SAINT
The Hades Chapter
6
Il
Bed&Breakfast dove alloggiavano Aioros e Shaina
era molto lontano dalla Malzgasse dove era situato
Hades, l’oggetto delle loro indagini.
Aioros
aveva scelto apposta un posto economico dove per registrarsi non ci fosse bisogno
di documenti particolari o di carte di credito che potessero essere
rintracciate.
Avevano
esibito patenti false abilmente contraffatte proprio da Shaina e lo stesso
avevano fatto Kanon e Milo. Non si erano azzardati a contraffare le carte di
identità per non dare troppo nell’occhio: sarebbe stato più facile essere
scoperti e sarebbe stato molto più difficile dare una spiegazione plausibile
alla polizia di Vienna.
Aioros
e Shaina alloggiavano in un Bed&Breakfast, Milo
in un altro e Kanon aveva affittato una stanza in un quartiere per studenti. Era
la cosa migliore restare separati e nascondere qualsiasi collegamento tra loro,
ma nonostante tutto dovevano pur vedersi per scambiarsi informazioni.
Kanon
era l’unico che aveva preso una stanza in affitto e quindi era lì che si
riunivano.
-E
quindi tu hai visto proprio Camus?-
Milo
non si stancava di fargli quella domanda, e poiché Aioros sapeva perfettamente
come doveva sentirsi non si stancava di rispondergli.
-Bene,
sono vivi. Adesso che lo sappiamo cosa facciamo in concreto?-
-Bella
domanda, Kanon. Io sinceramente non lo so. Camus mi ha fatto capire chiaramente
che non vogliono essere contattati altrimenti sarebbero in pericolo, ma a
questo punto mi chiedo che senso abbia che noi restiamo qui. Forse dovremmo
tornare alla SAINT. Abbiamo appurato che sono vivi, io penso che dovrebbe
bastarci-
-E
se invece fossero lo stesso in pericolo? Potrebbero avere bisogno di noi qui-
Shaina
non era convinta.
-Sono
d’accordo. Se Camus era spaventato di essere scoperto vuol dire che hanno a che
fare con gente pericolosa. Non andremo più da loro in quel locale, ma io voto
per restare e sorvegliarli da lontano-
Davanti
al ragionamento di Milo ed alla sua espressione preoccupata Aioros non poté
insistere con l’idea di tornare in Grecia.
-Allora
è deciso. Restiamo-
***
-Tu
non ti fidi di loro, Radamanthys?-
-Non
mi sono mai fidato, e tu lo sai bene, Aiacos-
Gli
uomini che erano stati ripresi dalle telecamere di Shaina erano in quel momento
in uno dei privè del Night club Hades.
L’albino
ascoltava il confronto tra gli altri due: Aiacos e
Radamanthys.
Radamanthys
andava su e giù per la stanza chiaramente agitato, invece Aiacos
seguiva i suoi movimenti con aria irritata.
Il
fumo di una sigaretta si alzava pigro nella luce verdastra. Quel privè rappresentava il peccato dell’invidia ed i colori
dominanti erano il verde acido per la tappezzeria ed il giallo ocra per le luci
delle appliques.
-Non
capisco perché ti agiti tanto. Domani scopriremo da che parte stanno realmente-
-Per
la prova? Andiamo, non essere stupido, Aiacos! Loro
sanno di essere controllati e non faranno il minimo passo falso. Se proprio
vuoi saperlo questa storia della prova mi sembra solo una colossale idiozia-
Aiacos
stava per rispondergli per troncare le sue proteste una volta per tutte, ma si
bloccò a bocca aperta fissando un punto alle spalle del collega.
Anche
Radamanthys colse il cambiamento e la direzione del suo sguardo, si girò a sua
volta e dovette trattenere un’esclamazione di sorpresa.
Dietro
di lui, apparsa come dal nulla senza fare rumore e senza essere notata da
nessuno dei tre, c’era una donna con lunghi capelli neri ed un vestito da sera
viola scuro.
Era
pallida e gli occhi truccati di nero ed il rossetto scuro facevano ancora più
contrasto con la pelle chiara.
