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Autore: HollyMaster    26/03/2016    3 recensioni
Yevgeny Milkovich poteva definirsi fortunato. Aveva due padri fantastici e una madre dolcissima. Anche se suo padre Ian era bipolare, sua madre Svetlana era una ex-prostituta e suo padre Mickey era un delinquente nonchè un pappone. Insomma una normalissima famiglia disfunzionale del South Side.
[Raccolta di One Shot sulla vita in famiglia di Mickey, Ian, Svetlana e Yevgeny]
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Svetlana, Yevgeny Milkovich
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fucking first times

 

Due forti colpi alla porta fecero alzare svogliatamente Mickey dal letto sul quale stava osservando Ian che dormiva beato dopo la fuga dei giorni precedenti. Si massaggiò le spalle avanzando nel corridoio e aprì leggermente la porta in legno per trovarsi davanti una bambina. I capelli biondi raccolti in una coda alta, le mani che stringevano le bretelle della cartella e un sorriso gentile sulle labbra.
-Mancava la cazzo di bambina scout.- Borbottò Mickey vedendola, già pronto a mandarla via. Non voleva nessun biscotto o cioccolatino, voleva solo tornare in casa ad assicurarsi che Ian non lasciasse mai più letto.
-Sono una compagna di scuola di Yev. Sono venuta a portargli i compiti.- Si presentò prontamente lei.
-Come ti chiami?- Chissà perchè Mickey ricordava di avere avuto una conversazione con il figlio su una bambina bionda, che fosse proprio quella?
-Lilith.-
-Uh, tu sei Lilith, quella per cui si è battuto Yev, giusto?- Chiese Mickey colpito improvvisamente dal ricordo.
-E' stato molto coraggioso.- Esclamò lei mentre il moro si spostava dalla porta per permetterle di entrare.
-Certo...- Mickey annuì, cercando, per chissà quale motivo, di nascondere l'orgoglio che provava. -Ne ha anche prese parecchie.- Aggiunse quindi.
-Papà! Smettila.- Yev era comparso nel corridoio e, nel vedere Lilith, le sue guance si erano già tinte di un colore rosso acceso. La bambina fece un timido saluto all'altro con la mano che, per tutta risposta, le fece cenno di entrare in camera sua dove non ci sarebbe stato alcun Mickey a tentare di ridicolizzarlo davanti a lei.
-Ma è anche stato coraggioso.- Sussurrò il moro tra se e se, sicuro che nessun'altro lo avrebbe sentito. Cercò con lo sguardo quello di Yev prima che scomparisse nella sua stanza e mimò un "okay" con le dita aggiungendo un occhiolino che fece diventare le gote del bambino ancora più rosse. Possibile che dovesse imbarazzarlo così?
-Perchè non sei venuto oggi?- Chiese lei non appena la porta della cameretta. -Keith ha fatto il cafone, di nuovo.- Sbuffò togliendosi la cartella dalle spalle per appoggiarla sul pavimento, ai piedi del letto.
-Domani me la vedo io con lui.- La rassicurò Yev. Un bambino di sette anni che riusciva a tenere testa a uno di quattro anni più grandi non si era mai visto, eppure lui faceva un buon lavoro, anche se spesso finiva ridotto peggio dell'altro. Erano i geni da Milkovich, diceva suo padre, ma Yev pensava solo che Keith fosse davvero stupido.
-Non devi, o ti si riapriranno tutte le cicatrici.- Esclamò Lilith preoccupata lasciando cadere lo sguardo azzurro sulle mani di lui, le nocche che presentavano delle vistose croste rosso scuro.
-Allora oggi che hai fatto?- Gli chiese quando non riuscì più a fissare quelle ferite, sentendo quasi lei il dolore che dovevano emanare nella sua mano. -Non sarai mica malato?- Domandò improvvisamente preoccupata allontanandosi da Yev. Non voleva dover perdere la scuola per qualche stupida influenza.
-Oh, no.- Yev scosse la testa avvicinandosi alla bambina di qualche passo. -Il mio papà è stato male.- Spiegò semplicemente. Yev sorrise quando si accorse che, man mano che si avvicinava sempre di più a Lilith, poteva sentire il profumo nell'aria cambiare.
-Mi sembrava a posto.-
-Non quello, l'altro mio papà.- Il bambino si fermò improvvisamente nel suo avanzare. Ricordare quello che era successo i giorni prima lo faceva stare male, ma voleva spiegare tutto a Lilith, era sicuro che, in qualche modo, lei avrebbe potuto farlo stare meglio. -Ha una cosa che si chiama bipoqualcosa e lo rende molto triste.-
-Sei rimasto per tirarlo su di morale.- Non era una domanda ma una pura e semplice affermazione.
Yev annuì sospirando. Lilith si lanciò verso di lui, le braccia aperte e pronte a stringerlo. Il bambino sorrise leggermente mentre lei lo stringeva a se dalle spalle. Le sua braccia la cinsero attorno al busto e la strinsero a sua volta in un abbraccio. Rimasero stretti l'una all'altro, le guance di entrambi che sfumavano tra le varie tonalità del rosso.
-Ti preoccupi sempre per gli altri.- Sospirò lei al suo orecchio.
Yev era sicuro che se lo avessero messo al fianco di un pomodoro avrebbero avuto lo stesso colore. Sciolse, quindi, l'abbraccio senza smettere di sorridere. -Beh, sei tu che mi hai portato i compiti.- Le disse grato.
-Per così poco?- Lilith scrollò le spalle per poi tirare i lati della sua coda, tirandola. -Adesso te li spiego.- Proseguì avvicinandosi allo zaino per prendere i libri che le servivano. -Allora...-


