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Autore: sissi149    22/03/2016    5 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Al mattino, quando i Ribelli scesero dagli alberi, poco dopo l'alba, poterono rendersi conto della devastazione causata dal passaggio dei lupi: pentole e vettovaglie erano sparse per la radura, ogni traccia del cibo abbandonato a terra nella fretta era sparita e i cadaveri del cavallo e di alcuni lupi giacevano abbandonati e sventrati.

“Voi! - sbraitò Kojiro ad un gruppo di uomini – Occupatevi di quelle carcasse, vedete di sbarazzarvene prima che attirino altre bestie.”

Le donne, invece, avevano cominciato a raccogliere gli utensili.

“Accidenti! Queste le avevamo appena lavate, ci toccherà tornare al fiume oggi.” Disse una, sistemando in un cesto delle tele bianche ricoperte di impronte.

Yayoi stava trasportando un paio di secchi vuoti, quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla. Sussultò leggermente.

“Come stai?” La voce amichevole di Jun la raggiunse, facendola voltare.

“Meglio, anche se... dovrei essere io a chiederlo a te. Hai preso la pozione?”

“Io sto bene, non devi più preoccuparti per me. - il Principe sorrise, ma si accorse che la Strega era reticente – Qualcosa non va?”

La donna sospirò.

“Mi sento, come dire, sconfitta. Avrei dovuto essere in grado di difendermi da sola, avrei dovuto essere più forte.”

“Cosa avresti potuto fare da sola contro un lupo?”

Yayoi scosse la testa, sapeva che se avesse mantenuto la calma sarebbe riuscita a usare i suoi poteri di Strega Bianca. Purtroppo per certi incantesimi aveva sempre avuto bisogno di molta concentrazione, a differenza di altre Streghe, in grado di evocare magie difensive quasi istintivamente, una volta che le avessero apprese. In più c'era il fatto che sua madre era tuttora considerata una delle Streghe Bianche più potenti degli ultimi anni.

“Credo che andrò al fiume, a riflettere. Da sola.”

A quella precisazione il Principe sentì una vampata di calore salirgli sul volto al ricordo di ciò che era avvenuto l'ultima volta al fiume.

Per tutta la mattinata ci fu un via vai di gente indaffarata: chi cercava di sistemare la radura e riportarla al suo aspetto originario, chi uscì a procurarsi nuovi viveri, nonostante la maggior parte delle provviste fosse ancora al sicuro nel magazzino su un albero. Ken fu inviato sulle tracce del branco, per capire se si fosse allontanato a sufficienza.

Dopo il pranzo frugale Kojiro convocò tutti gli uomini dei Ribelli nel prato, mentre la maggior parte delle donne era al fiume, poiché aveva un importante annuncio da fare. I compagni erano molto sorpresi, pensavano che avrebbero dovuto raggiungere un villaggio piuttosto lontano quel pomeriggio, il cambio di programma giungeva inaspettato: forse Hyuga voleva aumentare le misure di sicurezza nei confronti degli animali selvatici dopo quanto accaduto la sera precedente.

Il Capo dei Ribelli si alzò e subito il chiacchiericcio si mutò in silenzio.

“Questa notte ho preso un'importante decisione: dobbiamo migliorare le nostre abilità di combattimento. Quando ci siamo trovati a dover affrontare la Guardia Reale, siamo stati in netta difficoltà. Temo che sempre più spesso avremo a che fare con i soldati, perciò dobbiamo essere pronti.”

“Hai ragione, ma chi ci aiuterà in questo?” Chiese Takeshi, ancora colpito dalla perdita dell'amico Shimada.

Kojiro sorrise quasi beffardamente:

“Qualcuno che non immaginereste mai.” Con la mano fece cenno al Principe di avvicinarsi.

Questo apparve, con la spada fissata in vita, cosa che non sfuggì a Wakashimazu, e lo sguardo fermo e deciso:

“Io vi insegnerò a combattere, in modo da potervi, in un primo tempo, difendere dalla Guardia e successivamente poter sfidare apertamente Kanda.”

