Fight
Quel pomeriggio ero
solo alla ricerca disperata di un varco utile per abbandonare la mia triste
esistenza, che nell’arco di pochi minuti era diventata
grigia come non mai…
Colpivo più forte che potevo, non me ne importava
niente. Se avessi potuto fare più male di quello che
già stavo facendo, lo avrei fatto. Stringevo i pugni e lo colpivo, tanto da
farlo cadere a terra, lui, non reagiva alle mie provocazioni, e questo mi
rendeva ancora più furioso. Il mio “amico”… Questa era la causa scatenante
di questa mia reazione violenta.
Intanto molti studenti si avvicinarono curiosi ad
osservare cosa stava accadendo, ed ero cosciente che il passaparola era già
iniziato, e che di lì a poco un professore sarebbe intervenuto e di certo non
l’avrei passata liscia.
Avevo gli occhi che bruciavano, ma questo non mi impedì di inginocchiarmi a terra e di immobilizzarlo con
il braccio destro a quel duro pavimento di pietra. Estrassi con sicurezza la
bacchetta dalla tasca, e mirandolo diritto in mezzo agli occhi iniziai a urlare “Perché? Perché mi hai
fatto questo?” Lui aveva la faccia livida e del sangue che gli scorreva da
un taglio che aveva sulla fronte, io tremavo, avevo paura, ma ero deciso. Harry non parlava, stava in silenzio e mi osservava, ormai
i suoi occhiali erano volati chissà dove, anche lui aveva gli occhi lucidi “Mi
dispiace” e nel dire queste due parole una lacrima si sganciò dai suoi
occhi. Stranamente a me non faceva pena e a quel punto mi ero deciso a
scagliargli una fattura, quando…
“No! Ron non farlo ti prego!” la sentivo… Piangeva disperata, era dietro di me, girai il capo
per vederla, con la mano si copriva la bocca e mi guardava.
Ero distrutto.
Eppure non riuscivo a
esprimere quello che avevo dentro, i
miei occhi divennero cocenti. Mi rialzai lentamente, il gruppo di
ragazzi che si erano avvicinati avevano avuto paura e
si vedeva dalle loro facce al dir poco sconvolte. Hermione mi fissava, e mentre
le passai affianco per rientrare al castello mi afferrò un braccio,
istintivamente scossi quel braccio con potenza per
farla staccare. Non sopportavo più il suo contatto e in poco tempo mi ritrovai
a camminare senza meta nei bui corridoi del castello.
E pensare che solo un mese prima
avevo tutto… Come una distrazione così futile, mi aveva fatto perdere in un sol
colpo un amico e la ragazza della mia vita ancora non riuscivo bene a capirlo.
Hermione proprio tu… Ed Harry…
Incosciamente mi trovavo al settimo piano, e passando
davanti alla stanza delle necessità mi sembrò una buona idea
passare un po’ di tempo lì, da solo. Aprii velocemente la porta ed entrai. La
stanza era piena di credenze, e appena mi mossi un po’ per far si che la porta si richiudesse, caddero delle stoviglie…
Improvvisamente mi sentivo meglio. Ogni passo che facevo distruggevo qualche
stoviglia, al che capii il loro scopo. Spinsi con forza la prima credenza,
cadde a terra provocando un disastro, tutte le stoviglie che conteneva
la credenza erano ormai in frantumi, il loro rumore liberava la mia anima da
quel peso che opprimeva la mia gola, e così feci anche per le restanti tre
credenze.
Il rumore…
I cocci
rimanenti come cadaveri giacevano a terra infranti, la
mia attenzione si posò su una poltrona, che l’attimo precedente era coperta
dall’imponenti credenze. Il piccolo caminetto adiacente alla poltrona era
acceso. Ero stanco, infreddolito e la cosa più naturale da fare mi pareva
evidente. Abbandonai il mio peso sulla comoda poltrona in
attesa di una visita, che sapevo sarebbe arrivata. Il continuo mutarsi del
fuoco, mi aveva incantato, improvvisamente mi sentivo meglio. Avevo poggiato i
gomiti sui ginocchi, e sporgendo in avanti il busto posai
tra le mani il mio volto.
