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Autore: Julsss_    26/03/2016    2 recensioni
[DESTIEL AU CHE PRETENDE DI ESSERE UN PO' DIVERSA]
Colui che scrive e racconta questa storia, è Castiel Novak, uno scrittore alle prime armi che, per coltivare il suo sogno, si rifugia nella vecchia casa di montagna, dove incontrerà quell'uomo misterioso e tormentato dagli occhi verde smeraldo che si aggira tra i boschi suonando la sua chitarra. E, da quel momento, la sua vita sarà completamente sconvolta.
[AVVERTENZE]
- Il Rating potrebbe variare in ROSSO;
- ANGST FINALE.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Hallelujah
























Chapter seven:

Together

 












Quella notte non fu diversa dalle altre, per il semplice fatto che non dormimmo insieme. Credo che nessuno dei due si pose il problema e a me andava bene anche così, ma non riuscii a dormire. Avevo così tanti pensieri, che dormire quasi mi sembrava inutile e come morire.
Quella giornata aveva plasmato e migliorato le mie capacità nello scrivere. Adesso avevo un senso per cui scrivere, e forse anche per vivere.
Mi svegliai presto al mattino, più presto del solito e controllai che Dean dormisse... volevo fargli una sorpresa. Scesi in cucina e preparai la colazione come usava fare lui per me. Gliela portai mentre lui dormiva ancora.

« Buongiorno » dissi, sedendomi sul letto accanto a lui.

Dean era abbracciato al cuscino, fece alcune smorfie senza rendersene conto e con la voce ancora impastata di sonno, mugolò. Sembrava uno di quei bambini che fanno finta di dormire per non andare a scuola. Non l'avevo mai guardato dormire. Pensai che fosse la creatura più bella che avessi conosciuto. Il suo viso era calmo e rilassato come non gliel'avevo mai visto. Potevo contare persino le sue lentiggini.

« Altri cinque minuti » disse all'improvviso ancora con la voce impastata di sonno.
« Non ti sono concessi » gli risposi, accennando ad un sorriso sghembo.

Dean sbuffò e cercai di invogliarlo a svegliarsi. Usai un’arma che non sfoderavo spesso, ma sapevo che avrebbe funzionato su di lui.

« Ti ho preparato la colazione. Caffè e la marmell- »

Dean spalancò gli occhi e, in men che non si dica, si alzò. Che strano potere aveva la marmellata su di lui! Una volta alzato e aver ripassato più volte le mani sugli occhi per strofinarseli, mi rivolse uno splendido sorriso.

« Come mai questo servizio a letto? » 
« Volevo ricambiare tutte le colazioni preparate da te » gli rivelai.
« Non c'entra niente quello che è successo ieri? » disse con tono sospetto, guardandomi come solo lui sapeva fare.
« Assolutamente no » mentii.
« Sei il solito bugiardo, Cas » disse sorridendo e addentando allo stesso tempo una fetta di pane con la marmellata.