Molti Ribelli si guardarono attorno spaesati, scambiandosi occhiate perplesse, non potendo credere alle loro orecchie e ai loro occhi.

“È uno scherzo?” Esclamò Ken, balzando in piedi di scatto.

“Assolutamente no. - rispose Kojiro, incrociando le braccia la petto – Tutti voi ascolterete i suggerimenti del Principe: ha avuto un addestramento simile a quello dei soldati e quindi può insegnarvi cose utili. È un ordine.” Aggiunse in tono che non ammetteva repliche.

Tuttavia ci fu qualcuno che osò rivolgere un'obiezione:

“Il Principe è un nostro nemico, perché dovremmo ascoltarlo?”

“Il vero nemico, nostro e di tutto il Regno di Yomiuri Land, è Koshi Kanda: è lui che dobbiamo combattere.” Kojiro cominciava a spazientirsi, quando intervenne Jun, calmo e pacato, come se fosse ad un'udienza popolare alla Fortezza Musashi e un contadino avesse chiesto aiuto per risolvere un problema:

“So che per voi è difficile fidarvi di me e so anche di avere delle colpe in ciò che tutti voi avete sofferto: era mio compito vigilare anche sull'operato del Sovrintendente. Per questo vi chiedo scusa, ma allo stesso tempo vi chiedo di combattere insieme per un obiettivo comune: riportare la giustizia nel Regno.”

La dichiarazione d'intenti del Principe scatenò nuovamente il brusìo tra i Ribelli che si divisero in fazioni: chi era assolutamente contrario alla decisione del Capo e chi tentennava, pur non essendo particolarmente entusiasta.

“Io ci sto! - La voce di Ryo Ishizaki si levò da uno dei posti più in fondo al gruppo – Quest'uomo ha salvato mia moglie la scorsa notte, dimostrargli un minimo di fiducia mi sembra la prima cosa per ringraziarlo di ciò che ha fatto.”

Spinti dall'esempio di Ishizaki, anche gli altri fuorilegge accettarono di venire addestrati da Jun, sotto lo sguardo incredulo di Maki: chi l'avrebbe detto che sarebbe stato quello sconsiderato di Ryo a far ragionare i compagni. Dal canto suo la donna non aveva dubbi, avrebbe certamente accettato l'aiuto del Principe anche se fosse stata l'unica, da una parte perché si fidava del giudizio di Kojiro, dall'altra perché aveva avuto modo di conoscere meglio Jun in quei mesi di prigionia.

Solo Wakashimazu restava fermo sulla sua posizione: non era assolutamente intenzionato ad accettare la situazione, si sentiva tradito da Kojiro, forse il suo migliore amico.

“Io non prenderò lezioni da te, Principe dei miei stivali!” Esordì aggressivo.

Hyuga voleva intervenire per riportare all'ordine il suo sottoposto, ma un gesto di Jun lo bloccò:

“Se risolvessimo la questione da uomini?”

“Un duello?”

Il Principe annuì, sicuro.

“Vinco io, accetterai che insegni ai tuoi compagni a combattere, vinci tu e io resterò buono nella mia capanna tutto il tempo.”

La posta in gioco era alta, ma Jun sapeva che se voleva guadagnare quantomeno il rispetto del Ribelle, doveva rischiare. Sotto sotto sapeva anche che l'addestramento non era l'unica cosa per cui si sarebbero sfidati.

“Takeshi, porta due bastoni.” Ordinò Kojiro, incrociando le braccia non del tutto convinto.

“Aspetta! - ribatté Ken – Abbiamo entrambi un'arma vera, io non ho paura di usarla. Tu?”

“Come preferisci. Facciamo al primo sangue?”

“Al primo sangue sia.”

I duellanti sfoderarono le spade e si misero in posizione, con Maki che fungeva da arbitro: in un duello al primo sangue il primo che fosse rimasto ferito, che avesse perso sangue, anche in maniera lieve, era dichiarato sconfitto.

