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Autore: Robigna88    20/03/2016    1 recensioni
Elijah Mikaelson ha deciso di rimanere a New Orleans per occuparsi di quella che per lui è da sempre una missione: la redenzione di suo fratello Niklaus. E anche perchè presto Klaus avrà una figlia.
Una figlia da quella lupa che lui trova estremamente affascinante e che in qualche modo gli fa venire voglia di aprire il suo cuore come non gli era mai successo prima.
Mai, eccetto una volta.
Quando quella volta torna nella sua vita, questo tuffo nel passato cambia tutto e lo cambia in un modo che lo sconvolgerà nel profondo.
DAL PRIMO CAPITOLO:
-"Ti chiederei che cosa ci fai qui, ad aiutare quel fratello che speri ardentemente di poter cambiare anche se è ovvio che Klaus non vuole essere aiutato, ma conosco già la risposta."
"E quale sarebbe?"
"Smetterai di cercare la sua redenzione solo quando crederai che non sia rimasto nulla da trovare. Giusto?"-
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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NDA: Buona lettura e lasciatemi un pensiero :)

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-CAPITOLO 15-

 

 

 

 

 

LEBANON – KANSAN, QUATTRO ANNI PRIMA

 

 

“Esattamente dove stiamo andando?”

Elijah si mise comodo sul sedile del passeggero e volse lo sguardo ad Allison notando che sembrava meno stanca di quando erano arrivati. Meno stanca ma ancora preoccupata.

“Non lo so con precisione,” rispose lei mettendo in moto. “Ho solo bisogno di schiarirmi le idee e ho pensato che il mio saggio Originale potrebbe aiutarmi a rimettere in ordine i pezzi del puzzle.”

“Mio?” fece eco il vampiro alzando un sopracciglio e trasformando il suo viso in un misto di curiosità e divertimento.

“Mio!” ripeté lei. “Sai che divento velocemente possessiva. Trascorri con me almeno due settimane e diventerai di mia proprietà.”

Elijah sorrise pensando che era un bene; quello scambio di sciocche battute dimostrava che Allison stava tornando se stessa. “Ma davvero?”

Lei annuì svoltando a sinistra, pronta a percorrere la statale senza una destinazione precisa. “Davvero” gli disse abbozzando un sorriso mentre abbassava il finestrino per lasciare che il vento le scompigliasse i capelli. “Ieri ho mentito ad uno dei miei migliori amici,” aggiunse dopo un lungo minuto di silenzio. “E mi sento uno schifo.”

“A volte mentire è necessario Allison. Soprattutto se lo si fa per una buona ragione.” ragionò il suo passeggero fissando il panorama fuori dal finestrino.

Distese di prati verdi si estendevano per miglia e miglia. Erano erbe selvatiche ma in qualche strano modo lo facevano sentire calmo.

“Non è per il fatto che ho mentito che mi sento uno schifo,” spiegò lei. “Mi sento uno schifo perché non so davvero come aiutare Dean. Ho detto a Sam che avrei fatto qualche telefonata ma la verità è che non so proprio chi chiamare. O meglio, mi viene in mente solo una persona ma per quanto sia bravo, non credo che possa aiutarmi, non stavolta.”

“Non credi o ne sei certa?” domandò Elijah. “C’è una differenza e credo che, se tu semplicemente credi che non possa aiutarti, vale comunque la pena di chiamare e fare un tentativo.”

Allison sospirò fermandosi di fronte ad una piccola stazione di servizio. Spense il motore e strinse forte il volante. “Credo di aver paura. Paura che mi dica che non c’è niente che può fare per Dean. Non voglio deluderlo. Quei tre strambi personaggi sono la mia famiglia Elijah.”

“Proprio perché sono la tua famiglia devi fare quella telefonata Allison.”

La donna annuì e afferrò il cellulare. Si schiarì la voce mentre componeva il numero e diede una rapida occhiata ad Elijah.

 

 

Elijah sospirò mentre saliva al piano di sopra; non sapeva perché gli fosse venuto in mente quello specifico ricordo, ma credeva che fosse perché in quell’occasione lui ed Allison avevano avuto modo di riscontrare che, nonostante le eventuali insicurezze, a volte valeva davvero la pena provare.

Era quello che stavano facendo in quel momento della loro vita, provare a stare insieme nonostante le relazioni fossero complicate per entrambi. Ma per le cose belle ed importanti valeva la pena fare un tentativo; ed Allison Morgan era importante per lui.

Si fermò davanti alla porta della stanza della donna e alzò la mano per bussare. Non lo fece però e si mise in ascolto grato al fatto che il suo udito fosse amplificato perché altrimenti non sarebbe riuscito a sentirla canticchiare attraverso la spessa porta di legno.

Quando la bella notizia del ritorno di Davina era arrivata quella stessa mattina, aveva deciso di farle una sorpresa. Se c’era una cosa di cui era certo in quel mare di incertezze in cui stava navigando era che Allison adorava la piccola strega e il sentimento era reciproco. Non si era data pace da quando era tornata, cercandola ogni volta che aveva tempo, nervosa per il fatto che le sue ricerche erano dannatamente limitate dalla sua condizione…

Già, anche di quello avrebbero dovuto parlare. Ma non in quel momento.

Quel momento era per la gioia.

“Allison” la chiamò bussando con le nocche di due dita. “Posso entrare?”

“Non sono ancora vestita” replicò lei.

Elijah scosse poco il capo e si mise in attesa.

