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Autore: DarkYuna    21/03/2016    5 recensioni
"Le creature che appartengono a due specie diverse, non sono destinate ad essere felici."
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 9.
*La verità è sempre la peggiore*










Il cranio pulsava atroce, originando un’emicrania senza precedenti e una confusione che non permetteva di razionalizzare gli eventi, mulinava nel cervello disordinato. La bocca secca era pervasa da un saporaccio amaro ed avvertivo un dolore diffuso in tutto il corpo, come se fossi stata brutalmente picchiata a sangue.
 
 
Un olezzo opprimente di sangue e benzina, incendiava l’ossigeno nei polmoni e mi riportarono alla memoria cosa mi era accaduto prima di perdere conoscenza, a causa del micidiale pugno in faccia.
Le palpebre faticarono a riaprirsi, pesanti e peste non ne volevano sapere di collaborare con i miei ordini. Mossi le mani, ma due ceppi gelidi e metallici mi tenevano fermi i polsi e quando riprovai a riprendere il controllo degli arti, un rumore strisciante di catena, mi bloccò dal fare ulteriori gesti.
 
 
Rotolai su un fianco e una fitta insopportabile alla schiena mi inchiodò sul posto, obbligandomi a stare ferma, per non provare dolore. Mugugnai dei suoni indefiniti, senza riuscire ad articolare una frase di senso compiuto. Ero adagiata al suolo polveroso, gli indumenti erano umidi e una pozza d’acqua mi bagnava la pelle intirizzita.
Riprovai ad aprire gli occhi e dopo quattro tentativi ci riuscii.
 
 
 
Sopra di me vi era un soffitto costruito in lamiera, come quelli che si potevano trovare in vecchie fabbriche abbandonate. Stropicciai le palpebre pesanti ed un liquido appiccicoso e vischioso mi imbrattò le mani e il viso.
Una volta messo a fuoco il liquido, appurai che non era acqua come avevo stupidamente creduto. Il rosso di cui era composto mi fece arrivare il cuore in gola: era sangue.
Il mio sangue.
Ero riversata su una pozza di sangue, che imbrattava la parte inferiore del mio corpo privo di indumenti e che si era seccato tra le mie gambe.
 
 
Le dita tastarono la fonte da cui tutto quel sangue era sgorgato e la consapevolezza di essere stata stuprata mi gettò nella devastazione completa, i lucciconi bollenti presero campo sul volto tumefatto e tremai convulsa per il terrore incontrollato che mi colpì ferocemente. Andai sotto shock.
 
 
La vecchia fabbrica, che era il mio carcere, si trovava in un luogo abbandonato, poiché dall’immensa entrata principale si poteva vedere una grande distesa di terra e il cielo puntellato di stelle fare capolinea.
Provai ad alzarmi, ma le gambe non reggevano il peso e caddi sul fondoschiena, saggiando così tanto spasimo, da non riuscire neppure a respirare. Strattonai le catene che mi tenevano prigioniera, ma erano ancorate ad una colonna portante e il lucchetto non si sarebbe mai aperto grazie alle mie deboli forze.
Avevo freddo, perdevo sangue come un rubinetto aperto ed ero sul punto di svenire nuovamente. Provai a farmi forza, perché, se fosse accaduto, non mi sarei svegliata mai più.
 
 
<< Avevi proprio ragione Lucy, era vergine. >>, annunciò con scherno, una voce maschile nauseante di cui conoscevo il proprietario.
Joseph Finnick, nonna Lucy e Sebastian entrarono nello stabilimento.
Il primo era sporco del mio sangue, prevalentemente sui jeans sbottonati e teneva tra le mani un passamontagna, lei aveva il solito sguardo annoiato e fiero che le affilava i lineamenti spigolosi del viso, il maggiordomo teneva le braccia abbandonate sui fianchi e negli occhi amaranto l’inferno si scatenava con una violenza inaudita.
 
