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Autore: Giulz95    25/03/2016    1 recensioni
"-Grazie.- Accennò al cadavere dietro di lei. –Se non fosse…-
-Sei sola?- La interruppe. La ragazza lasciò un sospiro abbassando le spalle. Mentire non sarebbe servito a nulla.
-Sì.-
L’uomo la guardò per un secondo facendo scorrere i suoi occhi sulla sua figura. Devo avere un aspetto terribile. Fanculo, non che lui sia meglio. Non che nessun altro sia meglio. L’apocalisse arriva con una ventata di carne marcia e malnutrizione, condita con la scarsa igiene personale e la spossatezza. Cristo, devo fare davvero schifo. Slegò velocemente un paio di scoiattoli dalla corda e li lanciò ai piedi della ragazza, che alzò lo sguardo verso di lui. L’uomo alzò le spalle voltandosi verso il bosco, cercando con gli occhi una traccia della preda ben più grande. Della mia preda.
-Il cervo è mio.- E si incamminò sparendo tra la boscaglia."

PS: Per meglio comprendere gli avvenimenti precedenti alla storia vi consiglio di leggere la fanfiction su Wattpad "Novocaine". Il link è alla fine del primo capitolo, ed è un AU sui pentatonix durante l'apocalisse Zombie. Io ho solo aggiunto un personaggio e rivisitato alcune cose. Diciamo che l'ho usata come spunto, ecco.
Buona Lettura!
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Glenn, Lori Grimes, Nuovo personaggio, Sophia Peletier, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Devil's backbone'
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-Sveglia. Sembra che ci siamo.- Daryl scosse le sue spalle leggermente, facendole aprire gli occhi, che rimasero fissi su un panorama di devastazione. L’intero suolo era coperto di cadaveri putrescenti, più di quanti ne avesse mai visti tutti insieme. L’odore era quasi insopportabile. Rimasero in silenzio e immobile per un po’ fino a quando l’uomo non si voltò tirando fuori il Remington che aveva tenuto nel furgono dopo Atlanta dal sedile posteriore, prima di passarlo a lei. L’arco è nel camper.
Guardò velocemente in basso per assicurarsi che la ragazza avesse con sé il suo coltello e scese dall’auto, balestra in spalla, seguito da lei. Quando si riunirono con gli altri il sole stava per tramontare.
 

Camminarono attraverso l’odore di marcio e il ronzio delle mosche cercando di guardare a terra il meno possibile. Rick e Shane camminavano davanti al gruppo, Daryl e Julie a chiuderlo. Daryl si assicurò che gli stesse sempre accanto, non dietro e non davanti. 

Una saracinesca d’acciaio proibì loro di entrare nella struttura governativa. 

Erano bloccati.

 

-È questa la tua grande idea?- Shane chiese a Rick con frustrazione. –Qui non c’è nessuno!-

 

-Ci dev’essere un modo!- Rick studiò il cancello.  

 

-Non avremmo mai dovuto ascoltarti, amico. Siamo spacciati!-  

 

-Hey!- Daryl si lanciò contro Shane cercando di farlo tacere. –Vuoi chiudere quel cesso di bocca?-  

 

Julie afferrò rapidamente il retro della camicia di Daryl tirandolo indietro prima che potesse affrontare Shane

 

-Tienilo lontano da me!- Il poliziotto le ringhiò, puntandole il dito addosso. Le fece venire voglia di guardare Daryl spaccargli la faccia. O di spaccargliela da sola.  

 

-Zombie!- Glenn chiamò. Il cacciatore fu il primo a camminare verso la minaccia, il dardo si conficcò nella testa di un cadavere con un suono sordo. Julie lo seguì. Pensò di usare il coltello per non fare rumore, ma erano già praticamente circondati. Alzò il fucile e cominciò a far fuori i putrefatti più vicini. Si mette male.

 

-La telecamera! Si è mossa!- Gridò Rick, notando il movimento della telecamera di sicurezza appesa su di loro. –C’è qualcuno!-

-Deve essere impostata con un timer!- Julie non distinse la voce sugli spari ma dovevano fare qualcosa, e in fretta. Ne arrivano sempre di più.

 

-Cosa facciamo?- Daryl urlò. –Dobbiamo muoverci, ce ne sono troppi!-

 
-Fort Benning è ancora un opzione!- Shane si avvicinò a Rick, lasciando  a Daryl e Julie la sua parte di zombie da abbattere. Comincio a odiarlo.
 
-Non c’è niente a Fort Benning!- Rick si lanciò contro la porta, prendendola a pugni e urlando, supplicando di farli entrare. Quando sembrava essersi rassegnato la lastra di metallo si alzò, investendoli con una luce accecante. Rimasero per un attimo a guardarla prima che Daryl urlasse.
 
-Dentro!-
 

...

 
Entrarono con le armi ancora alzate, il panico dei minuti precedenti ancora presente. Erano in un atrio spazioso, scale da entrambi i lati davanti a loro portavano ad un livello sopraelevato. Julie e Daryl erano ancora di schiena, a coprire il gruppo, ma quando sentirono il click di un fucile sopra le loro teste si girarono insieme agli altri, puntando l’uomo in piedi in cima alle scale.
 
-C’è qualcuno infetto?- Urlò. Julie pensò a Jim, e prese un respiro profondo prima di sentir Rick parlare.
 
-Uno del nostro gruppo lo era. Non ce l’ha fatta.-
 
L’uomo scese le scale rimanendo davanti al gruppo, senza abbassare il fucile. –Perché siete qui, che volete?-
 
-Un’occasione.-
 
-È una gran bella pretesa di questi tempi.- Lo sguardo dell’uomo si spostò velocemente su ogni membro del gruppo, fermandosi di più su Sophia e Carl. Ci sono dei bambini, amico. Avanti. -Farete tutti un esame del sangue, altrimenti andate fuori.-
 
-Nessun problema.- Rick annuì.
 
