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Autore: Blackvirgo    31/03/2009    2 recensioni
A volte la disperazione diventa una certezza, da una brace divampa nuova vita e da un orecchio si sentono molte voci.
Genere: Triste, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note dell'autrice: questa fanfic è stata scritta per la quarta edizione dell'Hp FicExchange secondo la traccia di Lucy Light:
a. Argomenti o eventi da trattare: una lettera, un incendio, una scala a chiocciola, e un bel po' di ironia
b. Personaggi: George Weasley
c. Coppie: a discrezione di chi scrive
d. qualunque personaggio può essere inserito
e. Coppie da evitare: Lucius/Hermione e in generale coppie con grandi differenze d'età tra i componenti
f. Periodo: Post-hogwarts
g. Da evitare: lemon, hentai, morte, incesto, buonismo
h. rating: arancione

Seguire la traccia di Lucy Light è stato molto difficile, anche se stimolante. Chiedeva di evitare il tema “morte”: alcuni accenni nella fic sono presenti, anche se il tema principale riguarda la sopravvivenza. Inoltre – tra dicembre e gennaio – l'ispirazione mi aveva completamente abbandonato: sono riuscita a litigare  coi personaggi, la trama e le parole. Sì, è stato un parto. E, inaspettatamente, è risultata terza classificata!
Spero risulti di vostro gradimento.
***


Ci sono molti modi per dipingere la disperazione.
Alcuni se la rappresentano nella figura logora e scura di un Dissennatore, in quel sibilo che pare vento intento a staccare gli ultimi brandelli di carne dalle ossa di uno scheletro. Quel bacio che inghiotte ogni cosa, macabra parodia del soffio di Dio che aveva infuso la vita nel primo uomo. Nessuno sa se Adamo fu un mago o un babbano, quindi nessuno può sapere chi in realtà posssa fregiarsi del titolo di Purosangue. Ma forse il Dio dei Maghi non era lo stesso Dio dei babbani e le creazioni furono due: così che ognuno possa rivendicare lo stesso sangue puro da due diversi antenati.

Per George Weasley – Purosangue di lunga data, forse addirittura dalla Creazione – la disperazione aveva l'aspetto di una scala a chiocciola. Per quanto fosse in grado salire o scendere si ritrovava a camminare attorno allo stesso perno – terribilmente solido, terribilmente sicuro.
Muovendo innumerevoli passi senza mai spostarsi di un millimetro.
Eppure George Weasley era sicuro che sarebbe crollato senza un sostegno così solido e così sicuro.

Il fuoco ha sempre avuto molteplici significati per tutti – sia per i maghi che per i babbani. Flebile come la tremula luce di una candela, caldo e confortevole come le fiamme nel camino, devastante e irrefrenabile come un incendio in una foresta. Sempre in movimento, sempre vivo.
Una leggenda babbana racconta di un uomo così temerario da rubare il fuoco agli dei pur di non farne a meno. E di aver subito una grave punizione per questo, una ferita che ogni notte si rimarginava perché potesse essere ancora aperta l’indomani.
Anche se a consumarlo era proprio la mancanza del fuoco.

George Weasley aveva passato buona parte della sua vita mettendosi nei guai, bruciando senza consumarsi, accendendo un sorriso su molti volti. Per lui una candela era stata la luce con cui esplorare il mondo e il camino non era una casa in cui tornare, ma da cui fuggire. Poi un incendio lo aveva devastato: un'unica, enorme fiammata che aveva spazzato via la sua vita, che aveva lasciato cenere e, forse, qualche brace. Che guardava nel terrore, sperando che si spegnessero, sperando che non divampassero di nuovo.
Perché l'incendio aveva lasciato solo la disperazione – la scala a chiocciola sulla quale camminava restando fermo – e le braci stavano cercando di corrodere anche quell'appiglio.
Che diventava sempre meno solido e sicuro, ma continuava a sorreggerlo.
Crollerà, si diceva ogni giorno. Crollerà. Ma non crollava mai.

Per molte persone una lettera è un segno di affetto. O di rimprovero. Un legame che inizia nella mano di chi scrive e arriva negli occhi di chi lo legge.
Avevano salvato Harry, una volta, quando i legami che lo univano ai suoi amici sembravano spezzati per sempre. Quando era chiuso in gabbia, come la sua Edvige.
A volte la mancanza di una lettera è più eloquente di mille pergamene.
Perché nessuno è solo se ha qualcuno su cui contare. Anche quando non riesce a raggiungerlo.

Per George Weasley – che non era mai stato solo in tutta la sua breve vita, neppure nella pancia di sua madre – non vedere se stesso in occhi uguali ai suoi significava non vedersi affatto.
Gli costava fatica persino guardarsi allo specchio: gli ricordava in maniera tangibile di essere rimasto l'unico ad avere quella faccia. E gli mostrava uno sguardo spento che mai gli era appartenuto. Sapeva di essere solo e di non esserlo allo stesso tempo.
Era confuso e non sapeva più a chi apparteneva quel volto che vedeva nello specchio.

Ci sono persone per cui l'ironia è uno stile di vita. Un modo per mettersi in gioco, per essere caustici, per essere se stessi. Per scherzare ed essere seri. Per interrogarsi ed arrivare alla verità.

George Weasley aveva giocato finché aveva avuto una vita. Ora si limitava a sopravvivere e non solo per se stesso: se era vero che, insieme a Fred, aveva perso una parte di sé, sapeva anche che qualcosa di Fred gli era rimasto addosso – dentro – e era suo dovere farlo sopravvivere – rivivere.

Aveva cominciato a parlare da solo, canto e controcanto di due anime che avevano avuto due corpi. Di corpi ne era rimasto solo uno, ma le anime continuavano ad essere due. E si parlavano, ascoltandosi poi da un solo orecchio.
Stava attento a non farsi sorprendere durante questi dialoghi immaginari: nel mondo magico non era un buon segno sentire voci che nessun altro poteva udire. E neppure chi – con queste voci – sosteneva arguti scambi di battute, opinioni sull'andamento delle vendite del negozio e sui nuovi articoli da inventare. Sulla vita da vivere. Sulla vita da giocare.

Anche Harry Potter era sopravvissuto. Molte volte, a dire il vero. Anche lui aveva perso un pezzo di sé durante quella guerra e una cicatrice era tornata ad essere semplicemente quello che doveva essere: un segno sulla pelle che ricordava una ferita. Guarita. Passata. Che non poteva più fare male.
Almeno quella.

Anche per George Weasley arrivò un momento in cui rimase solo la vita da vivere, pregna di cicatrici e legami incancellabili.
Una nuova vita che era iniziata con Angelina.
George Weasley non aveva capito di cosa lei si fosse innamorata. Dopo una guerra è facile cambiare e neppure riconoscersi. Guardarsi in faccia e scoprire di essere due persone completamente differenti.
Si erano conosciuti da ragazzi, Battitore e Cacciatore della squadre di Quidditch. Avevano conosciuto una guerra.
E si erano conosciuti di nuovo: uomo e donna. Si erano innamorati e si erano sposati.

Quando ciò accadde, George Weasley capì che era arrivato il momento di ricostruirsi. E lo fece come se fosse stato due persone in una.
Non si chiese mai se Angelina si fosse innamorata di questo nuovo George o del ricordo del vecchio Fred. Si era ricostruito per essere entrambi: distinguerli era diventato anche più difficile di prima.
E, quando ebbe di nuovo un Fred a fianco, smise persino di parlare da solo.
Ma mai di ascoltare quello vecchio.


   
 
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