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Autore: Draias    30/03/2009    1 recensioni
Albus Silente, la stazione immersa nella nebbia e una solitudine che fa pensare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi dica un’ultima cosa” chiese Harry

Titolo: Vedere nella nebbia

Autrice: Draias

R: Verde

Pairing: Albus x Gellert (Solo accennata)

Disclaimer: Albus Silente e gli altri personaggi di "Harry Potter" sono di proprietà di J.K. Rowling e non voglio violare nessun. copyright con questa storia. Non scrivo inoltre a scopo di lucro.

Riassunto della storia:  Albus Silente, una stazione immersa nella nebbia e una solitudine che ti fa pensare.

 

 

 

 

Vedere nella nebbia

 

 

 

“Mi dica un’ultima cosa” chiese Harry. “è vero? O sta succedendo dentro le mia testa?”

“Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?”

 

La sagoma del treno bianco di fronte a lui cominciò a muoversi e la locomotiva mandò gli ultimi sbuffi di fumo prima di mescolarsi con la nebbia candida che, alzandosi lentamente, finì per inghiottirla quasi del tutto.

Albus sospirò. Era tutto finito.

Per lui almeno, lo era. Ora stava ad Harry, ma il vecchio mago in cuor suo era certo che il ragazzo sarebbe riuscito brillantemente dove lui era inevitabilmente capitolato.

Si alzò in piedi e cominciò a percorrere lentamente il marciapiede…-che poi chissà se era davvero un marciapiede!- della misteriosa stazione, fissando a lungo lo sguardo sulle lunghe file di panche posizionate hai lati. Era insolito, ma sembrava che anche queste fossero fatte di nebbia, come il treno misterioso –che per inciso non partiva, la sua funzione sembrava essere più che altro produrre fumo- …le rotaie , il corrimano delle scale –che non si capiva dove sfinissero e dove iniziassero- e protuberanze misteriose e sottili che pendevano appena sopra la sua testa, reggendo un cartello indecifrabile dove non stava scritto nulla….insomma ,convenne, quello era proprio un posto noioso.

Si trovò inaspettatamente a sorridere, era incredibile che fosse riuscito a pensare alla noia in  un momento come quello! Ma d’altro canto, lui era lì, non poteva certo fare più nulla!

Ricominciò a camminare e d’un tratto fu colpito come da una rivelazione: da quanto tempo non gli capitava di annoiarsi?

Prese a tormentarsi la lunga barba, sfilando e arricciandone lunghe ciocche con le dita sottili per realizzare, osservando un ciuffo fermo tra indice e medio, che anche quella sembrava fatta di nebbia… e che diamine! Fissò i suoi piedi , come aveva immaginato: avevano assunto un tono tra il bianco e il grigetto sfumato, che lasciavano i contorni poco definiti.

‘Oh beh..’ borbottò tra se e se.. pensando che se era possibile, perfino la sua voce suonava …come dire… nebbiosa. Come se parlasse in mezzo alla neve, ecco.

‘Alla fine ben mi sta! Come si dice.. chi la fa..!’ Gli venne in mente di un libro, scritto da un autore Babbano piuttosto famoso, tal… oh beh! –probabilmente era tutta quella nebbia che non lo faceva concentrare a dovere- Non era inglese in ogni caso. Parlava di un uomo che compiva un viaggio nell’aldilà, un “oltre la vita” piuttosto inquietante a dirla tutta! In un luogo nel cuore della terra, dove le colpe di tutti venivano pesate, misurate, valutate.. e a ciascuno assegnata la rispettiva punizione.

Ora, dato che l’illusione non era ancora svanita, poteva anche darsi che quella fosse la sua! Vagare nel nulla aspettando di prendere un treno che non parte e non arriva mai –nel senso che sta sempre lì, per Merlino!-.

Mosse qualche altro passo, tormentandosi la folta chioma semi-trasparente, per poi abbandonarsi su una delle panche.

Certo che però se avesse saputo che il dopo era così …..ehm, vuoto ci avrebbe pensato su un pochino prima di dire a Severus di farlo fuori!

Si battè la testa con la mano, ma cosa stava pensando?! Aveva fatto tutto quello che doveva andar fatto! aveva già compiuto troppe leggerezze nella sua vita, e quella sarebbe stata la ciliegina sulla torta ….di nebbia ovviamente .

