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Autore: MegamindArianna    24/03/2016    0 recensioni
"Perché esisto?
Erano anni ormai che mi ponevo questa domanda. E nessuno che mi avesse risposto.
Infondo non era una domanda facile.
Ma io non volevo una risposta. Non l’ho mai voluta davvero. Volevo qualcuno che, almeno, mi avesse ascoltato."
Lei aveva paura. Lei aveva trovato una speranza. Lei non voleva perdere quella speranza e voleva tenersela stretta a tutti i costi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~ Capitolo 2 ~


Mi sentii toccare la spalla. Era così delicato quel tocco che desiderai tanto di risentirlo.

Alzai gli occhi pieni di lacrime verso quella mano. Era così bianca e candida ma allo stesso tempo così robusta e sicura.

Alzai ancora un po’ lo sguardo ed incontrai due occhi neri e profondi ma che, nella confusione, mi parvero sinceri.

“Ben arrivata.” Disse dolcemente.

Non risposi.

Dove mi trovavo? Ero sveglia? Oppure stavo sognando?

“Avanti… Vieni con me.”

La sua voce era così calda che mi scaldò fin dentro l’anima.

Mi porse la mano e, tremante, accolsi l’invito.

In quel momento una brezza primaverile alzò dal pavimento una miriade di petali bianchi.

Mi guardai intorno.

Il luogo in cui mi trovavo era simile all’interno di una chiesa. Delle grandi finestre lasciavano entrare una luce abbagliante e, tra l’una e l’altra, vi erano dei rosoni tutti uguali che raffiguravano dei fiori colorati di bianco.
 
Il pavimento era totalmente ricoperto da petali bianchi, una distesa infinita.

Guardai l’ingresso dell’edificio e ne colsi i particolari come ammaliata. Era così bello quel luogo, così magico.

Guardai quel ragazzo così affascinante. Cercai di abbozzare un sorriso imbarazzato. Mi sentivo così stupida.

Rimasi attratta dal suo stile. Il suo smoking così elegante contrastava con il mio pigiama. Inutilmente cercavo di incrociare le braccia per nascondere il mio abbigliamento.

Mi sorrise e si mise al mio fianco.

“Questi abiti non ti donano per niente, mia cara” e schioccò le dita.

Un fascio scintillante di luce mi avvolse e mi ritrovai ad indossare dei bellissimi abiti eleganti: una camicia bianca con le maniche a palloncino, una gonna nera lunga a vita alta e un fiocchetto rosso sul colletto. Un abito che non si addiceva alla mia epoca ma che in quel luogo risuonava adatto persino alla mia anima infelice. Tutto in quella stanza risultava perfetto.

I capelli, prima disordinati e sporchi, li ritrovai raccolti in uno crocchia ordinatissima.

“Così stai molto meglio” esclamò prendendomi la mano. Mi fece roteare su me stessa e si inchinò come un principe.

Quanto tempo era passato dall’inizio di quel sogno? Non ero in grado di capirlo. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Ma per la prima volta ero felice.

Frastornata e confusa, ma felice.

“Vieni con me…” Mi strinse più forte la mano e iniziò a correre.

I petali che volteggiavano nell’aria mi sfioravano il viso. I capelli ribelli del ragazzo avanti a me sembravano così morbidi. Avrei tanto voluto toccarli.

“Voglio mostrarti il mio mondo! Tutto il mio mondo!” disse voltandosi e mostrandomi un sorriso raggiante.

La nostra folle e insensata corsa sembrava infinita. I petali che ricoprivano il pavimento mi solleticavano le caviglie e il vento che li trasportava sembrava seguirci per correre insieme a noi.

Quando passammo accanto al portone principale tentai di guardare fuori, ma non riuscii a vedere niente. Solo luce. Tutto era avvolto in quel bagliore che donava a quel luogo un’aria ancora più misteriosa.

“Qui non c’è né oscurità né paura; solo luce!” aggiunse mentre passavo in rassegna ogni rosone sopra le finestre.

Iniziò a rallentare e poco dopo si fermò. Davanti a noi si stagliava una grande porta illuminata con un rosone identico a quello sopra le finestre del salone.

“È stato davvero piacevole passare del tempo con te ma ora è tempo di ritornare a casa.”

Non volevo tornare a casa. Mi sentivo così bene. Non volevo lasciare quel sogno.

Mi indicò la porta che si aprì magicamente mostrando uno sfondo nero. Non volevo tornare nel buio.

“Ci rivedremo. Te lo prometto” e agitò la mano per salutarmi.

Ancora confusa, attraversai la porta. Prima che essa si chiudesse, mi voltai un’ultima volta; e lui era ancora lì a salutarmi, ad aspettare che la porta si chiudesse.

Lo avrei rivisto una seconda volta? Ci speravo tanto.

 
  
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