Passarono sì e no dieci secondi e la porta si aprì; Allison indossava solo dei jeans e un reggiseno. E la sua collana ovviamente.

“Cosa fai?” gli chiese.

Lui corrugò la fronte. “Aspetto che tu sia pronta.”

La donna gli prese una mano e lo trascinò dentro la stanza, richiuse la porta e si voltò a guardarlo facendo ondulare la coda di cavallo.

“Ti ho detto di entrare.”

“No, mi hai detto che non eri ancora vestita” disse lui indicandola con un dito. “Cosa che è vera. A metà quantomeno.”

“Elijah” lei fece un grosso respiro e alzò le mani sulla sua cravatta, iniziando a snodarla. “Se chiedi ad una donna di poter entrare nella sua stanza e lei ti risponde che non è ancora vestita, in realtà ti sta invitando ad entrare.”

L’Originale sorrise guardandole le mani. “Non avevo colto il messaggio tra le righe” le disse. “Me lo ricorderò per la prossima volta.”

“Uh” sussurrò Allison. “La prossima volta… è una proposta per caso?”

Elijah la prese in braccio avvolgendole la vita con un braccio. “Consideralo un invito” scherzò prima di baciarla.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Dove stiamo andando?” Allison strinse l’elastico dei capelli mentre Elijah le faceva segno di salire su per delle scale che si trovavano dentro una vecchia chiesa.

“Sii paziente” rispose lui. “Lo scoprirai tra un attimo.”

Lei si mordicchiò l’interno della guancia. Non aveva idea di cosa potesse esserci al piano di sopra di una chiesa sconsacrata ma, come aveva detto Elijah, bastava essere pazienti.

Superata un’altra rampa di scale arrivarono ad una porta ed Elijah si fermò lì davanti. “Vai avanti, entra.”

Lei corrugò la fronte. “Tu non vieni con me?”

“Sarò proprio qui fuori, ma credo che questo momento tu debba viverlo da sola.”

“Elijah” la donna scosse il capo perplessa e fu allora che la porta si aprì.

Quello che la cacciatrice vide fu il viso di una giovane strega che aveva tanto cercato e che temeva di non rivedere. Le sorrideva, con gli occhi lucidi e lei si accorse che forse aveva la stessa espressione.

“Davina…” mormorò avanzando di qualche passo e stringendola forte, una mano persa tra i suoi capelli castani. “Mi dispiace di non averti portato il gelato che ti avevo promesso.”

Davina rise tra le lacrime, fece un cenno ad Elijah e si lasciò stringere dalla sua amica.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah le sistemò le mani sui fianchi mentre lei si metteva a cavalcioni su di lui baciandolo con dolcezza e passione.

Sorrise stringendola con entrambe le braccia e respirò a fondo l’odore di vaniglia della sua pelle chiara.

“Grazie” gli disse lei tenendogli il viso tra le mani.

“Per cosa?”

“Per avermi fatto questa sorpresa con Davina. Voglio bene a quella ragazzina.”

“Lo so” l’Originale le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Credo che il sentimento sia reciproco.”

“Lo credo anche io” la donna si spostò sul suo lato di letto e afferrò il suo portatile poggiato sul comodino. “Ora che lei è tornata e sta bene posso finalmente dedicarmi completamente ad un’altra questione importante.”

“Che sarebbe?”

“Trovare la strega che mi vuole uccidere e farla fuori prima che ci riesca. Ho contattato una vecchia amica, una strega, una di quelle buone. È tornata da poco negli Stati Uniti dopo parecchi anni in Europa. Ha detto che farà qualche ricerca per trovare Iris. E una volta che ci saremo liberati di lei potrò finalmente riprendere la mia vita.”

“Allison” intervenne Elijah e quando lei si voltò a guardarlo si accorse che era serio.

“Elijah” rispose quasi per riflesso. “Che espressione seria…”

Lui si mise in piedi e deglutì a vuoto. “Devo dirti una cosa.”

Allison chiuse il suo portatile e annuì. “Ti ascolto.”

“La tua amica non riuscirà a trovare Iris.”

“Lo so che quella stronza è difficile da rintracciare, ma la mia amica è in gamba e…”

“Non la troverà perché è morta” la interruppe Elijah. “L’ho trovata e uccisa due giorni dopo che Marcel ti ha riportata a casa.”

La donna sgranò gli occhi, spalancò la bocca per parlare ma la richiuse e abbassò lo sguardo rimanendo zitta per un lungo istante. “Sono mesi che vivo in questa casa spaventata di mettere piede fuori perché un qualunque essere soprannaturale potrebbe tentare di uccidermi… E tu mi dici solo adesso che è morta? Perché?” chiese infine.

L’Originale mise le mani nelle tasche mentre lei si alzava, con fare nervoso, il viso colorato di una strana espressione. “Credevo che una volta saputo te ne saresti andata e non volevo che te ne andassi” le disse sincero.

Allison indossò le scarpe scuotendo il capo. “Odio che mi si menta e tu lo sai… se volevi che rimanessi bastava che me lo chiedessi. Oh giusto!” esclamò. “Sarebbe stato troppo sentimentale e non sia mai che il nobile Elijah Mikaelson esprima le sue emozioni in modo troppo evidente, vero?”

Lo sorpassò diretta verso la porta, Elijah la afferrò delicatamente per un braccio. “Parliamone, per favore.”

Ma lei si liberò dalla presa. “No” mormorò con la voce  che tremava. “Non ho niente da dire.”

“Allison” mormorò lui.

Ma lei era già fuori dalla stanza.

 

 

   
 
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