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Autore: FedyOoO    25/03/2016    3 recensioni
Long fic che prosegue la One-shot "He found me", la quale le funge da prologo. Nella storia "Psychopath" verrà analizzato il personaggio di Chara, su cui ho notato che da molti viene gettato fango solo perché è il "cattivo" della situazione. Inoltre approfondirò man mano il suo rapporto con Asriel, i sentimenti che non gli ha mai rivelato e i motivi che lo spingono a divertirsi tentando di influenzare Frisk. Sulla falsa riga del gioco, da quando comparirà quest'ultimo il racconto si dividerà in due filoni: uno ripreso nella pacifist, in cui sommariamente (non voglio spoilerare nulla) Frisk troverà degli indizi che gli faranno apprendere molti fatti riguardanti il primo umano caduto e il principe dei mostri avvenuti precedentemente alla sua caduta; nell'altro filone, ambientato invece nella genocide, Chara stesso racconterà le vicende dal proprio punto di vista mentre controlla Frisk, facendo luce anche sul proprio passato in superficie.
Spero che l'idea piaccia. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The true story of the Underground'
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Erano passate tre settimane dal viaggio di Asgore a Hotland. Il piccolo umano era steso sul letto in fin di vita e ormai era quasi incapace perfino di parlare, il respiro diventava sempre più affannoso e la sua vitalità era sfiorita completamente. In quel momento, Asriel entrò nella loro cameretta per riposare un po’. Nel vedere Chara ridotto in quel modo ebbe un colpo al cuore, come se lo avessero trafitto con una lama. Ripensò alla proverbiale agilità del fratello che lo batteva sempre quando giocavano a rincorrersi, alla sua rumorosa risata e agli occhi rosso cremisi vispi e luminosi. Adesso era lì immobile e silenzioso, lo si poteva sentire solo quando tossiva e dagli occhi, chiusi per la maggior parte del tempo, trasparivano solo dolore e sofferenza.
«A-Asriel» chiamò con voce roca e a malapena udibile Chara appena si accorse della presenza del capretto. Anche i suoi riflessi e la sua capacità di percezione erano parecchio alterate, quindi ci aveva messo un po' a rendersi conto che il piccolo mostro era lì.
«Sì, Chara» fece Asriel prendendogli la mano «Sono qui, fratello mio. Non ti lascio»
Era troppo triste perfino per accorgersene, ma probabilmente stava piangendo, come era solito fare in quelle situazioni. Intanto Chara stava facendo uno sforzo immane per parlare, il suo pallore diventava sempre più accentuato e respirava peggio che quando stava in silenzio.
«M-me lo...faresti un...f-favore?»
«Tutto quello che vuoi, Chara»
«Anche se qui -coff coff- mi trovavo b-bene, c'è sempre...stata -coff coff- una cosa della superficie che...mi...mi mancava»
«Che cosa? Farò il possibile per procurarmela» disse deciso Asriel stringendo più forte la manina semi-atrofizzata dell'altro.
«I-io...voglio rive...dere i fiori -coff coff- del mio villaggio...puoi portar...»
Chara non riuscì a terminare quella frase, perché il suo cuore smise di battere prima. Quando se ne rese conto, Asriel si gettò sul corpo senza vita del fratello abbracciandolo forte e scoppiando in un pianto copioso. Staccatosi, posò un bacio sulla guancia di Chara e, asciugandosi il viso, sussurrò: «Non è giusto però...mi avevi promesso che saremmo usciti insieme...»
Allora notò che una sostanza rossa e non corporea a forma di cuore era uscita dal petto del fratello. Curioso di capire cosa fosse, Asriel allungò la mano verso quella cosa, che entrò dentro di lui, provocandogli una strana sensazione. Sconvolto, il capretto corse a guardarsi allo specchio e si rese conto, con sorpresa e terrore al tempo stesso, di aver cambiato aspetto. Sembrava più adulto, e sul suo viso erano comparsi dei segni neri. Mentre era indeciso se mettersi a urlare oppure cercare di ragionare da solo con calma sentì una voce famigliare.
«Allora, Asriel? Mi porti a vedere i fiori?»
~ «Chara, dimmi una cosa»
«Mh?»
«Com’era la vita in superficie?»
Calò il silenzio, mentre Chara ebbe una scossa lungo la schiena. Evidentemente non gli andava di ricordare. Fissò il vuoto per un po’, poi si ricompose e diede la sua risposta.
«Nulla di che»
«Come? Non hai proprio niente da raccontare?»
«Niente»
Stettero di nuovo zitti, concentrandosi sui rispettivi disegni sui quali stavano lavorando già da un po’. Asriel aveva notato che, dopo che gli ebbe fatto quella domanda, Chara si era fatto pensieroso, dopodiché aveva stracciato il foglio con il disegno che stava realizzando, un ritratto di sé stesso che teneva la mano al capretto, entrambi sorridenti. Sbirciando, Asriel si accorse che ora stava impapocchiando su un altro foglio strane forme e colori che non aveva mai visto prima. Dopo un paio d’ore Chara lo chiamò.