Il
vestito aveva le maniche trasparenti ricamate a disegni di rose, che creavano
l’illusione di intricati tatuaggi sulle braccia sottili.
-Lady Pandora-
-Stai
attento a come parli, Viverna. Dimostra la tua fedeltà ad Hades anche eseguendo
i suoi ordini senza tentare di prendere iniziative. Non vorrei mai doverti
accusare di tradimento e perdere un seguace prezioso come te-
Radamanthys
abbassò lo sguardo. Dentro di sé stava combattendo una battaglia furiosa tra a
vergogna per aver deluso Lady Pandora e l’emozione per il complimento che lei
gli aveva fatto.
-Sì,
signora-
-Bene,
confido di non dover mai più riprendere nessuno di voi per il suo
comportamento. Voi siete i tre esponenti più importanti della nostra
organizzazione, sottoposti solo al Sommo Hades stesso; il fatto che voi siete i
primi a rispettare l’ordine e la disciplina che dovranno regnare nella nuova
società che creeremo è essenziale. Per quanto riguarda i nuovi arrivati, il
Sommo Hades ha deciso che domani siano sottoposti alla prova e così sarà. Viverna,
se ti farà sentire più tranquillo hai il mio permesso di sorvegliare a distanza
le loro mosse. Sta a te decidere se farlo o meno, l’importante è che tu non ti
faccia scoprire da loro. E adesso ritiratevi: domani sarà una giornata impegnativa-
Pandora
li lasciò a raccogliere le loro cose per lasciare il locale.
Nel
momento in cui lei si girava per chiudere la porta incrociò lo sguardo di
Radamanthys che la fissava intensamente. Non ne fu sorpresa né intimorita, e
del resto lui distolse subito gli occhi da lei.
-Non
farti illusioni, amico: non hai speranze con Pandora-
Ghignò
beffardo Aiacos alle sue spalle.
-Bada
agli affari tuoi, Garuda-
-Aiacos ha ragione- Rincarò Minos
-Non solo non hai speranze, ma ficcati bene in testa che lei non esiterebbe ad
eliminarti se dovessi intralciarla. Lei fa così. Con tutti. E non sarà il tuo
atteggiamento da cavalier cortese devoto alla sua dama che le farà cambiare
idea-
Radamanthys
preferì non rispondere perché se lo avesse fatto avrebbe scatenato una lite, ed
una delle regole fondamentali di Hades era che non ci fossero questioni tra
membri dello stesso livello gerarchico.
Loro
erano in minoranza, e la loro missione aveva bisogno prima di tutto che
restassero uniti: “un solo ordine, un solo potere” era ciò di cui uno stato
aveva bisogno per essere perfetto, e se loro volevano creare quello stato
dovevano mettere da parte i sentimenti personali e dedicarsi solo alla
missione.
Scansò
i due che gli erano a fianco ed uscì velocemente dal privè.
***
Sion
si era svegliato all’alba, molto prima dell’orario concordato con gli altri.
Aveva
dormito malissimo al pensiero della prova che li aspettava quel giorno, perché
se addentrarsi sempre di più nell’organizzazione di Hades era ormai l’unico
modo per restare vivi, uscirne poi sarebbe stato molto più complicato.
Era
stata tutta colpa sua: aveva sottovalutato il nemico, aveva sopravvalutato le
sue forze ed aveva contagiato i suoi compagni. Lui era caduto nel peccato della superbia che
gli aveva fatto credere che tanti successi fossero una garanzia di successo
sempre e comunque, e loro si erano fidati di lui.
Quanto
aveva sbagliato!
Come
ogni giorno pensò ai compagni che aveva lasciato ad Atene. Si chiese se Aioros
aveva trovato la forza di andare avanti senza di loro.
Ogni
tanto provava a dare una sbirciata ai giornali per avere qualche notizia della
SAINT, ma purtroppo i giornali erano scritti in tedesco e lui, oltre a non
capire la lingua, non voleva destare sospetti.
Si
lavò e si vestì in fretta per poi scendere al bar dell’hotel.
