era troppo scosso e spaventato per capire la verità di quelle parole.
 
«non sono pronto… anche lui lo diceva, sono troppo giovane» singhiozzò coprendosi il viso arrossato e rigato di lacrime. Si sentiva più capriccioso di un bambino, ma solo perché non trovava altro modo di esprimere il dolore per quella perdita: «Yugi io non sono pronto… non ce la farò mai. Mio padre era forte, doveva insegnarmi ad essere come lui, ma…»
«tu possiedi il cuore del vero re» sorrise il ragazzino asciugandogli una guancia: «noi tutti non speriamo in te, noi crediamo in te. Sei la persona più forte e valorosa che io conosca, conosci il tuo popolo e sai di che cosa ha bisogno, hai molti amici che ti sosterranno e poi…e poi hai me» aggiunse cercando il suo sguardo arrossato e bagnato da quelle orribili lacrime che proprio non si addicevano a quel bellissimo principe, anzi faraone. Atem, anche se non ufficialmente ancora, era il nuovo  faraone.
 
«Hnm…»
«se vuoi piangere per tuo padre fallo, è giusto, gli eri affezionato e lui ti voleva bene. Ma non dubitare di te stesso! » voleva essere un rimprovero, ma quando lo abbracciò, parve più una richiesta dolce quanto lo era quel ragazzino.
 
Affondando il viso nella sua spalla, Atem si lasciò completamente andare gridando e singhiozzando come mai aveva fatto.
Fu un lungo sfogo, ma gli fece bene. Fu contento di avere Yugi vicino, di potergli confidare tutto ciò che stava provando, stava affrontando la perdita.
Esausto, alla fine Atem crollò tra le sue braccia. Lo shock e la notte insonne l’avevano stremato.
Yugi sorrise adagiandolo delicatamente sulle sue gambe e coprendolo con il mantello porpora che si era portato dietro per lui.
Era così dolce e carino quando dormiva, un bambino innocente a cui Yugi asciugò il viso bagnato e lo baciò.
 
Passarono le ore, Atem dormiva profondamente e Yugi lo osservò sorridendo delle sue innocenti smorfiette, coccolandolo quando il suo viso si contorceva in espressioni spaventate. Aveva chiesto a Kuriboh di tornare a palazzo a rassicurare tutti cercando di far capire loro che sarebbero tornati presto.
Le cose da fare certo non gli mancarono in quelle ore. Disegnare sulla terra, seguire le linee dei muscoli del suo Atem e giocare con quelle ciocche ribelli intrecciandole in piccole treccine per cui, poi, gliel’avrebbe fatta pagare, ma andava bene. Poteva dire di trovare quasi piacevoli le punizioni che gli infliggeva. Non disdegnava qualche sculacciata come punizione e certi giochini a cui lo sottoponeva… beh gli facevano seriamente pensare che Atem non avesse un vero e proprio concetto di ‘castigo’.
Arrossì, c’erano delle volte in cui si sentiva la persona più infima del mondo a pensare a certe cose, ma poi ricordava lo sguardo di Atem in quei momenti, pieno di sentimenti meravigliosi e tutto tornava al suo posto. Non era ciò che facevano a farlo stare bene, ma ciò che quegli sguardi gli facevano provare e sapeva perfettamente che nessuno al mondo sarebbe stato in grado di eguagliare un tale piacere procurato da quegli occhi regali che si posarono su di lui quel lontano giorno e che da allora non l’avevano più abbandonato.
 
Atem si svegliò quando Yugi smise di accarezzargli la testa, perché ormai stanco e chiamato nel mondo dei sogni da Bes  e una ciocca bionda gli scivolò sugli occhi solleticandolo.
Strizzò gli occhi in una comica smorfia che lo portò ad arricciare il naso facendolo assomigliare ad un micetto disturbato nell’ora della siesta. Quei capelli gli provocarono un piccolo starnuto che lo svegliò totalmente.
Resosi conto di essere appoggiato alle gambine di Yugi, si sollevò impedendo così al suo amante di addormentarsi.
Gli aveva lasciato il segno del suo orecchino sulla pelle arrossata dal peso che l’aveva oppressa per tutte quelle ore.
Era un po’ spaesato e intontito, si asciugò la strisciolina di saliva che pendeva dall’angolo della bocca, prima di voltarsi verso Yugi che gli sorrise.
 