-Lili mi ha abbracciato fortissimo prima.- Mickey guardò il figlio alzando un sopracciglio. Che cazzo voleva dire?
-Che cazzo stai dicendo, nanetto?- Gli chiese mentre cercava qualcosa da sgranocchiarsi nel frigo.
-Quello che è successo.- Yev si sedette su una sedia attorno al tavolo mentre lo osservava nella sua ricerca. -Non è che poi rimane incinta?-
Mickey sgranò gli occhi, indeciso se scoppiare a ridere o arrabbiarsi con Svetlana per non avere ancora affrontato l'argomento col bambino. -Cosa cazzo dici?-
-Io so che tu e Ian non potete avere dei bambini, perchè serve una mamma e un papà, ma lei è una femmina. E ci siamo abbracciati molto forte.- Lo informò Yev scalciando con i piedi che non arrivavano ancora al pavimento.
-Bene, ometto. Sono sicuro che non succederà.- Lo rassicurò il moro continuando a rovistare nel frigorifero che non sembrava offrire niente di buono per lui.
-Quanto sicuro?-
-100%-
-Papà?- Chiese Yev con una sottile voce sommessa.
-Uh?- Mickey alzò lo sguardo per incontrare quello del figlio, fisso sulle punte dei piedi che apparivano e scomparivano sotto la sedia. Aveva sicuramente qualcosa di imbarazzante da chiesere -Non chiedermi come nascono i bambini, okay?- Lo avvisò avendo intuito le sue intenzioni.
-A chi lo devo chiedere?-
-Ovviamente a Ian.-
Yev sorrise, cercando di stamparsi nella mente una nota per ricordarsi di chiedere al rossino, e scese dalla sedia per rintanarsi nella sua cameretta continuando a pensare che, anche se lui e Lilith avessero avuto un bambino, sarebbe stato bellissimo, perchè anche lei era bellissima.


