Titolo: Vedere nella nebbia
Autrice: Draias
R: Verde
Pairing: Albus x Gellert (Solo accennata)
Disclaimer: Albus Silente e gli altri personaggi di "Harry Potter" sono di proprietà di J.K. Rowling e non voglio violare nessun. copyright con questa storia. Non scrivo inoltre a scopo di lucro.
Riassunto della storia: Albus Silente, una stazione immersa nella nebbia e una solitudine che ti fa pensare.
Vedere nella nebbia
“Mi dica un’ultima cosa” chiese Harry. “è vero? O sta succedendo dentro le mia testa?”
“Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?”
La sagoma del treno bianco di
fronte a lui cominciò a muoversi e la locomotiva mandò gli ultimi
sbuffi di fumo prima di mescolarsi con la nebbia candida che, alzandosi
lentamente, finì per inghiottirla quasi del tutto.
Albus sospirò. Era tutto finito.
Per lui almeno, lo era. Ora
stava ad Harry, ma il
vecchio mago in cuor suo era certo che il ragazzo sarebbe riuscito
brillantemente dove lui era inevitabilmente capitolato.
Si alzò in piedi e
cominciò a percorrere lentamente il marciapiede…-che poi
chissà se era davvero un marciapiede!- della misteriosa stazione,
fissando a lungo lo sguardo sulle lunghe file di panche posizionate hai lati. Era insolito, ma sembrava che anche queste fossero
fatte di nebbia, come il treno misterioso –che per inciso non partiva, la
sua funzione sembrava essere più che altro produrre fumo- …le
rotaie , il corrimano delle scale –che non si
capiva dove sfinissero e dove iniziassero- e protuberanze misteriose e sottili
che pendevano appena sopra la sua testa, reggendo un cartello indecifrabile
dove non stava scritto nulla….insomma ,convenne,
quello era proprio un posto noioso.
Si trovò
inaspettatamente a sorridere, era incredibile che fosse riuscito a pensare alla
noia in un momento come quello! Ma d’altro canto, lui era lì, non poteva certo
fare più nulla!
Ricominciò a camminare
e d’un tratto fu colpito come da una
rivelazione: da quanto tempo non gli capitava di annoiarsi?
Prese a tormentarsi la lunga
barba, sfilando e arricciandone lunghe ciocche con le
dita sottili per realizzare, osservando un ciuffo fermo tra indice e medio, che
anche quella sembrava fatta di nebbia… e che diamine! Fissò i suoi
piedi , come aveva immaginato: avevano assunto un tono
tra il bianco e il grigetto sfumato, che lasciavano i
contorni poco definiti.
‘Oh beh..’ borbottò tra se e se.. pensando
che se era possibile, perfino la sua voce suonava …come dire… nebbiosa. Come se parlasse in mezzo alla
neve, ecco.
‘Alla fine ben mi sta! Come si dice..
chi la fa..!’ Gli venne in mente di un libro, scritto da un autore Babbano piuttosto famoso, tal… oh beh!
–probabilmente era tutta quella nebbia che non lo faceva concentrare a
dovere- Non era inglese in ogni caso. Parlava di un uomo che compiva un viaggio
nell’aldilà, un “oltre la vita” piuttosto inquietante
a dirla tutta! In un luogo nel cuore della terra, dove le colpe di tutti venivano pesate, misurate, valutate.. e a ciascuno assegnata
la rispettiva punizione.
Ora, dato che
l’illusione non era ancora svanita, poteva anche darsi che quella fosse la sua! Vagare nel nulla aspettando di prendere un
treno che non parte e non arriva mai –nel senso che sta sempre lì,
per Merlino!-.
Mosse qualche altro passo, tormentandosi
la folta chioma semi-trasparente, per poi abbandonarsi su una delle panche.
Certo che però se
avesse saputo che il dopo era
così …..ehm, vuoto ci avrebbe pensato su un pochino prima di dire a Severus di farlo fuori!
Si battè
la testa con la mano, ma cosa stava pensando?! Aveva
fatto tutto quello che doveva andar fatto! aveva
già compiuto troppe leggerezze nella sua vita, e quella sarebbe stata la
ciliegina sulla torta ….di nebbia ovviamente .
