-CAPITOLO
15-
LEBANON
– KANSAN, QUATTRO ANNI
PRIMA
“Esattamente
dove stiamo
andando?”
Elijah
si mise comodo sul
sedile del passeggero e volse lo sguardo ad Allison notando che
sembrava meno
stanca di quando erano arrivati. Meno stanca ma ancora preoccupata.
“Non
lo so con precisione,”
rispose lei mettendo in moto. “Ho solo bisogno di schiarirmi
le idee e ho pensato
che il mio saggio Originale potrebbe aiutarmi a rimettere in ordine i
pezzi del
puzzle.”
“Mio?”
fece eco il vampiro
alzando un sopracciglio e trasformando il suo viso in un misto di
curiosità e
divertimento.
“Mio!”
ripeté lei. “Sai che
divento velocemente possessiva. Trascorri con me almeno due settimane e
diventerai di mia proprietà.”
Elijah
sorrise pensando che era
un bene; quello scambio di sciocche battute dimostrava che Allison
stava
tornando se stessa. “Ma davvero?”
Lei
annuì svoltando a sinistra,
pronta a percorrere la statale senza una destinazione precisa.
“Davvero” gli
disse abbozzando un sorriso mentre abbassava il finestrino per lasciare
che il
vento le scompigliasse i capelli. “Ieri ho mentito ad uno dei
miei migliori
amici,” aggiunse dopo un lungo minuto di silenzio.
“E mi sento uno schifo.”
“A
volte mentire è necessario
Allison. Soprattutto se lo si fa per una buona ragione.”
ragionò il suo
passeggero fissando il panorama fuori dal finestrino.
Distese
di prati verdi si
estendevano per miglia e miglia. Erano erbe selvatiche ma in qualche
strano
modo lo facevano sentire calmo.
“Non
è per il fatto che ho
mentito che mi sento uno schifo,” spiegò lei.
“Mi sento uno schifo perché non
so davvero come aiutare Dean. Ho detto a Sam che avrei fatto qualche
telefonata
ma la verità è che non so proprio chi chiamare. O
meglio, mi viene in mente
solo una persona ma per quanto sia bravo, non credo che possa aiutarmi,
non
stavolta.”
“Non
credi o ne sei certa?”
domandò Elijah. “C’è una
differenza e credo che, se tu semplicemente credi che
non possa aiutarti, vale comunque la pena di chiamare e fare un
tentativo.”
Allison
sospirò fermandosi di
fronte ad una piccola stazione di servizio. Spense il motore e strinse
forte il
volante. “Credo di aver paura. Paura che mi dica che non
c’è niente che può
fare per Dean. Non voglio deluderlo. Quei tre strambi personaggi sono
la mia
famiglia Elijah.”
“Proprio
perché sono la tua
famiglia devi fare quella telefonata Allison.”
La
donna annuì e afferrò il
cellulare. Si schiarì la voce mentre componeva il numero e
diede una rapida
occhiata ad Elijah.
Elijah
sospirò mentre saliva al piano di sopra; non sapeva
perché gli fosse venuto in
mente quello specifico ricordo, ma credeva che fosse perché
in quell’occasione
lui ed Allison avevano avuto modo di riscontrare che, nonostante le
eventuali
insicurezze, a volte valeva davvero la pena provare.
Era
quello che stavano facendo in quel momento della loro vita, provare a
stare
insieme nonostante le relazioni fossero complicate per entrambi. Ma per
le cose
belle ed importanti valeva la pena fare un tentativo; ed Allison Morgan
era
importante per lui.
Si
fermò davanti alla porta della stanza della donna e
alzò la mano per bussare.
Non lo fece però e si mise in ascolto grato al fatto che il
suo udito fosse
amplificato perché altrimenti non sarebbe riuscito a
sentirla canticchiare
attraverso la spessa porta di legno.
Quando
la bella notizia del ritorno di Davina era arrivata quella stessa
mattina,
aveva deciso di farle una sorpresa. Se c’era una cosa di cui
era certo in quel
mare di incertezze in cui stava navigando era che Allison adorava la
piccola
strega e il sentimento era reciproco. Non si era data pace da quando
era
tornata, cercandola ogni volta che aveva tempo, nervosa per il fatto
che le sue
ricerche erano dannatamente limitate dalla sua condizione…
Già,
anche di quello avrebbero dovuto parlare. Ma non in quel momento.
Quel
momento era per la gioia.
“Allison”
la chiamò bussando con le nocche di due dita.
“Posso entrare?”
“Non
sono ancora vestita” replicò lei.
Elijah
scosse poco il capo e si mise in attesa.
Passarono
sì e no dieci secondi e la porta si aprì; Allison
indossava solo dei jeans e un
reggiseno. E la sua collana ovviamente.
“Cosa
fai?” gli chiese.
Lui
corrugò la fronte. “Aspetto che tu sia
pronta.”
La
donna gli prese una mano e lo trascinò dentro la stanza,
richiuse la porta e si
voltò a guardarlo facendo ondulare la coda di cavallo.
“Ti
ho detto di entrare.”
“No,
mi hai detto che non eri ancora vestita” disse lui
indicandola con un dito. “Cosa
che è vera. A metà quantomeno.”