«buongiorno»
«buonasera, vorrai dire» bofonchiò Atem voltandosi a guardare fuori dalla caverna: « quanto ho dormito? »
«un po’ » ammise Yugi ridacchiando.
«scusa» mormorò imbarazzato: « mi sento così stupido… chissà cosa penserai di me…»
«e che dovrei pensare» mormorò pulendogli meglio la bocca dalla bavetta che ancora lo sporcava: «sei il solito dormiglione e mi piace guardarti dormire»
 
Gli sorrise. Il nuovo sovrano avrebbe voluto replicare, insomma era Yugi quello che dormiva di più dei due  di solito, ma non aveva importanza. Quel ragazzino era così dolce e premuroso.
 
«come ti senti? »
«un po’ meglio» ammise: «grazie Hnm»
«non farlo. Lo dici tu, siamo compagni e i compagni si sostengono» gli sorrise posando una mano sul suo petto: «anche tu sei il mio Hnm, anzi sei una parte di me, come un altro me» disse alludendo non solo alla solo somiglianza fisica, ma anche di certi aspetti caratteriali.
Aveva ragione e Atem dovette ammetterlo ricambiando quel sorriso, avrebbe comunque voluto ringraziarlo almeno con un bacio, ma spostando il braccio si ricordò del sacchetto che aveva legato al fianco. Lo mostrò a Yugi.
 
«ma è…» si stupì il ragazzo alla vista di tanti pezzi d’oro luccicanti
«è andato in pezzi quando il cuore di mio padre ha smesso di battere» spiegò: «solo… solo che io… non sono più in grado di rimetterlo insieme» gli confessò prendendo alcuni pezzi  senza riuscire a incastrarli tra di loro: «non riesco a ricordare come si fa… non sono più in grado di…»
 
Il panico stava per assalirlo di nuovo, ma per sua fortuna Yugi era lì e con dolcezza gli accarezzò la mano distogliendo il suo sguardo da quei pezzi.
 
«sei ancora sconvolto. Calmati e non pensarci, sono sicuro che tra un po’ riuscirai a ricostruire il puzzle»
 
Come sempre Yugi aveva ragione. Fece lo sforzo di rialzarsi barcollando un po’ e poi tese la mano a Yugi.
 
«torniamo a casa? »
 
Tutte quelle ore seduto gli avevano atrofizzato che gambe che scricchiolarono quando le mosse per rialzarsi, senza contare che formicolavano tantissimo. Si fece tirare su e insieme uscirono ritrovandosi sotto ad una coperta stellata.
 
«sono tutti qui per salutare e accogliere tra di loro tuo padre» disse il ragazzino osservando gli astri brillare.
 
Atem gli stringeva forte la mano. Aveva ancora molto dolore dentro di sé, ma poco a poco si sarebbe affievolito, lo sapeva, c’era già passato.
 
Amon e Antares li attendevano lì vicino, entrambi impegnati a spiluccare quei pochi fili d’erba.
Avvolto il suo Hnm nel mantello, Atem lo issò sulla groppa del purosangue bianco; stava per salire a sua volta, quando notò una strana espressione sul suo viso.
 
«qualcosa non va? »
«no, stavo solo pensando» mormorò stringendosi nella pesante stoffa blu.
 
Faceva fresco quella sera e l’aria lo fece rabbrividire, ma non solo quella.
 
«a cosa? » Yugi aveva quello sguardo solo quando qualcosa di brutto lo preoccupava e per aver mutato in modo tanto brusco il suo sorriso, doveva essere qualcosa di molto brutto.
 