Chissà
come andavano le cose…dall’altra parte. Chissà se Harry
aveva già incontrato Tom,
chissà….ma qualcosa gli diceva che la
profezia non si era ancora compiuta. Volse uno sguardo verso
Tom…perché Tom?
Come può arrivare un uomo, un ragazzo… a ridursi in quello stato?
Come si può vivere un’intera vita senza mai provare una sola,
singola briciola d’affetto, un’emozione positiva,
per una qualsiasi creatura vivente all’infuori di se stessi? Questo Albus non era ancora riuscito a capirlo. Anche
lui aveva sbagliato certo, e come lui moltissimi altri maghi streghe…. e non, prima di lui. Desiderare il potere, il
controllo su tutto….la notorietà. Sono desideri certo, sbagliati,
egoisti a volte perfino perversi, ma umani.
‘Ma tu Tom, oh.. tu sei andato
ben oltre’
Sospirò ancora una
volta, il flusso dei pensieri interrotto solo dall’esserino
rattrappito che continuava a lamentarsi.
Forse era quella la sua pena?
Stare fermo lì in eterno ad ascoltare i lamenti di quella creatura? Una creatura
che non era riuscito a salvare.. esattamente come sua
sorella.
Il ricordo di
Ariana si insinuò nuovamente in lui, rapido e spietato: come un
serpente che scatta sulla preda. La
sua dolce, piccola, indifesa… e inopportuna sorella.
Un peso
enorme, enorme …sulle spalle di
un ragazzo giovane, attraente, dotato e di molte belle speranze.
Forse la sua non era la vita
perfetta, forse ci sarebbe potuto essere di meglio ma,
in fondo, aveva davvero anche troppo. Se solo si fosse
fermato a guardare quello che lo circondava, se avessero guardato davvero, se
avesse visto le cose come stavano veramente…e non come le voleva
vedere. Allora forse sarebbe potuto andare tutto in modo differente.
Forse.
O forse non sarebbe cambiato nulla, non poteva saperlo.
La creaturina
lanciò quello che sembrava essere una sorta di gridolino,
una richiesta d’aiuto soffocata, che le si
annodò in gola ancora prima di venir espressa, terminando in una
sorta di suono gutturale ma privo della dolcezza dei vagiti infantili.
Il mago si alzò e cominciò
a camminare verso il bambino.
È incredibile pensare
all’infinita quantità di opzioni che una
persona ha nella vita, le strade, le biforcazioni che siamo continuamente
invitati a scegliere…ma è tutto li che sta, nella scelta. È
ciò che scegliamo che determina quello che siamo…quante
volte l’aveva ripetuto a Harry?
Già..
era stato talmente impegnato a ripeterlo agli altri, che forse quello che ne
aveva tenuto conto meno era proprio lui.
Il treno –che poi da
dov’era comparso il treno? Con Harry non
l’aveva notato affatto- continuava a sbuffare, ma la
nebbia sembrava alzarsi lentamente, ma con regolarità a tutto appariva
più limpido in quel momento, gli sembrava quasi di scorgere un raggio di
sole filtrare attraverso la coperta bianca.
Lui avrebbe potuto avere
tutto quello che voleva dalla vita. Ma l’aveva
cercato nel modo sbagliato, questa era la conclusione di tutto.
Avava l’amore di una sorella e un fratello…
forse non proprio le persone più comuni, più facili con cui trascorrere la proprio esistenza
ma erano la sua famiglia, lo amavano e avevano bisogno di lui e lui aveva
voltato loro le spalle per… per cosa?
Per amore.
Quasi un paradosso. Amore… gli sembrava di sentire la
voce di Tom sbeffeggiarlo ,
anche se tutto quello che Tom poteva proferire in quel
momento erano lamenti, e nemmeno dei migliori.
Per amore di un ideale.
Per amore di un sogno.
Per amore del potere.
Per amore di un uomo.
Un uomo che ..beh , che non poteva concepire di veder infranti i suoi
sogni. Un uomo
che non avrebbe messo da parte il suo ego solo per amore suo. Un uomo che si
era invaghito del lato peggiore di Albus.
Gellert Grindelwald non poteva
essere definito in altro modo. Almeno per sua esperienza.
Tutti una
volta nella vita voglia sentirci
dire…no ok, non l’avrebbe pensato nemmeno
da morto. Non era il caso di sentirsi ridicolo fino alla fine, anche se ogni
ricordo dell’amore passato era legato all’adolescenza e a quella
fantomatica, misteriosa, lontana e –purtroppo- ormai famosa, estate.