***


Ian aprì la porta di casa e sospirò sollevato quando vide la piccola Lilith guardarlo sorridente. -Grazie al cielo ci sei tu.-
-Ciao, Ian. Sono passata a lasciare i compiti a Yev.- Salutò lei gentilmente, come suo solito, aspettando sulla porta che qualcuno la invitasse ad entrare.
-Devo andare all'ospedale da Mickey, dare il cambio a Svetlana, ti dispiace stare con lui fino a che non torna?- Le spiegò velocemente Ian mentre si infilava un cappottone verdastro e la tirava delicatamente dentro casa.
Yev la salutò dal divano su cui era seduto con un gesto della mano e le fece cenno di avvicinarsi. -Sarebbe comunque rimasta.- Disse rivolto al rossino.
-Bene.- Ian si controllò le tasche per assicurarsi di avere tutto il necessario. -Fate i bravi.- Li avvertì prima di uscire velocemente e chiudersi la porta alle spalle. Yev sospirò, avrebbe voluto andare con lui, ma aveva visto Mickey la sera prima e quell'immagine era ancora fissa nella sua mente di bambino di dieci anni, come se qualcuno l'avesse incollata lì. Era felice che Ian fosse tornato a casa con lui la sera prima, adesso però doveva lasciarlo andare da Mickey, perchè era sicuro che, senza Ian al suo fianco, avrebbe combinato un casino all'ospedale.
-Vuoi dirmi cosa è successo?- Lilith si era fermata appena messo piede in salotto. Lo guardava da lontano, era da tanto che non lo vedeva così giù di morale.
-Hanno sparato a Mickey.- Sputò fuori Yev.
-Oddio, st-sta bene?- Balbettò lei. A volte Lilith aveva paura di invadere i suoi spazi, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che gli aveva fatto muovere i piedi e senza che se ne accorgesse si era trovata davanti a lui, ancora seduto sul divano.
-Sì, lo hanno preso al braccio, niente di chè per uno come lui.-
-Tuo padre è davvero forte.-
-Già...- Concordò il ragazzino. Avrebbe voluto essere proprio come lui, un vero Milkovich.
-E anche tu lo sei.- In certi momenti sembrava che Lilith sapesse leggergli nel pensiero. Probabilmente però, era solo perchè erano molto amici.
-Perchè non sono riuscito a venire a scuola dato che stanotte non potevo dormire per la paura che potesse succedergli qualcosa?- Yev si sentiva un totale codardo, niente a che vedere con Mickey o con Ian che, senza fare una piega, si era mosso nella preoccupazione della situazione per cercare di accontentare i bisogni di tutti, rimanendo a casa con lui la notte e correndo dal compagno non appena si era assicurato che il bambino non sarebbe rimasto da solo. O con Svetlana, anche lei era una perfetta Milkovich, aveva lasciato il viaggio che aveva organizzato con una delle sue fidanzate segrete per stare vicino a Mickey, dato che, essendo la moglie, i medici non avevano avuto bisogno di capire nulla di quella incasinatissima situazione che era la loro famiglia. Ci avrebbero pensato il giorno dopo, quando il moro sarebbe stato fuori pericolo.
-E' tuo padre, è normale.- Lo rassicurò Lilith sedendosi al suo fianco. -Anche io ero super preoccupata quando mio padre era finito in ospedale.- Confidò cercando il suo sguardo per calmarlo.
-Hanno sparato anche a lui?- Chiese Yev riflettendo i suoi occhi in quelli di lei e capendo, per la prima volta, che avevano lo strano potere di rasserenarlo in pochi secondi.
-No.- Lilith scosse la testa e posò lo sguardo sulla televisione accesa ma muta, portando via quel'influenza rilassante che aveva su Yev. -Overdose.- Sussurrò senza lasciare le immagini colorate che trasmetteva lo schermo.
-Mi dispiace.- Mormorò Yev guardando il suo profilo. La frangetta bionda che ricadeva sulla fronte alta, il nasino dritto che puntava verso la televisione e le labbra rosse e piene di piccoli taglietti causati dal freddo invernale. Yev si stupì nel pensare che avrebbe potuto fissarla per ore ed ore senza stancarsi mai. Improvvisamente quelle due parole erano nulla in confronto a quello che provava. Non era solo dispiaciuto, era arrabbiato che proprio lei avesse dovuto subire una tortura simile, avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarla e sapere che non c'era nulla che poteva fare lo faceva stare fisicamente male, sembrava che il suo stomaco si contorcesse disperato. Senza neanche pensare le braccia di Yev si serrarono attorno alle spalle della bambina, per stringerla forte, cercando quasi di impedire, a qualunque cosa ci fosse al di fuori di quell'abbraccio, di superare le braccia di lui e anche solo sfiorare Lilith. Le labbra di lui si avvicinarono al suo volto e premettero contro la sua guancia. In quel momento Yev respirò il suo profumo e decise che era il più buono che avesse mai sentito; superava anche quello che invadeva la cucina il giovedì, quando Ian cucinava.
Il bambino si ritrovò a pensare ai suoi papà e al loro modo di baciarsi, quando si buttavano uno sulle labbra dell'altro, le dita che correvano tra i capelli, i corpi che si avvicinavano sempre più, come se la vicinanza non bastasse mai, come se dovessero sentirsi più vicini. E poi scomparivano da qualche parte. Forse anche lui avrebbe dovuto baciarla in quel modo...
Appena Yev capì cosa stava facendo e a cosa stava pensando si allontanò velocemente da lei. -Scusami.- Mormorò mentre le sue guance si tingevano di un rosso acceso. Yev era convinto che presto lo sarebbero state ancora di più perchè lei gli avrebbe tirato uno schiaffo in pieno viso.
-E' stato dolce.- Lo stupì lei con un sorriso che mostrava due tenere fossette ai lati della bocca.
-Allora questi compiti?- Cercò di cambiare argomento lui.


