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Autore: DarkSide_of_Gemini    22/03/2016    1 recensioni
“Hades non era solo il nome dei un locale alla moda di Vienna improntato al gusto dark e gotico, era qualcosa di molto più oscuro, e loro SAINT avevano appena iniziato a grattare la superficie brillante per scoprirne il vero significato”.
Dopo aver arrestato il narcotrafficante Julian Kevines, la squadra dei SAINT deve affrontare una nuova minaccia che stavolta prende il nome dal dio della morte: Hades.
Tra nuove indagini e un avversario più che mai enigmatico i SAINT dovranno riuscire ancora una volta a sconfiggere il crimine del mondo moderno.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'SAINT'
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SAINT

The Hades Chapter

 

6

 

Il Bed&Breakfast dove alloggiavano Aioros e Shaina era molto lontano dalla Malzgasse dove era situato Hades, l’oggetto delle loro indagini.

Aioros aveva scelto apposta un posto economico dove per registrarsi non ci fosse bisogno di documenti particolari o di carte di credito che potessero essere rintracciate.

Avevano esibito patenti false abilmente contraffatte proprio da Shaina e lo stesso avevano fatto Kanon e Milo. Non si erano azzardati a contraffare le carte di identità per non dare troppo nell’occhio: sarebbe stato più facile essere scoperti e sarebbe stato molto più difficile dare una spiegazione plausibile alla polizia di Vienna.

Aioros e Shaina alloggiavano in un Bed&Breakfast, Milo in un altro e Kanon aveva affittato una stanza in un quartiere per studenti. Era la cosa migliore restare separati e nascondere qualsiasi collegamento tra loro, ma nonostante tutto dovevano pur vedersi per scambiarsi informazioni.

Kanon era l’unico che aveva preso una stanza in affitto e quindi era lì che si riunivano.

-E quindi tu hai visto proprio Camus?-

Milo non si stancava di fargli quella domanda, e poiché Aioros sapeva perfettamente come doveva sentirsi non si stancava di rispondergli.

-Bene, sono vivi. Adesso che lo sappiamo cosa facciamo in concreto?-

-Bella domanda, Kanon. Io sinceramente non lo so. Camus mi ha fatto capire chiaramente che non vogliono essere contattati altrimenti sarebbero in pericolo, ma a questo punto mi chiedo che senso abbia che noi restiamo qui. Forse dovremmo tornare alla SAINT. Abbiamo appurato che sono vivi, io penso che dovrebbe bastarci-

-E se invece fossero lo stesso in pericolo? Potrebbero avere bisogno di noi qui-

Shaina non era convinta.

-Sono d’accordo. Se Camus era spaventato di essere scoperto vuol dire che hanno a che fare con gente pericolosa. Non andremo più da loro in quel locale, ma io voto per restare e sorvegliarli da lontano-

Davanti al ragionamento di Milo ed alla sua espressione preoccupata Aioros non poté insistere con l’idea di tornare in Grecia.

-Allora è deciso. Restiamo-

***

-Tu non ti fidi di loro, Radamanthys?-

-Non mi sono mai fidato, e tu lo sai bene, Aiacos-

Gli uomini che erano stati ripresi dalle telecamere di Shaina erano in quel momento in uno dei privè del Night club Hades.

L’albino ascoltava il confronto tra gli altri due: Aiacos e Radamanthys.

Radamanthys andava su e giù per la stanza chiaramente agitato, invece Aiacos seguiva i suoi movimenti con aria irritata.

Il fumo di una sigaretta si alzava pigro nella luce verdastra. Quel privè rappresentava il peccato dell’invidia ed i colori dominanti erano il verde acido per la tappezzeria ed il giallo ocra per le luci delle appliques.

-Non capisco perché ti agiti tanto. Domani scopriremo da che parte stanno realmente-

-Per la prova? Andiamo, non essere stupido, Aiacos! Loro sanno di essere controllati e non faranno il minimo passo falso. Se proprio vuoi saperlo questa storia della prova mi sembra solo una colossale idiozia-

Aiacos stava per rispondergli per troncare le sue proteste una volta per tutte, ma si bloccò a bocca aperta fissando un punto alle spalle del collega.