Chissà come andavano le cose…dall’altra parte. Chissà se Harry aveva già incontrato Tom, chissà….ma qualcosa gli diceva che la profezia non si era ancora compiuta. Volse uno sguardo verso La Sedia, dalla quale provenivano gemiti e mugolii sempre più insistenti.

Tom…perché Tom? Come può arrivare un uomo, un ragazzo… a ridursi in quello stato? Come si può vivere un’intera vita senza mai provare una sola, singola briciola d’affetto, un’emozione positiva, per una qualsiasi creatura vivente all’infuori di se stessi? Questo Albus non era ancora riuscito a capirlo. Anche lui aveva sbagliato certo, e come lui moltissimi altri maghi streghe…. e non,  prima di lui. Desiderare il potere, il controllo su tutto….la notorietà. Sono desideri certo, sbagliati, egoisti a volte perfino perversi, ma umani.

‘Ma tu Tom, oh.. tu sei andato ben oltre’

Sospirò ancora una volta, il flusso dei pensieri interrotto solo dall’esserino rattrappito che continuava a lamentarsi.

Forse era quella la sua pena? Stare fermo lì in eterno ad ascoltare i lamenti  di quella creatura? Una creatura che non era riuscito a salvare.. esattamente come sua sorella.

Il ricordo di Ariana si insinuò nuovamente in lui, rapido e spietato: come un serpente che scatta sulla preda.  La sua dolce, piccola, indifesa… e inopportuna sorella.

Un peso enorme, enorme …sulle spalle di un ragazzo giovane, attraente, dotato e di molte belle speranze.

Forse la sua non era la vita perfetta, forse ci sarebbe potuto essere di meglio ma, in fondo, aveva davvero anche troppo. Se solo si fosse fermato a guardare quello che lo circondava, se avessero guardato davvero, se avesse visto le cose come stavano veramente…e non come le voleva vedere. Allora forse sarebbe potuto andare tutto in modo differente.

Forse.

O forse non sarebbe cambiato nulla, non poteva saperlo.

La creaturina lanciò quello che sembrava essere una sorta di gridolino, una richiesta d’aiuto soffocata, che le si annodò in gola ancora prima di venir espressa, terminando in una sorta di suono gutturale ma privo della dolcezza dei vagiti infantili.

Il mago si alzò e cominciò a camminare verso il bambino.

È incredibile pensare all’infinita quantità di opzioni che una persona ha nella vita, le strade, le biforcazioni che siamo continuamente invitati a scegliere…ma è tutto li che sta, nella scelta. È ciò che scegliamo che determina quello che siamo…quante volte l’aveva ripetuto a Harry?

Già.. era stato talmente impegnato a ripeterlo agli altri, che forse quello che ne aveva tenuto conto meno era proprio lui.

Il treno –che poi da dov’era comparso il treno? Con Harry non l’aveva notato affatto-  continuava a sbuffare, ma la nebbia sembrava alzarsi lentamente, ma con regolarità a tutto appariva più limpido in quel momento, gli sembrava quasi di scorgere un raggio di sole filtrare attraverso la coperta bianca.

Lui avrebbe potuto avere tutto quello che voleva dalla vita. Ma l’aveva cercato nel modo sbagliato, questa era la conclusione di tutto.

Avava l’amore di una sorella e un fratello… forse non proprio le persone più comuni, più facili con cui trascorrere la proprio esistenza ma erano la sua famiglia, lo amavano e avevano bisogno di lui e lui aveva voltato loro le spalle per… per cosa?

Per amore.

Quasi un paradosso. Amore… gli sembrava di sentire la voce di Tom sbeffeggiarlo , anche se tutto quello che Tom poteva proferire in quel momento erano lamenti, e nemmeno dei migliori.

Per amore di un ideale.

Per amore di un sogno.

Per amore del potere.

Per amore di un uomo.

Un uomo che ..beh , che non poteva concepire di veder infranti i suoi sogni. Un  uomo che non avrebbe messo da parte il suo ego solo per amore suo. Un uomo che si era invaghito del lato peggiore di Albus.

Gellert Grindelwald non poteva essere definito in altro modo. Almeno per sua esperienza.