«Visto che ti interessava tanto…»
Il bambino gli mostrò un foglio colorato quasi interamente di arancione e giallo, con un po’ di marrone. Era raffigurata una vista del monte Ebott al crepuscolo e l’enorme palla gialla che spuntava da dietro il rilievo doveva essere il sole.
«Sembra bello…che cos’è?»
«Si chiama tramonto. È un fenomeno che si verifica in superficie alla fine di ogni giornata. Dato che eri così curioso e questa era l’unica cosa che potesse piacerti che mi era venuta in mente…ho pensato di farti un disegno cosicché lo potessi vedere anche tu»
«…e quella gigantesca sfera gialla dietro la montagna?»
«È il sole, quella cosa che illumina il nostro mondo»
«Si tratta della stessa luce che vediamo quando andiamo nel nostro posto?»
«Proprio quella»
«Chara…»
«Sì?»
«Un giorno mi piacerebbe vedere il sole con te»
«Uh? Una volta che ti ci abitui non è poi così fantastico. Voglio dire…»
«Con te è fantastico anche il buio di queste grotte» lo interruppe Asriel. Per un po’ cessarono di parlare, poi fu Chara a riprendere il discorso.
«Affare fatto, Asry. Un giorno vedremo un tramonto insieme, te lo prometto»
«Davvero?»
«Davvero. Usciremo di qua, tutti quanti» assicurò Chara porgendo il mignolo ad Asriel, che intese subito e porse il proprio di rimando, stringendo così la promessa con il fratello.~
«Vedi? Non ho tradito la nostra promessa, Asriel. Lo faremo insieme, come deciso»
Asriel stava in piedi davanti alla Barriera, con l'anima di Chara dentro di sé, che il capretto sentiva chiaramente parlare. In qualche modo era sollevato dal fatto che fosse ancora lì, che non avesse cessato di esistere. Certo, il corpo del bambino che teneva in braccio era senza vita, ma non sentiva la mancanza del fratello. Del resto, era lui che in quel momento gli parlava.
«Ehi, Asry! Che fai lì impalato? Attraversiamo la Barriera!»
«Sì, Chara»
Asriel fece un passo in avanti e oltrepassò l'ostacolo che per decenni aveva intrappolato i mostri nel Sottosuolo, emergendo in superficie. Rimase stupefatto nel vedere il panorama che si apriva davanti a lui una volta uscito. Un fantastico tramonto faceva da sfondo a una natura rigogliosa, la luce creava straordinari effetti che nemmeno i due bambini erano capaci di riprodurre quando dipingevano; persino i suoni che si sentivano erano fantastici: il cinguettio delle rondini che tornavano al nido per la notte, il fruscio delle foglie e il soffio della brezza autunnale erano come una musica mai udita da Asriel. Con il benestare di Chara, il capretto si fermò un attimo ad ammirare tutto ciò.
«Chara, è...è bellissimo. Ancora meglio dei tuoi disegni»
«Vorresti dire che disegno di merda?» fece l’anima del bimbo con un tono che, se avesse potuto essere abbinato a un’espressione facciale, questa sarebbe stata sicuramente accigliata.
«Cosa…no, no! Dicevo solo che vederlo dal vivo così è ancora meglio di una mera immagine disegnata su un foglio…» si affrettò a correggere Asriel, il quale riconosceva che, pur impegnandosi a fondo, il fratello non fosse esattamente un artista.
«Comunque hai ragione: qui è tutto stupendo…tranne loro»
«Loro chi?»
«Gli umani. Sono meschini...cattivi...non guardano in faccia a nessuno»
«Ma Chara...Perché parli così? Non sei umano anche tu?»
«Sì, Asriel...e lo odio. Ho sempre odiato la mia orribile esistenza. Tu...lo sai perché mi sono buttato nel cratere del monte Ebott?»
«N-no...non me l'hai mai detto...ogni volta che te lo chiedevo cambiavi sempre discorso oppure ti arrabbiavi e non mi parlavi per giorni...»