Era
tutto perfetto: un Hotel a cinque stelle nel centro di una delle capitali
europee più belle.
Un
ottimo posto da dove essere prelevati da sicari o in cui avere spiacevoli
incidenti come un apparecchio elettrico che cade nella vasca da bagno o una
dose di sonnifero eccessiva presa per sbaglio o un arresto cardiaco improvviso
causato da qualche sostanza difficilmente rintracciabile versata nel caffè.
La
hall ed il bar erano decorate in legno ed ottone con un gusto che somigliava
molto al tardo barocco dei palazzi nobiliari dell’ultimo periodo imperiale.
Era
uno degli hotel migliori in cui fosse mai stato.
Pensò
che gli sarebbe piaciuto tornarci in vacanza, un giorno, quando tutto fosse
finito e quando fosse stato di nuovo con Aioros.
Sempre
se Aioros lo avrebbe mai perdonato, ovviamente.
-Sei
mattiniero, Saga- lo richiamò la voce di Sion alle sue spalle.
-Vero-
-E
sei pensieroso-
-Vero
anche questo. Ti vuoi sedere?-
-Perché
no?-
Saga
aveva già una tazza di cappuccino davanti, ma Sion era pronto a giurare che non
l’aveva toccata da chissà quanto tempo e che ormai fosse fredda ed imbevibile.
-Hai
un brutto aspetto. Notte difficile anche tu?-
Gli
chiese Saga senza alzare gli occhi dal giornale.
-Mi
dispiace- rispose invece Sion.
Saga
lo scrutò perplesso.
-Intendo
dire che mi dispiace avervi trascinati in questa missione. Potrebbe diventare
la nostra tomba-
Saga
sospirò e mise da parte il Times che
stava sfogliando senza troppa convinzione -Avevamo capito appena arrivati che
sarebbe stato più difficile del previsto, Sion. Lo so che è pericoloso, ma non
dimenticarti qual è a regola fondamentale-
-Tu
e le tue lezioni di psicologia spicciola…-
-Di
cui tu a quanto pare hai bisogno. Non devi
creare scenari. Aspetta di vedere cosa accade realmente prima di reagire,
perché se reagisci ad uno scenario negativo che è stato creato dalla tua mente
sarai sempre più nervoso e creerai scenari sempre peggiori. Affronta quello che
succede, non quello che credi che succederà-
Sion
cercò di concentrarsi su quelle parole.
Loro
erano ancora tutti vivi e la squadra era unita. Lui avrebbe effettuato la sua
prima consegna da criminale per entrare a tutti gli effetti nell’organizzazione
e così il sospetto che li circondava si sarebbe allentato.
Prima
o poi Hades avrebbe allentato il controllo su di loro e allora avrebbero potuto
scappare. Avrebbero potuto tornare a casa.
Gli
dispiaceva per Moser che aveva riposto in lui una fiducia assoluta, ma quella
non era una situazione che potevano gestire da soli.
Avrebbero
comunque potuto testimoniare ed abbattere Hades, ma per il momento l’imperativo
era solo uno: restare vivi.
***
Nei
film polizieschi i traffici loschi avvengono sempre in posti isolati,
fatiscenti e soprattutto dopo il tramonto, come se fosse un orario sindacale di
lavoro per i malviventi.
Nella
realtà questo era vero solo in una piccola percentuale dei casi, come poteva
testimoniare Sion che passeggiava attraverso lo Stadpark
nella fredda mattina di novembre poco prima delle 11.00.
Nonostante
il freddo pungente c’erano molte persone che passeggiavano lungo i viali
alberati dello Stadpark.
Era
questa la chiave: molte persone voleva dire attirare meno attenzione e poter
sparire facilmente tra la folla.
Studi
scientifici hanno dimostrato che le persone non si accorgono che il loro
interlocutore è stato sostituito durante una conversazione se vengono
distratte, quindi niente di strano se nessuno si accorge che tra centinaia di
persone quella che è entrata in un parco pubblico portando una ventiquattrore
non è la stessa che ne esce.