-Ho baciato Lilith sulla guancia.- Yev si buttò sul divano cercando di poggiare un piede sul tavolino, imitando Mickey.
Ian lo guardò cercando di trattenere una risata quando, per cercare di raggiungere il ripiano, dovette stendersi quasi completamente sul divano, la testa che ricadeva sul cuscino dove ci si sarebbe dovuti sedere.
-Volevo baciarla sulla bocca, come fate tu e papà.- Aggiunse il bambino cominciando a tamburellare con le dita sullo stomaco teso. -Ma poi ho pensato che non sono capace.-
-Non sei un pò piccolo per baciare le ragazze?- Chiese con un sorriso Ian mentre Svetlana spuntava dalla cucina per assistere a quella conversazione.
-Non penso.- Si limitò a dire il bambino continuando a battere le piccole dita sulla pancia.
Svetlana e Ian, dopo essersi scambiati uno sguardo perplesso, si lasciarono andare ad una risata liberatoria. Yev sospirò senza capire. Probabilmente erano solo invidiosi, perchè lui conosceva la bambina più bella e simpatica dell'intero South Side, anzi dell'intero mondo, e lui, Yevgeny Milkovich, aveva potuto dare un bacio.
Uno vero.
 

***


-Lilith.- Svetlana sorrise alla ragazza che aprendo il portone di casa e invitandola ad entrare. -Yev, Lilith è qui con compiti.- Gridò poi sperando di essere udita dal figlio, chiuso in camera sua dalla sera prima. -Tutti quei libri? Tu hai portato da sola?- Si rivolse infine alla biondina che reggeva un'alta pila di libri tra le braccia.
-Sono una forte ragazza indipendente io.- Le rispose lei con un sorriso.
-Yev!- Svetlana urlò nuovamente il nome del figlio, senza alcuna reazione da parte sua che sembrava non volere uscire dalla sua stanza. -E' in sua camera. Giornata pesante ieri per lui.- Si rivolse a Lilith cercando di avvisarla. Alle volte poteva essere difficile da gestire quel ragazzino! Soprattutto adesso che, ad appena tredici anni, era entrato definitivamente nel periodo dell'adolescenza in cui l'unica cosa che Svetlana avrebbe voluto fare era spaccargli la testa con un martello; quasi lo preferiva quando si attaccava ai suoi capezzoli con i denti, alla ricerca di latte.
La ragazzina le fece un cenno di ringraziamento col capo per poi dirigersi verso la stanza di Yev. Sapeva fin troppo bene dove trovarla. Aprì la porta ed entrò chiudendola alle sue spalle con l'aiuto di un piede, dato che le mani erano subito tornate a cercare di tenere in equilibrio la pila di libri.
Non chiese il permesso per entrare e non si scusò di averlo fatto senza bussare, sapeva che era sempre la benvenuta nella stanza del suo migliore amico. -Oggi non sei venuto. Ti ho portato i compiti.- Disse cercandolo con lo sguardo. Yev se ne stava seduto sul letto, i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani.
-Sono parecchi.- Si limitò a dire lui dopo aver alzato gli occhi per qualche secondo puntandoli sulla pila di libri.
-Inglese, geografia, matematica e per finire in bellezza, chimica.- Sbuffò lei avvicinandosi alla scrivania per depositare con un tonfo i pesanti tomi di cui non vedeva l'ora di liberarsi. -Cosa è successo?- Chiese poi senza mezzi termini appoggiando il sedere al lato del tavolo per poter guardare il ragazzo, ancora seduto sul suo materasso.
-Terry è uscito di prigione.-
-Tuo nonno? Quello che voleva uccidere tuo padre?- Lilith ricordava qualcosa di tutta quella storia, ma a Yev non piaceva parlarne e a lei non piaceva vederlo triste. Era un argomento che cercavano di evitare entrambi.
-E' entrato in casa ieri. Voleva portarmi via o qualcosa di simile.- Il ragazzino sospirò pesantemente. Perchè essere un Milkovich era così complicato?
-Tu non vai da nessuna parte.- Eppure ecco lì Lilith che gli sorrideva guardandolo con quei suoi occhioni azzurri e luminosi. Con lei sembrava tutto molto più semplice. -Non senza di me.- Aggiunse senza spegnere il suo sorriso.
-E se ci riuscisse? Se mi portasse davvero via?- Yev aveva avuto paura poche volte nella sua vita. Quando aveva pensato per la prima volta che i suoi papà potessero davvero decidere di vivere separati, quando aveva visto Mickey all'ospedale e il giorno prima, quando Terry si era presentato alla loro porta e aveva cominciato a blaterare di portarlo via. Aveva picchiato Mickey, aveva puntato una pistola contro Svetlana e lo aveva afferrato per un braccio per cercare di farsi seguire da lui, aveva stretto talmente tanto che aveva una bella impronta livida della mano del nonno sotto la manica.