 
<< Mi dispiace tanto, nipote cara. >>, disse in falsetto lei, squadrandomi con disgusto. << Avevo fatto dei progetti su di te, ma tu hai rovinato tutto, facendo innamorare un demone… è stato piacevole guardare Sebastian, mentre Joseph ti stuprava. Senza i miei ordini, lui non può fare niente. >>.
Il maggiordomo restava immobile, la rabbia cieca gli distorceva le sembianze umane e credetti che la pelle della faccia gli si sarebbe sciolta, per far fuoriuscire la sua vera natura.
 
 
<< Una piccola rivincita per aver preferito lui a me. >>. Il biondo scoppiò in una sguaiata risata gutturale, ed ebbi un’insana voglia di sputargli in faccia e ucciderlo nella maniera più dolorosa possibile. << È stato davvero eccitante lasciarlo assistere. >>.
 
 
“Sei un maledetto figlio di puttana!”.
 
 
<< Sai che è stato proprio il tuo adorato Sebastian ad uccidere tua madre? Gli ho detto anche come doveva fare. >>, annunciò nonna Lucy, divertita dall’intera situazione. Era la prima volta che la vedevo ridere di gusto. << Non di sua volontà, ovviamente. È solo soggetto ai miei ordini, questo ubbidiente demone >>. Gli accarezzò il viso e lui si scostò furente, fissandola in cagnesco: aveva scatenato l’ira di un essere soprannaturale.
 
 
Portai una mano davanti alla bocca, non in grado di parlare e perfino le lacrime cessarono di scivolare dagli occhi. La mente si rifiutava di accettare quella malsana verità e di conseguenza impazziva, se ci provavo.  
Qualcosa dentro di me si era appena spezzata per sempre, il mio cuore si colorò di nero e l’anima venne macchiata da una sete di vendetta che non avrei mai placato. Si poteva diventare un demone, pur restando umana?  
Non ero più la stessa Selin di prima e non lo sarei stata mai più.
 
 
<< Sarebbe filato tutto liscio, sai? Ma poi tu hai iniziato a mostrare interesse per Sebastian e lui per te, mettendo a rischio il mio patto con lui. Per ben due volte ha cercato di fare un patto con te. Quando quello stupido gatto ti ha graffiata e lui ha provato a bere il tuo sangue e la seconda volta, durante il ballo del tuo debutto, a quel punto ho capito che costituivi un pericolo troppo grande per me. >>.
 
 
Inalai una profonda boccata d’aria che fluì nei polmoni come aghi avvelenati.
<< C-cosa? >>, rotolò a fatica fuori dalla mia bocca. << In cosa consisteva il patto? >>.
 
 
Nonna Lucy scoppiò in una risata argentina, sembrando più lei un demone sputato dall’inferno, che Sebastian stesso.
<< Serviva l’anima di una vergine. Il giorno dei tuoi diciotto anni, io avrei divorato il tuo cuore per diventare immortale… poco male, ci sono milioni di altre minorenni vergini, che possono prendere il tuo posto e darmi ciò che voglio. Intanto ti ho venduta a Joseph, che è più che contento di aver speso i suoi soldi, per te. >>.
 
 
“Ecco perché aveva anticipato la festa del debutto in società…”.
 
 
Il biondo tirò fuori un pugnale dai jeans imbrattati di rosso e si avvicinò con fare minaccioso.
<< Ho avuto ciò che volevo da questa puttanella, quindi ora non mi serve più. Sarà divertente vedere quanto ci metterà a morire, mentre espianto i suoi organi. >>.
Accadde con una tale velocità, da non darmi tempo di elaborare l’avvenimento e di avere sul serio paura. L’istinto di sopravvivenza pompava adrenalina nelle vene, così da farmi tornare vigile e reattiva. Se dovevo perire, avrei combattuto fino allo stremo delle mie forze.   
 
 
Sebastian si schiarì la voce e, con una fluidità elegante che mi lasciò attonita, prese un coltello dall’interno della divisa nera. Apparteneva ad un servizio di posate che avevo visto al castello e la lama scintillò alla luce arancione della fabbrica.
<< Vogliate scusarmi l’ardire. >>. Impugnò il coltello, sotto lo sguardo sbalordito di Lucy e quello seccato di Joseph. << Ma credo che il nostro patto non sia più valido. >>.
 
 
Lei parve sconcertata da ciò che aveva appena udito.  
<< Di cosa diavolo stai parlando? >>.
 