«nulla. Torniamo a casa»
«no. Dimmelo » piantò i piedi a terra il giovane sovrano.
«è solo che… sei il nuovo faraone, sei l’incarnazione di un dio e… e la nuova guida del nostro regno e…» divagava e Atem lo capì immediatamente.
«e, e, e. Arriva al punto»
«la successione, la dinastia. Tu dovrai… dovrai trovarti una moglie e io…» mormorò il piccolo Yugi mentre il suo cuore, alla consapevolezza di un tale destino, si rompeva in pezzi sempre più piccoli.
 
Aveva ragione e Atem dovette ammettere si averci pensato, ma trovandoselo poi accanto l’aveva scordato. L’accordo era che avrebbe lasciato il compito della discendenza a suo fratello, quando mai fosse nato, ma suo padre era morto e lui era il suo unico figlio. Era altrettanto vero che Atem era diventato l’astro del giorno e della notte, la legge dell’Egitto e nessuno avrebbe mai potuto allontanarlo da Yugi contro la sua volontà.
Yugi era il suo principe compagno, poteva considerarsi al pari di una Sposa Reale.
La discendenza… era un argomento a cui Atem non voleva pensare ancora, era solo un ragazzino con già grandi responsabilità, non voleva dover aggiungere anche quelle genitoriali. Non così precocemente.
 
«vieni qui» mormorò dolcemente invitandolo a scendere da cavallo.
Lo strinse forte, come non aveva mai fatto, soffocandolo quasi: «nessuno ti porterà via da me, te lo giuro. Noi staremo insieme per sempre! »
 
Quanto avrebbe voluto che fosse così, eppure a quelle parole l’inquietudine di Yugi crebbe. Per un momento l’oscurità che si creò quando chiuse gli occhi fu rischiarata da un bagliore che lo accecò, vedeva tutto sfocato, come se una patina opaca gli stesse coprendo gli occhi: erano lacrime. Eppure riconosceva bene la figura che si allontanava da lui addentrandosi nella luce e nella sua mente la parola ‘Addio’ si fece largo spaventandolo così tanto da spingerlo ad avvinghiarsi al suo Atem con aria disperata.
 
«va tutto bene» lo rassicurò.
 
Quello era il momento giusto. Un piccolo gesto per sollevargli il mento in cerca della sua bocca su cui posò un bacio che si fece, poco a poco, sempre più invasivo e impertinente e a cui Yugi rispose con decisione, serrandogli le braccia al collo, sollevato sulle punte per assaporare meglio quel momento.
 
Il ritorno a casa poteva anche attendere, loro due erano più importanti e poi era tardi, rischiavano di incappare nei banditi o di farsi male lungo la strada accidentata.
Quelle erano le scuse che si ripetevano nella loro mente mentre rientravano in quel posticino riparato e appartato sbattendo prima contro una parete e poi contro l’aria, finché non finirono a terra dove Atem si posizionò carponi su Yugi osservando i suoi occhioni brillare di desiderio pari o maggiore al suo visto che quelle manine bianche si erano già premurate si togliergli il mantello ed erano intente a spogliarlo della tunica, così come quelle del sovrano si stavano insinuando sotto la sua veste in cerca di quei punti in cui la pelle del suo piccolo amante era così sensibile.
 
«ora io sono la legge e dico che niente mi allontanerà da te, hai capito? » mormorò strappandogli ancora un bacio mentre le sue mani calde fecero scappare un grido sordo al piccolo che s’irrigidì schiacciandosi contro la sua bocca.
 
Il mattino seguente, il principe, ormai pronto a diventare faraone e il suo compagno, fecero ritorno a palazzo dove tutti li attendevano con ansia, preoccupati per la loro incolumità, ma loro stavano bene, anzi benissimo. Avevano passato una delle nottate migliori di sempre.
 