-Non glielo permetterò.-
-Lili, sono serio.-
-Allora ti cercherò, anche fossi in capo al mondo. Sarò il tuo principe azzurro.- Lilith gli si avvicinò di qualche passo dandosi una lieve spinta con le mani sulla scrivania.
-Dovrò farmi allungare i capelli se voglio farti salire su una torre, eh?- Yev alzò il capo per poter guardare la ragazza negli occhi brillanti.
-No, mi piacciono così.- Mormorò scompigliandogli la chioma bionda, prima di buttarsi sul materasso al suo fianco facendolo rimbarlzare leggermente.
Lilith lo guardò negli occhi cercando di calmarlo con il suo sguardo cristallino. Yev si mise a fissare il muro davanti a lui, non voleva essere rassicurato e sapeva che gli occhi di lei avevano quello strano potere. Lui voleva essere arrabbiato; con Mickey, per avere un padre come Terry, con Ian, che non aveva mai pensato a far fuori quell'uomo, e anche con Svetlana, per non averlo mai portato lontano dal patriarca dei Milkovich. Ma più di tutto era arrabbiato con se stesso, per avere un nonno come Terry che ora, fuori di prigione, lo stava cercando per crescerlo a modo suo e, probabilmente, renderlo orfano.
Le dita leggere di Lilith gli sfiorarono le guance e si insinuarono tra i suoi capelli biondi per appoggiarsi infine sulla sua spalla. L'altra mano che gli stringeva il corpo avvicinandolo al suo, per quanto fosse possibile in quella posizione.
Yev cominciava a sentire caldo e non era sicuro se fosse perchè era ancora arrabbiato o per il tocco leggero di Lilith che gli faceva sentire brividi freddi lungo tutta la schiena.
Strano come si potessero sentire dei brividi così freddi mentre, al contempo, si moriva dal caldo. Era quasi comico.
Se ne stavano seduti lì, l'una affianco all'altro. Yev coccolato dalle dolci carezze della ragazzina che ora aveva preso a muovere delicatamente le dita sulla sua schiena.
Ritmicamente.
Ripetutamente.
Senza fermarsi.
Yev chiuse gli occhi e sospirò pesantemente cercando di rilassarsi e lasciarsi cullare da quei tocchi così lievi che avevano il potere di fargli dimenticare ogni cosa. Perchè era lì poi?
Lilith poggiò la fronte sulla sua spalla lasciando ricadere i capelli biondi sul braccio del ragazzo, ma senza interrompere le carezze.
-Sono qui, okay? Ci sarò sempre.- Sussurrò la ragazza mentre il cuore di Yev cominciava a martellargli nel petto. Il ritmo che aveva, fino a quel momento, seguito quello delle lente carezze di Lilith, era andato a farsi friggere. Erano bastate quelle poche parole, che nascondevano una promessa infinita, e quel tocco leggero per mandarlo fuori di testa. Si sentiva come trasportato in un altro universo, dove tutto era perfetto e leggermente ovattato.
Yev annuì lievemente con il capo. Sentì Lilith sorridere sulla sua spalla, nascosta dai suoi stessi capelli e fu davvero troppo per lui. Improvvisamente la stanza era più calda di una sauna e i suoi pantaloni erano troppo stretti per essere comodi. Il ragazzino schiuse le palpebre e abbassò lo sguardo, pregando di stare immaginando le cose nel modo sbagliato, eppure eccola lì.
Un'erezione.
La sua prima in assoluto.
Ora doveva solo sperare che Lilith non si accorgesse del piccolo rigonfiamento tra le sue gambe, anche se il braccio che lo stringeva attorno al busto gli era pericolosamente vicino e le dita che continuavano a sfiorargli la schiena non aiutavano a farlo sparire.
Il ragazzino maledisse i suoi papà; possibile che ne avesse due e nessuno gli avesse spiegato come potersene liberare?!
Yev finse un colpo di tosse e si alzò di scatto afferrando uno dei cuscini sistemato sul letto per stringerlo a se, coprendo prontamente il cavallo dei pantaloni.
-Grazie.- Aggiunse poi con un sorriso rivolto alla ragazza ancora seduta sul materasso.
-Per i compiti o per l'erezione?- Chiese Lilith cercando di trattenere una risatina mentre le guance di Yev si tingevano di rosso e lui abbassava lo sguardo per puntarlo sulla punta dei piedi.
-Sei carino.- Disse infine alzandosi e dirigendosi alla porta della cameretta di Yev mentre lui le rivolgeva il suo sguardo azzurro.
-Ci vediamo domani a scuola.- Salutò lasciandolo lì, in piedi, di fianco a una pila di libri e con un cuscino davanti ai pantaloni.