“Elijah”
lei fece un grosso respiro e alzò le mani sulla sua
cravatta, iniziando a
snodarla. “Se chiedi ad una donna di poter entrare nella sua
stanza e lei ti
risponde che non è ancora vestita, in realtà ti
sta invitando ad entrare.”
L’Originale
sorrise guardandole le mani. “Non avevo colto il messaggio
tra le righe” le
disse. “Me lo ricorderò per la prossima
volta.”
“Uh”
sussurrò Allison. “La prossima volta…
è una proposta per caso?”
Elijah
la prese in braccio avvolgendole la vita con un braccio.
“Consideralo un invito”
scherzò prima di baciarla.
****
“Dove
stiamo andando?” Allison strinse l’elastico dei
capelli mentre Elijah le faceva
segno di salire su per delle scale che si trovavano dentro una vecchia
chiesa.
“Sii
paziente” rispose lui. “Lo scoprirai tra un
attimo.”
Lei si
mordicchiò l’interno della guancia. Non aveva idea
di cosa potesse esserci al
piano di sopra di una chiesa sconsacrata ma, come aveva detto Elijah,
bastava
essere pazienti.
Superata
un’altra rampa di scale arrivarono ad una porta ed Elijah si
fermò lì davanti. “Vai
avanti, entra.”
Lei
corrugò
la fronte. “Tu non vieni con me?”
“Sarò
proprio qui fuori, ma credo che questo momento tu debba viverlo da
sola.”
“Elijah”
la donna scosse il capo perplessa e fu allora che la porta si
aprì.
Quello
che la cacciatrice vide fu il viso di una giovane strega che aveva
tanto
cercato e che temeva di non rivedere. Le sorrideva, con gli occhi
lucidi e lei
si accorse che forse aveva la stessa espressione.
“Davina…”
mormorò avanzando di qualche passo e stringendola forte, una
mano persa tra i
suoi capelli castani. “Mi dispiace di non averti portato il
gelato che ti avevo
promesso.”
Davina
rise tra le lacrime, fece un cenno ad Elijah e si lasciò
stringere dalla sua
amica.
****
Elijah
le sistemò le mani sui fianchi mentre lei si metteva a
cavalcioni su di lui
baciandolo con dolcezza e passione.
Sorrise
stringendola con entrambe le braccia e respirò a fondo
l’odore di vaniglia
della sua pelle chiara.
“Grazie”
gli disse lei tenendogli il viso tra le mani.
“Per
cosa?”
“Per
avermi fatto questa sorpresa con Davina. Voglio bene a quella
ragazzina.”
“Lo
so”
l’Originale le spostò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. “Credo che il
sentimento sia reciproco.”
“Lo
credo anche io” la donna si spostò sul suo lato di
letto e afferrò il suo
portatile poggiato sul comodino. “Ora che lei è
tornata e sta bene posso
finalmente dedicarmi completamente ad un’altra questione
importante.”
“Che
sarebbe?”
“Trovare
la strega che mi vuole uccidere e farla fuori prima che ci riesca. Ho
contattato una vecchia amica, una strega, una di quelle buone.
È tornata da
poco negli Stati Uniti dopo parecchi anni in Europa. Ha detto che
farà qualche
ricerca per trovare Iris. E una volta che ci saremo liberati di lei
potrò
finalmente riprendere la mia vita.”
“Allison”
intervenne Elijah e quando lei si voltò a guardarlo si
accorse che era serio.
“Elijah”
rispose quasi per riflesso. “Che espressione
seria…”
Lui si
mise in piedi e deglutì a vuoto. “Devo dirti una
cosa.”
Allison
chiuse il suo portatile e annuì. “Ti
ascolto.”
“La
tua
amica non riuscirà a trovare Iris.”
“Lo so
che quella stronza è difficile da rintracciare, ma la mia
amica è in gamba e…”
“Non
la
troverà perché è morta” la
interruppe Elijah. “L’ho trovata e uccisa due
giorni
dopo che Marcel ti ha riportata a casa.”
La
donna sgranò gli occhi, spalancò la bocca per
parlare ma la richiuse e abbassò
lo sguardo rimanendo zitta per un lungo istante. “Sono mesi
che vivo in questa
casa spaventata di mettere piede fuori perché un qualunque
essere
soprannaturale potrebbe tentare di uccidermi… E tu mi dici
solo adesso che è
morta? Perché?” chiese infine.
L’Originale
mise le mani nelle tasche mentre lei si alzava, con fare nervoso, il
viso
colorato di una strana espressione. “Credevo che una volta
saputo te ne saresti
andata e non volevo che te ne andassi” le disse sincero.
Allison
indossò le scarpe scuotendo il capo. “Odio che mi
si menta e tu lo sai… se
volevi che rimanessi bastava che me lo chiedessi. Oh giusto!”
esclamò. “Sarebbe
stato troppo sentimentale e non sia mai che il nobile Elijah Mikaelson
esprima
le sue emozioni in modo troppo evidente, vero?”
Lo
sorpassò diretta verso la porta, Elijah la
afferrò delicatamente per un
braccio. “Parliamone, per favore.”
Ma lei
si liberò dalla presa. “No”
mormorò con la voce
che tremava. “Non ho niente da dire.”
“Allison”
mormorò lui.
Ma lei
era già fuori dalla stanza.