Anche Radamanthys colse il cambiamento e la direzione del suo sguardo, si girò a sua volta e dovette trattenere un’esclamazione di sorpresa.

Dietro di lui, apparsa come dal nulla senza fare rumore e senza essere notata da nessuno dei tre, c’era una donna con lunghi capelli neri ed un vestito da sera viola scuro.

Era pallida e gli occhi truccati di nero ed il rossetto scuro facevano ancora più contrasto con la pelle chiara.

Il vestito aveva le maniche trasparenti ricamate a disegni di rose, che creavano l’illusione di intricati tatuaggi sulle braccia sottili.

-Lady Pandora-

-Stai attento a come parli, Viverna. Dimostra la tua fedeltà ad Hades anche eseguendo i suoi ordini senza tentare di prendere iniziative. Non vorrei mai doverti accusare di tradimento e perdere un seguace prezioso come te-

Radamanthys abbassò lo sguardo. Dentro di sé stava combattendo una battaglia furiosa tra a vergogna per aver deluso Lady Pandora e l’emozione per il complimento che lei gli aveva fatto.

-Sì, signora-

-Bene, confido di non dover mai più riprendere nessuno di voi per il suo comportamento. Voi siete i tre esponenti più importanti della nostra organizzazione, sottoposti solo al Sommo Hades stesso; il fatto che voi siete i primi a rispettare l’ordine e la disciplina che dovranno regnare nella nuova società che creeremo è essenziale. Per quanto riguarda i nuovi arrivati, il Sommo Hades ha deciso che domani siano sottoposti alla prova e così sarà. Viverna, se ti farà sentire più tranquillo hai il mio permesso di sorvegliare a distanza le loro mosse. Sta a te decidere se farlo o meno, l’importante è che tu non ti faccia scoprire da loro. E adesso ritiratevi: domani sarà una giornata impegnativa-

Pandora li lasciò a raccogliere le loro cose per lasciare il locale.

Nel momento in cui lei si girava per chiudere la porta incrociò lo sguardo di Radamanthys che la fissava intensamente. Non ne fu sorpresa né intimorita, e del resto lui distolse subito gli occhi da lei.

-Non farti illusioni, amico: non hai speranze con Pandora-

Ghignò beffardo Aiacos alle sue spalle.

-Bada agli affari tuoi, Garuda-

-Aiacos ha ragione- Rincarò Minos -Non solo non hai speranze, ma ficcati bene in testa che lei non esiterebbe ad eliminarti se dovessi intralciarla. Lei fa così. Con tutti. E non sarà il tuo atteggiamento da cavalier cortese devoto alla sua dama che le farà cambiare idea-

Radamanthys preferì non rispondere perché se lo avesse fatto avrebbe scatenato una lite, ed una delle regole fondamentali di Hades era che non ci fossero questioni tra membri dello stesso livello gerarchico.

Loro erano in minoranza, e la loro missione aveva bisogno prima di tutto che restassero uniti: “un solo ordine, un solo potere” era ciò di cui uno stato aveva bisogno per essere perfetto, e se loro volevano creare quello stato dovevano mettere da parte i sentimenti personali e dedicarsi solo alla missione.

Scansò i due che gli erano a fianco ed uscì velocemente dal privè.

***

Sion si era svegliato all’alba, molto prima dell’orario concordato con gli altri.

Aveva dormito malissimo al pensiero della prova che li aspettava quel giorno, perché se addentrarsi sempre di più nell’organizzazione di Hades era ormai l’unico modo per restare vivi, uscirne poi sarebbe stato molto più complicato.

Era stata tutta colpa sua: aveva sottovalutato il nemico, aveva sopravvalutato le sue forze ed aveva contagiato i suoi compagni.  Lui era caduto nel peccato della superbia che gli aveva fatto credere che tanti successi fossero una garanzia di successo sempre e comunque, e loro si erano fidati di lui.