La porta si aprì, ed io ero pronto.
In quel macello era impossibile passare inosservati.
Appoggiasti le tue mani sullo schienale della poltrona. Mai mi era parso ascoltare una domanda tanto stupida uscire dalla tua
bocca “Perché?”, mi veniva da ridere. Mi rialzai lentamente dalla
mia seduta, e senza voltarmi risposi con tono pacato,
anche se in verità avrei voluto urlargli contro tutto il mio disprezzo “Perché?
Pensi veramente di poter giocare con me?” e nel dire quest’ultima parola mi
voltai, la guardai diritta negli occhi, sapevo che non
poteva reggere il mio sguardo, ma volevo metterla alla prova…
Avevo ragione. Abbassò immediatamente lo sguardo sgomenta.
Mi faceva schifo. Le parole uscivano da sole dalla mia
bocca senza sostare neanche un istante nel cervello “Credevo che tu fossi
diversa dalle altre…Ma anche la geniale Hermione Grenger
sbaglia, o no?” cominciai ad agitarmi, a muovermi per la stanza che stava
improvvisamente diventando troppo stretta per noi due. “Ron,
mi spiace se pensi questo di me.” I nervi mi stavano scoppiando “Che
cosa dovrei pensare? Dimmelo tu no? Visto che tu sai
sempre tutto?” il mio tono era tutt’altro che pacato, Hermione… Si vedeva che non avevi
paura “Vedi come sei? E’ un mese che stiamo insieme, e tu non hai fatto
altro che mettermi sotto pressione!” si stava
arrampicando sugli specchi. “E allora perché non mi hai LASCIATO prima?”
ci fu un attimo di esitazione da parte di tutti e due,
e poi continuai “Se Harry ti da quello che non ti
do io! LASCIAMI, non farmi soffrire!” non m’importava niente se ero
diventato rosso come un pomodoro, volevo una risposta e la volevo
subito “Io NON posso lasciarti, perché Harry non
mi da quello che mi dai tu! Sono un idiota! Devi capire che per me non è
significato niente quello che c’è stato tra Harry e
me! Tu sai bene che quello che c’è tra di noi è
diverso!” Avevo l’adrenalina a mille, il cuore mi pulsava talmente forte…
Presi la sedia con una mano e la scaraventai a terra con violenza, eliminando
l’unico ostacolo che ci separava, ci ritrovammo a meno di venti centimetri “E’
diverso! Da che è diverso? SPIEGAMI! Se era diverso perché lo
hai buttato così…”
Stavamo piangendo.
“Io non posso lasciarti perché... Ti amo” Non me
l’aveva mai detto prima. Lei mi guardava con i suoi occhi
gonfi, io avevo smesso di piangere. Le accarezzai dolcemente i capelli e
asciugai le lacrime. Ero commosso. Lei allora si alzò sulle punte, come quella
volta al quinto anno e ci baciammo dolcemente per qualche secondo. Ci
guardammo. Io sapevo esattamente cosa fare… Mi allontanai da lei, e molto
lentamente mi diressi verso la porta e prima di aprirla le dissi
“Lo sai qual’è
la cosa più strana…E’ che anche io ti amo…”
E’ strano come una storia possa finire con un “ti amo”, ma quel
giorno non finì solo la nostra storia, ma anche la nostra amicizia… E
nell’attesa che qualcosa cambi, cammino a testa alta, perché so di aver fatto
quello che lei non avrebbe mai fatto.
Per adesso posso incontrarla nei miei sogni, ed è lì
che le sussurro
“Ti amo”
Mi sono concessa un po’
di pausa… (come al solito) Sto in seria crisi con le
altre due fic, e per non partorire un obbrobrio di
storia ho lasciato correre un po’ di tempo… Presto aggiornerò “Nessuno”
Spero che questa piccola fic vi sia piaciuta, in caso contrario siete autorizzati a
lanciare pomodori e uova marce!
Vi ringrazio in tutti e due casi, perché avete speso tempo per leggere
questa leggera e triste storia…
abbi fede!