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Autore: Heart    22/03/2016    1 recensioni
Juuri e Yuuki sono due gemelle, sono partire da Londra e adesso si trovano in Giappone. Il loro viaggio inaspettato le porterà nuove verità e misteri da svelare, ma sopratutto chi sono realmente i due ragazzi in cui li hanno ospitati? Amori celati nell'oscurità si apriranno alla luce, e pericoli inesistenti si sveleranno. Chissà cosa succederà realmente in questa fuga.
Spero che vi piaccia.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Kuran, Juuri Kuran, Kaname Kuran, Yuki Cross
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il bisbiglio del dolore
 
Il cielo era nuvoloso, una nuova ondata di freddo si stava abbattendo.
Kaname sorseggiò il suo vino e si avvicinò alla poltrona accanto. Erano passati cinque giorni da quando quegli uomini l’avevano attaccata, tuttavia non aveva recuperato nessuna informazione a riguardo. Le due sorelle sembravano vivere in due continenti opposti, poiché la più giovane non viveva proprio sotto il suo stesso tetto, si, rincasava la sera, ma durante la giornata non c’era proprio. Invece la più grande si apprestata a rimanere più vicino casa o ad Haruka, quei due si stavano legando in modo stretto. Aveva notato lo sguardo del ragazzo nei confronti di lei, pieno di premure e di dolcezza, era chiaro che il cugino si stava facendo coinvolgere da lei e di tutti i suoi drammi.
Su quest’ultima si stava abbattendo qualcosa di sinistro, ella era spesso stanca e debole, come se ci fosse qualcosa che le togliesse l’energia, aveva pensato al banale influenza che colpiva gli umani, ma questa era diversa, a volte la vedeva esausta e pallida, c’era qualcosa sotto e bello grosso.
Kaname distolse lo sguardo al vuoto per seguire i passi di una certa ragazza che si metteva sempre nei guai, si stava affrettando ad uscire. Seguii attraverso l’udito per poi aprire gli occhi e vederla a pochi metri da lui. Indossava un cappotto pesante, la sciarpa e guanti. La solita borsa a tracollo che a quanto pareva pesava parecchio, facendo ricadere tutto il peso nella spalla destra, invece la sinistra tentava di rimanere in equilibro. La studiò con attenzione e vide chiaramente una luce strana nei suoi occhi, ella aprì la porta per uscire – ti consiglio di non varcarla, tra breve la bufera inizierà- comunicò Kaname, lei si voltò per guardarlo senza essere sorpresa. Aveva lo sguardo carico di una strana curiosità, e lo ribadiva, quella lì era diversa.
Tuttavia dargli conferma a ciò che già sapeva non gli diede importanza e uscii ugualmente. Kaname fissò la porta chiusa e sbuffò fastidiosamente, quella ragazza era una mina vagante. Si alzò contrariato e si apprestò a infilarsi la giacca e uscire anche lui, non aveva nessuna intenzione di recuperare un corpo congelato. Con la vista acuta la individuò prima di partire e con la sola forza del pensiero si trasformò in un corvo. Era raro che lo facesse, poiché quel piccolo uccellino fosse così nero dava brutte dicerie agli umani, come se quell’animale portasse sfortuna o meglio ancora la morte, superstizioni fasulle.
La seguii in silenzio, la ragazza era affaticata a causa dalla neve che ancora non era sciolta, ma proseguiva con determinazione fino a raggiungere il piccolo sentiero che portava in paese.
Lì c’erano degli alberi spogli, ma ella si allungò per sfiorarli e sussurrare qualche parola di conforto? Ma che stava facendo quella lì. Ecco adesso aveva tutte le idee chi fosse quella ragazza, pazza!
Be’ forse non del tutto, si poteva catalogare come sensibile non c’era nulla di male fare una cosa del genere. Disse l’altra parte della sua coscienza. Si chiese perché sbucasse adesso quel lato di sé, comunque continuò il viaggio fino a giungere all’università. Quel palazzo assomigliava per lo più una chiesa, in effetti lo era stata nei tempi passati, poi era stata sconsacrata ed ecco una delle università più vecchie del Giappone.
La vide entrare e da quel momento non riuscì più a percepirla, quella maledetta struttura aveva una barriera contro le creature dell’oscurità come lui, l’avrebbe aspettata lì, sopra quell’albero.
 