Quanto aveva sbagliato!

Come ogni giorno pensò ai compagni che aveva lasciato ad Atene. Si chiese se Aioros aveva trovato la forza di andare avanti senza di loro.

Ogni tanto provava a dare una sbirciata ai giornali per avere qualche notizia della SAINT, ma purtroppo i giornali erano scritti in tedesco e lui, oltre a non capire la lingua, non voleva destare sospetti.

Si lavò e si vestì in fretta per poi scendere al bar dell’hotel.

Era tutto perfetto: un Hotel a cinque stelle nel centro di una delle capitali europee più belle.

Un ottimo posto da dove essere prelevati da sicari o in cui avere spiacevoli incidenti come un apparecchio elettrico che cade nella vasca da bagno o una dose di sonnifero eccessiva presa per sbaglio o un arresto cardiaco improvviso causato da qualche sostanza difficilmente rintracciabile versata nel caffè.

 

La hall ed il bar erano decorate in legno ed ottone con un gusto che somigliava molto al tardo barocco dei palazzi nobiliari dell’ultimo periodo imperiale.

Era uno degli hotel migliori in cui fosse mai stato.

Pensò che gli sarebbe piaciuto tornarci in vacanza, un giorno, quando tutto fosse finito e quando fosse stato di nuovo con Aioros.

Sempre se Aioros lo avrebbe mai perdonato, ovviamente.

-Sei mattiniero, Saga- lo richiamò la voce di Sion alle sue spalle.

-Vero-

-E sei pensieroso-

-Vero anche questo. Ti vuoi sedere?-

-Perché no?-

Saga aveva già una tazza di cappuccino davanti, ma Sion era pronto a giurare che non l’aveva toccata da chissà quanto tempo e che ormai fosse fredda ed imbevibile.

-Hai un brutto aspetto. Notte difficile anche tu?-

Gli chiese Saga senza alzare gli occhi dal giornale.

-Mi dispiace- rispose invece Sion.

Saga lo scrutò perplesso.

-Intendo dire che mi dispiace avervi trascinati in questa missione. Potrebbe diventare la nostra tomba-

Saga sospirò e mise da parte il Times che stava sfogliando senza troppa convinzione -Avevamo capito appena arrivati che sarebbe stato più difficile del previsto, Sion. Lo so che è pericoloso, ma non dimenticarti qual è a regola fondamentale-

-Tu e le tue lezioni di psicologia spicciola…-

-Di cui tu a quanto pare hai bisogno. Non devi creare scenari. Aspetta di vedere cosa accade realmente prima di reagire, perché se reagisci ad uno scenario negativo che è stato creato dalla tua mente sarai sempre più nervoso e creerai scenari sempre peggiori. Affronta quello che succede, non quello che credi che succederà-

Sion cercò di concentrarsi su quelle parole.

Loro erano ancora tutti vivi e la squadra era unita. Lui avrebbe effettuato la sua prima consegna da criminale per entrare a tutti gli effetti nell’organizzazione e così il sospetto che li circondava si sarebbe allentato.

Prima o poi Hades avrebbe allentato il controllo su di loro e allora avrebbero potuto scappare. Avrebbero potuto tornare a casa.

Gli dispiaceva per Moser che aveva riposto in lui una fiducia assoluta, ma quella non era una situazione che potevano gestire da soli.

Avrebbero comunque potuto testimoniare ed abbattere Hades, ma per il momento l’imperativo era solo uno: restare vivi.

***

Nei film polizieschi i traffici loschi avvengono sempre in posti isolati, fatiscenti e soprattutto dopo il tramonto, come se fosse un orario sindacale di lavoro per i malviventi.

Nella realtà questo era vero solo in una piccola percentuale dei casi, come poteva testimoniare Sion che passeggiava attraverso lo Stadpark nella fredda mattina di novembre poco prima delle 11.00.

Nonostante il freddo pungente c’erano molte persone che passeggiavano lungo i viali alberati dello Stadpark.

Era questa la chiave: molte persone voleva dire attirare meno attenzione e poter sparire facilmente tra la folla.