La donna diede il segnale e le lame si incrociarono. I primi colpi furono per entrambi di studio: non eccessivamente veloci o violenti, mirati ad individuare i punti deboli dell'avversario, dove questo tendesse a scoprirsi più facilmente, dopotutto bastava un solo affondo ben piazzato per vincere.

Si muovevano in circolo, leggeri sull'erba e guardinghi.

Fu Ken a prendere l'iniziativa ed aprire seriamente le ostilità, puntando alla gamba sinistra del Principe, ma questo intuì la mossa e parò la lama senza troppi problemi, indietreggiando di un passo. Fu la sua volta di proporre l'attacco, cercò di raggiungere la spalla con la punta della spada, ma fu lui a venire respinto.

I colpi si fecero più frequenti, i due contendenti si spostavano attraverso la radura, incuranti di radici, utensili e quant'altro ci fosse sul terreno, riuscivano sempre ad evitarli in maniera elegante.

Kojiro stesso rimase colpito dallo spettacolo, mentre Takeshi ne era addirittura affascinato.

“Non male per un Principino viziato!” esclamò Ken.

“Non male per un fuorilegge!” Replicò Jun, approfittando dello scambio di battute per riprendere fiato. Si rendeva conto di essere fuori allenamento: doveva trovare il modo di chiudere il duello in fretta o sarebbe stato quasi certamente sconfitto, fisicamente Wakashimazu era molto più in forma di lui.

Il Ribelle sembrò leggergli nel pensiero e aumentò ulteriormente la frequenza dei suoi fendenti, colpendo quasi rabbiosamente. Era così convinto di aver messo alle strette il Principe, che cominciò a prestare meno attenzione a coprirsi nei punti di vulnerabilità, preso dalla foga degli attacchi.

E Jun ne approfittò: finse di sbilanciarsi per far scoprire ulteriormente l'avversario e poi affondò la spada, arrivando a segno esattamente dove aveva stabilito.

Ken cadde a terra e un rivolo di sangue zampillò dal suo braccio sinistro, decretando la vittoria del Principe.

Per un istante tutto si fece immobile, il tempo sembrò fermarsi, mentre i Ribelli trattenevano il fiato, aspettando la reazione del loro compagno. Jun si avvicinò lentamente, riponemdo la spada nel fodero improvvisato che era riuscito a rimediare quella mattina, e tese la mano all'avversario, per aiutarlo a rialzarsi. Il Ribelle la allontanò con un gesto secco, rimettendosi in piedi e voltando le spalle a tutti fece per allontanarsi: il suo orgoglio ferito bruciava come una fiamma nel petto.

“Aspetta!” Il Principe lo chiamò.

“Che vuoi, principino, gongolare della tua vittoria?”

Jun scosse la testa, guardandolo fisso, ma senza nessun segno di derisione o ostilità:

“Wakashimazu, giusto? Sei il figlio di Katsumoto, il vecchio Maestro d'Armi di mio padre?”

Ken restò muto per un istante, non si aspettava che il Principe nominasse il genitore: la sua famiglia aveva lasciato l'impiego alla Fortezza e la Cittadella molto tempo prima, quando lui era ancora un bambino.

“E con ciò?” Chiese girandosi verso l'interlocutore.

“Le tue conoscenze del combattimento potrebbero essere utili ai tuoi compagni. Sei bravo, anzi, credo che come arciere tu sia migliore di me. Addestrali anche tu, addestriamoli insieme e i Ribelli saranno veramente in grado di fronteggiare la Guardia Reale!”

Wakashimazu scrutò attentamente il Principe, spostando il peso da un piede all'altro, non sapendo che fare: si sentiva sconfitto totalmente e non solo sul piano tecnico, tuttavia nonostante questo decise di credere a Jun. Si avvicinò tendendogli la mano.

“Ci sto!”

