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Autore: Fairwriter    31/03/2009    1 recensioni
Un semplice racconto, scritto per scuola (-.-) un po' di tempo fa... "...E lei osservava…i capelli scompigliati dal vento, il passo tranquillo, i pensieri fitti e insoddisfatti. Non le andava di stare lì, isolata dal mondo! Non voleva passare le vacanze estive in mezzo ai campi!..."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti

Ciao a tutti!

Ci tenevo a sottolineare che questa “storia” è una semplice one-shot…Quindi io per prima la ritengo piuttosto sbrigativa e senza equilibrio, ma ci tenevo molto a pubblicarla.

L’ho scritta un paio di anni fa per un compito delle vacanze estive, e mi è molto cara perché, in un certo senso, racchiude degli elementi che mi ricordano quei mesi meravigliosi! (Con questo non intendo dire che ho riportato fatti reali: il racconto è puramente frutto della mia fantasia!)

Detto questo…BUONA LETTURA!

 

 

Lustrini e paillettes sono tutto!

 

Per essere un pomeriggio di metà luglio la temperatura era fredda, ma il sole splendeva ed era da Aprile che non accadeva. I raggi facevano risaltare e brillare il verde delle brughiere irlandesi; il vento accarezzava l’erba e le fronde di antichi alberi che fiancheggiavano un lungo sentiero di campagna. Le pecore pascolavano ghiotte dei fili d’erba, che da quelle parti sono sempre freschi. E lei osservava…i capelli scompigliati dal vento, il passo tranquillo, i pensieri fitti e insoddisfatti.

Non le andava di stare lì, isolata dal mondo! Non voleva passare le vacanze estive in mezzo ai campi! Proprio nel momento in cui era riuscita ad avere un appuntamento con il ragazzo che la piaceva da mesi. Aveva pensato di poterlo conoscere meglio durante la pausa estiva, e invece no! Era così arrabbiata con i suoi genitori: l’avevano parcheggiata lì, dai cari nonni, che non avevano la tv, lo stereo, un centro commerciale vicino casa…

E il divertimento? Le feste dell’estate?? L’Irlanda non era un posto senza vita, ma il centro più vicino era Kinsale e distava quasi un’ora di autobus.

In più non conosceva nessuno, ma proprio nessuno. Suo fratello, più grande di lei di cinque anni, non aveva mai avuto niente a che fare con lei, si adattava a tutto ed era un tipo tranquillo. Ma lei no! Lei aveva bisogno del movimento, dei party, dello shopping…delle comodità insomma!

Al suo arrivo, dopo i discorsi di convenienza con i nonni (scuola, amici, hobby…), era uscita, farfugliando di aver bisogno di sgranchirsi le gambe dopo il viaggio che da Oxford li aveva portati lì. Era scappata…Non voleva stare lì!

Sarah era abituata ad altro. Come tutte le sedicenni se la voleva spassare durante l’estate, o per lo meno stare in stretto contatto con le sue amiche e commentare questo o quel telefilm, i nuovi gossip letti su Vanity Fair e tutti gli altri argomenti essenziali per i loro ormoni…; ma nemmeno questo era così semplice! A casa dei nonni non c’era campo per il cellulare e io loro telefono fisso aveva problemi. In ogni caso avrebbe potuto tentare di chiamarle a casa, ma non ricordava i numeri.

< Perché non scrivi loro una lettera? > aveva insistito sua nonna, ma Sarah subito pensò riluttante Con martello e scalpello già che ci sono!.

E così, con toni poco garbati e ben disposti, rifiutò tutte le successive proposte dei nonni per farla sentire a proprio agio.

 

Una mattina era uscita a correre, come da qualche mattina aveva iniziato a fare. Il tempo non prometteva e sua nonna aveva cercato di convincerla a rimanere; ma lei non le aveva dato ascolto, testarda com’era.

Dopo aver fatto un bel pezzo di strada raggiunse una distesa immensa circondata da boschi e, non appena percorse dieci metri, scoppiò un forte ed improvviso temporale. Non c’erano case lì nei dintorni, c’era solo un piccolo riparo per i cacciatori che raggiunse più in fretta che potè.

< Accidenti! > aveva gli abiti zuppi, si sarebbe presa un raffreddore terribile e, mentre stava per togliersi la maglietta…

< Ehm…non me la toglierei se fossi in te! Dai, tieni una di queste coperte… >

Un ragazzo era seduto per terra a poche spanne da lei; era moro, alto, da quel che poteva dedurre, di sicuro era più grande di lei.

< Sei Sarah, giusto? La ragazzina indisponente che sta qui per l’estate; tuo nonno mi ha accennato che i suoi nipoti di Oxford  sarebbero venuti a fargli visita.>

Aveva un sorriso malizioso stampato in faccia e nonostante a Sarah piacesse quel sorriso, lo trovava allo stesso tempo arrogante, e accesa in viso rispose:

< Fargli visita! Ah!…Come se avessi avuto scelta, dato che i miei hanno deciso all’ultimo di partire per la crociera…e poi, mio nonno parla di me così? >

< No, lui ha semplicemente raccontato giù in paese dei tuoi “piccoli disagi con il posto” > fece una breve pausa, come per studiarla, e aggiunse < Io dico che sei una ragazzina indisponente! >

Sorrise vedendo il volto inviperito della ragazza.

