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Autore: Fanie33    21/03/2016    2 recensioni
Baci, principalmente.
I paring classici intervallati da Ship di cui tutto si può dire tranne che si trovano spesso.
Dalle sorprese a quello che un po' ci si aspettava, ogni capitolo racconta una storia diversa.
Ogni capitolo, un bacio diverso.
[Wincest-Weecest-Destiel-Sabriel-Debriel-Sastiel-Lubriel-Crobby-Dean/Lisa-Megstiel-Wincestiel-Samifer-Gabriel/Kalì-Calthazar...]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Threesome | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: Sarebbe arancione, in un universo parallelo in cui io scrivo Weecest arancioni. In questo universo non lo faccio. (Non ancora)
Genere: Sentimentale, un non so che di malinconico, fluff.
Contesto: Prima dell'inizio (quindici e diciannove, i migliori anni possibili)
Note: Ho rovinato quella che sarebbe potuta essere un'idea fantastica per un gran bel capitolo. Chiedo perdono alla mia prompter, non so come ho fatto a ficcarci dentro della malinconia.
Ah, e perdonate anche le occasionali citazioni (inquietanti) da Teen Wolf, non ho proprio saputo resistere.


 

With every broken bone



Dean Winchester è perfettamente consapevole di essere un sadico bastardo.
Nei suoi lunghi e più che soddisfacenti diciannove anni di vita, ha avuto innumerevoli occasioni per dimostrarlo, e per migliorare questa sua innata caratteristica, iniziando ad andarne anche piuttosto orgoglioso.
Dopotutto, per raggiungere la giusta combinazione di ironia, indifferenza e menefreghismo ci vuole impegno e duro lavoro, e anche una certa dose di talento naturale, e lui non può che esserne molto fiero.

La più grande fonte di soddisfazione per questo lato del suo carattere è senza dubbio suo fratello.
Sam non manca mai di ripetergli quale enorme ed egocentrico stronzo sia, quanto riesca ad essere dannatamente fastidioso e quale immensa pena lui provi nel vederlo comportarsi da sarcastico idiota ogni singolo giorno della sua vita.
L'unica pecca di quel modo adorabile che ha il suo fratellino di fargli sapere quanto odi il suo essere un sadico bastardo è che, generalmente, lo insulta con le labbra premute contro le sue e le mani infilate nei suoi jeans, quindi Dean non sa mai se dica sul serio oppure no.

In quel momento, però, sa che Sam è serissimo mentre lo maledice nei modi più fantasiosi che conosce e saltella su una gamba sola in giro per tutta la stanza, cercando di ignorare le sue risate e allacciarsi contemporaneamente i jeans, senza usare il braccio destro, quello ingessato.

Se proprio qualcuno glielo chiedesse, Dean non esiterebbe a dire che è successo in un modo decisamente stupido.
Con la vita che fanno, ci si aspetterebbe che i Winchester si fratturassero le ossa lottando contro un vampiro o a causa delle torture di un demone.
Ma Sam, che nella sua straordinarietà sa essere fastidiosamente ordinario, preferisce il Lacrosse.
O meglio, preferisce inciampare durante una dannata partita di Lacrosse e schiantarsi di faccia al suolo, rompendosi un braccio per ogni buon conto.
Dean, che nemmeno ha capito bene quali siano le regole di quel gioco idiota (prima di arrivare in quel posto nemmeno sapeva che esistesse uno sport come quello, grazie tante), lo ha accompagnato in pronto soccorso, e si è ovviamente anche preso la solita strigliata da John.
Perchè certo, prendiamocela con Dean se Sam ha deciso che gli sembrava un buon modo di passare tre mesi -il tempo che il padre ha promesso di trascorrere in quella specie di francobollo che chiamano città- a farsi coinvolgere in una lunga serie di attività extrascolastiche, tra cui anche quel folle sport!
Se non fosse che si tratta di Sam, Dean oserebbe anche dire che farebbe meglio a concentrarsi sulla caccia che li ha portati lì, e magari dare una mano a rintracciare quel branco di skinwalkers che sembra aggirarsi in città. Ma è Sam, e Sammy è dannatamente libero di fare quello che vuole, finché Dean avrà le forze mentali e fisiche per permetterglielo, dovesse anche passare il resto della sua vita a ridere mentre suo fratello si spiaccica sul terreno fangoso del campo della scuola.

(La cosa che difficilmente riuscirà ad ammettere è che, quando Sam ha mancato la palla e si è visto piovere addosso centotrenta chili di difensore avversario come un bisonte in corsa, il suo cuore di fratello maggiore ha perso una poco salutare serie di battiti, e lui ha desiderato fortemente gonfiare di botte quella specie di bufalo in tenuta da Lacrosse)

In ogni caso, superata la prima settimana dal disastroso evento, Dean inizia a cogliere il lato divertente della faccenda.
Certo, le prime settantadue ore sono state una specie di delirio, con lui che si aggirava attorno ad un Sam mortificato e lo ingozzava di antidolorifici, neanche a rompergli il braccio fosse stato lui. Lo aveva vegliato perfino di notte, ma quello era qualcosa che suo fratello non era tenuto a sapere. Mai.