“Bene! Kojiro, tu hai qualcosa da dire?” Il Principe si rivolse al Capo dei Ribelli, dato che nel loro accordo era incluso che la decisione finale spettasse sempre a lui.

“A me sta bene. - Rispose l'uomo – A patto che Ken non abbandoni il suo ruolo di spia nella Cittadella, nessuno sa intrufolarsi come lui dentro e fuori da quel posto senza essere scoperto. E ora tutti al lavoro! Abbiamo perso fin troppo tempo!”

 

 

 

 

Yayoi sentiva il vociare delle altre donne impegnate a fare il bucato provenire da poco più a valle. In mattinata le cose da sistemare al villaggio erano state parecchie e solo in quel momento era riuscita a trovare degli attimi per sé stessa, per cercare di capire meglio cosa non avesse funzionato la notte appena passata. Era al fiume perché lo scorrere dell'acqua l'aiutava a rilassarsi e meditare, ma non voleva la compagnia delle altre, aveva bisogno di stare sola.

Seduta sulla riva, immerse la punta dei piedi nell'acqua e cominciò a pensare a quando da bambina, a 9 anni, aveva mostrato per la prima volta le sue capacità magiche. Sua madre aveva subito capito che il suo destino sarebbe stato quello di ripercorrere le sue tracce come Strega Bianca ed aveva cominciato a fornirle i primi rudimentali insegnamenti.

Ma le cose non erano andate esattamente nella maniera più corretta: Akiko Aoba era una Strega Bianca molto potente eppure la bambina sembrava aver ereditato solo una piccola parte del potere della madre. La cosa non aveva turbato Akiko, poiché l'inizio del vero addestramento come Strega sarebbe avvenuto solo qualche anno più tardi e ogni Strega aveva tempi di maturazione diversi della propria energia.

Yayoi sospirò e i suoi ricordi si spostarono nel tempo, a quando aveva quattordici anni e con i suoi genitori aveva finalmente intrapreso il viaggio verso l'isola segreta di Shikoku, dove sarebbe stata immersa nella Fonte ed avrebbe ottenuto il suo tatuaggio, segno della sua iniziazione vera e propria all'utilizzo della magia. Tutte le Streghe Bianche dovevano bagnarsi in quelle acque per venire riconosciute come tali dal gruppo. Suo padre le aveva accompagnate fino all'imbarcazione, poi le aveva dovute lasciare: l'accesso all'isola era consentito solo a coloro che avevano magia nel sangue o agli Scrutatori, coloro che potevano percepire la magia racchiusa negli altri esseri umani.

Sull'isola risiedevano le Streghe anziane, coloro che avevano esaurito la loro missione nel mondo e preferivano trascorrere gli ultimi anni di vecchiaia nella quiete e nella speranza di vedere crescere nuove giovani Streghe. Una volta anche il loro gruppo era più numeroso e sull'isola esisteva una vera e propria scuola per educare le giovani, ma con la drastica diminuzione del numero delle Streghe Bianche ormai il sapere veniva trasmesso direttamente da madre a figlia e molti dei Grigi purtroppo restavano senza istruzione, poiché non riuscivano più ad essere individuati.

Al loro arrivo lei e la madre erano state accolte con grandissimo entusiasmo, poiché era molto tempo che sull'isola non giungeva una giovane da iniziare, per di più trattandosi della figlia di Akiko sarebbe sicuramente diventata una delle Streghe in grado di cambiare più di un destino, c'era grandissima aspettativa su di lei, da parte di tutte. Fu organizzata una cerimonia di tutto rispetto: alla giovane fu fatto indossare solo un corto abito di seta bianca finissima e le furono decorati i capelli con numerosi fiori, dopo di che fu scortata fino alla Fonte da un corteo di torce. La cascata d'acqua aveva un aspetto così imponente anche al buio ed il gorgogliare delle acque era così forte che Yayoi aveva sentito il cuore fermarsi per un istante, ad aggiungersi al pesante macigno che le chiudeva lo stomaco per la paura di deludere tutti. Invitata dalle anziane era entrata nell'acqua, dirigendosi con passo titubante verso la Fonte ed era accaduto l'inimmaginabile: la Fonte l'aveva respinta, le aveva negato l'accesso alle sue profondità, non ritenendo la sua magia abbastanza potente o pura.