-Oggi Lilith ha detto che la mia prima erezione era carina.- Esordì Yev a cena stupendo tutti gli adulti di casa Milkovich che gli puntarono addosso uno sguardo sbalordito.
-Da oggi in poi porte aperte.- Si affrettò a dire Ian prima di tornare ad abbuffarsi come se nulla fosse successo. I Gallagher erano abituati a parlare di cose private a cena, niente di troppo sconvolgente per il rossino. Neanche Debbie si vergognava a condividere i suoi dubbi o le sue conquiste sessuali se erano in famiglia. Perchè avrebbe dovuto farlo Yev?
Mickey, d'altro canto, non aveva idea di come doveva comportarsi a riguardo. In casa sua non si parlava di sesso. Non se non era per vantarsene. Suo padre si era limitato a regalargli un playboy, del lubrificante e della carta igienica per il suo decimo compleanno dicendogli che ci sarebbe arrivato da solo.
Se Yev fosse stato una femmina sarebbe stato più facile, il suo compito sarebbe stato quello di essere un padre geloso e iperprotettivo ma in questo caso non sapeva proprio come comportarsi.
-Nessuna ragazza l'ha mai detto a me.- Si indespettì Mickey prima di aver fissato per qualche secondo il figlio, indeciso se essere fiero di lui o stranamente protettetivo a riguardo.
-Perchè tu è gay.- Gli rispose Svetlana con una scrollata di spalle, come se fosse fin troppo palese.
-Non cambia un cazzo!- Si difese Mickey. I due cominciarono una delle loro solite discussioni che non li portava mai da nessuna parte. Nessuno dei due aveva mai ragione e mai torto.
-Beh, l'ha vista dai pantaloni.- Mormorò Yev ripensando agli avvenimenti del pomeriggio.
Solo Ian riuscì a sentirlo, le voci degli altri due continuavano che il loro inutile battibecco avevano sovrastato la sua voce, e con un sorriso gli si avvicinò all'orecchio per potergli permettere di ascoltarlo senza dover urlare. -Facciamo che rimarrà così per un pò.- Propose, tornando poi al suo piatto quando Yev annuì felice.
Non poteva ancora credere che Lilith lo trovasse carino.
-Io non gliel'ho detto che è carina!- Esclamò improvvisamente, maledicendosi per non averci pensato prima.
-Penso che il tuo amichetto le abbia dato un suggerimento.- Yev sorrise involontariamente alle parole di Mickey.
Lilith Tomdell lo trovava carino e lei sapeva che lui la credeva stupenda.
 