«È giunto il momento allora: adesso posso dirtelo. Io...ho fatto delle cose molto brutte in passato. E altrettante cose brutte sono state fatte a me. Volevo solo farla finita, perché nulla per me aveva uno straccio di senso. Ma poi...poi ho incontrato te, Asriel. Eri un tale idiota che ho pensato "Ehi, ma questo qui è davvero così scemo che mi tratta da amico? Non sa che potrei ucciderlo in qualsiasi momento, se solo ne avessi voglia?". Ma poi ho capito una cosa. Non eri un idiota. Eri solo capace di provare quella cosa che gli umani chiamano "Amore", che tanto cantano ma poi non mettono mai in pratica. Ci ho provato anch'io quindi. E la cosa sorprendente...è che ci sono riuscito. Io ti amo, Asriel. Amo te e tutti i mostri del sottosuolo. Per questo andremo al villaggio, ci procureremo altre sei anime e apriremo la Barriera definitivamente. E poi...poi saremo noi, con il nostro infinito potere, a sigillare l'umanità sottoterra. Cosa ne pensi, Asriel?»
Il capretto spalancò gli occhi stupefatto per quella rivelazione, anche se ancora parziale. Aveva sempre creduto che Chara fosse semplicemente quel tipo di persona che ci impiega un po' di più ad aprirsi con gli altri, e che anche dopo che si è relazionato con qualcuno resta comunque un po' sulle sue. Non avrebbe mai pensato che invece dipendesse tutto da un tetro passato che Chara si portava appresso, né tantomeno che così giovane gravassero già sulle sue spalle pesanti peccati di natura ignota. Non sapeva nemmeno cosa dire. E poi c'era quella cupa proposta...se aveva sul serio imparato ad amare...se era stato proprio Asriel stesso a insegnarglielo...perché aveva ancora desideri di vendetta? Voleva fermare i suoi propositi in qualche modo, ma sapeva che Chara non era il tipo da farsi convincere facilmente. Ci provò comunque, benché non sperasse in ogni caso in grandi risultati.
«Chara...io...io non so cosa ti abbiano fatto gli altri esseri umani, però...non penso che siano così cattivi. Tu ne sei un esempio, giusto? Facciamo così...ti porterò a vedere i tuoi amati fiori e poi torneremo a casa. Okay?»
«Okay, allora, come vuoi tu...tanto al villaggio ti renderai conto di cosa sono veramente capaci quei...demoni»
Non senza un po' di ansia e paura addosso, dopo che Chara ebbe pronunciato quella frase, Asriel si incamminò verso il villaggio natale del ragazzino, guidato da lui stesso. Aveva un'ottima memoria e anche dopo tutto quel tempo ancora ricordava la strada. Dopo una quarantina di minuti, arrivarono davanti a un convento abbandonato, circondato da un giardino di fiori dorati, e Asriel fece per posare su di essi il corpicino di Chara. Ma prima che potesse anche solo inginocchiarsi, un gruppo di umani che tornava dal lavoro nei campi lo vide.
«Oddio, cos'è quella cosa?»
«Ha un bambino in braccio!»
«L'ha ucciso!»
«Vai via, mostro!»
Gli uomini presero il fucile, le donne le forche e iniziarono ad attaccare Asriel senza alcuna pietà, sparandogli e trafiggendolo con qualsiasi oggetto appuntito capitasse loro a tiro.
«Hai capito adesso? Non ti chiedono nemmeno ragioni: ti attaccano e basta...forza, Asriel, distruggiamoli. Come siamo ora, possiamo farlo senza problemi. Facciamogliela vedere. Compiamo un GENOCIDIO»
Chara aveva preso il controllo del corpo di Asriel e stava per rispondere agli attacchi degli umani con i poteri che avevano acquisito.
«No, fermo! Non possiamo fare del male a delle persone, Chara. Anche se mi stanno ferendo...voglio provare a dialogarci! Se spiegassi...»
«Cosa vuoi spiegare? Che mi hai avvelenato con dei fiori su mia richiesta in modo che potessi donarti la mia anima? Che è stato un incidente? Che in realtà vuoi loro bene? Anche se fosse vero non ti crederebbero. Loro credono che tu sia un assassino, a loro non importa nemmeno per quale ragione hai ucciso, e questo fa di te automaticamente un soggetto da eliminare. Falli fuori, altrimenti saranno loro ad ammazzarti!»
Nonostante l'opposizione di Chara, Asriel non contrattaccò, ma scappò via cercando di tornare alla Barriera, quando si accorse che la situazione stava diventando critica. Tuttavia il suo corpo era stato troppo danneggiato: quando si trovò davanti al castello, le sue gambe cedettero e cadde a terra. Prima di morire, sotto lo sguardo scioccato dei genitori che erano andati a soccorrerlo, disse solo: «Mi dispiace, Chara. Avrei dovuto ascoltarti»

Angolo dell'autrice
Ma salve! Credevate che fossi morta ma per vostra sfortuna non è così! E niente, per vari motivi non aggiorno questa fanfic da un mese ma beh, finalmente ho trovato un buco libero per pubblicare questo capitolo...e va be', beccatevelo tutto perché da ora in poi l'intreccio si farà sempre più complesso. Pace e spero che la storia continui a essere interessante. Al prossimo capitolo! 

 
   
 
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