Sorrisi a mia volta. Sapeva sempre quando mentivo. Era la prima persona che riusciva a capirlo, che cercava di comprendermi, di conoscermi davvero per quello che ero.
Da quando era arrivato, mi aveva sempre ripetuto di non abbandonare quello in cui credevo e non perché fosse meno realista degli altri, loro sicuramente avevano le loro ragioni per consigliarmi qualcosa di diverso, potevano essere anche stupidi e superficiali, ma Dean credeva in me, riusciva a farlo come nessun altro. Forse anche lui aveva bisogno di credere in qualcosa per non sprofondare.
Più tardi, fui preso di soprassalto da un forte mal di testa che non mi dava pace, per non parlare del raffreddore tanto temuto che sopraggiunse come previsto.
Dean si occupò subito di me dicendo 'Te l'avevo detto di non rimanere impalato sotto la pioggia'. Ed io gli diedi ragione, ma in parte la colpa era anche un pò sua.
Quel pomeriggio Dean divenne il mio infermiere personale, cucinando un brodo caldo niente male e ogni tanto controllava se avessi la febbre, ma per fortuna quest'ultima, almeno, non venne a farmi visita.
Nel tardo pomeriggio invece, il dolore alla testa passò completamente, e avevamo il nostro solito appuntamento col tramonto. Questa volta però, Dean pensò bene di prendere la vecchia barca di mio padre per goderci quella meraviglia proprio al centro del lago.
Notai che Dean aveva anche un aspetto molto romantico; pensavo conoscesse quel che mi piaceva. Si occupò anche di portare una vecchia coperta che aveva trovato nella mia stanza e la poggiò sulle mie spalle e mi sentii di nuovo amato come una volta.
Faceva molto freddo, più che altro era il vento che ti intorpidiva dentro. Prendemmo la barca e remammo fino al punto che consideravamo il centro.
In quel posto, proprio lì, l’ultima volta che c’ero stato, era con mio padre e adesso ero con Dean che mi guardava con quei suoi occhi penetranti dai quali non riuscivo mai a distogliere lo sguardo.
Sembrò che lo spettacolo principale non era più rivolto al tramonto, bensì a noi stessi. Per i primi tempi non avevamo fatto altro che osservare le diverse pennellate di caldi colori che la Natura aveva dipinto per noi, createsi verso l’orizzonte, al di là delle alte montagne di Whitefish; adesso avevo trovato una cosa più bella di un tramonto: Dean.

Quando tornò Bobby, iniziammo a lavorare entrambi, perché le esigenze stavano diventando doppie. Arrivavamo sfiniti tanto che non riuscivamo a goderci i nostri appuntamenti quotidiani col tramonto e tanto meno riuscivamo a stare insieme diversamente.
Dean dopo la cena crollava quasi subito. Era davvero stancante, ma se volevamo sopravvivere, dovevamo farci forza. Capitò un paio di volte, che Dean si addormentasse sul divano e a quel punto, accendevo il camino, prendevo il mio quaderno, e mentre Dean dormiva, l'osservavo, scrivevo e talvolta lo disegnavo.
Le parole iniziavano a fluire nella mia mente quando lo guardavo. Tutta la mia stanchezza svaniva. Era la mia musa. Forse era questo che mi mancava davvero: qualcuno o qualcosa su cui scrivere. In quegli istanti, capii che la decisione di tornare a Whitefish si era rivelata saggia, rivelatrice.
Grazie a Dean avevo di nuovo la mia grande passione con me e grazie a lui ero di nuovo felice.

Qualche tempo più tardi, Dean si svegliò agitato una domenica mattina inoltrata. Mi disse di aver perso o lasciato qualcosa di vitale importanza nell'Impala. Ovviamente non mi svelò cosa aveva lasciato, ma vista l'urgenza e la disperazione della sua richiesta, capii che era qualcosa di estremamente importante per lui.
Doveva tornare lì a tutti i costi e io l'avrei accompagnato senza battere ciglio. C'ero e ci sarei sempre stato per lui nonostante avesse ancora dei segreti con me. Ero spaventato da quel suo lato, non avrei mai potuto desiderare di conoscerlo più affondo.
Arrivammo alla Schwarzwald e come la volta precedente cercammo di stare in guardia. In lontananza sentimmo degli ululati certamente appartenuti ad un branco di lupi. La situazione iniziò a peggiorare non appena raggiungemmo all'Impala. Avevamo scelto la giornata sbagliata per tornare lì, in quel posto terrificante, ma allo stesso tempo romantico.
Dean frugò nell'auto e sembrava che quella cosa che cercava non ci fosse. Era furibondo. Io rimasi in silenzio, più che della sua 'cosa', ero preoccupato per il fatto che i lupi ci avrebbero avvistati e infatti fu così.
Piombammo nell'auto sopraffatti dalla paura. Non potevamo prevedere una situazione del genere, anche se Dean mi aveva accennato a quella possibilità. Cercammo di mantenere la calma e avvolti da quel costante terrore, non ci accorgemmo di essere sdraiati entrambi sui sedili posteriori uno sopra l'altro e nulla che ci separava. Avevo la schiena appoggiata tra lo sportello e lo schienale, mentre Dean teneva la sua testa sul mio petto e le gambe retratte per far si che entrasse. Quando mi girai, trovai lo sguardo fisso di Dean su di me e stava chiaramente dicendo qualcosa con quei suoi vispi occhi.

