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Autore: rasha85    26/03/2016    3 recensioni
Denise è una studentessa molto diligente al terzo anno di college ad Harvard. Ha un passato oscuro e tenebroso da cui cerca di fuggire, e per questo pensa solo a studiare e a raggiungere il suo obiettivo, lavorare per le più importante case editrici d’America. Niente e nessuno può distrarla dal suo obiettivo, sicuramente non la sua coinquilina e amica del cuore Alexandra, l’unica persona che abbia mai fatto avvicinare, che cerca in tutti i modi di farle tirare la testa fuori dai libri e farla divertire. Tutto questo fino a quando una mattina si ritrova nel letto di un bellissimo sconosciuto..
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Rimango senza fiato e con la bocca spalancata quando i miei occhi incontrano quelli della persona che mi ha fermato: i due profondi occhi azzurri di Luke mi guardano straniti e preoccupati. Io rimango senza parole nel vederlo così nei miei confronti, soprattutto perché non mi aspettavo che fosse stato lui a fermarmi, ma che Alex mi avesse raggiunto e che volesse tentare di spiegarmi il suo comportamento, anche se, per me, un comportamento del genere non ha nessun tipo di spiegazione. Ma vedere il viso di Luke mi fa calmare un po’, e riesco a tornare un po’ più padrona di me stessa e a tremare un pochino meno. “Denise, cosa è successo? Perché correvi in quel modo per il campus? E, soprattutto, perché sei così sconvolta?”, mi chiede preoccupato, non accennando a lasciarmi il braccio. Io lo guardo e poi guardo la sua mano che ancora mi tiene ferma, e vedo che lui la ritrae, come se il solo fatto che l’ho osservato lo avesse scottato. Provo ad aprire bocca, ma non mi esce alcun suono: continuo a rivedere la scena di Alex che picchia quel poveraccio, e che ancora infierisce mentre è a terra, senza nessun briciolo di compassione, e questa storia mi dà il voltastomaco. Mi volto, per cercare di soffocare la nausea che mi è salita e, soprattutto, per non vedere più quello sguardo preoccupato in Luke: in questo momento, non posso permettermi di pensare anche a lui e alla sua probabile reazione di quando gli parlerò di quello che è successo. So che se mi vedesse così devastata farebbe una scenata ancora peggiore di Alex, e io non voglio ritrovarmi di nuovo in mezzo a quella situazione, perciò devo cercare di calmarmi prima di dire o fare qualunque cosa. “Denise, voltati, mi stai facendo preoccupare. Cosa è successo? Quelle ragazze in aula ti hanno detto qualcosa? Guarda che se stai così per loro le sistemo io, vedrai che non ti daranno più fastidio. Non ho paura di mostrarmi con te, dopo quello che mi hai detto. E’ vero, me ne sono andato senza risponderti, ma era l’unico momento in cui io potevo tenerti sulle spine, visto che lo fai sempre tu, ma volevo farti una sorpresa e venire a cercarti per pranzo per poter parlare con te. Quindi, se sei ridotta così per qualcosa che hanno detto o fatto, o se qualcuno ha fatto allusioni perché ti ha visto in quell’aula vuota dopo che io me n’ero andato, non ti preoccupare, sistemo io e la tua reputazione non ne risentirà. Ma ti prego, non restare in silenzio e dimmi cos’hai”, dice sempre più preoccupato. Mentre Luke parla la nausea scema un po’, e mi ritrovo anche a sorridere per quello che dice, perché è davvero molto dolce nei miei confronti e veramente preoccupato per me. Ma quell’aula e la nostra situazione sembra una cosa di così poca importanza e così lontana adesso, dopo quello che è successo. Faccio dei respiri profondi, per cercare di far tornare a ragionare il mio cervello, senza che si faccia prendere troppo dalle emozioni: devo cercare una soluzione per dire a Luke cosa è successo, ma in maniera più morbida e in modo che non noti che è quello che mi ha sconvolto tanto, se no andrebbe da Alex e scoppierebbe un’altra rissa, ma stavolta per colpa mia, e non voglio assolutamente che nessuno si picchi per me e che qualcuno si faccia male. Dopo qualche respiro profondo, il mio battito è tornato normale, e mi volto piano, mostrando un sorriso forzato e una