 
 
Yuki arrivò presto all’università. Il freddo le aveva gelato le dita delle mani e non ne parlammo quelli dei piedi, non era bastato infilarsi tre paia di calzette, tuttavia appena giunta si apprestò a toccare un termosifone e pian piano iniziò a riprendere tatto. Mancavano quindici minuti alla prima lezione e stanca di far nulla si recò in biblioteca, oltre i soliti libri c’era una sezione adibita per i libri segreti. Ne prese uno contando mentalmente quanto ce ne fossero, ma era milioni. Si sedette e iniziò a leggere con interesse, ne finì uno in dieci minuti, fu in quel momento che arrivò Ichiru che la notò.
-Mattiniera anche oggi? – Domandò sorridendole.
-Già. – Rispose senza lasciare il libro che stava leggendo.
-Noto che ti piacciono questo tipo di genere, ti consiglio uno che troverai veramente interessante soprattutto per placare la tua curiosità. –Disse per poi sparire tra gli scaffali, ritornò dopo poco con un librone gigantesco che conteneva più di mille pagine, la copertina era sul grigio e il dorato e aveva un lucchetto ai due lati delle giunture.
-Buona lettura. –Disse per poi guardarla. E già, sembrava una bambina nel mondo magico di Alice. Lo sfiorava con delicatezza e quando aprì la prima pagina i suoi grandi occhi si aprirono per lo stupore, era davvero bella, attraente e poi così forte.
-Oh è tardi devo andare a lezione …- si alzò, ma il ragazzo la fermò.
-Calmati la tua lezione si farà nel pomeriggio. Kaede- sensei ci vuole entrambi per una lezione speciale, ritieniti lusingata e raro che li fa.  Adesso ti leggi questo bel libro e se avrai delle domande li potrai porgerli di pomeriggio. – Terminò uscendo.
Yuki rimase ferma al suo posto senza parole, aveva indagato sulla sua sensei e aveva scoperto che era una delle ultime anziane del paese, lei sapeva molto, aveva vissuto nel passato. Be’ quel “passato” l’era sembrato strano, ma non ci aveva fatto tanto importanza, lei voleva sapere di più suoi poteri come usarli e controllarli.
Si sedette al suo posto e iniziò a leggere.
In quella mattinata scoprì tanto. Credeva che molti miti fossero solo leggende invece non era vero. Come la maledizione dei licantropi, ad ogni luna piena si trasformavano: un morso da loro significava la morte.
Scoprì che c’erano anche i maghi o creature mitologiche nel mondo, ma poiché erano diventati dei miti nel mondo si nascondevano o prendevano sembianze umane per controllarli.
I vari incantesimi erano tantissimi, erbe e infusioni. Ricordò quello usato per lei quel pomeriggio e tanti altri. Giunse alla fine dove regnava la parola immortali. La prima pagina parlava di uomini bellissimi, dotati da una grande bellezza che di giorno sembravano normali e di notte si trasformavano. I loro occhi mutavano e diventavano rossi. Venivano chiamati vampiri. C’era una classe sociale, in quale ogni grado veniva sottoposto da quello più alto e infine giungere alla classe reale.  Essi possedevano tutto il potere, avevano straordinari poteri e nessuno sapeva fin dove si potevano spingersi.  Lesse anche in grassetto che essi avevano il potere di trasformare un umano in vampiro, una capacità unica e sola data dal loro potere.
Chiuse il libro stroncata da quella rivelazione.
Si alzò in fretta e cercò quel libro che tanto tempo fa aveva letto il titolo, “Re e regina”, sapeva che era solo un titolo provvisorio poiché all’interno c’era un libricino con il vero. Lo trovò molto in alto, con l’aiuto della scala lo prese con mani tremanti. Lo sfogliò in quel posto senza andare al tavolo, lesse i vari schemi di nascite e morte e infine trovare ciò che cercava. I Kuran erano in cima alla classe sociale e sotto il nome di regnanti, essi erano i reali, ma ciò che la paralizzò fu l’ideogramma che se ne stava accanto: vampiri.
Lo sapeva, ma adesso il segreto era stato svelato.
Vivevano sotto lo stesso tetto di due vampiri. Quella casa era piena di essi, come mai non ci aveva fatto caso prima? Il suo corpo glielo diceva sempre, ma si era fatta confondere dal potere che cresceva dentro. Si disse mille volte cretina, ma alla fine non risolveva nulla, la frittata era fatta, ci doveva convivere.
Non aveva nessuna intenzione di urlargli contro, né di farsi scoprire, doveva filare liscio come l’olio; fino a che non avessero fatto nulla di male, potevano convivere pacificamente.
Yuki strabuzzò gli occhi, che diavolo stava dicendo? Erano assassini, mostri, allora perché non li odiava? Facevano anche loro parte del ciclo della natura. Si prese la testa nelle mani e si chiuse a guscio, che cosa doveva fare?
-Ti ho trovato. Che cosa stai facendo qui? –Chiese una voce maschile, la riconosceva non ci voleva tanto a capire chi fosse. Raccolse il libricino che l’era caduto e lo lesse. –Sei giunta fino qua? Mi congratulo con te, tuttavia stai attenta. Coloro che stanno al loro servizio sono protetti, e da anni che cerchiamo la loro dimora, ma mai li abbiamo scovati, semmai scoprissi qualcosa riferiscimelo. –Concluse.