Lo
scambio doveva avvenire vicino alla statua del pittore Hans Makart.
Non
era stato un artista particolarmente brillante, anzi le sue opere piacevano
solo ad una persona, però Makart aveva avuto la
fortuna che quella persona fosse l’imperatore Francesco Giuseppe.
Il
monumento a lui dedicato non era meta di pellegrinaggi come quello a Beethoven,
e questo lo rendeva un punto di incontro perfetto per non dare troppo
nell’occhio.
Sion
scelse la panchina più vicina al monumento per sedersi, secondo gli ordini che
aveva ricevuto, e rimase ad aspettare l’uomo a cui avrebbe dovuto consegnare il
suo carico; era un carico che pesava appena pochi grammi, tre per l’esattezza,
per un totale di quindici carati.
I
diamanti erano nascosti nella cucitura della maniglia della ventiquattrore,
maniglia che aveva il difetto/pregio di potersi staccare facilmente dal resto
della borsa.
Sion
doveva ammettere che erano furbi: i diamanti sono un’ottima merce di scambio
perché hanno un enorme valore in dimensioni minuscole, anche più della droga.
Ottenerli
a costo zero, vale a dir facendoli rubare, e rivenderli, era un ottimo metodo
per ottenere in poco tempo contanti che poi potevano essere riciclati
facilmente investendoli nel locale che faceva da copertura e quartier generale
all’organizzazione.
Sion
sospirò. Se avesse saputo che Hades era così ben organizzato ci avrebbe pensato
bene prima di gettarcisi dentro con soli sei uomini e nessun contatto con
l’esterno.
Era
colpa sua, comunque la rigirasse.
Cercò
di scacciare quei pensieri perché non era consigliabile attirare l’attenzione
facendo l’espressione di un condannato nel braccio della morte.
Cercò
di concentrarsi su qualcos’altro, per esempio la statua dall’altro lato del
viale, ma niente da fare: lo irritava pure quella.
Gli
sembrava un’inutile sfoggio di accademica e retorica del tutto privo di
personalità, né più né meno che l’arte del pittore che rappresentava.
Non
esisteva un orario preciso per la consegna, Sion sapeva solo che doveva
trovarsi su quella panchina alle undici in punto del mattino e che qualcuno si
sarebbe presentato a ritirare la merce.
Passati
dieci minuti Sion non aveva ancora visto nessuno che potesse essere interessato
a lui e al suo carico illegale. Forse il luogo era sorvegliato dalla polizia,
per questo non era ancora arrivato nessuno.
Si
sentiva sempre più teso ed all’erta. E se quello fosse stato un modo per
liberarsi di lui? Avvertire la polizia viennese che lui aveva un carico di
diamanti rubati per faro arrestare… e lui non avrebbe avuto modo di difendersi!
Come spiegare che era un infiltrato? Avrebbe fatto uccidere i suoi compagni!
Doveva
assolutamente arginare il flusso dei pensieri. Come gli ripeteva Saga, “non
creare scenari, affronta solo quello che ti capita realmente”.
Un
rumore di tacchi lo distrasse
-Darf ich mich
setzen?-
Dopo
un po' di tempo che era in Austria aveva capito che la donna gli aveva chiesto
se poteva sedersi, tuttavia non ricordava come dovesse rispondere quindi si
limitò ad annuire ed a farle cenno sulla panchina.
Poteva
essere lei che doveva prendere in consegna i diamanti. Poteva essere chiunque.
Doveva solo aspettare che facesse il segnale concordato.
La
donna era giovane, bionda con i capelli raccolti in uno chignon ed occhiali
dalla montatura quadrata neri.
Indossava
un tailleur marrone sotto un cappotto beige e la borsa professionale era di tinte
che si intonavano al resto dei vestiti.
Sembrava
una stagista in uno studio di avvocato, ma ovviamente Sion non doveva lasciarsi
ingannare dall’apparenza.
La
donna estrasse un blocco ed una penna e sembrava intenta a rivedere degli
appunti. Niente di strano, finché non cominciò a ticchettare con la penna sul
bordo del blocco.