 
Erano già passati alcuni giorni da allora, le procedure per la sepoltura del sovrano procedevano e Atem si occupò dei vari rituali che accompagnavano la mummificazione del padre. Yugi, ovviamente, era al suo fianco, sapeva che avrebbe potuto cedere di nuovo e voleva essergli accanto. Ancora non era riuscito a ricomporre il puzzle e ciò riempiva l’intero palazzo di inquietudine. Atem non poteva salire al trono senza l’oggetto a testimonianza del suo potere e senza un sovrano in carica, l’Egitto sarebbe caduto.
 
Un gran baccano svegliò, quella mattina, il giovane amante del principe, ma quando si voltò in cerca di Atem, scoprì che non c’era. L’aveva lasciato solo e Yugi odiava risvegliarsi da solo. Ormai era diventato un rituale. Svegliarsi, lasciarsi abbracciare e baciare la fronte e i capelli e, molto lentamente, alzarsi assieme a lui. Non era un buongiorno se non era Atem a darglielo.
Poi il terrore che avesse avuto una ricaduta, lo travolse spingendolo a scendere in fretta dal letto arrancando la vestaglia prima di correre fuori dalla stanza.
Sentiva un gran caos provenire dagli appartamenti in fondo al corridoio, spostavano mobili, rassettavano le camere e a dirigere i lavori c’era proprio Atem.
 
«che succede? » si preoccupò Yugi raggiungendolo
«Hnm! Ti abbiamo svegliato? » domandò.
«no…è che quando non ti ho visto mi sono preoccupato. Tutto bene? »
«certo» gli sorrise Atem salutandolo con un bacino.
«che fai? »
«è una sorpresa» gli strizzò l’occhio invitandolo ad andarsene per lasciarli lavorare.
 
Quando la notizia di ciò che stava architettando Atem raggiunse le orecchie di Aknadin, questi andò su tutte le furie prendendosela con il povero servitore che gli aveva riferito il messaggio.
 
«cosa vuole fare?! » sbottò a denti serrati.
«è così… ha detto di voler fare un regalo al nobile Yugi e…» cercò di spiegare, ma non fece altro che far infuriare il vecchio sacerdote.
«nobile un corno! Quel moccioso è il demonio! Chissà cosa starà tramando» borbottò.
 
Lo ricordava, ricordava bene quegli occhi e il terrore che l’aveva travolto il giorno in cui li vide per la prima volta. Gli occhi di una bestia assetata di sangue, che ancora lo tormentavano la notte.
 
«ascolta bene ciò che sto per dirti»
 
Aveva preso una decisione. Nella sua posizione di sacerdote, c’erano cose che andavano fatte ad ogni costo per preservare il regno e lui le avrebbe fatte, proprio come allora.
 
Era pomeriggio quando un soldato raggiunse di corsa il principe e imminente faraone. S’inginocchiò davanti a lui tentando, tra gli affanni, di parlare e fargli capire la gravità della situazione.
Yugi era distante e non capì quello che l’uomo disse, ma vide l’espressione di Atem, il suo viso sbiancarsi e lo sguardo voltarsi per posarsi su di lui. Doveva essere accaduto qualcosa che lo riguardava, ma non gli disse nulla, una volta assimilata la notizia, si allontanò di corsa.
Balzato in groppa al suo cavallo, assieme a un pugno di soldati e altre persone che Yugi non riconobbe, uscì di corsa dal palazzo.
 
«Shimon! Cos’è successo? Perché Atem è corso via? » gli domandò correndo lungo i corridoi in cerca di una spiegazione che l’anziano, ingenuamente, gli diede.
«a quanto pare c’è stata un’imboscata. Durante il viaggio di ritorno le tue sorelle sono state attaccate, ma da quello che so stanno bene» spiegò, non immaginava che Yugi fosse allo scuro di tutto, anche se d’un tratto, tutti quei preparativi e quelle camere ebbero una spiegazione. La sorpresa di Atem era l’arrivo della sua famiglia a palazzo.
Il problema, però, divenne quell’attacco, per spaventare tanto Atem, non doveva essere stata proprio una cosa da nulla e il primo pensiero di Yugi andò alla sorella maggiore.
 