 
Lo sguardo di Sebastian si acuminò, assomigliando ad un deleterio rapace che scorgeva la sua preda, tranquillo che l’avrebbe divorata. Le iridi si spostarono piano su di lei e la bocca si arcuò in un sorriso malignamente oscuro.
<< Il patto richiedeva espressamente l’anima che lei ha offerto: l’anima di Selin. Ora che lei ha perduto la sua purezza, il patto è automaticamente rotto. E questo significa solo una cosa. >>. La voce del maggiordomo si trasformò adagio, dall’essere devoto come sempre a divenire una fredda minaccia mortale. Aveva avuto bisogno che nonna Lucy stessa dicesse che la mia anima non era più utilizzabile per i suoi sporchi fini, per poter agire a suo piacimento.
Le parole lo avevano imbrigliato e le parole l’avevano liberato.
 
 
Joseph gli si scagliò addosso come una furia, brandendo incapace il pugnale.
 
 
Tre cose avvennero rapidamente, talmente raccapriccianti da non essere assorbite dal cervello.
Uno strappo ripugnante, come di carne che si lacerava, echeggiò nello stabilimento sudicio e poco illuminato. Uno fiotto di liquido cremisi mi schizzò addosso e, nel rialzare il volto dolorante, una mano non umana, dalle lunghe unghie affilate nere avevano trapassato il torace di Joseph da davanti a dietro, e ghermiva il suo cuore pulsante.
I guanti bianchi da maggiordomo erano stati gettati a terra con una sveltezza invisibile e il coltello che aveva preso per uccidere, era inspiegabilmente sporco di sangue.
Tirò fuori la mano dal busto di quel sacco di merda, con ancora in possesso il suo cuore. Le unghie nere si erano ridimensionate e sul palmo non aveva più il sigillo viola del patto. Il corpo senza vita stramazzò al suolo, in una pozza di sangue che dilagava spedita e una forma malsana di godimento si irradiò sfociando in una risata sinistra.
Sussurrò parole incomprensibili al cuore, le dita affusolate affondarono in esso e quello divenne polvere nera tra le dita.
 
 
Ma quando fu la volta di nonna Lucy, qualcosa andò storto, poiché lei puntò una pistola dritto verso la mia testa.
 
 
<< Sebastian! >>, feci in tempo ad urlare, in una preghiera di aiuto e di protezione.
 
 
<< Tu porterai per sempre via qualcosa a me stanotte, ed io porterò per sempre via qualcosa a te. >>. Non si perse in chiacchiere di circostanza, inutili convenevoli o intimazioni a lasciarla vivere: sapeva che sarebbe morta.
Per questo sparò ancor prima che potessi avere il tempo di scansarmi e mi centrò in pieno torace, il colpo mi fece sbalzare forte il busto all’indietro e mi ritrovai accasciata al suolo, morente.
 
 
Premetti una mano sul petto dove la stoffa bianca della camicetta strappata era sdrucita e sulle dita il rosso vivo imbrattò i polpastrelli. Il ronzio nelle orecchie aumentò di volume e mi venne voglia di rigettare la cena di quella sera che avevo ingurgitato di fretta.
Mi ritrovai a chiedermi se Charlotte stesse bene e dov’era adesso.
Il camerone prese a vorticare impetuosamente ed iniziai ad avvertire un gelo che mi nasceva da dentro e si diffondeva lesto sulla pelle.
Il freddo del pavimento in cemento si scontrò con la pelle calda e la ferita pulsava così energicamente che mi parve di aver ricevuto altri colpi di pistola.
 
 
Non riuscivo a sentire più nulla, ma pochi istanti dopo, nonna Lucy era distesa sul pavimento, con lo sguardo vitreo e senza vita. La testa lontana un paio di metri dal resto del corpo smembrato in così tante piccole parti, da essere irriconoscibili nell’anatomia umana.
Come era accaduto per mia madre: era stata vendicata.  
 