tranquillità che proprio non ho, ma non posso permettermi di mostrarmi troppo debole. “Accidenti, ma sei proprio tanto sconvolta. Veramente, dimmi chi ha detto cosa e ci penso io a sistemare le cose. Ma possibile che le persone non sappiano mai farsi i fatti propri? Guarda per qualche parola sicuramente di troppo che qualcuno ha detto, in che stato sei. Denise, mi sto preoccupando seriamente, mi vuoi dire che è successo?”, dice alzando un po’ la voce. Io spalanco gli occhi, preoccupata, al suo tono alterato, mentre la poca sicurezza che ero riuscita a mettere insieme si sta pian piano sgretolando. Inizio a lanciare sguardi preoccupati in giro, per accertarmi che non ci abbiano visto né sentito, e tiro un sospiro di sollievo quando mi accorgo che non c’è nessuno in giro in quella parte del campus, anche se sono sempre preoccupata del fatto che Alex possa arrivare a momenti. “Adesso cominci anche a guardarti in giro preoccupata?”, chiede allarmato. Poi il suo tono cambia, e i suoi occhi si spalancano, come se avesse fatto improvvisamente due più due e ora le cose fossero chiare. Sorride amaramente, e poi dice, serio: “Che c’è, ora hai paura che ti vedano con me? Ah, certo, è questo il problema: la secchioncella non può farsi vedere in giro con lo sciupa femmine, eh? Le rovinerebbe la reputazione. Ma sono stato io l’unico coglione a farsi avanti, che stupido sono stato a pensare di avere anche una sola possibilità con te, a pensare che qualcuno mi volesse anche per come ero dentro, invece solo che per il mio aspetto esteriore! E io che mi stavo preoccupando per te, mentre tu stai solo cercando un modo per tirarti fuori da questa situazione, non è così?”, dice, urlando ancora. Io rimango paralizzata dalla sua sfuriata: ha gli occhi fuori dalle orbite, è incavolato nero, ma l’assurdo di tutta questa cosa è che lui ha fatto tutto da solo e non mi ha dato nemmeno il tempo di spiegare. Non riuscendo ad aprire bocca dopo la sua sfuriata, lo prendo per una mano e cerco di tirarlo dietro l’albero che abbiamo di fronte, in modo da non attirare troppo l’attenzione. Ma ovviamente lui non è me: se non vuole venire, è impossibile trascinarlo, e infatti mi molla subito la mano e si pianta per terra, senza alcuna intenzione di muoversi, guardandomi con aria di sfida. “Eh, no, signorina, non te la caverai così. Non mi farò trascinare di nascosto da qualche parte per sentire delle scuse senza senso sul fatto che non puoi frequentarmi. Se devi dire qualcosa, dillo qui, alla luce del sole, in modo che se passa qualcuno lo senta, così che sia la tua che la mia reputazione saranno salve. Perché è solo questo che conta per te, vero? Perché qualunque cosa sia successa dopo che io sono andato via, ti ha fatto ripensare così tanto a quello che mi avevi detto, che cercavi solo un luogo in cui pensare per cercare di rimangiarti tutto, non è così? Ma non preoccuparti, Denise, visto che non sei stata capace di aprire bocca, te lo tolgo io il pensiero: qualunque cosa stesse iniziando tra di noi è appena finita. Farò la punizione con te perché devo, ma questo sarà tutto. Non voglio avere nessun tipo di amicizia né altro con te. Sei stata una delle poche persone con cui stavo cercando di aprirmi davvero, ma a quanto pare non interessava niente nemmeno a te del mio vero io, o non ti è piaciuto nemmeno un po’ quello che hai visto. Perciò, non sprecare tempo a cercare delle scuse: le cose finiscono qui”, dice duro e incattivito, voltandomi le spalle e incamminandosi a grande falcate verso il centro del campus. Io rimango impietrita alle sue parole, non so cosa dire, non riesco a credere che nel giro di due minuti la situazione si sia ribaltata e, da un Luke preoccupato, mi sono ritrovata un Luke arrabbiato che mi ha lasciato da sola, senza darmi il tempo di spiegare. Ha fatto tutto da solo, solo perché io ero troppo sotto shock per dire qualunque cosa, e non so come lui ha preso questo mio comportamento come un rifiuto da parte mia. Ma non posso permettere che una cosa che mi ha bloccato dal passato, mi rovini una delle poche cose belle che mi sono successe da quando sono