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Autore: SpecialKlaine    26/03/2016    2 recensioni
Phil era un Deos Amoris, che si traduceva in 'dei dell'amore', ma Phil pensava che fosse molto pretenzioso. Alcune persone facevano l'errore di chiamare tutta la sua specie 'Cupidi', e non era giusto nemmeno quello. Il più famoso di loro si chiamava Cupido; sarebbe stato come chiamare tutte le persone che lavoravano in un negozio 'Stephen' perché il capo si chiamava così.
[Traduzione]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester
Note: AU, Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Give Me Love - 7 Disclaimers: I personaggi non ci appartengono e il testo è proprietà di - notanotherphanfictionblog -, l'autrice a cui abbiamo chiesto il consenso di tradurre e ripubblicare qui la fanfiction.











Give me love

VII Capitolo

| capitolo originale |




Per il resto della giornata, Phil non fece molto. Sarebbe dovuto andare dritto al suo garage a intagliare nuove frecce per poi andare a lavoro, ma non lo fece. Invece vagò per la città, senza meta - sapeva quali erano i suoi doveri, ma non aveva voglia di fare nulla in quel momento. L'unica cosa che forse avrebbe voluto fare era andare a trovare di nuovo Dan, perché Dan faceva sentire meglio Phil anche solo standogli vicino. Stava cercando di ignorare quei pensieri, però, perché pensieri di quel genere gli facevano male allo stomaco e girare la testa in un modo in cui non era abituato.
Ogni giorno, l'idea di tornare al suo garage diventava sempre meno attraente per Phil, e adesso si accigliava al solo pensiero. Prima ne era grato, perché c'erano città in cui aveva dovuto trovare riposo in vicoli umidi e pieni di spazzatura, o si era riparato nelle porte d'ingresso, solo per riscaldarsi un po'. Ma adesso il suo garage sembrava  più freddo e vuoto che mai, e Phil non se la sentiva ancora di tornarci.
Camminò e camminò finché i suoi muscoli non iniziarono a protestare, e notò che il sole aveva appena iniziato a tramontare. Sempre più persone apparivano, affrettandosi per le strade o infilandosi nelle macchine, dirigendosi verso le loro case. Phil notò un gruppo di studenti aggregati alla fermata del bus, cercando di ripararsi dal vento gelido che gli sferzava i volti. Stavano tutti sorridendo e parlando animatamente, tranne uno.
Dan era solo, il più lontano possibile dal gruppetto, appoggiato al muro con le spalle incurvate e la testa bassa. Phil si accigliò e scosse la testa, chiedendosi se sarebbe dovuto andare a parlargli o no. Sembrava così solo, e Phil sentì una stretta nel petto al pensiero di vedere di nuovo Dan così triste, specialmente confrontandolo con il Dan con il quale Phil aveva condiviso il letto la notte precedente, così dolce e affettuoso, con sorrisi gentili e una luce negli occhi.
Phil fece un passo, senza essere sicuro di cosa avrebbe detto quando avrebbe raggiunto Dan, ma volendo comunque andare da lui.
Appena gli fu vicino e allungò la mano per picchiettarlo sulla spalla, il bus arrivò, e Dan tenne la testa bassa e le spalle incurvate mentre saliva sul mezzo e si sedeva. Tenne lo sguardo triste fisso per terra, e non notò nemmeno che Phil. Quello sospirò e abbassò la testa, tornando a girare per le strade.
Infine si arrese e tornò al suo garage. Si sedette pesantemente sulla sua sedia con un grugnito, sentendo ogni articolazione del suo corpo scrocchiare forte.
Dopo aver spezzato per la terza volta le sue frecce mentre cercava di intagliarle, e essersi ferito il palmo nel frattempo, Phil mollò con un'imprecazione tutti i suoi strumenti, e raccolse quelle che aveva già fatto, ficcandole nella faretra. Uscì un'altra volta dal garage, senza preoccuparsi di chiudere la porta - non che avesse comunque qualcosa di valore da salvare.
Arrancò per le strade e combatté contro il flusso di gente che camminava velocemente in direzioni opposte, cercando di trovare posti più tranquilli dove potesse andare. Le sue ossa dolevano come non mai e i suoi muscoli bruciavano. Tirò indietro le spalle e fece una smorfia quando sentì uno scrocchio dalle scapole fino alla nuca.
Il sole calò presto, e Phil si fermò per guardare i lampioni che si accendevano, riprendendo vita nella notte, la luce artificiale che si diffondeva lentamente per le strade, facendo sbiadire ancora di più le poche stelle che riusciva a scorgere.
Dopo aver passato gran parte della notte a vagare senza meta, senza trovare nessuno degno di essere accoppiato, Phil si arrese e andò sulla terrazza che gli piaceva tanto, sedendosi sulla panchina fredda e sospirando di sollievo quando il dolore iniziò ad alleviarsi leggermente. Guardò le persone muoversi sotto di lui e si chiese quali fossero le storie di ognuno di loro; quale fosse il loro lavoro e, soprattutto, Phil si chiese se fossero felici.
Quello che Phil aveva realizzato dopo anni sulla terra, era che la felicità era estremamente importante per gli umani, e la felicità aveva un significato diverso per ogni persona, ma ogni singolo umano la voleva. 