Quattro
colpi veloci e poi silenzio. Tic tic tic tic.
Nell’alfabeto
morse quella sequenza era la lettera H.
Sion
aspettò che la ripetesse per quattro volte prima di essere certo e rispondere
allo stesso modo, tamburellando lo stesso ritmo sul lato del cellulare.
Lei
doveva averlo sentito perché si irrigidì e stava per gettargli un’occhiata di
lato quando si trattenne all’ultimo momento. Prima regola per gli scambi
criminali: limitare al minimo il contatto visivo.
Comunque
fosse ormai Sion era certo che era lei il suo contatto.
Si
alzò, chiese permesso educatamente e si allontanò dalla signoria e da Makart.
La
ventiquattrore con il suo prezioso carico nascosto nel manico era rimasta sotto
la panchina.
***
-Allora?
Ha superato la prova?-
-Sì,
Radamanthys-
La
notizia non sembrò fargli piacere per niente.
-Ne
siete sicuri? Niente tentativi di contattare la polizia? Niente messaggi in
codice o indizi che avrebbe potuto lasciare?-
Minos sbuffò,
scocciato dal suo insistere.
-Assolutamente
niente. Il suo comportamento è stato assolutamente irreprensibile, come del
resto quello delle persone che sono arrivate insieme a lui. Dovrai rassegnarti,
Radamanthys: non sono delle spie, dovrai fartene una ragione-
Lui
non rispose. Rimase accigliato a fissare le immagini della telecamera nascosta
che aveva ripreso l’uomo e la donna sulla panchina dello Stadpark.
Sembrava
non esserci niente di anomalo, eppure Radamanthys non riusciva a togliersi
dalla testa che quel gruppo di persone non fossero affatto chi dicevano di
essere.
***
Il
night club Hades nascondeva molte cose.
Sion
non credeva che ci potessero essere tanti corridoi sotterranei. Non sapeva a
che profondità fossero sotto il manto stradale.
Immaginava
che fossero pochi metri, forse una ventina, però per arrivarci aveva percorso
tanti corridoi stretti e scale buie che la suggestione stava prendendo il
sopravvento facendogli credere di essere arrivato davvero in un mondo
sotterraneo separato dalla realtà.
Forse
era colpa di quello che gli avevano fatto bere. Gli era sembrato che il wiskey offertogli da Minos avesse
un retrogusto strano oltre il bruciore dell’alcol, e Sion era praticamente
certo che gli avessero somministrato una leggera dose di qualche droga.
Doveva
essere un oppiaceo o un cannabinoide, considerato lo
stato di confusione ma di generale rilassatezza in cui si trovava.
Seguì
Pandora senza fare obbiezioni, con Minos, Radamanthys
ed Aiacos dietro di lui.
Pandora
era vestita con uno dei suoi abiti lunghi di una tinta di indaco molto scura,
invece i tre uomini indossavano divise apparentemente identiche; erano completi
neri con i bordi violacei, una camicia viola uguale per tutti e la cravatta
nera.
Appuntata
sul petto c’era l’unica cosa che li distingueva: avevano tre spille diverse.
In
acciaio brunito, Radamanthys aveva una Viverna che contorceva il suo corpo di
drago, Minos un grifone ad ali spiegate ed Aiacos un demone dalla vaga forma di un uccello.
Una
fascia viola sul braccio sinistro portava ricamato il simbolo di Hades in filo
nero metallizzato.
Era
una H in cui il tratto orizzontale era sostituito da due tratti diagonali.
Sion
aveva imparato a conoscerla: era la runa Hagall, la
grandine.
Hades
doveva essere l’esercito che si abbatteva rapido e devastante come una tempesta
di grandine per spazzare via tutte le corruzioni e le troppe tolleranze che
avevano portato il mondo al caos, per lasciare spazio al nuovo ordine.
Aveva
una logica perfetta, peccato che fosse una logica da manicomio.
Pandora
aprì una porta che immetteva in una piccola stanza circolare ed entrò per
prima.
Aiacos
chiuse la porta a chiave.
