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Autore: Celeste_08    26/03/2016    3 recensioni
Lui è Jorge Blanco. Karateka di fama nazionale, alle prese con la sua prima sfida internazionale.
Lei è Martina Stoessel, cintura nera dal talento indubbio, ma con un passato tormentato alle spalle, passato che non smette di inseguirla.
Jorge usa il Karate come scusa per isolarsi dal mondo degli affetti; Martina ne ha fatto un'arma per seppellire il proprio passato. O per prenderlo a calci.
Ridder Van Kooten, campionissimo olandese, e Pasquale Di Nuzzo, orgoglio tricolore, sono la squadra di Jorge. E la sua linea di confine fra conflitto interiore e mondo esterno.
Mercedes Lambre e Adrian Salzedo sono rispettivamente la fisioterapista e il maestro di Martina. E di quest'ultima non hanno a cuore solo il benessere fisico...
Como fa da sfondo a un avvincente incontro sul tatami. Una danza quasi mortale fra Martina e Jorge, che porterà uno dei due atleti ad un lungo viaggio alla scoperta di sé.
Nessuno si salva da solo, qui. Accetta di affrontare il tuo tormento. Fallo con me.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Jorge Blanco, Sorpresa
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suona ed io la spengo per riflesso condizionato, in piena trance da risveglio. Il trillo del mio telefono ha svegliato anche Rid e Pasquale, che dormono sui materassini accanto al mio letto.
"Perché abbiamo preso l'aereo all'alba?"
Chiede Pasquale tirandosi su.
"Perché abbiamo 4 ore di fuso orario e quindi quando arriveremo lì sarà tardissimo. 15 ore e 35 minuti di volo... Moriremo prima di arrivare."
Risponde Rid, che odia gli aerei e ha già il terrore di come impiegare mezza giornata di volo. 
Ridacchio all'indirizzo di Rid e tiro un cuscino a Pasquale, dopodiché con fatica mi alzo. Dormirei volentieri altre dieci ore. Magari in aereo. 
"Meno male che ci hanno dato due giorni di assestamento a Milano prima di partire per Como. Pasquale come ti sembra Milano?" Chiedo al mio italiano di riferimento.
Lui scrolla le spalle.
"Bah... Non ha il mare. Non ha un fiume... Oddio, ci sono i Navigli. E poi boh, è grande."
Rid lo interrompe.
"Ma levati. È la capitale italiana del divertimento: locali super cool, aperitivi pazzeschi, ragazze strafighe e nessuna noia. E noi saremo in uno degli hotel più fighi, vicino al quartiere della moda. Il Boscolo Hotel.."
Pasquale lo guarda e chiude la giacca della tuta. 
"Senti tuttologo, sai chi è il quarto della nostra squadra?"
Rid scuote il capo e mi fissa smarrito.
Scrollo le spalle.
"So che è una ragazza. Pare sia una forza della natura questa qui: 19 anni e cintura nera secondo dan."
Mentre lo dico sono intimidito all'idea di averla in squadra: nel mio Paese, in Messico, io sono il più giovane atleta di Shotokan e sono secondo dan da due anni e mezzo. Se lei è secondo dan adesso, vuol dire che è diventata nera a 16 anni o giù di lì. Io lo ero all'età sua. Fuor di metafora, sono felice di non doverci combattere contro. Sarà un elemento di spicco in squadra, ma temo potrebbe buttare giù tutti noi. 
Dopo un'ultima controllata alle borse scendiamo di sotto, dove ci aspetta mio padre.
"Che precisione ragazzi! Partiamo anche con un po' di anticipo sulla tabella di marcia." 
Pasquale scuote la testa e mi fissa con uno sguardo a metà fra l'esasperato e il divertito.
Una mia occhiata, che vuole essere per gioco, lo intimorisce e gli fa dire rapidamente:
"Senpai ni rei." 
Il saluto all'allievo anziano
Ridacchio e gli mollo una pacca affettuosa. 