***


Il biondino si fermò sotto il portico e bussò al portone dei Tomdell. Strano come, nonostante conoscesse Lilith da sempre, non fosse mai entrato in casa sua.
Ed eccolo lì, sedicenne disperato perchè la sua amica non si era presentata a scuola quel giorno. In effetti aveva da essere preoccupato, anche se la sua ragazza diceva che erano tutte cazzate, si era anche arrabbiata con lui, ma avrebbe risolto, in qualche modo. Lilith si era sempre presentata in classe per le lezioni. Non ne aveva mai saltata una.
Per questo quando la ragazza era sbucata dal portone, Yev aveva tirato un sospiro di sollievo. -Oggi non eri a scuola...-
-Non è un buon momento, Yev.- Si limitò a dire, il volto stanco e preoccupato, gli occhi azzurri spalancati nella sorpresa di vederlo lì, davanti a lei.
-Non è mai successo e, volevo, sai, sei sempre tu a portarmi i compiti, volevo, ricambiare il favore, credo...- Blaterò lui cercando di non farsi sbattere la porta in faccia.
-Yev!- Lo interruppe bruscamente lei. -Non è un buon momento.- Aggiunse con una voce quasi supplichevole.
-Cos-cosa sta succedendo?- Yev tentò di sbirciare all'interno della casa; era alto e superava di diversi centimetri l'amica, ma quella teneva la porta in modo che fosse impossibile scorgere qualcosa all'interno.
-Dave Blackwell è in casa.- Si limitò a dire lei, lo sguardo che lo implorava di capirla.
-Lui è uno...- Yev capì non appena lasciò ricadere gli occhi azzurri in quelli di lei e si bloccò subito.
-Sì. Sta vendendo a mio padre.- Annuì lei. Dave Blackwell era uno degli spacciatori più conosciuti nel South Side, suo zio Iggy aveva sicuramente lavorato con lui prima di "mettersi in proprio". La cosa che però preoccupava Yev era il figlio, Keith Blackwell, il ragazzino che ancora non si era dimenticato di quando un biondino di prima elementare lo aveva sfidato nel giardino della scuola. E anche Yev ricordava che la prima volta che le sue nocche si erano aperte sanguinanti erano appena atterrate sul volto di Keith.
-Devo rientrare, devo assicurarmi che non compri più crack e devo stare attenta che quel coglione non alzi troppo il prezzo dell'eroina perchè mio padre gli darebbe anche la casa se quel bastardo la chiedesse in cambio di una dose.- Ecco com'era vivere nel South Side con genitori come quelli che avevano avuto Mickey e Ian. A volte si chiedeva cosa avesse fatto per essere così fortunato.
-Sicura di non volere che resti?-
-Sicura.- Lilith annuì, la voce ferma, lo sguardo deciso.
Yev la guardò per qualche secondo, era determinata a portare a rientrare da sola, e il ragazzino sapeva che non c'era alcun modo in cui l'avrebbe fermata. Quando si metteva una cosa in testa, era impossibile dissuaderla. -Rimango qua fuori, se hai bisogno fai un fischio.- Non era una domanda, era semplicemente quello che avrebbe fatto.
-Non hai le prove della band oggi pomeriggio?- Yev si stupì nel constatare che lei ricordasse i suoi impegni, lui era il primo a dimenticarli.
-'Fanculo la band, tu potresti avere bisogno.- Parole che uscirono dalle sue labbra senza che nemmeno ci pensasse. Ed era esattamente quello che voleva dire. Se, in qualunque modo, Lilith avesse avuto bisogno, lui voleva essere pronto, lì per lei.
-Yev.- Sussurrò lei posando i suoi occhi nei suoi. -Grazie.- Mormorò prima di tendersi verso di lui, allontanandosi leggermente dalla porta di ingresso per eliminare la distanza tra loro e poggiare le labbra sulle sue.
Non era il primo bacio in assoluto di Yev, ma il primo con Lilith. Aveva una ragazza da qualche parte alla quale avrebbe dovuto dedicare quel tipo di attenzioni, ma tutte le altre sembravano scomparire quando i suoi collidevano con quelli azzurri di Lilith.
Il ragazzino aveva fantasticato quel momento molto di più di quanto volesse ammettere eppure, in quel momento, si accorse che i suoi sogni erano niente a confronto. Le labbra di Lilith erano ancora più morbide di quello che aveva sempre immaginato e avevano uno strano sapore, qualcosa di dolce che non sapeva identificare. Non aveva mai assaggiato niente di così buono. La sua lingua si mosse quasi involontariamente verso le labbra di lei, per assaporarne ancora, in risposta Lilith le schiuse permettendogli, inaspettatamente, di approfondire quel bacio.
Le dita di lei si erano insinuate tra i suoi capelli mentre lui la teneva per i fianchi tenendola vicino al suo corpo, bisognoso di lei più di quanto avesse mai pensato.
-Dovrei davvero rientrare.- Aveva sussurrato lei poggiando la fronte contro la sua. Yev aveva annuito silenziosamente e aveva rotto la sua presa su di lei. L'aveva guardata scomparire dentro al portone con le guance rosse e gli occhi lucidi. Si era seduto sulla scalinata in legno che portava al portico pregando che Lilith uscisse presto per gustare nuovamente le sue labbra. Ma lei non si era fatta vedere, nemmeno dopo che il Signor Blackwell se ne era andato. Così, passata l'ora di cena, Yev aveva deciso di tornare a casa sua, per la felicità dei suoi genitori che avevano già cominciato a preoccuparsi.