Comunque, la parte esilarante della faccenda è che Sam si è rotto il braccio destro e, non essendo mancino, risulta incapace a fare, beh, più o meno tutto.

Mangiare, in primis.
Dean è riuscito a resistere più o meno tre secondi prima di strappargli di mano la forchetta con cui si stava dipingendo la maglia di sugo al pomodoro e iniziare ad imboccarlo, schivando uno alla volta tutti i “non sono un bambino” di suo fratello.
È stato divertente, le prime sei o sette volte, ma quando si sono accorti dello sguardo perplesso di John ad ogni pasto, Sam si è ripreso la forchetta ed è finita lì.

Ovviamente, ci sono i compiti.
Visto che il minore dei Winchester è un dannato secchione instancabile, Dean si è ritrovato a doverlo aiutare.
L'aiuto consiste, sostanzialmente, nello scrivere sotto dettatura, e no, non è affatto divertente come può sembrare.
(«Dean, scrivi come una gallina»
«Senti chi parla. Vuoi provare tu?»
«Ma dai, impegnati! Questa riga sembra l'abbia scritta un cucciolo di tirannosauro»
«Modera il linguaggio. Almeno un tirannosauro adulto!»
«Che cretino che sei»
«Puttana»
«Dean!»
«Che c'è?»
«Scrivi!»)

Poi, c'è la doccia.
E no, Dean non dovrebbe sorridere in quel modo al solo pensiero.
Non che sia facile: da quando Sam si è rotto il braccio, John fatica a lasciarli soli, forse pensando che rimanendo con loro saranno più al sicuro, ma la verità, con tutto l'affetto per il padre, è che i due fratelli farebbero di tutto pur di liberarsi di lui per qualche ora.
Se già sembra quasi storcere il naso le rare volte in cui i figli condividono un letto e finiscono con il dormire abbracciati, il maggiore non osa immaginare cosa penserebbe se li trovasse a baciarsi o, peggio ancora, a lavarsi l'un l'altro.
Quindi sì, nonostante sia un'idea allettante, Dean è un po' a disagio.
Non che quello sia un livello di intimità che non hanno mai raggiunto (in realtà anche superato, nonostante il più grande sia particolarmente restio a spingersi tanto in là con il suo fratellino minorenne), è solo che il pensiero che John potrebbe scoprirli in ogni momento gli mette addosso una fastidiosissima pelle d'oca.

Sam, ovviamente, è di ben altro avviso.
Quel ragazzino insolente ha un modo tutto suo di provocarlo, combinando assieme dolcezza e malizia in una miscela che ha dell'ingenuo e del potenzialmente letale, qualcosa a cui Dean non ha ancora imparato -e probabilmente non ci riuscirà mai- a resistere.
In genere, comincia mugolando di dolore. Si tiene il braccio con la mano sinistra, lo stringe al petto e chiude gli occhi, sofferente. I sensi di suo fratello, che sono sempre catalizzati su di lui, se ne accorgono immediatamente.
Sam, allora, si morde un labbro fino ad arrossarlo, torturandolo tra i denti, poi si alza e piega la schiena all'indietro, stiracchiandosi. Quando la felpa scivola giù dalle spalle in un tonfo morbido, Dean sa già di aver perso.
Lo guarda spogliarsi lentamente, metodico e sinuoso, e lo osserva mentre si pettina i capelli troppo lunghi con le dita della mano sinistra, prima di voltarsi verso di lui e sorridergli, ingenuo. Sanno entrambi che è un invito che non va pronunciato ad alta voce, ma se dovesse servire Sam lo farebbe. Ne ha già dato prova, in passato: la prima volta, quando suo fratello aveva troppa paura che John rientrasse in camera in quel momento, gli si era avvicinato e gli aveva preso il viso tra le mani, nudo tranne per i boxer, e gli aveva sussurrato sulle labbra un «ti prego, non costringermi a fare da solo» che poteva dire ogni cosa eppure una sola, e Dean era già in piedi.

Quindi sì, il maggiore si alza ogni volta, lo raggiunge e lo segue in bagno, aprendo l'acqua. Lui non si spoglia mai, scalcia solo le scarpe per evitare che si bagnino e poi lo aiuta ad entrare nella doccia, restandone fuori. Si illude ogni volta di non toccarlo, di riuscire a resistere dal baciarlo e strusciarglisi addosso come l'animale a cui Sam lo riduce ogni dannata volta che lo provoca.
La verità è che appena il minore aggrappa le dita della mano destra alla sbarra di metallo che regge la tenda a fiori della doccia, per impedire che il gesso si bagni, Dean non riesce ad impedirsi di guardarlo, di guardare il suo corpo magro e perfetto sotto al getto d'acqua e pensare che fanculo, lui lo vuole toccare.
In genere, resiste finché il più piccolo non si volta di schiena, porgendogli una spugna perché gli lavi le spalle. Sam allarga le gambe, lascivo, e afferra la mano del fratello poggiandosela sul fianco, e gli accarezza le dita finché non le sente stringersi sulla sua pelle. L'attimo dopo, Dean sta premendo insieme i loro corpi e sorride, anche se ha perso la battaglia.