La ragazza si alzò e si chiese il perché di quelle parole, che cosa significava che li cercavano?
-Su, andiamo. Kaede ci sta aspettando. –Affermò prendendole la mano e avanzare, uscirono dalla biblioteca e si recarono in un aula differente dalla solita, essa non aveva finestre.
Era vuota quella stanza, eccetto per tre sedie e un tavolo. L’insegnante era già dentro e quando giunsero chiese al ragazzo di chiudere la porta.
Le lezione di magia iniziò.
Yuki era esausta, aveva il sudore che le colava dalle tempie fino al collo.
Kaede e Ichiru la incitavano a far di meglio, il suo equilibro era precario e non riusciva a stabile un contatto preciso con ciò che le circondava. Aveva la testa che le scoppiava e ad ogni fallimento il cuore le batteva ancor più forte, era allo stremo ma i due non lo capivano. Fino a che la vista non le annebbiò tutto di un tratto e fu allora che non riuscì più a sopportare quello stress fisico. Il suo corpo esplose e gettò tutti al suolo.
-Ma che accidenti fai! –Esclamò Ichiru furioso.
-Non lo ho fatto di proposito, sono stanca. –Affermò lei per proteggersi da quelle accuse.
-E nel momento in cui che sei più stanca che l’equilibro nasce. – Confermò Kaede, dando inizio alla sezione più dura. Yuki dovette lottare per non urlare, si vedeva alle strette, non aveva immaginato che quei due le facesse una cosa del genere, stavano lottando per la vittoria. Chi diavolo erano e che cosa volevano da lei? S’inginocchiò priva di forza, i suoi muscoli sembravano che da un momento all’altro sarebbero ceduti. Prese un lungo respiro e fu allora che captò qualcosa giungere alle sue spalle, chiuse gli occhi sapendo che sarebbe stata colpita in pieno ma successe qualcosa inaspettato, intorno al suo corpo si parò una barriera.
-Che accidenti è?! –L’ammonì Ichiru.
-Una barriera. – continuò la vecchia.
-Non è capace a farla, -Iniziò a dire il ragazzo girandole intorno come se fosse una creatura strana; Yuki si sentiva a disagio, perché quelle sensazioni le arrivavano solo ora? Paura, rabbia, timore.
-Proviene da quel pendente. –Sussurrò Kaede avvicinandosi, ma nel momento in cui la sfiorò le bruciò le dita.
-Chi sei? –Chiese a brucia pelo Kaede. Yuki non ci capiva più nulla, prese con mani tremanti il ciondolo e non le capitò nulla.
-Ti sta proteggendo, c’è qualcosa legato ad esso.  Comunque per oggi abbiamo finito, la ragazza è stremata. –Concordò Kaede per poi sedersi, anche lei era esausta. Yuki si alzò tremante e chiuse gli occhi nel momento in cui si sedette.
-Non credo che sia pronta per quel passo, ha un bel potere ma ancora instabile. – Affermò deciso Ichiru portando un grande volume.
-Ciò che stai fissando e la nostra storia, Yuki, tu sei come noi. – Dichiarò Kaede, sfogliandolo e con precisione prese una pagina, con le dita scheletriche e ossute indicò due nomi. Yuki non ci credeva. Erano i loro ideogrammi e accanto c’era il simbolo di maghi. Aveva una grande confusione in testa, sembrava la storia di uno di quei grandi libri di fantasia, ma quella non era.
-Maghi? –Domandò.
-Esattamente. Facciamo parte dell’ordine della stella, essa distrugge coloro che non stanno alle nostre leggi. È una storia lunga, forse un giorno te la racconterò. Abbiamo rigide leggi di comportamento e ogni tanto abbiamo delle missioni, per il momento siamo sotto copertura per scovare il nascondiglio dei sanguisughe, il loro capo ha distrutto il nostro facendo cadere il nostro mondo nel caos totale, lo uccideremo e lì ergerà la nostra diplomazia. –Sentenziò. Per poi continuare – se notassi qualcosa di anomalo riferiscilo subito, li cattureremo e li distruggeremo una volta e per sempre. –tali parole la tagliarono in due. Una parte di lei ne fu terrorizzata.
Il cielo era diventato nero, un altro giorno era passato tra quelle mura.
Si apprestò a ritornare a casa, anche se… i pensieri le giunsero con fermezza bloccandola. Lei sapeva, lei non aveva parlato e perché? Era semplice aveva capito che sua sorella si stava  innamorata, e di chi? Di un vampiro. Haruka era un nobile e faceva parte della famiglia reale, be non aveva visto altri della loro famiglia, ma suo cugino era men che non si dica il Re. Era perfetto per quel ruolo, ci calzava a pennello. Si sbloccò e procedette.  Tutta quella situazione le stava iniziando ad andarle stretta, non voleva essere immischiata anche in quella cosa. L’ordine della stella, mai sentita. Era esausta ma un grande macigno le pesava sul cuore, non poteva privare la sua gemella di quell’amore appena sbocciato. Era suo dovere proteggerla a tutti i costi. Giunse in casa prima che il cielo si aprisse e una cascata di acqua. Che cosa doveva fare?
 