Non era riuscito nemmeno a
conservare un ricordo intimo, un frammento di privato che fosse
solo suo… a parte le lunghe ore di discussione con l’amico
all’ombra degli alberi. Ma forse anche questo era parte della sua
punizione, forse era necessario anche quest’ultima
invasione della sua privacy per permettere alla sua anima di essere purificato.... o probabilmente era solo sfortuna.
Si, si disse
‘Rita ha fatto un lavoro fin troppo buono, una volta nella vita’.
I contorni degli oggetti che
lo circondavano si facevano sempre più nitidi e lucenti,
e questa volta , poteva dirlo con certezza, il sole brillava davvero
sopra la sua testa. L’unico che non sembrava trovare pace era
l’essere sotto la sedia che continuava ad annaspare e muoversi a scatti.
Gli tornò alla mente
l’osservazione che poco prima –o molto prima? Non riusciva a
quantificare il tempo lì- Harry aveva fatto
riferendosi a Gellert e all’ultima decisione
presa dal potente mago, di non far ritrovare a Tom la bacchetta e impedire così una
sanguinosa guerra
“ …o forse che
violasse la sua tomba?”
Si fermò e
inspirò profondamente, si sentiva in colpa. Si sentiva in colpa
perché il cuore per un attimo aveva cessato di battere –ok, scherzi a parte, lui era morto, ovviamente si parla di
battere a livello metaforico- a quella
possibilità. La possibilità che Gellert potesse aver fatto una cosa unicamente per lui.
Che avesse rinunciato a tutto
ciò in cui credeva e per cui si erano battuti , solo ed unicamente per
lui. Lui.
Un pensiero egoistico. Ma che non voleva credere sbagliato. Una cosa solo sua, solo
sua. Una consapevolezza che solo lui poteva avere.
E forse Harry.
Ma questo poco importava, Harry
aveva ben altri problemi in quel momento, che non stare a rimuginare sui
sentimenti di un vecchio mago … e morto, in più.
“Dove si trova il tuo tesoro lì
sarà anche il tuo cuore”
Possibile che alla fine anche
Gellert l’avesse capito? Possibile… che lui si potesse ritenere il suo tesoro?
Albus scosse la testa, pensando tra se e
se che quella questione, come molte altre sarebbe per sempre stata velata
di mistero, e a lui in fondo più di tanto non interessava. Trovava quasi
piacevole potersi rifugiare in quell’eventualità,
almeno nei suoi sogni, potersi crogiolare nell’idea che lui l’avesse amato davvero.. almeno un po’, anche se alla
fine dei suoi giorni.
Era arrivato di fronte alla
Sedia, si chinò leggermente su quel piccolo tenero raccapricciante
spettacolo.
Ormai le fattezze da neonato
stavano abbandonando quasi del tutto quello che sembrava essere più
l’abbozzo disgustoso e deforme di un bambino… una maldestra
imitazione di essere umano.
Sembrava più che mai
un feto informe, che si contorceva e si contraeva emettendo terribili lamenti,
che avrebbero inquietato e spaventato anche l’uomo più coraggioso.
Albus si sentiva però stranamente tranquillo,
come se quella creatura fosse una cosa lontana, le sue sofferenze non lo
riguardavano più esattamente come il suo destino che sembrava ormai del
tutto segnato.
Con un ultimo terribile grido
l’essere esplose, ma non scomparve del tutto.
Era come se qualcosa dentro di lui fosse scoppiato ,
dilaniandolo ulteriormente… ma la sua sofferenza sembrava dover perdurare
in eterno, a differenza della nebbia che ormai si era del tutto diradata.
Albus sobbalzò sorpreso notando la silhouette perfetta del
treno che si stagliava davanti a lui.
Si avvicinò
mentre una delle porte laterali di questo si apriva di fronte a lui,
invitandolo ad entrare mentre la locomotiva sbuffava sempre più
impaziente.
L’anziano mago sorrise.
Il volto disteso, rilassato, per la prima volta dopo tanto tempo.
Il peggio era
passato, era il momento di ricominciare. Chissà dove ..chissà come.
Con la consapevolezza di
avere davanti a se molti lunghi,
eterni attimi di noia.
…o
forse no?
FINE