«Tuya! » esclamò correndo anche lui verso le scuderie. Non ci pensò un solo momento, presa Antares, si lanciò anche lui al galoppo.
 
Ancora non aveva raggiunto il gruppo quando udì le urla della sorella che lo spinsero a scendere dal cavallo ancora in corsa per raggiungerla, gettandosi al suo fianco. Respirava a fatica, lanciava urla di dolore che la lanciavano in avanti.
 
«Yugi…» mormorò Nef che assisteva la sorella dolorante e dal ventre gonfio.
«Hnm… non…. Mi dispiace» pigolò Atem che si sentiva tremendamente in colpa per l’accaduto: «avevo fatto in modo che avvenisse tutto nel massimo riserbo per proteggervi, ma…»
«dobbiamo tornare a palazzo! » esclamò Yugi.
 
Si sarebbero chiariti più tardi, ora la precedenza l’avevano Tuya e il suo bambino.
 
Si preparavano ad una lunga, anzi lunghissima nottata. Fu chiaro fin da subito che ci sarebbero state delle complicazioni. Alla ragazza si erano rotte le acque durante l’attacco, ma a ore dall’arrivo a palazzo, ancora non si sapeva nulla.
Yugi camminava avanti a indietro per il corridoio, di fronte alla stanza da cui provenivano i lamenti e le urla della sua adorata sorella che soffriva terribilmente.
 
«Hnm, stai calmo » lo pregò Atem a cui stava venendo il mal di mare a furia di vederlo passare. Capiva la sua agitazione, ma così non avrebbe risolto nulla. Non lo ascoltava, dovette bloccarlo lui stesso: «Yugi, mi senti? »
«perché non ci dicono niente? » pigolò il piccolo, nel panico più che mai
«non lo so» mormorò il faraone: «ma non ti devi preoccupare, è nelle mani dei migliori medici dell’Egitto. Andrà tutto bene» provò a tranquillizzarlo, anche se, una domanda gli sorse spontanea. «perché non mi hai mai detto che tua sorella era…»
 
Si fermò, Yugi aveva capito, ma aveva anche voltato lo sguardo.
 
«Tuya era promessa» gli raccontò: « lei aveva una relazione con l’apprendista del fabbro. Prima della morte di nostro padre, stavano organizzando tutto per andare a vivere insieme, lontano da Tebe» la ricordava, così felice e gioiosa che correva assieme a quel ragazzo. All’epoca Yugi era solo un bambino, ancora non capiva che tipo di rapporto avessero sua sorella e quel tipo sconosciuto. Certi giorni l’aveva persino odiato perché gli portava via sua sorella per ore.
Andò a sedersi con il suo sovrano che lo strinse forte mentre lui continuò il suo racconto: «dovettero posticipare tutto quando nostro padre morì  e poi…»
 
Atem sussultò, avvertì qualcosa, come un presentimento, ma non disse nulla.
 
«Tuya aveva scoperto da poco di essere incinta di lui quando  ebbe un incidente nella fucina… fu tremendo. Qualcosa fece esploder il forno, il suo corpo venne sfregiato da gravi ustioni. Tuya lo curò e lo vegliò, ma pochi giorni dopo lui morì» terminò.
 
Aveva ragione, fu tremendo, allo stesso Atem venne la pelle d’oca all’idea di ciò che accadde. Strinse ancora più forte Yugi sperando di consolarlo.
«se l’avessi saputo, forse…»
«non sarebbe cambiato nulla» sospirò Yugi : «sapeva fin dall’inizio che non ce l’avrebbe mai fatta. Nessuno medico o guaritore, avrebbe potuto fare qualcosa. È stata la volontà degli dei. Tuya ne ha pianto, ma l’ha superato per il bene del loro bambino» disse: «solo… è successo troppo presto»
 
L’ennesimo urlo della sorella lo fece saltare in piedi e retrocedere, sbattendo contro Atem, alzatosi a sua volta.
 