Yayoi non aveva mai visto negli occhi di sua madre tanta tristezza come in quel momento ed il ricordo le fece salire le lacrime agli occhi e le fece pensare che forse la Fonte aveva avuto ragione quella notte, del resto anche la notte precedente, durante l'attacco dei lupi, aveva fallito nell'usare la sua magia.

I ricordi però non si fermarono a quel punto, ma la condussero ai pochi giorni successivi all'accaduto mentre si trovava ancora a Shikoku. Sua madre le rivolgeva a stento la parola, mentre aveva sentito le anziane che bisbigliavano alle sue spalle. Solo una di esse si era dimostrata solidale con lei, cercando di consolarla. Una notte in cui non riusciva a dormire aveva sentito una voce chiamarla ed invitarla ad uscire. Inizialmente spaventata, si era alzata ed aveva seguito il richiamo quasi meccanicamente, acquistando sicurezza ad ogni passo. Quale fu il suo stupore quando si accorse che era arrivata alla cascata e che era la Fonte stessa a chiamarla. Carica di nuova determinazione aveva deciso di arrivare fino in fondo ed in più nessuno era presente ad assistere ad un suo ulteriore fallimento. Aveva proseguito e la Fonte l'aveva accettata, permettendole di bagnarsi in essa, avvolgendola tutta d'acqua, di luce e di calore: la sua prova era iniziata.

Non ricordava molto di quello che era accaduto in seguito, solo che le anziane l'avevano trovata la mattina successiva svenuta e febbricitante sul bordo della Fonte. Solo quando l'avevano spogliata per metterle degli abiti asciutti avevano visto che aveva ricevuto il tatuaggio della mezza luna sulla schiena, segno che era stata considerata una Strega Bianca a tutti gli effetti.

Anche se alla fine era riuscita nel suo intento e a mantenere le aspettative di tutti, Yayoi aveva sentito che quell'episodio aveva creato una frattura nel rapporto tra lei e sua madre.

Con un gesto secco Yayoi si asciugò le lacrime, dandosi della stupida per avere ancora quel genere di reazioni dopo dieci anni. Eppure sapeva che ciò che era successo alla Fonte era solo uno dei momenti in cui non si era rivelata all'altezza, in cui la magia non era stata sufficiente in lei. Le sue conoscenze mediche erano complete, tanto che in quel campo non avrebbe avuto problemi a zittire anche un Priore, ed era diventata un'abile pozionista, i composti che realizzava accompagnati dai suoi incantesimi avevano sempre ottenuto il risultato sperato, ma al suo livello di esperienza avrebbe anche dovuto essere già in grado di curare determinate ferite emanando la magia direttamente dalle mani, senza bisogno di troppi intrugli, mentre con gli incantesimi difensivi aveva ancora problemi nelle forti situazioni di stress.

“Yayoi!”

Sollevò di scattò la testa a quel richiamo, pensando che fosse una delle donne che si era spostata più a monte, ma non vide nessuno.

“Yayoi!”

Voltò la testa a destra e sinistra e ancora nessuno, sembrava il fiume a chiamarla. Pensò di essere suggestionata dal ricordo della Fonte, quelle acque erano magiche, ma davanti a lei ora c'era un semplice corso d'acqua.

“Yayoi!”

Al terzo richiamo la donna non poté più avere dubbi: la voce veniva dal fiume. Come dieci anni prima, nonostante la paura seppe istintivamente cosa fare. Si sollevò in piedi e tolse il vestito, restando solo con la sottoveste bianca, come era accaduto qualche tempo prima con Jun. Il pensiero del Principe stranamente le diede ulteriore determinazione. Entrò nell'acqua ed avanzò fino al centro del letto del fiume.

