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Autore: Blue Eich    22/03/2016    0 recensioni
«Sakuya?» chiamò la vocina, sommessa e tenera, di Flandre. Sembrava prossima ad affondare, tant'era minuta, nei cuscini del divano. «Suoni qualcosa? Per favore.» Puntò l'indice verso il pianoforte a coda nell'angolo del salone, coperto da un pesante drappo rosso.
«Certo, signorina Flandre, se mi promette che farà la brava» cinguettò Sakuya, con sufficienza. «E se la mia mistress non ha nulla in contrario, ovviamente.»
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Flandre Scarlet, Remilia Scarlet, Sakuya Izayoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Lovely Lullaby 

 

La pioggia batteva a catinelle sul tetto della dimora Scarlet. Fredde goccioline scivolavano sulle vetrate a cupola, sostituendosi l'una dopo l'altra. Nuvoloni nero pece erano raggruppati nel cielo. Ogni tanto lampi bianchi e muti lo illuminavano pochi istanti, in mezzo a un turbine di stille violente e il fischio del vento veloce.

Flandre si rigirava tra le mani una bambola da collezione, dal viso di porcellana, con le trecce e il vestito di fronzoli. Ennesimo giocattolo preso in prestito da camera di sua sorella. Non doveva assolutamente romperla, sennò stavolta si sarebbe scatenato un litigio serio, fatto di pugni e graze.

Remilia era seduta al tavolo. Sopra un centrino di pizzo c'era un vaso, dentro cui sistemava dritto un bouquet di rose bianche e nere, le sue preferite. Aveva scelto una delle tante domestiche, costringendola – nonostante la burrasca – a coglierle una a una nei cespugli irti del giardino.

«Sakuya! Su, fammi divertire» pretese, in tono un po' capriccioso, da bambina di famiglia nobile che non accetta un “no” come risposta. Si sedette accanto a sua sorella, con una mano chiusa a pugno in guancia e il gomito posizionato sul bracciolo di sinistra.

La capo-cameriera eseguì un inchino, mostrando un sorriso servizievole. «Come desidera, mistress. Potrei realizzare per lei un numero di magia…» Dal suo palmo comparvero un cilindro e una bacchetta, estratti da dentro la tasca del grembiule. «O di destrezza!» A uno schiocco, in bilico sul suo naso apparve un piatto fondo, che lanciò, riprendendolo roteante come un frisbee sulla punta di un dito. Era disposta a tutto, per il divertimento della sua padrona.

«Sakuya?» chiamò la vocina, sommessa e tenera, di Flandre. Sembrava prossima ad affondare, tant'era minuta, nei cuscini del divano. «Suoni qualcosa? Per favore.» Puntò l'indice verso il pianoforte a coda nell'angolo del salone, coperto da un pesante drappo rosso.

«Certo, signorina Flandre, se mi promette che farà la brava» cinguettò Sakuya, con sufficienza. «E se la mia mistress non ha nulla in contrario, ovviamente.»

Remilia alzò le spalle, fingendosi impassibile. Poteva essere qualcosa d'intrigante, diverso dai soliti giochini che l'annoiavano dopo poco.

Sakuya si sedette sullo sgabello, dopo aver dato una leggera passata di spolverino sui tasti bianconeri. Riempì la stanza con la dolcezza di una canzone, classica, malinconica, in sottofondo allo scroscio ovattato della pioggia.

Flandre socchiuse gli occhi, quasi in ipnosi. La bambola finì di lato, con i finti capelli sparsi, come i tentacoli di una medusa. Prese a mormorare sottovoce le note, che la cullavano come la ninnananna di un carillon. Amava le ninnananne: la facevano sentire protetta, calmando il suo animo nei momenti brutti. Si accoccolò contro il petto di Remilia, stanca.

Remilia le accarezzò la fronte distrattamente, sempre mantenendo una certa discrezione. Non era così insensibile da spingerla via. Non avrebbe nemmeno potuto, in realtà: le si era stretta al busto come una catena della sua Lancia di Odino. Le suscitava un po' di disagio sentire i suoi pugnetti afferrarle il vestito con poca forza, la sua testa che ondeggiava pianino e le labbra, che farfugliavano la melodia confusamente.

Quando anche l'ultima nota riecheggiò nel silenzio, le due sorelle dormivano insieme. La nuca di Remilia, china, sfiorava i ciuffi biondi di Flandre, che respirava serena incatenata a lei. Sakuya, al vederla, non poté reprimere un sorriso intenerito. 



 

   
 
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