"Tienitelo per la quarta componente. Sarà lei l'allievo anziano quando noi faremo i kata a squadre."
Rid e mio padre cominciano ad avviarsi verso la porta così anche noi ci affrettiamo a seguirli. 
Il viaggio da casa all'aeroporto lo facciamo in silenzio. Io sono nervoso e non so nemmeno bene perché; Pasquale dorme e mio padre discute con Rid le possibilità di svago a Milano.
"Divertitevi campioni. Seguiremo la diretta!"
Mio padre non è uno sentimentale e io apprezzo che non si dilunghi nei saluti. Alle sette in punto stiamo aspettando al check-in il maestro e la nostra misteriosa compagna di squadra.
"Siete della KeiKenKai?"
Ci chiede un ragazzo non troppo più grande di me.
"Si. Aspettiamo Sensei Salzedo e Kuro obi Nidan Stoessel."
Il tipo annuisce e china leggermente il capo rivolgendomi il saluto del Karate. 
"OSU. Sono Adrian. Tu sei Kuro obi Nidan Blanco?"
Mi inchino e così fanno Pasquale e Rid mentre dico: 
"Sensei ni Rei"
Loro due dicono "OSU" e Adrian Salzedo ci sorride. 
"Martina la conoscerete a Milano: per un errore deprecabile della Federazione è partita con l'aereo delle 7. Dopodomani la vedrete nel dojo. Intanto, sarei felice di conoscere un po' meglio voi: la vostra fama vi precede, ma avrete tanto di cui parlare."
Devo dire che pur sembrando giovanissimo ci sa davvero fare, ma qualcosa in me mi suggerisce di tenere alta la guardia con Sensei Salzedo. Non so spiegarmi, ma a pelle sento che qualcosa di lui mi darà fastidio. Guardo i ragazzi, che non sembrano affatto pensierosi o infastiditi e seguiamo Adrian al check-in.
Due ore dopo siamo in volo su un aereo Lufthansa in Business Class. Io e Adrian ci ritroviamo seduti uno accanto all'altro, mentre Rid e Pasquale sono seduti in un'altra fila. 
"Saranno interminabili 15 ore e mezzo di volo."
Dice Adrian fissando l'oblò.
"Beh, abbiamo cuffiette, sedili comodi e TV. Poteva andare peggio." Ribatto io e mi infilo le cuffie alle orecchie. Ascolto senza sentirlo veramente qualche pezzo del rock classico, e intanto lascio vagare la mia testa. 
Georgina, la gara imminente, questa tensione dovuta a chissà cosa... Adrian dorme per la gran parte del viaggio e quando le hostess servono il pranzo ed una merenda lui si sveglia solo per bere dell'acqua, ingollare una pastiglia bianca e tornare a dormire.
Io in aereo dormo con tantissima difficoltà, in effetti, e forse farei meglio a usare qualche pasticca di passiflora anche io. Me ne rendo conto quando atterriamo a Milano. Sono le quattro di mattina quando arriviamo in hotel, e per fortuna i receptionist ci assegnano in fretta le suite. Io, Rid e Pasquale abbiamo un mega appartamento con tre camere matrimoniali, altrettanti bagni, una sala e l'uso cucina. 
Adrian ha una suite più piccola, sul nostro stesso piano, ma tutta per sé. La nostra misteriosa compagna di squadra ha un'altra suite al piano superiore.
Mollo i bagagli sul letto e aspetto che i ragazzi e Adrian si ritirino. Per qualche strano scherzo legato al fuso orario, io sono stanco morto ma sveglio e teso. Forse un po' d'aria fresca mi farà bene e così decido di andarmene nella terrazza. 
Quando arrivo lì, noto subito di non essere solo. C'è una ragazza minuta, magra e snella, con gambe sottili come giunchi ma dall'aria super tonica. Ha i capelli castani con riflessi biondi, sono mossi e li porta lunghi e sciolti sulla schiena. È davvero bellissima e il suo profilo si staglia contro la skyline di Milano in un modo meraviglioso. 