« Ho qualcosa che non va? » gli chiesi.
« N-no, no. Ti guardavo »


Potei giurare di sentire fuoco ardere sulle mie guance al punto che staccai il nostro contatto visivo.

« S-sono andati via? » chiesi imbarazzato.
« No, sono ancora lì » rispose guardando fuori.
« Non ci tocca che aspettare »

Dean annuì.
E non potevamo fare altro che aspettare, e cosa avrebbero potuto mai fare due persone che si amavano in un’auto nell’attesa che degli enormi lupi lascino il territorio? A questo non avrei saputo rispondere, non appena Dean trovò qualcosa di piacevole da fare: mordermi le labbra. Era piacevole e doloroso, ma un passatempo voluto.
Eravamo troppo vicini per non guardarci, riuscivo persino a cogliere e a contare tutta quella costellazione di lentiggini; quegli occhi verdi luminosi e colmi di desiderio mi guardavano e io non sapevo dirgli di no, perché non potevi dire di no a Dean Winchester.
E poi fummo trasportati da un’intensa passione che, non so come, ci ritrovammo svestiti lì, su quei sedili posteriori della sua Impala, mantenendo le nostre posizioni originarie. Il freddo riusciva a penetrare dentro l’abitacolo, ma coi nostri caldi corpi ci compensavamo a vicenda.
Lui mi accarezzava i capelli mentre io lo guardavo, era così bello da sembrare un Dio. In quel momento, ricordai la seconda volta che l’avevo visto, lì, sotto quella cascata, di quando ne fui ipnotizzato e spaventato allo stesso momento. Il suo petto scolpito e marmoreo era, questa volta, su di me e potevo percepire il battito del suo cuore accelerato. I nostri occhi continuavano ad incontrarsi timidi, imbarazzati, soprattutto i miei che non riuscivano a tenergli testa.
Poco a poco le nostre mani iniziarono a toccarsi, i respiri affannarsi, i corpi ad agitarsi; dimenticammo completamente il perché eravamo lì, ci dimenticammo del pericolo che ci circondava ed eravamo insieme e questo ci bastava.
Tutto finalmente aveva un senso, rimanere bloccati lì aveva assunto un unico e magico senso. Non avevo più paura, perché ero lì con Dean e sapevo che nulla mi sarebbe accaduto.
Il suo corpo nudo toccava ancora il mio, riuscendone a sentire il suo caldo respiro sempre più veloce su di me. Il suo tocco era delicato e mai sprecato.
Fare l’amore con Dean era come andare sulle montagne russe: eccitante e terrificante contemporaneamente. Non potevo mai sapere cosa pensava Dean in quei momenti, poiché mi guardava con quello sguardo enigmatico che non avrei mai compreso. Era un mistero, sempre, anche in quei momenti, ma comunque dolce come le sue labbra al gusto di marmellata.  

« Resterai per sempre con me? » gli chiesi una volta che si riposizionò con la testa sul mio petto e accarezzandogli i capelli.
« Sempre » rispose.












Angolo dell'Autrice sempre più che supermega Disperata:

Che minchia ho detto non lo so, ma ri-salve xD 
Quanto NON mi aspettavate da 1 a 10?? *spera 0, spera 0* 
E anche oggi si aggiorna, (H)allelui(j)a(h) !!! Vabbè, perdonatemi, ma a quest'ora so cazzi per tutti. 
Comunque questo capitolo è di una fluffosità spaventosa e si salvi chi può (?) 
Come ho detto in BBE, Jensen mi crea problemi e quindi anche l'8 dev'essere ancora completato DDD: Spera di essere perdonata per queste mancanze, ma anche qui volevo ringraziare per chi segue e legge in silenzio, ma soprattuto chi commenta :)
Alla prossima, o forse a mai più,
Juls

 

   
 
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