La felicità era sempre stata un argomento irrilevante per Phil, non capiva come si misurasse, né come raggiungerla. Ma quando si sedette e guardò la città davanti a lui, si chiese se fosse felice, e decise che non lo era.
Era stato contento, conosceva la sua vita e conosceva il suo lavoro, ed era molto più fortunato di altri, aveva uno scopo, ed era suo dovere compierlo, ma non significava che fosse felice. Si chiese che cosa avrebbe potuto renderlo felice, e se avrebbe potuto capire di esserlo. Pensò di sì, perché quando gli umani erano felici, lo emanavano in ondate, li faceva brillare finché non potevano più tenerselo dentro e trapelava da loro sotto forma di risate e sorrisi che arricciavano la pelle intorno ai loro occhi. Si chiese come fosse provare quel tipo di felicità, se era meravigliosa come sembrava, se i loro sorrisi li facessero sentire bene come sembrava che stessero.
Phil si passò una mano tra i capelli e sospirò, si sentiva ridicolo. Non era un umano, non poteva provare quello che provavano loro, le emozioni degli umani lo confondevano, erano tutte così complicate, e forti e avevano un grande impatto. Certamente faceva male provare tutto il tempo cose così forti.
Phil continuò a guardare la città dormire, guardò la quantità di persone ridursi lentamente finché le strade non furono vuote e silenziose, e poi guardò l'alba sorgere di nuovo sopra agli edifici grigi, schizzando gialli e arancioni e rossi vividi attraverso l'orizzonte.
 La città iniziò lentamente a svegliarsi un'altra volta, il sole che si alzava in cielo mentre le persone iniziavano a lasciare le loro case, stiracchiandosi e sbadigliando mentre si dirigevano fuori, pronti a iniziare un nuovo giorno.
Il corpo di Phil era irrigidito per il freddo, e le sue gambe si erano addormentate per essere stato seduto così a lungo, ma si sentì più in pace di quanto non fosse stato da tanto tempo. Dopo aver avuto l'occasione di guardare il mondo muoversi nel suo ritmo costante, si ricordò di quanto fosse magico il mondo umano. Phil non l'avrebbe mai ammesso, ma tutto il tempo che aveva passato seduto a guardare le strade dal terrazzo, aveva mezzo sperato di scorgere Dan, giusto per vedere se stava bene. Phil era sicuro che Dan non aveva ancora trovato cosa lo rendesse felice, non pienamente almeno, e Phil sperava davvero che lo scoprisse presto.
Era difficile perdere tempo quando non dormivi, e si ritrovò di nuovo a girare per la città, ogni respiro usciva dalla sua bocca sotto forma di vapore. L'asfalto sotto di lui brillava di un sottile strato di ghiaccio che non era stato sciolto dal sole ancora nascente, e Phil guardò gli umani camminare decisi attraverso il terreno intarsiato, alcuni con occhi stanchi, inciampando mentre camminavano, e altri a testa alta, affrettandosi sicuri ovunque dovessero andare.
Phil passò di nuovo davanti alla fermata del bus, facendosi strada attraverso il largo gruppo di studenti, e notò con disappunto che Dan era lontano da loro, come il giorno prima. Andando avanti, qualcuno sbatté contro la sua spalla, spingendolo indietro.
 'Oh Dio mi dispiace- Gesù Phil, dobbiamo smettere di scontrarci.'
L'espressione dispiaciuta sul viso di Dan si trasformò in un enorme sorriso quando vide Phil, e Phil non riuscì a non ricambiare.
'Sta diventando sempre meno una coincidenza' disse Dan con un sorrisino, e Phil sentì il volto iniziare a scaldarsi, anche se non era sicuro del perché.
'Io volevo solo uh- Credevo -io non-' balbettò Phil ansiosamente, ma Dan mise una mano sulla sua spalla e sorrise dolcemente.
'Tranquillo. Sono sicuro che non sei uno stalker, è bello vederti.'
Su entrambi i loro volti comparve un sorriso, e Phil notò il modo in cui Dan sembrava brillare leggermente quando sorrideva. La felicità era così fluttuante e a volte fin troppo effimera, era strano che un'emozione così forte potesse andare e venire così facilmente.
'Oh merda, sono in ritardo.'
Il viso di Dan si rabbuiò quando guardò l'ora sul telefono, poi il bus che si stava lentamente avvicinando alla sua fermata.
Iniziò ad andarsene, per poi fermarsi all'improvviso e girarsi verso Phil, sorridendo timidamente e spostando il peso prima su una gamba, poi sull'altra, mentre le sue guance stavano lentamente diventando rosse.
'Quindi ci vediamo per un caffè questo pomeriggio?' Chiese.
Phil sorrise e annuì
'Si, non vedo l'ora' disse, perché davvero non aspettava altro.
Dan annuì contento, prima di ricordare il suo bus e imprecare mentre correva per prenderlo prima che partisse.
'Ci vediamo dopo Phil!' urlò Dan mentre saliva sugli scalini dell'autobus.
Dan guardava in avanti, sorridendo leggermente mentre si sedeva sul bus, le sue spalle non erano incurvate come il giorno prima, e i suoi occhi sembravano molto più luminosi. Phil non era sicuro cosa avesse reso ieri così diverso da quel giorno, ma era grato di qualunque cosa avesse fatto sentire un po' meglio Dan.