-Se c’è qualcun altro fatelo entrare ora, questa porta resterà chiusa-
 
Si allontanarono velocemente dall’entrata seguendo l’uomo, prima che la serranda d’acciaio scendesse di nuovo a proteggere l’atrio. Rick si avvicinò all’uomo tendendogli la mano.
 
-Rick Grimes.-
 
-Dr Edwin Jenner.-
 

...

 
Dopo le analisi Jenner li riunì tutti in un ascensore iniziando a scendere nelle fondamenta dell’edificio. Stare sottoterra è probabilmente la scelta migliore in una situazione simile.
 
Daryl ruppe il silenzio, incapace di trattenersi. –I dottori se ne vanno in giro con quell’artiglieria?- Julie gli diede una spallata riprendendolo e lui la guardò di sbieco.
 
-Ce n’era tantissima da queste parti, mi ci sono abituato.- Jenner rispose mantenendo la calma. –Ma voi sembrate abbastanza innocui.- Guardò Carl e Sophia per un secondo prima di sorridere leggermente. –Tranne voi due. Dovrò tenervi d’occhio.- Una volta usciti dall’ascensore attraversarono un corridoio ritrovandosi in una grande sala spoglia se non peri il centro di essa, dove Julie poteva scorgere delle scrivanie, anche nel buio. –Vi, accendi le luci nella sala grande.- Alzò la voce e come per magia una luce fredda illuminò la stanza. –Benvenuti nella Zona 5.-

La ragazza si guardò attorno, e per un secondo si sentì come in quel cartone che guardava da bambina, dove uno scienziato dal ciuffo rosso aveva costruito un laboratorio nel retro della sua cameretta. Sorrise da sola al ricordo e si sentì un’idiota. -Quindi è qui che finiscono quelli bravi a scuola.-

-Dove sono tutti quanti? Gli altri dottori, il personale…- Rick seguì Jenner al centro della sala.

-È tutto qui. Ci sono solo io.- Jenner guardò la luce sul soffitto prima di parlare di nuovo. –Vi, saluta i nostri ospiti. Dagli il benvenuto.-

-Benvenuti ospiti.- Quando sentirono la voce nell'aria attorno a loro si resero conto del suo tono computerizzato.

-Avanti.- Il dottore si accorse dei loro volti rassegnati. Tanta strada per niente, ed io lo avevo detto. Julie si morse la lingua. –Vi mostro le vostre stanze.-
 

... 


Parlò quasi come fosse un agente turistico mentre attraversavano i corridoi ricoperti da moquette, aprendo le porte delle stanze ed accendendo le luci. –I ricercatori si fermavano a soggiornare qui di tanto in tanto. Non sono appartamenti di lusso, ma ci sono letti, corrente e docce.-

-Docce?- T dog sorrise e Julie fece lo stesso.

-Sì, solo andateci piano con l’acqua calda.-

-Acqua calda?- Glenn sembrò quasi incredulo.

C’erano abbastanza stanze per tutti, così Julie decise di non dividere la camera con nessuno. Mentre entrava nella stanza accendendo la luce riuscì a sentire lo sguardo di Daryl sulle sue spalle, ma lo ignorò chiudendo la porta dietro di lei. Lo spazio era ridotto ma confortevole, un letto ad una piazza e mezza con una scrivania ed un armadio di fronte, collegato ad una porta dalla quale poteva scorgere il bagno. Non appena vide la doccia, si liberò dei suoi vestiti e lasciò che l’acqua calda le massaggiasse le spalle. Erano settimane che si lavava con secchi d’acqua gelida presa da torrenti lungo la via, l’ultima doccia risaliva a prima del contagio. Si chiese se avrebbe visto Daryl senza lo sporco a macchiargli la pelle, come ormai era abituata a fare. L’aveva voluta tenere più vicina a sé durante la giornata e si era accorta del modo in cui abbassava lo sguardo su di lei per controllare che stesse bene. Sotto il suo sguardo le sembrava di cadere in pezzi, ma non le dispiaceva. Daryl era un uomo complicato, questo era certo, e a volte le ricordava uno dei bambini sperduti di Peter Pan, ma in altri momenti guardando le sue spalle larghe e le sue braccia tendersi al peso della balestra pensava a tutto fuorché a Peter Pan. E il modo in cui camminava a passi larghi, con un oscillare dei fianchi pesante e virile…Si chiese se in questo momento l’acqua stesse ricoprendo la sua pelle scura dal sole. Julie si sentì arrossire e si diede dell’idiota mentalmente. Sto pensando a lui sotto la doccia? Cosa cazzo mi prende? Certo, era passato troppo tempo da quando si era potuta permettere di fare pensieri del genere su un uomo. Il rapporto con Avi era diventato sempre più difficile dopo la morte di Esther. Lui era crollato, lei lo aveva aiutato a rimettere insieme i pezzi, ma era cambiato. Julie era l’unica che poteva anche solo tentare di avvicinarsi a lui e cercare di parlargli, ma l’intimità fra di loro era solo un ricordo, una memoria a cui aggrapparsi mentre dormiva da sola, lontana da lui.

Indossò biancheria e abiti puliti. Una maglietta a maniche corte e l’unico paio di leggins neri che aveva nel suo zaino, e decise di rimanere scalza. Si stava tamponando i capelli bagnati con un asciugamano quando senti bussare alla porta. Aprì per trovarsi faccia a faccia con Glenn, il volto del ragazzo sorridente e rilassato.

-La cena è pronta.- Julie sorrise legandosi i capelli con uno degli elastici che teneva al polso prima di seguirlo per i corridoi.

  
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