 
Kaname giunse poco dopo a casa. L’aveva seguita senza dire nulla. Aveva notato il suo sguardo perso, vuoto. L’era successo qualcosa, ma cosa? Una strana sensazione gli procurò un dolore al petto, che cosa significava? La sua andatura stanca, i capelli macchiati da una strana sostanza verdastra, il suo viso pallido. Che cosa c’era andata a fare in quel palazzo, di certo non per studiare, aveva il sentore che accadesse qualcosa tra quelle mura e lo avrebbe scoperto.
Erano due di notte e la pioggia non voleva cessare, il camino scoppiettò e sospirò.
Fu in quel momento che si accorse dello sbattere di una porta. Si alzò e si diresse verso la porta che conduceva al giardino interno, la chiuse ma si accorse che c’era qualcuno vicino al portico, ma non se lo immaginava chi fosse. Indossava una lunga maglietta che l’è arrivava sulle ginocchia, i capelli sciolti e il viso verso l’alto.
Yuki si trovava sotto la pioggia, mentre il suo corpo tremava per il freddo e per qualcos’altro. Era una pazza. Perché affondare il viso in quella pioggia ghiacciata.
Non fece nulla solo guardarla, mentre lacrime silenziose scendevano dal suo pallido viso, mentre la pioggia cessava. La sua anima gridava e nessuno accorreva per salvarla. Era piccola e glaciale, ma dentro di se racchiudeva tanta forza. Chissà chi l’aveva ferita in quella maniera.
S girò per andarsene quando captò uno spostamento di aria, si voltò e la ritrovò al suolo. Non ci pensò un secondo in più, si ritrovò al suo capezzale, la maglia era diventata trasparente e si notava le sue forme da donna, l’accarezzò gentilmente le guance rosse.
-Perché tenti di ucciderti? –Mormorò sottovoce prendendola in braccio era talmente leggera che sembrava irreale. La portò in camera sua, e notò i vari libri sparpagliati ovunque.  Non se la sentiva di lasciarla bagnata e così con i suoi poteri l’asciugò facendosi trasportare dal momento le diede un bacio sulla fronte –riposati –le sussurrò. Fu in quel momento gli cadde l’occhi su alcuni titoli, li presi e poi la guardò.
“Magia ancestrale. Immortali. Pozioni e intrugli …”
Che cosa significava? E perché stava leggendo quelle porcherie? E se fosse…? Non poteva essere. Quella ragazza era una loro spia? No. Non sapeva nulla di tutto ciò. Doveva scoprirlo, c’era in gioco troppe vite.
 