«non era pronta e…»
«sh sh sh… andrà tutto bene»
«certo è così» s’intromise Mahad: «in questo momento Iside, Nephti, Meskhenet e Hequet si stanno prendendo cura di tua sorella. Loro la proteggeranno» tentò di fargli coraggio, facendo riferimento alle dee che assistevano le donne in travaglio.
Yugi era talmente agitato che gli tremavano le gambe, se non fosse stato per Atem che lo abbracciava, non sarebbe riuscito a reggersi in piedi da solo.
 
Non ne aveva la forza, le gambe non la reggevano più e dopo innumerevoli sforzi, le sorelle dovettero portare la sorella a letto, il bambino sarebbe nato da quella posizione, purtroppo la madre era troppo debole per reggersi in piedi. Perdeva troppo sangue, dovevano sbrigarsi o sarebbe morta di emorragia.
Hate le stringeva la mano e le asciugava il sudore. Tuya cercava di resistere ed essere forte, come aveva sempre fatto, ma quando avvertì ciò che le stava accadendo, si lasciò andare ad urla e pianti che fecero vacillare le altre ragazze. Qualcosa non andava e non si trattava del parto anticipato o dell’incidente con i banditi o chiunque essi fossero, qualcosa in lei non andava.
 
«tiratelo fuori, vi prego! » strillò dopo l’ennesima spinta andata a vuoto e che la rigettò sul letto, più incosciente che sveglia.
«no! No! Tuya ascoltami! Devi resistere! Avanti! » tentò di incoraggiarla Nef, Yugi le avrebbe detto così, lui dava sempre forza a tutte loro, con il suo viso solare, da quando era entrato a far parte della loro famiglia, aveva sempre dato coraggio a tutte loro e la più piccola delle sorelle, per una volta, tentò di fare come lui.
«Yugi sta per diventare l’amante del faraone, il tuo bambino diventerà una persona importante! Devi essere lì per vederlo! » esclamò : «perché… perché anche tu diventerai una persona importante! »
«mi stai dando per spacciata prima del tempo, sorellina» trovò la forza di scherzare , strappando un sorriso anche alle ragazze.
 
Dopo una notte ad attendere, Yugi si assopì sulle gambe di Atem che restò sveglio a vegliarlo assieme a Kuriboh.
Ra non era sorto da molto quando uno strillo lo fece sussultare. Un suono che aspettavano tutti di sentire, seguito dalle urla gioiose delle donne presenti nella stanza.
Un tuffo al cuore per il piccolo Yugi che scattò in piedi muovendo piccoli passi verso quella porta. Lentamente essa si dischiuse vedendo uscire Nut con un neonato tra le braccia, un fagottino così piccolo da sparire nel lenzuolino in cui era avvolto.
«un maschietto sano e forte» sorrise dandolo al fratellino, incredulo, che lo prese tra le braccia. Gli occhietti chiusi e la pelle scura e raggrinzita, ma da un’espressione così dolce, le manine sotto la copertina che cercavano di farsi spazio.
«Yugi, sei uno zio» gli sorrise Atem posandogli una mano sulla spalla.
Ancora non ci credeva, quel bimbo così piccolo e innocente era il suo nipotino, il figlio della sua adorata sorella.
«e Tuya? »
 
Nut ancora sorrideva. La ragazza era svenuta, ma sembrava stare bene.
Era andato tutto per il meglio, almeno cosi parve per i primi minuti, ma poi giunse l’urlo terrorizzato di Nef che strillò proprio quel nome.
Tutto smise di esistere attorno a Yugi, sentì gambe e braccia troppo molli per reggere qualcosa e fu grazie alla prontezza di Atem se lui e il bambino non finirono a terra.
Il piccolo cominciò a strillare e agitarsi e il principe chiamò una donna lì vicino affinché lo portasse via, affidandolo alla balia.
Isis li raggiunse poco dopo quell’urlo.
L’espressione abbattuta sul suo volto anticipò ciò che avrebbe detto loro.
Anche lei stremata per la nottata, perse le forze tra le braccia di Mahad che la sostenne per un momento.
 