Tutti una volta nella vita voglia sentirci dire…no ok, non l’avrebbe pensato nemmeno da morto. Non era il caso di sentirsi ridicolo fino alla fine, anche se ogni ricordo dell’amore passato era legato all’adolescenza e a quella fantomatica, misteriosa, lontana e –purtroppo- ormai famosa, estate.

Non era riuscito nemmeno a conservare un ricordo intimo, un frammento di privato che fosse solo suo… a parte le lunghe ore di discussione con l’amico all’ombra degli alberi. Ma forse anche questo era parte della sua punizione, forse era necessario anche quest’ultima invasione della sua privacy per permettere alla sua anima di essere purificato.... o probabilmente era solo sfortuna.

Si, si disse ‘Rita ha fatto un lavoro fin troppo buono, una volta nella vita’.

I contorni degli oggetti che lo circondavano si facevano sempre più nitidi e lucenti, e questa volta , poteva dirlo con certezza, il sole brillava davvero sopra la sua testa. L’unico che non sembrava trovare pace era l’essere sotto la sedia che continuava ad annaspare e muoversi a scatti.

Gli tornò alla mente l’osservazione che poco prima –o molto prima? Non riusciva a quantificare il tempo lì- Harry aveva fatto riferendosi a Gellert  e all’ultima decisione presa dal potente mago, di non far ritrovare a Tom  la bacchetta e impedire così una sanguinosa guerra

“ …o forse che violasse la sua tomba?”

Si fermò e inspirò profondamente, si sentiva in colpa. Si sentiva in colpa perché il cuore per un attimo aveva cessato di battere –ok, scherzi a parte, lui era morto, ovviamente si parla di battere a livello metaforico-  a quella possibilità. La possibilità che Gellert potesse aver fatto una cosa unicamente per lui.

Che avesse rinunciato a tutto ciò in cui credeva e per cui si erano battuti , solo ed unicamente per lui. Lui.

Un pensiero egoistico. Ma che non voleva credere sbagliato. Una cosa solo sua, solo sua. Una consapevolezza che solo lui poteva avere.

E forse Harry.

Ma questo poco importava, Harry aveva ben altri problemi in quel momento, che non stare a rimuginare sui sentimenti di un vecchio mago … e morto, in più.

“Dove si trova il tuo tesoro lì sarà anche il tuo cuore”

Possibile che alla fine anche Gellert l’avesse capito? Possibile… che lui si potesse ritenere il suo tesoro?

Albus scosse la testa, pensando tra se e se che quella questione, come molte altre sarebbe per sempre stata velata di mistero, e a lui in fondo più di tanto non interessava. Trovava quasi piacevole potersi rifugiare in quell’eventualità, almeno nei suoi sogni, potersi crogiolare nell’idea che lui l’avesse amato davvero.. almeno un po’, anche se alla fine dei suoi giorni.

Era arrivato di fronte alla Sedia, si chinò leggermente su quel piccolo tenero raccapricciante spettacolo.

Ormai le fattezze da neonato stavano abbandonando quasi del tutto quello che sembrava essere più l’abbozzo disgustoso e deforme di un bambino… una maldestra imitazione di essere umano.

Sembrava più che mai un feto informe, che si contorceva e si contraeva emettendo terribili lamenti, che avrebbero inquietato e spaventato anche l’uomo più coraggioso. Albus si sentiva però stranamente tranquillo, come se quella creatura fosse una cosa lontana, le sue sofferenze non lo riguardavano più esattamente come il suo destino che sembrava ormai del tutto segnato.

Con un ultimo terribile grido l’essere esplose, ma non scomparve del tutto. Era come se qualcosa dentro di lui fosse scoppiato , dilaniandolo ulteriormente… ma la sua sofferenza sembrava dover perdurare in eterno, a differenza della nebbia che ormai si era del tutto diradata.

Albus sobbalzò sorpreso notando la silhouette  perfetta del treno che si stagliava davanti a lui.

Si avvicinò mentre una delle porte laterali di questo si apriva di fronte a lui, invitandolo ad entrare mentre la locomotiva sbuffava sempre più impaziente.

L’anziano mago sorrise. Il volto disteso, rilassato, per la prima volta dopo tanto tempo.

Il peggio era passato, era il momento di ricominciare. Chissà dove ..chissà come.

Con la consapevolezza di avere davanti a se molti lunghi,

                                                                                   eterni attimi di noia.

 

 

 

o forse no?

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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