 
∞∞∞
 
 
La luce della cucina era accesa con circospezione Haruka svoltò angolo e aprì la porta che era socchiusa. Non si aspettava trovarla lì, intenta a preparare qualcosa. La osservò da dietro, con i suoi fianchi snelli e la cascata di capelli accorciati da una coda malferma. Indossava un grembiule dove i lacci erano scoordinati. Si avvicinò con calma e mise le mani sui fianchi a mo’ di rimprovero.
-Mi dici che cosa stai combinando? –Le domandò serio anche se un sorriso gli spuntò nel mentre le si voltava, Juuri aveva del cioccolato sul mento. –Dovresti riposarti. –Le disse infine. Lei rimase ferma in quella postazione, per poi parlare.
-Devo mantenere una promessa e non sarà un poco di febbre a fermarmi. –Gli disse fiera. Completò ciò che stava facendo prima di essere fermata, infornò l’impasto e poi tolse il caos che regnava sul bancone della cucina. Finito di pulire si sedette e fissò per un momento Haruka.
-Che promessa? –Domandò dolcemente, mentre le toglieva il cioccolato sul viso a quel gesto Juuri divenne rossa.
-L’ho fatta nel momento in cui mia madre morì. Mi sarei presa cura di Yuki. –Mormorò triste.
-Scusa se ho preso un tasto dolente. – Disse, posando la sua grande mano su quella sua, piccola e tremante.
-Anche se sono passati tre anni dalla sua scomparsa fa comunque male, in lei rivedo Yuki, hanno gli stessi occhi. Mi manca tanto. –Sussurrò le ultime parole, quando i singhiozzi le arrivarono in gola.
Haruka non aspettò tanto chiuderla in un abbraccio caldo, quel piccolo corpo stava tremando dalla testa ai piedi, fece pochi gesti che furono apprezzati, si sedettero nella piccola panca vicino alla finestra.
-Scusami ti sto sporcando tutta la camicia. –Disse lei allontanandosi, ma lui la riporto vicino a se.
-Non ti scusare a volte abbiamo bisogno di sfogarci e riprendere le redini della nostra vita. –Mormorò piano.
Rimasero lì per un tempo indeterminato quando la giovane iniziò a raccontare pezzi di quel passato nostalgico.
-Era solita sedersi sul prato del nostro grande giardino, ai lati ci stavano due querce centenarie. Il sole le accarezzava i capelli morbidi e lucidi e ogni qualvolta che andavo lì per lei, mi prendeva tra le braccia e mi cullava. Il suo profumo era così buono che mi addormentavo, mi sentivo protetta. Mia madre era una donna di classe e rispettata, anche se, non tutti la volevano bene. –Si fermò. Alzò il viso e si alzò per uscire la torta nel forno.
Quando lo raggiunse si sedette sulle sue gambe e appoggiò la testa sul suo petto, non fu scacciata ma amata. Sorrise e cercò di non pensare alle vicende brutte.
-Parlami della tua famiglia, non so molto. –Rise Haruka per alleggerire l’atmosfera.
Lei annuii. –Eravamo una famiglia benestante, mia madre e mio padre si erano conosciuti ad un ballo, era scoccata la scintilla e dopo due anni eravamo nati noi. Mia madre mi raccontava spesso che mio padre ci amava più di tutti, ci regalava attenzioni e doni, fino a che…scomparve. Nessuno ci diede informazioni o scoprì qualcosa, da quel momento in poi mia madre iniziò a sentirsi male. Avvertivo un cambiamento in lei. Tutto divenne buio in quella notte, quando ci lasciò sole. Ci scacciarono via dalla nostra casa e fuggimmo, ed eccoci qua. –Riassunse in fretta. Quella rivelazione scottava, si sentiva prudere ovunque.
-Scappati da chi? Sono quei loschi uomini a farvi paura? –Si alzò Haruka congiungendo le sue mani su quelli di lei che aveva il viso abbassato,- non avere paura, ti proteggerò io. –Le disse, dandole un tenero bacio sulla guancia.
-Non ti voglio mettere in pericolo. –balbettò lei.
-Nessun problema, il pericolo è nella mia natura. –
-Grazie – Balbettò.
-Per cosa? -
-Per esserci. – Affermò rossa. Haruka spalancò gli occhi e in quel momento i suoi sentimenti si condensarono e presero una piega più dritta.
Rimase a fissarla mentre ultimava il dolce, era talmente concentrata che non gli rivolgeva quei sguardi affascinati. La torta stava venendo veramente bella era di due piani, la glassatura era di cioccolato e al suo interno regnava la panna e le fragole, si chiese quando li avesse presi.
Quando ritornò alla realtà la vide china su di lui, con una fragola sporca di cioccolato, ma fu il gesto ad eccitarlo. Quella fragola vicino alla sua bocca, oh –mangia. –Gli ordinò.
Si mise dritto e la fissò- perché dovrei farlo? –Chiese.
-Ah quante parole inutili, se non la vuoi me la mangio io. – E detto questo se la mise in bocca, lasciando una strana sensazione nell’animo di Haruka. Non ci pensò proprio per prenderla tra i fianchi e sbatterla sul muro. Sentiva la solita reazione di eccitazione quando beveva del sangue, ma quella era più forte, travolgente. Voleva assaggiarla, farla godere. Le leccò il collo, mentre lei gli aveva lasciato campo libero senza sapere di ciò che le stava veramente accadendo.
Le baciò il collo esile e succhiò la pelle per poi vedere la vena sporgere. Lottò contro se stesso per rimmergere da quella sete incontrollabile, e infine ci riuscì.
Juuri era del tutto sconcertata da quella passione che stava leggendo nello sguardo di Haruka, il ragazzo la mollò su due piedi per allontanarsi a gran passi.
Scivolò dal pavimento per rannicchiarsi su se stessa e sentire il battito del suo cuore correre all’impazzita. Che cosa era quella sfumatura di obblio nelle sue iride? E perché aveva sentito quell’eccitamento immischiato al brivido?
 