«Isis! »
«è tutto ok… Mio signore, Yugi…» mormorò, incapace di guardarlo negli occhi: «tua… tua sorella maggiore… lei non… non ce… non ce l’ha fatta» spiegò.
 
L’avevano già capito, ma sentirglielo dire fu il colpo di grazia per il ragazzino. Staccatosi da Atem, mosse piccoli passi verso quella stanza che gli era stata preclusa fino a quel momento.
 
«Yugi, fermati» esclamò Nut andando a prendergli il braccio: «non… non andare… aspetta. Calmati» lo pregò strattonandolo affinché tornasse indietro, ma tutto ciò che ottenne fu uno spintone dal ragazzino che la gettò a terra.
Lo shock l’aveva cambiato, fu chiaro immediatamente a tutti che quello non era il solito Yugi. Non spiccicò parola, si avvicinò alla sorella distesa sul letto. Avevano appena finito di pulirla e coprirla quando Yugi entrò raggiungendola, sedendosi sul letto al suo fianco come aveva fatto lei per tutta la vita, le prese la mano e le accarezzò il viso, ancora caldo, ma che gelava ogni istante di più.
 
«sorellona sono io, svegliati» sussurrò stringendole la mano: « Tuya, dai che è tardi,  non sei curiosa di vedere il tuo bambino? »
«Yugi…» bisbigliò Nef osservando quella scena tremenda e non solo lei, Atem, Mahad, Isis e Nut che l’avevano seguito.
«coraggio Tuya, alzati! » cominciò ad alzare la voce scuotendola : «ti devo mostrare tante cose! »
«Yugi» lo chiamò d nuovo Nef, ma non ebbe il coraggio di toccarlo, lo vide voltarsi. Lo sguardo spaesato che si posò su di lei e poi su Atem : «perché non si sveglia?»
«Hnm…»
«fate qualcosa, chiamate i dottori! Aiutatela! Mia sorella sta male, non respira! » gridò scuotendola ancora.
«Hnm, Basta! » lo tirò via Atem, non faceva bene a lui e nemmeno alle ragazze quella scenata: «mi dispiace…»
«fai qualcosa…» lo implorò con gli occhi gonfi di lacrime : «fai qualcosa! Salvala! Sei il faraone, tu puoi fare tutto! » urlò disperato strattonandolo e colpendolo, in preda ad un attacco isterico che spezzò il cuore del giovane sovrano. «ridammela! Riportami mia sorella! Riportala da me! » lo colpì e strattonò più e volte e Atem lo lasciò fare finché non si stancò e allora lo abbracciò forte.
«mi dispiace Yugi, io non posso fare nulla»
 
Non erano quelle le parole che quello Yugi sconvolto avrebbe voluto sentire e, a quell’affermazione, lo respinse rifiutando ulteriormente il suo abbraccio e fulminandolo con lo sguardo
«e allora a che servi tu?» gli disse a denti stretti.
Un colpo al cuore che fece a pezzi Atem, sapeva che quelle parole erano dettate dal dolore, ma di nuovo quella sensazione di incapacità tornò a tormentarlo, mentre il suo tesoro più prezioso si accasciava ancora sul corpo della sorella chiamandola, implorandola di riaprire gli occhi, dandole mille ragioni per vivere, ma di vita in lei, ormai, non ce n’era più alcuna.

 









Che sfiga! in quel palazzo e entri muori! 
E prima il papi e poi la sorella... già che Yugi c'ha rimesso la sanità mentale da tempo per colpa della famiglia reale... ci manca solo che si tiri dietro pure Atem... tutti in manicomio!
(esistevano i manicomi all'epoca? che ne facevano degli sbroccati? boh...)
Staremo a vedere se Yugi si riprenderà

News-->Aggiornamento: Come detto domenica, vi comunico il capitolo 13 per la data 23 marzo, cioè domani ^^
Decisione dell'ultimo minuto perchè domenica vi voglio ben concentrati sul 14 e non voglio fare le corse ad aprile. .
   
 
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