 
E mentre lottavo contro il buio spaventoso che mi inghiottiva millimetro dopo millimetro, il viso bellissimo di Sebastian comparve nel campo visivo. Lambì delicato il mio volto, mi prese leggero per le spalle e mi adagiò tra le braccia ossute, un caldo riparo in cui morire.
Il desiderio si era avverato, ed avrei visto lui prima dell’inevitabile fine, che si avvicinava spietata.
Tossii ed espettorai sangue mischiato a saliva, poi provai ad aprire gli occhi, ma non ne ebbi la forza. Le fitte erano vivide e mi sentivo sul punto di svenire di nuovo.
 
 
<< Sei libero. >>, riuscii a dire, lieta che nessuno potesse più tenerlo soggiogato. Avrei voluto accarezzarlo, ma le catene attorno ai polsi, rendevano i movimenti pesanti e stancanti.
L’oblio mi stava man mano trascinando alla deriva e avvertii mille mani fantasma aggrapparsi al mio corpo per portarmi via. Immaginai di lottare per liberarmi da quelle prese ferree, ma più combattevo e più venivo inghiottita dal nulla. Il corpo rimaneva fermo: la battaglia avveniva nella testa.
 
 
<< No, non lo sono, Selin. >>, affermò concentrato, usando un calore nel comportarsi con me, che avevo anelato sin dal momento che avevo visto i suoi meravigliosi occhi rossi nel parcheggio del castello. Gravò delicato una mano sul mio volto e la testa ricadde pesante all’indietro sul suo torace, ormai non avevo alcun controllo del corpo.
 
 
<< Non bere il mio sangue… non voglio fare patti con te. >>.
Buffo come, in un contesto simile, dove ero stata brutalmente violentata, avevo scoperto chi aveva ucciso mia madre e perché, e mia nonna mi aveva sparato un colpo di pistola, pensassi di non aver avuto il tempo di scrivere la lettera a Sebastian, con i miei sentimenti per lui.
Non c’era più tempo adesso.
 
 
Scivolai rapida in direzione dell’oscurità sconosciuta e avvertii una forte pressione sui polmoni, che tagliò l’ossigeno per un tempo che mi parve l’eternità e prima che fosse troppo tardi, percepii un rumore lontano, come di una voce vellutata che parlava e mi obbligava a fermare la folle corsa verso la morte per ascoltare cosa avesse da dirmi.
Era una voce maschile e stava parlando con un tono suadente nelle orecchie. Non potei fare a meno di ascoltare.
Spalancai gli occhi nelle tenebre, in un luogo familiare che non aveva odori, porte, strade e luci: ero già stata qui.
 
 
Iridi scarlatte nell’oscurità mi fissavano intensamente, trasmettendo tutto il loro affetto… un affetto a lungo negato, ma che adesso mi investiva e mi teneva in vita.
Sebastian era accanto a me ed impediva alla morte di traghettarmi nell’oltretomba, combattendo all’estremo con una presenza che non potevo vedere.
<< Non ci sarà alcun patto. >>, disse pacato, certo delle sue intenzioni.
 
 
Si protese sul mio volto gonfio e la bocca tiepida incontrò la mia contusa, in un bacio che non ebbe niente di amorevole e dolce e che, al contrario, fu spiacevole, doloroso e mi spinse irrimediabilmente nel nulla.










Note:
Dopooooooooooooooo una vita, finalmente ho aggiornato di nuovo, il trasloco è finito ed eccovi qui il capitoletto, molto cruento, qualcuno avrà detto anche "oh no, ma quanto è sadica questa?!?", ma si sa che la vita è una gran schifezza e mi piace mantenere un filone di realità in tutto ciò che scrivo, anche se c'è un demone di mezzo. 


Abbiamo scoperto quanto è (o era) infida la nonnina cara, quanto schifo facesse Joseph Finnick. Di cosa trattasse il patto e chi avesse ucciso la madre di Selin. Alla fine Sebastian è stato solo uno strumento di morte. 

Ora non so se nel mondo del Maggiordomo Nero era possibile una risoluzione simile del patto, diciamo che ho messo qualcosa di mio e spero che possa piacere la piega che ho dato alla storia. 

Adesso bando alle ciance, ringrazio i commenti, chi ha aggiunto la storia nei preferiti e i fantasmini. 


La storia può presentare errori ortografici.

Un abbraccio.

DarkYuna.

 
 
 
  
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