Haruka era giunto in camera sua appena in tempo, si osservò allo specchio e vide i suoi occhi rossi risplendere, aveva sete e non di un qualunque calice di sangue, ma il suo. Sentiva ogni goccia del suo sangue nelle sue vece, il suo corpo era pieno di quel liquido vitale per lui. Chiuse le nocche fino a farle diventare bianche, non poteva morderla, non poteva farla sua. Perché il destino era talmente crudele? Perché non la poteva amare come qualsiasi uomo? Chiuse gli occhi, ma fu invano le zanne uscirono fuori dalle sue labbra, era un mostro, lei si sarebbe spaventata a quella vista. Il suo animo era già tormentato, non poteva distruggerla ancora.
Fu una notte lunga, la più devastante, fino a che prese una decisione sofferta. Non sarebbe stato mai più.
 
 
 
 
 
Salve.
Non è un miraggio sono veramente ritornata. Perdonate il ritardo, ma lo sapete che devo scriverne tante di quelle storie che il tempo scarseggia. Abbiamo un’altra fetta di questo fantomatico mistero. I due vampiri stanno cedendo alle tentazioni, in effetti solo uno per il momento, ma non sarà il solo.  Il mistero s’infittisce anche su ciò che scopre Yuki, poverina non ci sta capendo più nulla, mentre i godo. Infatti finalmente ho visto una luce infondo a questo tunnel, so come la potrò finire.
Ok vi lascio e aspetto le vostre opinioni. Alla prossima.
Heart
  
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