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Autore: Fabb5000    22/03/2016    1 recensioni
Milioni di anni fa, nell'universo Minecraft, situato due triliardi di parsec a nord del nostro, i Draghi Titani furono sconfitti da due fratelli : Notch, dio della luce, ed Herobrine, dio delle tenebre, entrambi figli dell'Enderdragon, il Drago Titano supremo. Il compito di rimodellare l'universo andò però a Notch, mentre ad Herobrine toccò dominare gli Inferi; furioso, il dio oscuro cercò di prendere il posto del fratello, ma fallì e fra i due nacque un odio reciproco. Ora, dopo tanti anni, Herobrine ha nuovamente l'occasione di sconfiggere il suo nemico, ma ciò gli è impedito da qualcuno : Steve, figlio di Notch, che secondo una profezia è destinato a sconfiggerlo. Per questo Steve deve morire prima della battaglia finale fra luce ed ombra, che avverrà al prossimo allineamento delle otto galassie di Minecraft, ossia fra meno di dieci anni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Minecraft : l'ultima guerra'
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Persea era affacciata al balcone, con lo sguardo puntato sui boschi e le pianure che circondavano Harimadz, la sua città. Dall'alto osservava il figlioletto, Steve, che giocava nel cortile del palazzo con altri bambini. Era una gioia vederlo felice e spensierato, nonostante l'avesse visto così già un milioni di volte.

Ancora non riusciva a credere, dopo tanto tempo, che quello fosse il futuro re dell'universo. Nonostante i vent'anni trascorsi con suo marito Notch, non riusciva a capire come questi avesse potuto scegliere di sposare lei, una comune mortale, lui che era un dio.

Lei era nata lì ed era figlia di un uomo mortale, Anfitrionide, re delle Pianure del Nord, di cui quella città era capitale. Suo fratello, Alcmenicus, era anch'esso un mortale, ed era destinato ad ereditare il regno di Harimadz. Ma ne lui ne suo padre potevano lontanamente competere con Notch, che era destinato a governare l'universo per tutta l'eternità.

Persea era sempre stata bellissima : parecchi principi prima di Notch erano venuti a corteggiarla, ma senza successo. Stando a quanto raccontava Notch, il dio si era imbattuto in lei mentre sorvolava Harimadz nel suo giro di ronda; l'aveva vista per caso su un balcone del palazzo, e se n'era innamorato a prima vista. L'aveva quindi avvicinata travestendosi da mercante, non da quelli che lei considerava "principi arroganti". Persea col tempo si era innamorata di lui e un giorno il dio si era rivelato per quello che era. Dopo l'iniziale stupore, i due si erano sposati con l'approvazione della famiglia di lei.

Notch l'aveva portata nell'Aether, il regno della luce, ove le anime dei morti giusti riposavano in pace per l'eternità. Alcune di esse aveva continuato a lavorare anche dopo la morte, facendo da messaggero per il dio.

Circa dieci anni prima dalla loro unione era nato Steve. Persea si era sorpresa quanto gli dei somigliassero ai mortali nell'aspetto fisico. Il neonato era del tutto identico ad un comune mortale, e anche quando crebbe non cambiò molto : divenne un bel ragazzo, coi capelli neri, e portava sempre una maglietta azzurra e dei pantaloni verdi. 

Quando Steve era nato, tutte le anime dell'Aether erano venute a vedere il bambino. Quel giorno Persea aveva incontrato anche Herobrine, il fratello di Notch, che a suo detto era salito dagli Inferi per vedere il nuovo nato, ma Persea pensava che fosse più probabile che l'avesse costretto il fratello : infatti diede solo un rapido sguardo al neonato e, dopo una stretta di mano con Notch accompagnata da un lungo sguardo pieno di odio, era tornato nel suo regno sotterraneo. Da allora Persea non l'aveva più rivisto. 

Steve era cresciuto buono come il pane e bello come un fiore, e nonostante ancora non manifestasse poteri divini, Notch era certo che fosse destinato a qualcosa di grande : -Tutti gli dei compiono grandi gesta- aveva detto. -I Draghi Titani crearono l'universo milioni di anni fa. Io e mio fratello lo riempimmo di luce. Perché anche lui non dovrebbe essere destinato a divenire anche migliore di noi?-.

Ma a Persea Steve era sempre parso solo un bambino come tutti gli altri, senza particolari capacità, e in un certo senso lo preferiva così : la storia insegnava infatti che le generazioni di dei si erano sempre spodestare a vicenda. L'Enderdragon era stato un re crudele, Notch ed Herobrine lo avevano sconfitto ed imprigionato, Herobrine aveva tentato di uccidere il fratello. Persea temeva che un giorno Steve avrebbe seguito la scia di sangue degli altri dei.

Comunque al momento la cosa non la preoccupava molto : Steve era ancora un bambino, si godeva la gioventù divertendosi con le anime o coi mortali e non mostrava segni di malvagità. 