“Yayoi, ti sto aspettando.”

La voce si fece quasi impaziente e la donna si immerse completamente, sentendo il tocco della corrente e la sua freschezza raggiungere ogni fibra del suo corpo, era come una piacevole carezza.

“Finalmente sei qui, tesoro.”

La voce parlò nuovamente e Yayoi spalancò gli occhi, venendo però quasi accecata dalla luce in cui si stagliava una figura maestosa, le cui ampie vesti candide fluttuavano leggere e quasi impalpabili. Era impossibile per lei non riconoscerla.

“Madre? Sei proprio tu?”

“Sono io piccola.” Rispose Akiko Aoba annuendo, poi guardò la figlia e una profonda tristezza apparve nei suoi occhi.

Per un istante Yayoi avrebbe voluto andarsene, uscire da quella visione in cui era entrata involontariamente, sentendo ancora una volta che sua madre non riusciva a guardarla senza provare la delusione per quella notte neppure in quel luogo fuori dal tempo. Furono le parole di Akiko, le ultime che avrebbe pensato potessero uscire dalle sue labbra, a trattenerla.

“Perdonami, piccola, perdonami per quello che è accaduto alla Fonte.”

Yayoi sgranò gli occhi, confusa:

“Madre, sono io che ho fallito, sono io che dovrei essere perdonata.”

“No! - Replicò ferma Akiko – Sono stata io ad impedire che la Fonte ti accettasse la prima volta. Io e tutte le altre. Ti abbiamo caricata di una responsabilità tale che ha schiacciato il tuo vero essere, ha schiacciato la tua magia. La Fonte ha sentito tutto ciò e non ha voluto accoglierti per questo motivo.”

“Non riesco a comprendere.”

“Tesoro, la Fonte ha voluto che foste solo tu e la tua magia a entrare nelle sue acque, senza interferenze esterne, per questo ti ha chiamato a lei quando nessun altro sarebbe stato presente.”

Yayoi scosse la testa, sentendo le lacrime salirle agli occhi.

“Ma tutte avete sempre detto che era impossibile che la Fonte mi avesse chiamato, non dopo avermi respinta. E le anziane hanno sempre sostenuto che il fatto che mi abbiate trovate svenuta e che non ricordi nulla di ciò che è accaduto durante la prova significa che non avrei dovuto farlo. E credo che abbiano ragione.”

Lo sguardo di Akiko si indurì:

“Non pensarlo nemmeno per un istante: essere una Strega Bianca è il tuo destino. Le anziane non hanno capito nulla di ciò che è accaduto in quei giorni, e hanno dato la spiegazione per loro più razionale. Io stessa ho impiegato molto tempo a capire il mio errore, il mio orgoglio mi ha impedito di analizzare lucidamente i fatti e ti chiedo di perdonarmi per questo. Se avessi compreso prima non avrei permesso che ti portassi dietro per tutti questi anni l'insicurezza che hai dentro. Ti chiedo un'altra volta perdono.”

Ora dagli occhi di Akiko le lacrime sgorgavano abbondanti e Yayoi si accorse di avere anch'essa le guance rigate. Di slancio si avvicinò alla madre e si rifugiò nel suo abbraccio.

“Mamma! Mi sei mancata.”

“Lo so tesoro, lo so.”

Restarono a lungo abbracciate. Per Yayoi il momento era quasi perfetto, aveva finalmente la certezza che sua madre le volesse bene come sempre ed il suo abbraccio era caldo e rassicurante.

“Mamma, vorrei poter essere una Strega forte come te.”

La donna la allontanò un poco da sé, dolcemente, per poterla guardare negli occhi:

“No Yayoi, tu non puoi essere come me o come chiunque altro. Tu sei e sarai completamente padrona della tua magia solo quando sarai te stessa, solo quando ti libererai della paura del giudizio degli altri su di essa. Sei ancora troppo legata a questo.”