Studi scientifici hanno dimostrato che le persone non si accorgono che il loro interlocutore è stato sostituito durante una conversazione se vengono distratte, quindi niente di strano se nessuno si accorge che tra centinaia di persone quella che è entrata in un parco pubblico portando una ventiquattrore non è la stessa che ne esce.

Lo scambio doveva avvenire vicino alla statua del pittore Hans Makart.

Non era stato un artista particolarmente brillante, anzi le sue opere piacevano solo ad una persona, però Makart aveva avuto la fortuna che quella persona fosse l’imperatore Francesco Giuseppe.

Il monumento a lui dedicato non era meta di pellegrinaggi come quello a Beethoven, e questo lo rendeva un punto di incontro perfetto per non dare troppo nell’occhio.

Sion scelse la panchina più vicina al monumento per sedersi, secondo gli ordini che aveva ricevuto, e rimase ad aspettare l’uomo a cui avrebbe dovuto consegnare il suo carico; era un carico che pesava appena pochi grammi, tre per l’esattezza, per un totale di quindici carati.

I diamanti erano nascosti nella cucitura della maniglia della ventiquattrore, maniglia che aveva il difetto/pregio di potersi staccare facilmente dal resto della borsa.

Sion doveva ammettere che erano furbi: i diamanti sono un’ottima merce di scambio perché hanno un enorme valore in dimensioni minuscole, anche più della droga.

Ottenerli a costo zero, vale a dir facendoli rubare, e rivenderli, era un ottimo metodo per ottenere in poco tempo contanti che poi potevano essere riciclati facilmente investendoli nel locale che faceva da copertura e quartier generale all’organizzazione.

Sion sospirò. Se avesse saputo che Hades era così ben organizzato ci avrebbe pensato bene prima di gettarcisi dentro con soli sei uomini e nessun contatto con l’esterno.

Era colpa sua, comunque la rigirasse.

Cercò di scacciare quei pensieri perché non era consigliabile attirare l’attenzione facendo l’espressione di un condannato nel braccio della morte.

Cercò di concentrarsi su qualcos’altro, per esempio la statua dall’altro lato del viale, ma niente da fare: lo irritava pure quella.

Gli sembrava un’inutile sfoggio di accademica e retorica del tutto privo di personalità, né più né meno che l’arte del pittore che rappresentava.

Non esisteva un orario preciso per la consegna, Sion sapeva solo che doveva trovarsi su quella panchina alle undici in punto del mattino e che qualcuno si sarebbe presentato a ritirare la merce.

Passati dieci minuti Sion non aveva ancora visto nessuno che potesse essere interessato a lui e al suo carico illegale. Forse il luogo era sorvegliato dalla polizia, per questo non era ancora arrivato nessuno.

Si sentiva sempre più teso ed all’erta. E se quello fosse stato un modo per liberarsi di lui? Avvertire la polizia viennese che lui aveva un carico di diamanti rubati per faro arrestare… e lui non avrebbe avuto modo di difendersi! Come spiegare che era un infiltrato? Avrebbe fatto uccidere i suoi compagni!

Doveva assolutamente arginare il flusso dei pensieri. Come gli ripeteva Saga, “non creare scenari, affronta solo quello che ti capita realmente”.

Un rumore di tacchi lo distrasse

-Darf ich mich setzen?-

Dopo un po' di tempo che era in Austria aveva capito che la donna gli aveva chiesto se poteva sedersi, tuttavia non ricordava come dovesse rispondere quindi si limitò ad annuire ed a farle cenno sulla panchina.

Poteva essere lei che doveva prendere in consegna i diamanti. Poteva essere chiunque. Doveva solo aspettare che facesse il segnale concordato.

La donna era giovane, bionda con i capelli raccolti in uno chignon ed occhiali dalla montatura quadrata neri.

Indossava un tailleur marrone sotto un cappotto beige e la borsa professionale era di tinte che si intonavano al resto dei vestiti.