qui, perciò, con tutto il fiato che ho in gola e iniziando a correre, urlo: “Luke, fermati, almeno fammi parlare”. Adesso non mi importa se qualcuno ci guarda, devo risolvere questa cosa, e in fretta, prima che succeda qualcos’altro. Lui si blocca per un attimo, e io tiro un sospiro di sollievo: almeno si è deciso ad ascoltarmi. Ma poi lo vedo scuotere la testa e ripartire a velocità sempre maggiore, e capisco che non mi sta dando nessuna chance: non vuole avere nessuna spiegazione da me, vuole restare convinto della sua idea, anche se io non ho detto niente, né in un senso, né nell’altro. Continuo a correre verso di lui, anche se è più veloce di me, senza sapere di preciso cosa dirgli per evitare che succeda un casino con Alex, ma voglio solo che torniamo ad essere quelli che eravamo oggi pomeriggio, quelli che finalmente erano riusciti a sbloccarsi e a fare un tentativo. E invece ora, per colpa di Alex, e del mio passato che non mi lascia in pace, sembra che abbia perso un’altra occasione per essere felice. “Luke, ti prego, almeno fammi spiegare”, dico, urlando disperata e fermandomi, non avendo più fiato in gola e iniziando a vedere troppa gente girare per il giardino. Non voglio che la mia richiesta di chiarimento si trasformi in un telefilm per tutti, voglio parlare con lui, stando attenta a come raccontargli quello che Alex ha fatto, anche se è una cosa che domani sarà su tutti i giornalini studenteschi, e forse è meglio che lo sappia da me che da un giornale. Lui si blocca, poi fa due passi in avanti e io perdo la speranza: forse era proprio così che doveva andare, forse noi non dovevamo nemmeno provare a stare insieme, e forse è meglio che lui abbia pensato quelle cose di me, piuttosto che andarsi ad invischiare in un casino con Alex che, oltre che la sospensione, probabilmente gli sarebbe costato più di un osso rotto. Sospiro scuotendo la testa, e mi volto per tornare a cercare un luogo isolato in cui potermi finalmente lasciare andare, perché sento di non farcela più a gestire tutte queste emozioni insieme. Ho bisogno di sfogarmi e poi di riprendere il controllo di me stessa e della mia vita, considerando quello che c’è stato stamani una bella parentesi da ricordare. Mi devo mettere il cuore in pace: con tutto quello che mi è successo in passato, non potrò mai essere davvero felice, rischierò sempre di fare i casini come oggi, solo perché non sono capace di scindere i brutti ricordi e le brutte sensazioni del passato da quello che sta accadendo nel presente. Faccio due passi lentamente a testa bassa e mi ritrovo davanti un muro di muscoli. Alzo gli occhi da terra e vedo Luke che mi guarda torvo: “Avanti, parla, visto che sembra che finalmente hai ritrovato la voce. Dimmi se le cose stanno davvero come ho detto io oppure no, che così la facciamo finita con questa storia”, mi dice duro. Io lo guardo, sorpresa: non avrei mai pensato che sarebbe tornato indietro per parlare con me, credevo davvero che avesse deciso che era tutto finito. Un sorriso mi si allarga in automatico sulle labbra: non credevo di poter avere davvero un’altra chance. Lui mi guarda, stranito, e inizia a sbuffare: cavolo, devo avere proprio una faccia ridicola e devo averlo fatto arrabbiare davvero tanto, se bastano due secondi senza la mia risposta a farlo sbuffare. Ma non posso perdermi l’occasione che mi ha concesso e, anche se non so bene cosa dire, inizio a parlare a raffica: “Beh, innanzitutto mi sembrava di averti chiarito, in aula, che io non sono una persona facile con cui stare, ma che con te ci avrei provato, e non mi sono rimangiata tutto nel giro di un’ora. Penso e provo ancora le stesse cose che ho detto in aula, solo che ci voglio andare piano, questo sì. Non voglio che tutti parlino di noi, di quello che facciamo, se stiamo o non stiamo insieme, cosa tu hai trovato in me o io in te, o cose del genere. Non voglio pettegolezzi su una cosa che ancora deve crescere e che nessuno di noi sa dove ci porterà, per questo voglio andarci piano e fare le cose con calma. So che tu sei una persona popolare e che chiunque parla di te, di quello che fai, di