La
stanza aveva pareti rivestite di pietra nera in cui luccicavano piccoli
cristalli verdi. Sembrava una pietra lavica.
L’unica
fonte di illuminazione erano quattro candelabri posti lungo i bordi. Al centro
del cerchio si univano i bracci di una croce greca, ed al centro spiccava un
mosaico banco su nero con il simbolo del pianeta Plutone.
Tutti
i suoi compagni erano già passati da quella prova, ed in un certo senso era
ironico che lui, che ad Atene era il capo, lì fosse stato l’ultimo ad essere
scelto.
Gli
altri avevano avuto ordine di non parlare del rito di iniziazione se non con
altri che già lo avevano superato, per cui Sion non aveva idea di cosa lo
attendesse una volta chiusa la porta.
I
tre uomini si disposero in semicerchio mentre lei era di fronte a lui più
vicina che mai.
Aveva
l’odore di una rosa. Era troppo dolce ed intenso, e Sion si sentiva soffocare.
-Come
ti chiami?-
Gli
chiese Pandora.
-Sion-
-Sei
giunto fino a qui, Sion, e adesso non puoi più tornare indietro. Vuoi entrare a
fare parte dell’esercito di Hades, l’esercito che riporterà l’ordine nel mondo
e che metterà fine alle guerre, alla disuguaglianza e all’ingiustizia?-
-Sì,
signora-
-Giuri
di obbedire ai tuoi comandanti?-
-Lo
giuro-
-Giuri
di essere leale verso i tuoi compagni?-
-Lo
giuro-
-Giuri
di essere spietato verso i nemici?-
-Lo
giuro-
-Quale
sarà il tuo credo?-
-“Un
solo ordine, un solo potere”-
Rispose
Sion. In quelle settimane aveva imparato bene qual era la regola fondamentale
di Hades.
-Molto
bene, Sion. Con quale nome vuoi essere conosciuto dai tuoi compagni?-
Nome?
Quale nome? Non gli era mai venuto in mente che avrebbe potuto avere bisogno di
un nuovo nome…
Ripensò
all’ultima volta che qualcuno aveva trovato un sostituto del suo nome per
proteggere la sua identità. Shaina. I suoi programmi informatici. Ar01. La
droga gli stava annebbiando il cervello tanto che non riusciva a tenere gli
occhi aperti.
-A-..
Aries… mi chiamo Aries-
Mormorò
a fatica.
-Allora
muori, Sion, per rinascere come Aries nell’esercito
del sommo Hades-
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Angolo di Makoto: ecco qui… adesso si entra nella vera atmosfera di Hades, con
traffici illeciti, riti di iniziazione e tante atmosfere cupe.
Volevo segnalare che per quanto riguarda la runa hagall, la grandine, esistono due poemi runici in cui ha
questo significato, ma io la conosco grazie alla raccolta di LuciaDeetz “Runàsaga” (Fandom: Thor). Se vi interessa saperne di più http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3061875&i=1
Detto questo posso restituire la tastiera alla sorcia.
Angolo di Rory: Sciò! *spinge via Mako
giù dalla sedia* Mwahaha, diamo il via alle
danze! Bè, da adesso in poi le cose si complicano grazie al monociglio con le zampe da gallina, heem,
a Radamanthys. Fortuna che non lo ascolta nessuno, sfigato! :’) E anche Pandora
ha fatto la sua entrata in scena, non potevamo astenerci dall’inserirla nella
storia anche se io non ce l’ho in grande simpatia… ma vedremo di farne buon
uso. Oh, sì! *sfrega le mani*
Rinnoviamo i ringraziamenti a chi ci segue e a chi inserisce la
storia tra Preferite/Seguite/Ricordate,
state connessi perché da adesso in poi si inizia ad indagare sul serio ;)
Alla prossima, bella gente!
Kisses,
Mako&Rory
P.S: Oh, a propooosito… cavoleggiando
con un’app sono anche riuscita a creare una locandina
per la serie! *^* magari non è molto professionale, ma per me è un grande
traguardo xD