E, sopratutto, ci sono i vestiti.
Ora, non che lui non provi particolare piacere nel togliere di dosso uno per uno tutti gli strati di stoffa che coprono la pelle calda di Sam. È un'attività a cui ha sempre amato dedicare tempo e impegno, e non se ne è mai pentito (e suo fratello nemmeno).
Solo che, nell'ultima settimana, sembra aver maturato una specie di gioia malata nel rivestirlo, stranamente.
Il minore dei Winchester, che ovviamente ha la manualità di un orso polare, si è arreso forse un po' troppo in fretta alle dita esperte di Dean per tutto quello che riguarda cerniere, lacci e bottoni, e in fondo è un nuovo genere di intimità che piace ad entrambi.

Non che sia facile.
In quel momento, ad esempio, il maggiore non riesce smettere di ridere davanti ai goffi tentativi del suo fratellino di allacciarsi i jeans con una mano sola, accompagnati da un fastidioso saltellare in lungo e in largo come se il solo movimento potesse in qualche modo agevolarlo. Sa che Sam non lo dirà ad alta voce, però sente la sua richiesta d'aiuto perfino dal letto su cui se ne sta comodamente disteso. È come avere un potere formidabile e decidere di farne uso a proprio piacimento.
Si alza lentamente, arreso alla propria genetica incapacità di stare lontano dal fratello, e lo ferma afferrandolo per i fianchi. Lui sbuffa, come Dean si aspettava che facesse, ma non protesta. Lascia che lui gli chiuda meglio la zip della felpa e che gli sistemi il cappuccio sulle spalle, prima di osservarlo lasciarsi cadere in ginocchio davanti a lui, con un piccolo sorriso sulle labbra.
Si lecca le proprie, di riflesso, e aspetta pazientemente che lui gli abbottoni i pantaloni in quel modo un po' frustrante di chi vorrebbe invece farli a pezzi. Non è una sorpresa, dopotutto.
«Papà è andato a parlare con lo sceriffo, e ci vorranno ore prima che torni» dice, a tutti e a nessuno, quando Dean si rialza in piedi e gli stira il bordo della felpa fino a coprire l'orlo dei pantaloni. Hanno entrambi dimenticato la cintura.
«Uhm» mormora lui, in automatico, un po' perché lo sapeva già e un po' perché si è appena accorto che la maglia che Sam indossa era sua. Adora vederlo nei suoi vecchi vestiti.
«Potremmo farci una doccia, mentre lo aspettiamo» dice lui, sollevando due dita della mano sinistra e appoggiandole sullo sterno del fratello. Le lascia scorrere verso il basso, finché non si arenano inevitabilmente sul bottone dei suoi jeans.
«Io l'ho fatta un'ora fa. Ho ancora i capelli bagnati» ribatte Dean, che è sceso a patti con la sua natura di sadico bastardo da un bel po' di tempo, ormai.
«Che stronzo» commenta infatti Sam, premendo il pollice e l'indice sulla patta dei suoi pantaloni, cercando inutilmente di aprirli. È una battaglia persa in partenza, e lo sanno entrambi.
«Sempre stato» dice lui, afferrando il polso del fratello e tirando verso di sé. Lo sorregge quando il più piccolo finisce inevitabilmente schiantato contro il suo petto, e lo osserva preoccupato quando un mugolio dolorante gli sfugge di bocca.
«Hai la delicatezza di un ippopotamo» commenta il minore dei Winchester, ma sta sorridendo, e allora Dean può anche rilassarsi.
Gli avvolge la vita con un braccio, mentre l'altra mano si posa sul suo collo, al confine con la spalla.
«E tu la leggiadria di un bradipo»
Sam sbuffa, e lui si chiede cosa diamine stiano facendo. Sono uno tra le braccia dell'altro, con qualche ora di tempo a disposizione e la solitudine di cui hanno un così disperato bisogno, eppure continuano a battibeccare come bambini.
«Dean»
«Mh?»
«Magari stai zitto, eh?»
Il maggiore sorride e lo bacia, sentendolo scioglierglisi addosso come cioccolato al sole.
«Nah. Sai che devo avere sempre l'ultima parola»
E quelle, quelle sono davvero le ultime parole per un bel po'.



















NdA
'Sera, e scusate l'orario.
Dico subito che il titolo è un verso di "I lived" degli One Republic ed è tipo una delle canzoni più belle del mondo e va beh, non c'entra assolutamente nulla con il capitolo ma mi piaceva. Fine.
Non so perchè, ma ad un certo punto io mi immaginavo Sam in squadra con Scott e Stiles, e Derek che li fissava tutti dal tetto della scuola. Qualcuno mi aiuti.
Spero vi sia piaciuto, a me non so, poteva essere meglio ma non ho avuto il tempo di pensare a nient'altro.
Come al solito vi amo tutti, vi ringrazio infinitamente e niente, buona settimana.
Un bacio, 
Fanie


 

   
 
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