quelle con cui sei stato o di quelle con cui vuoi andare, ma io sono abituata all’anonimato e tutta questa notorietà mi infastidisce, soprattutto perché le persone pensano di sentirsi in diritto di giudicare tutto quello che dico o faccio, solo perché frequento te, come se stessimo in un film. Per questo avevo detto di andarci piano e intanto di iniziare a conoscerci noi, poi se stiamo bene insieme, è chiaro che anche gli altri lo sapranno, ma prima voglio essere certa che tu sia una persona di cui posso fidarmi, e voglio che tu ti fidi di me. E quando ti ho detto che, nonostante tutte queste mie paure, io ci voglio provare, è la pura e semplice verità, perché non ho mai trovato nessuno che mi facesse stare bene come te, che mi spingesse a migliorarmi sempre, che sia sempre così preoccupato per me, che tenga in considerazione tutto quello che penso e dico. Credo che, se ci diamo del tempo per conoscerci davvero, niente di quello che gli altri avranno da dire scalfirà quello che noi ci siamo costruiti, ma adesso che siamo appena agli inizi, siamo troppo fragili. Pensavo che su questo fossimo d’accordo, no?”, gli dico tutto d’un fiato, guardandolo speranzosa. Gli occhi di Luke, da blu scuri, quasi neri che erano prima, si sono attenuati e sono diventati di nuovo di quel bel turchese che ti ci fa perdere dentro, mentre gli parlo. Già vedere questo cambiamento nei suo occhi, mi fa tirare internamente un sospiro di sollievo: forse ho ancora una possibilità con lui. Lui mi guarda intensamente, mentre io lo guardo con gli occhi sgranati da cucciolo, in attesa del suo verdetto. E, dopo qualche istante in questa scena quasi da cartone animato, lui fa una smorfia e sorride. Un sorriso di quelli caldi, luminosi, veri, che ti contagiano e ti fanno venir voglia di sorridere a tua volta. “Certo che tu sei proprio brava a parole, eh? Diciamo che anche la faccia da cucciolo disperato ti ha aiutato, ma mi avevi già convinto al “non mi sono rimangiata tutto nel giro di un’ora””. Io sgrano gli occhi, un po’ infastidita: ma come, mi ha lasciato parlare per dieci minuti, quando lui era già convinto dopo mezzo secondo? Lui ride, poi dice: “Vedi, è anche per questo che mi piace stare con te: la tua faccia e le tue espressioni sono sempre così vere, chiare, che sei incapace di nascondere qualunque tipo di emozione. E quando ho deciso di ascoltarti e ho visto la tua faccia, avevo già capito che eri dispiaciuta e che non avevi mai pensato quello che avevo detto io, ma volevo avere la conferma da te che ci volevi provare davvero”. Io lo guardo, scocciata, e sbuffo: ma come, mi ha fatto fare un discorso lungo un chilometro, e poi lui aveva già deciso che avevo una seconda chance quando mi ha guardata in faccia? Ma che tipo che è! Luke ride, divertito, e vederlo così contento mi fa passare il fastidio di aver parlato così tanto e articolatamente per niente. Mi unisco alla sua risata cristallina, quasi liberatoria, poi lui, ad un tratto, mi prende per un braccio, e mi avvolge nel suo petto, abbracciandomi e poggiando il suo viso sulla mia testa, inalando il profumo dei mie capelli e sussurrando: “Denise, hai un profumo così buono e rilassante. Come ho fatto a pensare, anche solo per un attimo, di non frequentarti più, senza nemmeno conoscerti davvero? Sei l’unica ragazza che riesci a farmi alterare e calmare subito dopo con la sua vicinanza”. Lui mi abbraccia ancora più forte, e io mi lascio per un attimo andare alle sue parole e ai suoi gesti così teneri: per la prima volta nella mia vita, tra le braccia di Luke, mi sento finalmente al sicuro, protetta, “a casa”, e adesso non mi importa se qualcuno ci vede, voglio solo godermi questo momento di tranquillità e pace, uno dei pochi che ho avuto in vita mia. Dopo qualche istante così abbracciati, e soprattutto dopo aver ritrovato un po’ di tranquillità dopo tutto il casino successo da dieci minuti, provo a sciogliermi dall’abbraccio di Luke, che continua a tenermi stretta, mugolando: “Aspetta ancora un attimo, è sempre così difficile avvicinarti e tenerti vicino, fammi assaporare il momento”. Io sospiro e