Yayoi tentò debolmente di replicare:

“Ma mamma, ieri sera non ho potuto evocare un incantesimo di protezione.”

“Ieri sera è passato, lasciatelo alle spalle e concentrati su di te. Non pensare, affidati agli insegnamenti della Dea, affidati all'amore. Solo l'amore può farti riuscire.”

“Io... ci proverò.”

“E ricorda anche un'altra cosa fondamentale: tu sei più forte di quanto immagini.”

Akiko si staccò definitivamente dalla figlia, cominciando lentamente a retrocedere. La sua figura si faceva sempre meno definita, sempre più evanescente.

“Mamma! Non andartene! Resta ancora!”

“Ricorda!” Fu un sussurro appena percepibile.

“Mamma!”

Yayoi lo gridò in un ultimo disperato tentativo di trattenerla, allungando anche le braccia in avanti, ma si trovò a riemergere dal fiume, quasi a corto di fiato.

Si guardò intorno, dubitando di aver avuto solo un'allucinazione.

Il chiacchiericcio delle donne del villaggio era scomparso, segno che dovevano essersi avviate per rientrare. Il sole era decisamente calato rispetto al momento in cui era entrata in acqua. Portandosi una mano alla fronte improvvisamente la Strega realizzò di essere restata sott'acqua per delle ore, senza poter respirare ed era sopravvissuta: non era un tipo di magia che tutte le Streghe erano in grado di effettuare,era molto rara, e lei l'aveva fatta senza rendersene conto. In lei lentamente si fece strada la consapevolezza che la sua magia era realmente più potente di quanto avesse immaginato fino a quel momento.

Un brivido di freddo la scosse. Si alzò e si diresse a recuperare i suoi vestiti, forte e determinata come non lo era mai stata finora.


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Allora, inizialmente tutta la seconda parte su Yayoi non era prevista, c'era una parte che ho ritenuto meglio incorporare al capitolo successivo per conferire maggiore unità a ciò che accadrà di là. Inoltre credo  che questo squarcio sulla psicologia di Yayoi ci aiuti a capire perché durante l'attacco dei lupi non sia riuscita a difendersi, mentre alle sue prime apparizioni sembrava molto più forte e decisa. E' uno step che credo sia stato utile mostrae nel percorso di evoluzione del personaggio.
Inoltre a me personalmente ha permesso di approfondire lo "studio" della mitologia di questo mondo. *__*

Qui, come si è già avuto modo di capire abbiamo avuto la conferma che le Streghe Bianche principalmente si trasmettono  i loro poteri da madre a figlia. Me esistono altri modi per ottenerei poteri: uno molto raro è quello di ricevere una grazia direttamente dalla Dea Machiko in un momento di particolare necessità. Oppure ci sono i Grigi che sono tutte coloro che nascono possedendo della magia di cui non sono a conoscenza e che non ha ancorauna "direzione": sarà il tipo di istruzione ricevuta e l'inclinazione personale a portare lamagia a definirsi come Bianca o Nera. Senza istruizioni i Grigi possono anche restare ignoranti per tutta la vita sulle loro potenziali capicità magiche.
Qui entrano in gioco gli Scrutatori, coloro che possono vedere le aure prodotte dalla magia posseduta, quindi vedere alono bianchi, neri, o grigi. E sì, Ken è uno Scrutatore, non avevo dimenticato il suo potere! ;) Gli scrutatori nascono neutrali, sono le loro scelte personali a decidere se farli alleare con le Streghe Bianche o Nere e quindi quale delle due fazioni aiutare a reperire i Grigi.
In questo mondo la magia funziona a "fasi": ci sono periodi in cui sono presenti moltissime persone in gardo di padroneggiarla ed altri in cui ce ne sono poche. La nostra storia si colloca in questo secondo caso, ma non è detto che in futuro le Streghe aumentino nuovamentei loro ranghi.

Spero di non avervi annoiato con la pappardella! ;)
  
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