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Autore: Angel TR    24/03/2016    2 recensioni
She saw my silver spurs and said let's pass some time
And I will give to you summer wine

Lana del Rey - Summer Wine.
{Avvertimenti e note all'interno | Raccolta disomogenea | LilixAsuka}
{Storie partecipanti alla "Le situazioni di lei&lei" indetta da starhunter Challenge indetta su EFP}
{Partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Sou_Shine su EFP}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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9. Luogo: teatro
Nickname: Angel Texas Ranger
Rating: Verde
Genere: Slice of life
Titolo: Noh

Asuka sprofondò nella morbida ed accogliente poltrona rossa del teatro. Sul palco, si stavano esibendo le maschere Noh.
Proprio non riusciva a capire come diavolo sopportassero tutto quelle maschere pesanti in faccia: lei a malapena si calava sugli occhi quella leggera di Carnevale quando era in vena. Sbuffò e sua madre, seduta al suo fianco, le scoccò un'occhiata di rimprovero. Sì, va bene, la cultura giapponese e tutto, ma inizia a diventare noioso..., pensó Asuka, raddrizzando la schiena.
Si guardò intorno.
I posti erano tutti occupati e sul viso degli spettatori si mischiavano espressioni su espressioni a seconda dell'interpretazione delle maschere.
Erano tutti assorti, sembravano completamente risucchiati dall'esibizione.
Asuka accavallò le gambe.
Si voltò un altro po' e, nel buio, scorse la luce della torcia di quello che doveva essere uno Smartphone di ultimissima generazione.
«Ma come? Ricordo di aver prenotato il mio posto qui!» sbottò la proprietaria di quel telefono ed Asuka impallidì. Non era possibile.
Era Lili!
Asuka non era molto distante da lei, coglieva il bisbigliare della ragazza e di un'altra voce. Sua madre si sporse verso di lei per sussurrarle all'orecchio: «Ma non è Lili?»
Asuka annuì per tutta risposta e continuò a torcersi il collo per tentare di capire cosa stesse succedendo.
Ad un certo punto lo bisbiglio crebbe e qualcuno in prima fila ordinò silenzio; ma senza ottenere granché.
«Insomma, qui sul biglietto c'è scritto! Posto 10, fila 6!» si indignò Lili, l'accento monegasco decisamente forte questa volta.
Asuka riuscì ad udire chiaramente la risposta, gentile ma secca.
«Mi scusi ma è impossibile. Sul mio biglietto, prenotato una settimana fa, c'è scritto posto 10, fila 6. Inoltre lo spettacolo è iniziato da almeno mezz'ora.»
Lili batté i piedi e ad Asuka sfuggì un sorriso: era ora d'intervenire. Si alzò e si diresse verso la ragazza, cercandola a tentoni nel buio.
«Lili?» chiamò.
Un fascio di luce l'accecò. Si riparò con gli occhi, infastidita. «Abbassa i fari» intimò.
Il pubblico cominciò ad irritarsi: diverse teste si voltarono verso di loro, fulminandole con gli occhi. Asuka si sentì vagamente a disagio ed abbassò lo sguardo.
«Fammi leggere questo benedetto biglietto» borbottò Asuka, strappandolo frettolosamente dalle mani dell'amica. Lo illuminò con il telefono.
Inarcò un sopracciglio.
«Lili. Sono le nove di sera. Lo spettacolo che hai prenotato iniziava alle sei. Cos'hai in testa?!» sbottò Asuka, sconvolta. Possibile che Lili fosse così distratta?
La ragazza dissimulò alla grande. «Ma mi stavo preparando» si giustificò.
Se gli sguardi potessero uccidere, quello che la brunetta le lanciò lo avrebbe fatto sicuramente.
Restò in silenzio per diversi secondi, indecisa sul riempirla di schiaffi o tacere per il bene dello spettacolo.
Lo spettacolo!
Asuka si voltò verso il parco: persino le maschere Noh si erano fermate per osservare il teatrino ben più movimentato allestito dalle due ragazze.
Avevano assunto il loro tipico sorriso bizzarro. Al suo fianco, sentí Lili trattenere il fiato. «Che brutte!» commentò ad alta voce.
Si levarono sibili indignati dalle poltroncine occupate. Asuka si batté una mano sulla fronte: ma perché Lili doveva uscirsene con queste perle da europea snob?
Quasi quasi la lasciava in balia della furia degli spettatori, tutti chiaramente giapponesi.
«Ma sei stupida?» le chiese, masticando le parole tra i denti.
Lili si strinse tra le spalle. «È la pura verità e lo sanno anche loro. Guarda! Si stanno inchinando.»
Ed effettivamente gli attori si stavano inchinando, come ad accettare quelle parole insensate, superficiali ma perlomeno sincere nella loro brutalità; si stavano inchinando sempre sorridendo, poi, repentinamente, indossarono una maschera che piangeva, per far trapelare, ironicamente, il loro dispiacere: che peccato che quella bella fanciulla non li trovasse di suo gradimento!
Lili alzò il mento, sprezzante. «E va bene, magari mi diverrete simpatici prima o poi. Ora trovami un posto, ma chére. »


P.s. Stesso discorso di prima!

  
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