Fade away

Vera era seduta su una panchina, con la brezza autunnale leggera come una carezza a sfiorarle la pelle.

Con un gesto lento e calcolato, aprì la borsa. Eccola lì, la sua rosa. Era trascorsa ormai una settimana dall'ultima volta che lo aveva visto; le si era impressa chiaramente l'immagine del suo tenue sorriso, prima che si voltasse con le mani disinvoltamente ficcate in tasca, lasciandola imbambolata, con ancora l'agitazione nel cuore e le guance color porpora. A quel ricordo sorrise lievemente, carezzando un petalo con l'indice inguantato di bianco. Era floscio e di un colore molto più scuro e sbiadito rispetto ad alcuni giorni prima. Anche il suo dolce profumo era difficile da avvertire, ormai. A vederla così, le sembrava impossibile che fosse la stessa rosa di un vivido rosso che le era stata donata allora, quando le dita fini di Drew avevano sfiorato per un attimo le sue, facendola sussultare e sudare freddo per l'emozione improvvisa. Eppure era così, succedeva ogni volta, ma non riusciva ancora a farci l'abitudine.

Senza perdere quel sorriso sicuro, afferrò la borsa aperta e la capovolse; il gambo dell'elegante fiore cadde accanto a lei, mentre tutte le sfoglie vizze e raggrinzite che si erano già staccate lì dentro si riversarono fuori in massa. Il vento non esitò a trascinarle con sé, una dopo l'altra. “Le rose muoiono e svaniscono lontano…” pensò, guardando quel turbine di petali passi danzare aggraziatamente nell'aria e farsi sempre più distante. Entro poco non rimase che il fusto spoglio, tristemente abbandonato, che di bello ormai non aveva più niente. Vera se lo portò in grembo, serena, con una mano sul cuore e lo sguardo addolcito, fisso su di esso. “Ma il loro significato non mi lascerà mai.”