*
Arrivò al bar due ore prima di quando avrebbe dovuto. Era difficile passare il tempo quando non dormivi o facevi nulla, e Phil aveva già girato l'intera città due volte e adesso era così infreddolito che iniziava a provare dolore.
Il vento gelido gli era penetrato nelle ossa e gli doleva tutto più del solito, quindi cercò rifugio nel calore del bar, pensando che avrebbe potuto aspettare lì Dan invece di girare senza meta.
Il locare era piuttosto affollato, un mucchio di uomini e donne d'affari vestiti eleganti sedevano sorseggiando le loro bevande mentre picchiettavano freneticamente sui loro computer o i loro telefoni. Phil notò che nessuno stava parlando, tranne che per lo staff che chiacchierava dietro il bancone, si sentiva solo in picchiettare delle tastiere, tutti sedevano ai rispettivi tavoli, la maggior parte di loro da soli, e nessuno aveva alcun contatto visivo con l'altro.
Si accigliò leggermente, dirigendosi verso un angolo dove stava un piccolo divano, e si sedette, fissando il pavimento.
'Sei arrivato presto, ansioso di vedermi, eh?
Phil sobbalzò alzando lo sguardo, e vide Dan, aveva un grembiule verde e teneva un taccuino in mano, mentre sorrideva sornione a Phil.
'N-non sapevo dove altro andare' mormorò debolmente Phil, iniziando ad arrossire.
Il sorriso di Dan scomparve, e sembrava così preoccupato e sul punto di piangere che Phil cercò velocemente qualcosa da dire perché Dan smettesse di pensare a qualunque cosa stesse pensando in quel momento.
"Lavori qui?" chiese, notando che era vestito come gli altri camerieri, pensando che potesse essere uno di loro.
"Purtroppo si, ho bisogno di soldi, e se questo significa servire caffè a persone pretenziose che pensano di essere più sacre di te perché bevono Starbucks, allora ok."
Phil ridacchiò e Dan gli sorrise in risposta.
"Avevo intenzione di fare un salto a casa e cambiarmi prima che tu arrivassi, ma se già qui. Finisco il turno tra un'ora, non scappare, per favore?"
Phil promise che non l'avrebbe fatto e il sorriso di Dan diventò ancora più largo. Se ne andò velocemente, per poi ricomparire con una tazza di qualcosa, che mise di fronte a Phil con un sorriso.
"Credo che ti piacerà. Niente alcol, e tanto zucchero."
Phil ringraziò, e annusò il dolce profumo della bevanda davanti a lui, mentre Dan se ne andava di nuovo.
Bevette altre due tazze del liquido che gli aveva portato Dan, insieme ad un muffin al cioccolato, e si sentì strano e iperattivo, ma nel senso buono. Si sentiva caldo dentro, e il suo cervello stava fremendo di idee, e quando Dan finalmente finì il turno e si affrettò a raggiungere Phil, rise.
"Tra un po' ti metti a saltellare in giro. Hai fatto un'overdose di caffeina e zucchero."
"Mi sento benissimo" disse Phil con un sorriso.
"Per forza" disse Dan, ridendo di nuovo.
"Com'è andata la giornata?" chiese, mettendo le mani intorno alla sua tazza di caffè e picchiettando la porcellana con un dito.
Phil alzò le spalle.
"Per la maggior parte noiosa. A te, invece?"
"Una merda, come al solito. Non so perché mi sforzi di andare all'uni, è una perdita di tempo. Eri a lavoro?"
"Non oggi. Cosa studi?" Phil stava cercando disperatamente di tenere lontana la conversazione da lui e la sua vita. Era terribile come bugiardo, e dire la verità non era decisamente un'opzione.
"Giurisprudenza. L'ho scelta perché volevo sembrare intelligente, non è stata una delle mie idee migliori" disse Dan con una risata forzata e scosse la testa, prima di prendere un sorso dal suo caffè.
"Quindi non ti piace?"
"La odio con tutto il cuore."
Phil si accigliò.
"Perché non molli allora?" chiese.