Ora lei e suo figlio erano ad Harimadz da una settimana; Notch aveva acconsentito che il bambino stesse qualche mese sulla Terra con la propria famiglia. Purtroppo il dio non era potuto venire a causa dei suoi impegni, ma sarebbero tornati nell'Aether dopo un mese.

-Persea- la chiamò una voce dietro di lei. Era Alcmenicus. -La cena è pronta. Se ti vuoi unire a noi …-. Persea rise, poi lo seguì.

Anche lei non sapeva che cosa stava per succedere. Nella foresta ai confini di Harimadz, due creature confabulavano animatamente.

-Allora, hai capito il piano?- chiese quella più grossa.

-Certo, Kinghast, è la quarta volta che me lo chiedi. Io ti apro un portale dagli Inferi dal quale arriva la tua armata, mentre tu nello scompiglio mi evochi con il totem-.

-Ottimo, Witherboss. Non ti facevo così intelligente- rise Kinghast. Lo scheletro tricefalo digrignò i denti per la rabbia : -Sbrighiamoci. Prima finiamo questa cosa e prima mi libero di te-. Poi scomparve in uno sbuffo di fumo.

Passarono alcuni minuti e nella città sembrava regnare la calma.

Poi all'improvviso si udì un rombo fortissimo, e nel fiume si materializzò un enorme rettangolo di ossidiana.

Il portale sfavillio e poi si riempì di luce viola; un istante dopo un esercito di mostri lo attraversò. C'erano creature incredibili : polpi bianchi fluttuanti e piangenti, maiali antropomorfi sfigurati sulla faccia, scheletri dalle ossa nere, cubi gialli circondati da pali roteanti. Tutto il peggio, insomma. 

Due guardie videro tutto. -Va ad avvertire il re!- urlò una di esse. -Io resero ad affrontarli!-. E poi lo videro.

Uno dei mostri, simile ad una piovra gigante bianca con una coroncina sulla testa, prese quattro blocchi di Sabbia delle Anime e li dispose a T; dopodiché ci posizionò sopra tre teste di Wither. Il totem si illuminò e comparve un gigantesco scheletro tricefalo. Le due povere guardie se la diedero a gambe. -Adesso comincia il divertimento!- urlò il nuovo arrivato.

Intanto le guardie corsero a perdifiato fino a che non raggiunsero il palazzo; appena arrivati entrarono nella sala da pranzo e urlarono :    -Un esercito di mostri sta attaccando la città!-.

Il re Anfitrionide si alzò stupefatto. -Che tipo di mostri?- chiese. -Tutto- risposero i due poveretti. -Ghast, Vampi, Scheletri e Pigmen … sono un numero enorme!-.

-Lanciate subito un contrattacco!- ordinò il re afferrando la spada e l'arco. Poi si avvicinò a Persea : -Porta Steve fuori di qui e, se puoi, avvertì Notch di quello che sta succedendo qui!-. 

Persea non se lo fece ripetere due volte. Alcmenicus indossò un'armatura di diamante : -Andiamo a caccia di mostri-.

Una volta uscito, però, si rese conto della gravità della situazione : l'esercito nemico era veramente immenso. Conosceva tutti quei mostri : i Ghast erano fra i più pericolosi, strani polpi fluttuanti di colore bianco che emettevano lugubri lamenti; a seguire c'erano i Vampi, orridi cubi giallastri e arancioni circondati da sbarre dorate che lanciavano bombe di fuoco; poi c'erano gli Scheletri, orrendi ammassi di ossa che o ti percuotevano a spadate o ti riempivano di frecciate; infine i Pigmen, strani maiali-zombie provvisti di spade dorate. Nessuno di loro era però pericoloso quanto un Wither, un mostruoso scheletro nero con tre teste lanciabili. Se c'era davvero uno di essi in campo, allora erano messi male.

Alcmenicus vide suo padre lanciarsi nella mischia e uccidere alcuni mostri, ma poi anche lui cadde sotto la loro potenza.

-Nooo!- urlò Alcmenicus gettandosi in battaglia.

Intanto Persea correva per i corridoi del castello con il figlioletto, nella speranza di raggiungere il balcone e chiamare il marito; all'improvviso però la parete esplose e due creature si materializzarono all'interno del palazzo.

Persea li riconobbe subito : li aveva visti quando Herobrine era venuto a vedere Steve più di dieci anni prima. Erano le sue guardie del corpo. Ma questo significava che ...?

Uno dei due mostri, un grosso scheletro con tre teste, lanciò un proiettile azzurro contro di lei, colpendola in petto e spedendola contro il muro. Questo franò e seppellì sua lei che Steve.

-Controlliamo che siano morti?- chiese Witherboss. -Lascia perdere- rispose Kinghast. -Nessuno può sopravvivere a un simile colpo. Sono morti. Vieni, andiamo a divertirci un po'-.
 
   
 
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