sorrido, lasciandomi cullare un altro po’ da quelle braccia forti, poi comincio a divincolarmi e lui, con un sospiro, mi lascia andare. “Ma non riesci proprio a fare per una volta quello che ti chiedo? E’ così brutto stare vicino a me?”, dice con un tono tra il serio e il divertito. Io lo guardo in tralice, per capire se sta dicendo sul serio o se mi sta prendendo in giro, poi sorrido e dico, scegliendo attentamente le parole: “No, stare vicino a te mi fa stare bene ma, proprio per questo e per quello che ti ho detto prima, non voglio che la gente sparli di noi da subito. E ora siamo in una zona troppo in vista per non farci notare”. Luke sbuffa, e poi si guarda in giro. Io seguo il suo sguardo e vedo che sì, siamo un po’ più isolati da dove ci sono più studenti, ma siamo ancora troppo vicini a loro per non farci notare e stare tranquilli. “E va bene, facciamo come vuoi, facciamo le cose con calma e non facciamoci notare, tanto riesci sempre ad averla vinta tu”, dice con un sospiro e sorridendo. Io sorrido vittoriosa poi dico: “Mi piace vincere con te”. Lui mi guarda ridendo poi, più serio, abbassa il tono e dice: “Guarda che mi devi ancora una spiegazione per il tuo comportamento di poco fa. Non credere che mi sia scordato la tua faccia sconvolta e il tuo modo di fare. Addirittura hai lasciato che potessi pensare che non volessi più nemmeno provare a stare con me, pur di non dirmi quello che era successo davvero. E io voglio saperlo, non voglio che mi tieni nascoste le cose, soprattutto quando ti riducono in quello stato. Non possiamo provare a stare insieme, se tu non provi nemmeno ad essere sincera con me”. Io lo guardo, con gli occhi sbarrati: era chiaro che non si sarebbe scordato di quella situazione, ma speravo di avere un po’ più di tempo per non fare sembrare le cose così brutte come erano, anche se, da quello che mi aveva già detto Luke, lui conosceva bene Alex, e forse era questo che non mi voleva dire su di lui, quando mi ha detto che non sapevo chi fosse davvero. Sorrido amaramente alle parole che ha detto: lui non vuole che gli nasconda le cose, ma non sa che io è tutta la vita che nascondo un sacco di cose a tutti, per il loro bene, e non potrò mai essere pienamente sincera con lui, perché non potrò mai raccontargli davvero quello che mi è successo nel passato e chi sono io davvero, altrimenti rischierei di perderlo e di metterlo in pericolo inutilmente, cosa che assolutamente non voglio che capiti a nessuno, soprattutto a Luke. So che purtroppo non potrò mai aprirmi davvero con nessuno, ma cercherò di essere il più trasparente possibile con Luke, almeno per quello che riguarda il presente. “Hai ragione, dobbiamo essere sinceri l’uno con l’altra, se vogliamo provare a costruire qualcosa di vero. Pretendo da te la stessa sincerità”, dico seria, sperando che lui non faccia come me e che non abbia niente da nascondere sul suo passato. Vedo un lampo attraversare il suo sguardo, ma è solo per un attimo, poi torna tranquillo e sorridente: non so cosa sia stato, ma sicuramente niente di positivo. “Assolutamente, non ti nasconderò niente. O, comunque, ci proverò con tutto me stesso ad essere sincero su tutto”, dice sorridendo. Io ricambio il sorriso, e mi accontento della risposta: so che non si può sempre essere sinceri su tutto, fosse anche solo per fare una sorpresa all’altro, dovresti mentirgli per forza, anche se è una bugia positiva. “Bene, visto che ci siamo chiariti e che ora sono un po’ più calma, hai ragione, ti meriti una spiegazione sul mio comportamento, ma meglio non dartela qui”, dico, guardandomi in giro. Gli studenti hanno iniziato a sparpagliarsi dal centro del giardino e qualcuno sta iniziando a venire anche nella nostra direzione. Prendo per mano Luke che è rimasto imbambolato a guardare la gente, e lo trascino con me verso il punto più lontano del giardino, cercando di arrivare dietro quel famoso albero dove possiamo stare nascosti e dove posso finalmente raccontargli quello che è successo, o almeno una versione ammorbidita per non fargli perdere la testa.
   
 
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