Per quanto ne sapeva Phil, l'università era una cosa facoltativa, quindi perché Dan non poteva semplicemente smettere di andarci?
"Perché non voglio essere un fallimento. Anche se potrei finire ad esserlo comunque: ho tutte le materie giù, dato che non ci vado mai, e anche se ci vado non faccio i compiti" rispose Dan, passandosi una mano tra i capelli con un sospiro.
Sembrava triste e infelice, e ancora una volta Phil si ritrovò a sperare di poter fare qualcosa che lo rendesse felice.
"Non ti renderebbe un fallimento, sarebbe solo una cosa che decidi di non fare più perché non ti rendeva felice" disse dolcemente, e la bocca di Dan si arricciò in un sorriso.
"Sei proprio la voce della ragione" il sorriso di Dan divenne molto più sincero, e alzò leggermente la testa, pensando a quello che aveva detto Phil
"Non posso mollare" continuò. "Sono in debito per i prestiti, tutti penserebbero che sono un idiota. E oltretutto, cos'altro potrei fare?"
La domanda era probabilmente retorica, ma Phil decise di rispondere comunque.
"Tutto quello che vuoi. Cosa sceglieresti se potessi fare qualunque cosa?"
Dan tamburellò un dito sul mento e alzò lo sguardo verso il soffitto.
''Ho sempre voluto essere un attore quando ero piccolo, ma è un po' stupida come cosa. Magari cose che ci assomigliano, tipo lavorare nell'industria del cinema, immagino."
"Non deve essere un lavoro, solo qualcosa che hai sempre voluto fare."
Phil guardò Dan, come i suoi occhi si illuminarono mentre pensava, e come si rimise a posto i capelli, sorridendo prima di rispondere.
"Voglio viaggiare. Voglio vedere il mondo e scoprire tutto, provare cose nuove e venire a conoscenza di nuove culture. Mi renderebbe incredibilmente felice"
Phil annuì e ricambiò il sorriso di Dan.
"Ottima scelta. Questo mondo è un posto bellissimo."
Dan si girò con un ghigno e pose a Phil la stessa domanda prima di prendere un sorso della sua bevanda, e Phil non aveva assolutamente idea di come rispondere.
Non aveva scelto la sua vita, non gli era stato permesso di scegliere qualcosa da fare, non aveva nemmeno opzioni. Gli era stato tutto assegnato dal momento in cui era stato creato, ed era quello che avrebbe dovuto fare finché qualcuno più potente di lui avrebbe deciso che sarebbe potuto finalmente andare a casa e riposare.
Iniziò a balbettare, e sentì il viso riscaldarsi mentre cercava di pensare a qualcosa, conosceva le rispose cliché, che cosa avrebbe potuto dire, ma sotto sotto, Phil sapeva quale sarebbe potuta essere la sua risposta.
"Immagino che mi piacerebbe fare più o meno quello che vuoi tu. Ma non voglio viaggiare per vedere il mondo, voglio viaggiare per essere libero, e per trovare quello che mi rende felice. Poi rimarrei lì e lo farei fino alla fine della mia vita, però, ora come ora, non so cosa potrebbe essere."
Dan rimase in silenzio per qualche secondo, con la bocca leggermente socchiusa, finché non rise forte e scosse la testa, ammirato.
"Quando ti ho incontrato per la prima volta ho pensato che fossi un ragazzo imbranato, carino e basta. Lo sei ancora, ma sei molto più intelligente di quanto credessi. Sei profondo."
Phil mise la testa tra le mani per nascondere il fatto che il suo viso stesse andando a fuoco, e Dan rise ancora di più, tirando indietro la testa e tenendosi lo stomaco. Phil sbirciò tra le dita e non riuscì a non sorridere, la felicità di Dan lo raggiungeva ad ondate, e si ritrovò anche lui a ridacchiare mentre lo guardava.
Un'altra cosa strana della felicità che Phil aveva scoperto, era che era decisamente contagiosa.









-Note

Che ritardo assolutamente enorme >\< che poi sto pubblicando nel bel mezzo della notte, proprio un orario ideale. Scusate tantissimo, mi prendo tutta la responsabilità (gas aveva finito di tradurre da un sacco, ma io sono una beta inaffidabile ^^''). Btw ora siamo qui, con questo aggiornamento del sabato-mattina-molto-presto, giuro che dalla prossima settimana gli aggiornamenti riprendono il venerdì, puntuali e ad un orario umano.
Se così non fosse siete autorizzati a venirmi a cercare armati.
LA.

   
 
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