Sembrava una stagista in uno studio di avvocato, ma ovviamente Sion non doveva lasciarsi ingannare dall’apparenza.

La donna estrasse un blocco ed una penna e sembrava intenta a rivedere degli appunti. Niente di strano, finché non cominciò a ticchettare con la penna sul bordo del blocco.

Quattro colpi veloci e poi silenzio. Tic tic tic tic.

Nell’alfabeto morse quella sequenza era la lettera H.

Sion aspettò che la ripetesse per quattro volte prima di essere certo e rispondere allo stesso modo, tamburellando lo stesso ritmo sul lato del cellulare.

Lei doveva averlo sentito perché si irrigidì e stava per gettargli un’occhiata di lato quando si trattenne all’ultimo momento. Prima regola per gli scambi criminali: limitare al minimo il contatto visivo.

Comunque fosse ormai Sion era certo che era lei il suo contatto.

Si alzò, chiese permesso educatamente e si allontanò dalla signoria e da Makart.

La ventiquattrore con il suo prezioso carico nascosto nel manico era rimasta sotto la panchina.

***

-Allora? Ha superato la prova?-

-Sì, Radamanthys-

La notizia non sembrò fargli piacere per niente.

-Ne siete sicuri? Niente tentativi di contattare la polizia? Niente messaggi in codice o indizi che avrebbe potuto lasciare?-

Minos sbuffò, scocciato dal suo insistere.

-Assolutamente niente. Il suo comportamento è stato assolutamente irreprensibile, come del resto quello delle persone che sono arrivate insieme a lui. Dovrai rassegnarti, Radamanthys: non sono delle spie, dovrai fartene una ragione-

Lui non rispose. Rimase accigliato a fissare le immagini della telecamera nascosta che aveva ripreso l’uomo e la donna sulla panchina dello Stadpark.

Sembrava non esserci niente di anomalo, eppure Radamanthys non riusciva a togliersi dalla testa che quel gruppo di persone non fossero affatto chi dicevano di essere.

***

Il night club Hades nascondeva molte cose.

Sion non credeva che ci potessero essere tanti corridoi sotterranei. Non sapeva a che profondità fossero sotto il manto stradale.

Immaginava che fossero pochi metri, forse una ventina, però per arrivarci aveva percorso tanti corridoi stretti e scale buie che la suggestione stava prendendo il sopravvento facendogli credere di essere arrivato davvero in un mondo sotterraneo separato dalla realtà.

Forse era colpa di quello che gli avevano fatto bere. Gli era sembrato che il wiskey offertogli da Minos avesse un retrogusto strano oltre il bruciore dell’alcol, e Sion era praticamente certo che gli avessero somministrato una leggera dose di qualche droga.

Doveva essere un oppiaceo o un cannabinoide, considerato lo stato di confusione ma di generale rilassatezza in cui si trovava.

Seguì Pandora senza fare obbiezioni, con Minos, Radamanthys ed Aiacos dietro di lui.

Pandora era vestita con uno dei suoi abiti lunghi di una tinta di indaco molto scura, invece i tre uomini indossavano divise apparentemente identiche; erano completi neri con i bordi violacei, una camicia viola uguale per tutti e la cravatta nera.

Appuntata sul petto c’era l’unica cosa che li distingueva: avevano tre spille diverse.

In acciaio brunito, Radamanthys aveva una Viverna che contorceva il suo corpo di drago, Minos un grifone ad ali spiegate ed Aiacos un demone dalla vaga forma di un uccello.

Una fascia viola sul braccio sinistro portava ricamato il simbolo di Hades in filo nero metallizzato.

Era una H in cui il tratto orizzontale era sostituito da due tratti diagonali.

Sion aveva imparato a conoscerla: era la runa Hagall, la grandine.

Hades doveva essere l’esercito che si abbatteva rapido e devastante come una tempesta di grandine per spazzare via tutte le corruzioni e le troppe tolleranze che avevano portato il mondo al caos, per lasciare spazio al nuovo ordine.

Aveva una logica perfetta, peccato che fosse una logica da manicomio.