In realtà Sarah non era arrabbiata, faceva solo la finta offesa…Tra tutte le sensazioni che poteva provare in quel momento, scelse la curiosità. Non aveva mai sentito un ragazzo parlarle così. Era abituata ai ragazzi della sua scuola che facevano incessantemente il filo a lei e alle sue amiche, che cercavano in tutti i modi di colpirla attirando la sua attenzione.

E ad un tratto, senza che accadesse altro, scoppiò a ridere: quello che il ragazzo aveva detto su di lei era vero e scoprirlo solo dopo che uno sconosciuto glielo aveva fatto notare era la cosa più assurda del mondo!

< Di’, come ti chiami? >

E subito la risposta fu: < Owen >.

Parlarono per due ore intere, continuando a prendersi in giro, a scherzare e a raccontarsi di scuola, della famiglia, degli amici…

Owen aveva compiuto da poco diciassette anni a stava imparando a guidare con suo padre. Mentre le stava riassumendo le ultime volte in cui si trovò alle prese col volante, di colpo cessò di piovere.

Fu come se il mondo avesse smesso di girare e loro due restarono in silenzio per alcuni minuti. Owen ruppe il silenzio per primo:

< Andiamo, ti accompagno a casa > e continuò il suo divertente racconto fino alla casa dei nonni, dove si salutarono.

Per un momento a Sarah venne il panico…

<  Ci vedremo ancora in giro, no? > chiese voltandosi di scattò verso il ragazzo che stava già percorrendo il vialetto.

Lui si girò e le sorrise in un modo che le tolse il respiro, rispondendole con un semplice rassicurante < Certo! >.

Quando entrò dalla porta corse da sua nonna per raccontarle tutto ciò che le era accaduto.

Le raccontava come se fosse stata la sua più cara amica. Si stava aprendo, quel giorno, come non aveva mai fatto con nessuno.

Le sorrideva…quello era un sorriso che l’anziana signora non vedeva da quando la sua nipotina era piccola e quasi si commosse per la gioia di rivederlo.

Sarah, mentre parlava a ruota libera, ad un tratto si bloccò: si era appena resa conto di come si stesse aprendo con la nonna e di come lei le rispondesse sempre nel modo adeguato. Talvolta le raccontava a sua volta di quando aveva sedici anni, di quando conobbe il nonno e di quando sua figlia era adolescente.

La nipote era ammaliata dalle sue storie e coprì di sapere così poco della propria madre.

Il giorno dopo la ragazza frugò in soffitta, dove trovò vecchi portagioie, diari, libri, quaderni con racconti della mamma e passò il resto della settimana a leggerli.

Ormai era come immersa nel suo mondo, e anche lei iniziò a scrivere. Mandò delle lettere alle amiche di Oxford, e si stupì tantissimo quando scoprì la soddisfazione che riservava un pezzo di carta scritto a mano.

Prese ad annotare in un diario i suoi pensieri, a descrivere i paesaggi incantati che vedeva, a riassumere le giornate che passava.

Quell’ estate stava diventando la più bella della sua vita e non si voleva dimenticare nulla in futuro di quello che stava vivendo.

In particolar modo voleva ricordare ogni momento passato con suo fratello e con Owen, da cui non si divideva mai. I due ragazzi avevano un sacco di cose in comune e divennero presto buoni amici. Sarah invece riscoprì con suo fratello un rapporto di vera stima e affetto; per quanto riguarda il ragazzo che le aveva aperto gli occhi, era diventato il suo punto di riferimento. Con lui si divertiva come non le era più capitato da anni; le narrava le leggende tipiche irlandesi, le insegnava a distinguere piante e fiori e la ascoltava, la ascoltava, la ascoltava.

La meta preferita dal terzetto era il lago, dove nelle giornate più calde avevano fatto il bagno;

dove restavano fuori fino a sera a guardare le stelle;

dove trascorrevano interi pomeriggi a consumare i pranzi nel cestino che la nonna preparava;

dove passavano il tempo scambiandosi storielle e quesiti di logica, che Owen era bravissimo a formulare e che Sarah amava risolvere;

e dove qualcuno imparava che lustrini e paillettes non sono tutto.

 

 

Voglio ringraziare tutti coloro che dedicheranno un po’ di tempo a questo mio scritto e a chi eventualmente recensirà =D.

 

Una piccola dedica a chi nell’estate 2007 è andato in vacanza studio a Cork, dal 18 luglio al 01 agosto (magari tra i miei pochi lettori, c’è qualcuno! XD)

 

E ora…Una dedica speciale ad Anna:

 

Grazie al tuo sostegno, ai tuoi incoraggiamenti! Grazie di aver ispirato con la tua nonna grandiosa questo racconto…

Grazie di leggere le cavolate che scrivo, e di assecondare la mia fantasia =D!

Un bacione enorme…

  
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