Il giorno dopo, a scuola, lei gli aveva detto di dimenticare quel bacio, ma per Yev era impossibile dimenticare quelle labbra sulle sue, la sua lingua che si infiltrava nella sua bocca alla ricerca di un qualcosa che, se solo lui avesse avuto, gli avrebbe dato senza esitare.
Non ne avrebbero mai più parlato; non il giorno dopo, non quando si ubriacarono fino a disfarsi il cervello e nemmeno quando i Tomdell vennero sfrattati e Lilith fu costretta ad essere ospitata dai Milkovich per qualche settimana.
L'unica volta che ricordarono quel bacio fu al matrimonio.
Quello di Lilith.
Con Keith Blackwell.






L'angolino di Holly
Finalmente vi faccio conoscere Lilith, sono più nervosa di quando si presenta il fidanzato ai genitori xD
Sappiate che questo non vuol dire che da adesso in poi la vedremo sempre. E che purtroppo quando c'è lei, ci saranno meno i Gallavich. Ma tranquilli, giù i forconi e ascoltate perchè ho delle ragionevoli scuse, e cioè che, dato che la serie si concentra su Yev, quando è presente Lilith, spesso saranno soli, di conseguenza ci sarà poca Gallvich. Questo non vuol dire che non ci saranno mai più; capitoli Gallavich ce ne saranno perchè la sottoscritta è la prima ad averne bisogno come fosse aria.
E quindi questa è Lilith. Ho cercato di caratterizzarla al meglio, di creare un carattere nuovo, che non si fosse mai visto in Shameless e spero di esserci riuscita perchè ci tengo particolarmente, lei è la mia piccola creazione originale. E come avete letto dall'ultimo pezzo, la sua storia con Yev non sarà semplice. E quando mai.
Il titolo si riferisce ovviamente alle diverse "prime" esperienze di Yev e Lilith e quindi primo abbraccio, primo bacio sulla guancia, prima erezione e primo bacio (anche se in questo caso è solo tra loro due, perchè Yev è un piccolo donnaiolo). Ho anche cercato di inserire più discretamente possibile le età, spero che non appesantisca troppo la lettura.
Quindi? Cosa ne pensate? Vi piace? La vorreste uccidere perchè è la nuova "Caleb" e vi ha portato via i Gallavich per questa settimana? O gliela facciamo passare dato che la sua storia con Yev si prospetta angst quasi come quella di Mickey e Ian? E soprattutto perchè vi ha regalato IL capitolo più lungo fino ad ora?
Spero vi sia piaciuta e ovviamente Buon Pasqua, fatemi sapere.
Grazie a tutti per aver letto ♥

   
 
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