Pandora aprì una porta che immetteva in una piccola stanza circolare ed entrò per prima.

Aiacos chiuse la porta a chiave.

La stanza aveva pareti rivestite di pietra nera in cui luccicavano piccoli cristalli verdi. Sembrava una pietra lavica.

L’unica fonte di illuminazione erano quattro candelabri posti lungo i bordi. Al centro del cerchio si univano i bracci di una croce greca, ed al centro spiccava un mosaico banco su nero con il simbolo del pianeta Plutone.

Tutti i suoi compagni erano già passati da quella prova, ed in un certo senso era ironico che lui, che ad Atene era il capo, lì fosse stato l’ultimo ad essere scelto.

Gli altri avevano avuto ordine di non parlare del rito di iniziazione se non con altri che già lo avevano superato, per cui Sion non aveva idea di cosa lo attendesse una volta chiusa la porta.

I tre uomini si disposero in semicerchio mentre lei era di fronte a lui più vicina che mai.

Aveva l’odore di una rosa. Era troppo dolce ed intenso, e Sion si sentiva soffocare.

-Come ti chiami?-

Gli chiese Pandora.

-Sion-

-Sei giunto fino a qui, Sion, e adesso non puoi più tornare indietro. Vuoi entrare a fare parte dell’esercito di Hades, l’esercito che riporterà l’ordine nel mondo e che metterà fine alle guerre, alla disuguaglianza e all’ingiustizia?-

-Sì, signora-

-Giuri di obbedire ai tuoi comandanti?-

-Lo giuro-

-Giuri di essere leale verso i tuoi compagni?-

-Lo giuro-

-Giuri di essere spietato verso i nemici?-

-Lo giuro-

-Quale sarà il tuo credo?-

-“Un solo ordine, un solo potere”-

Rispose Sion. In quelle settimane aveva imparato bene qual era la regola fondamentale di Hades.

-Molto bene, Sion. Con quale nome vuoi essere conosciuto dai tuoi compagni?-

Nome? Quale nome? Non gli era mai venuto in mente che avrebbe potuto avere bisogno di un nuovo nome…

Ripensò all’ultima volta che qualcuno aveva trovato un sostituto del suo nome per proteggere la sua identità. Shaina. I suoi programmi informatici. Ar01. La droga gli stava annebbiando il cervello tanto che non riusciva a tenere gli occhi aperti.

-A-.. Aries… mi chiamo Aries-

Mormorò a fatica.

-Allora muori, Sion, per rinascere come Aries nell’esercito del sommo Hades-

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Angolo di Makoto: ecco qui… adesso si entra nella vera atmosfera di Hades, con traffici illeciti, riti di iniziazione e tante atmosfere cupe.

Volevo segnalare che per quanto riguarda la runa hagall, la grandine, esistono due poemi runici in cui ha questo significato, ma io la conosco grazie alla raccolta di LuciaDeetzRunàsaga” (Fandom: Thor). Se vi interessa saperne di più http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3061875&i=1

Detto questo posso restituire la tastiera alla sorcia.

 

Angolo di Rory: Sciò! *spinge via Mako giù dalla sedia* Mwahaha, diamo il via alle danze! Bè, da adesso in poi le cose si complicano grazie al monociglio con le zampe da gallina, heem, a Radamanthys. Fortuna che non lo ascolta nessuno, sfigato! :’) E anche Pandora ha fatto la sua entrata in scena, non potevamo astenerci dall’inserirla nella storia anche se io non ce l’ho in grande simpatia… ma vedremo di farne buon uso. Oh, sì! *sfrega le mani*

 

Rinnoviamo i ringraziamenti a chi ci segue e a chi inserisce la storia tra Preferite/Seguite/Ricordate, state connessi perché da adesso in poi si inizia ad indagare sul serio ;)

Alla prossima, bella gente!

 

Kisses,

Mako&Rory

 

P.S: Oh, a propooositocavoleggiando con un’app sono anche riuscita a creare una locandina per la serie! *^* magari non è molto professionale, ma per me è un grande traguardo xD

 

 

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