Deve aver notato la mia presenza perché senza voltarsi mi chiede:
"Too tired to sleep or just too amazed by the stunning view?"
Lo ha detto correttamente ma ha un accento familiare e così le rispondo in spagnolo.
"Ma guarda che fortuna. Se non altro non dovrò temere di fare brutte figure, visto che parli spagnolo. Sembri messicano dall'accento."
La fisso e noto che ha gli occhi colore dell'oro. Brillano come due stelle. È la più bella creatura che abbia mai visto. 
"Lo sono. Di Guadalajara. E tu? Parli come gli argentini o i venezuelani."
Sorride e si scosta i capelli dal viso.
"Vengo da Buenos Aires infatti. Viaggio infinito, dovrei essere stanca ma non riesco a dormire."
Che buffo: io stesso non avrei saputo dire meglio come mi sento. 
"Idem, ho pensato che un po' di aria fresca potesse farmi bene e così eccomi qui, ma pensavo di essere solo."
Mi guarda dritto negli occhi e qualcosa si accende in me.
"Se vuoi me ne vado."
Fa per andarsene, ma la richiamo.
"Non mi piace così tanto il panorama senza te."
Non arrossisce e non china lo sguardo, che donna fiera. 
"Se vuoi guardare il panorama lo puoi fare senza di me. Se vuoi guardare me non è questo il posto." È così vicina al mio viso ora che posso contare tutte le sue folte ciglia. I suoi capelli hanno un profumo delizioso e mi piace che il vento sollevi i suoi boccoli verso il mio viso.
Non so nemmeno il suo nome, ma so che mi attrae tanto questa bella sconosciuta. Così tanto che sto per perdere il controllo.
"E qual è il posto?"
Le chiedo mentre le sfioro un fianco con la mano.
Mi afferra la mano con decisione e mi sussurra sulle labbra:
"Ti ci porto."
In stato di trance, un po' per l'eccitazione crescente e un po' per il jet-lag e l'ora antelucana, la seguo in ascensore e fino alla porta di una camera. 
La fisso e mi perdo nel suo sguardo fiero e deciso, in cui mi sembra di scorgere un'ombra di paura. Ma magari è solo una mia idea.
"Allora... Posso offrirti la cura universale per il jet-lag o il bacio della buonanotte, messicano dagli occhi smeraldo."
Le prendo il viso fra le mani e la bacio. Lei non sembra stupita né arrabbiata: ricambia il mio bacio e spalanca la porta della suite. La richiude con un calcio e continuando a baciarmi mi fa strada fino a un divano. 
Non so cosa mi è preso e non so nemmeno perché, ma in pochissimo mi ritrovo perso in lei travolto da un piacere che non ho mai provato con nessuna prima d'ora. Questa sconosciuta è bella ed intraprendente, sarebbe bello conoscerla meglio. C'è un'energia strana fra noi: ogni sua carezza è una scossa intensa per me e intuisco che anche a lei piace molto quello che faccio. 
Quello che provo è potente e mai vissuto prima e calma la mia mente ed il mio corpo, con un senso di beatitudine e pace che non ho mai sperimentato finora.

Quando mi sveglio la mattina dopo, alle dieci passate, lei ancora dorme ed io ho due ore per tornare in camera. Le lascio un biglietto sul cuscino, con il mio numero ed il mio nome.
"Spero tu possa essere molto più del sogno di una notte"
Le sfioro la nuca nuda con un bacio ed esco dalla stanza. 555.
Questo numero mi è familiare ma non capisco perché. 
Entro nella suite che divido con i ragazzi e noto che le porte delle loro stanze sono chiuse. Meglio così. Ragazzi che serata... 
Mentre mi dirigo verso il bagno noto un foglio sul mio letto. Battuta a macchina, scritta a lettere di fuoco c'è la risposta al mio campanello d'allarme. 
Oh cazzo. Sono andato a letto con la mia compagna di squadra senza saperlo. E adesso? Con le mani fra i capelli mi lascio cadere sul letto. 
Che coglione sono? 
   
 
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