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Autore: Darth Curunir    27/03/2016    1 recensioni
Saruman il Bianco è uno degli Istari, i cinque spiriti celesti incarnati in corpi mortali che nell'anno 1000 della Terza Era furono inviati sulla Terra di Mezzo per combattere l'Ombra. Di tutti gli Istari, Saruman è il più saggio e il più potente, ma presto verrà a conoscenza di un sentimento ben più forte del sapere o della magia: l'amore. E sullo sfondo di un Regno di Gondor vessato dalla guerra civile, lo Stregone capirà che il suo cuore ha sbagliato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gandalf, Nuovo personaggio, Saruman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6.
Istanís
 
 
 
 
 
 
 
Passarono alcuni giorni. A Gondor, la situazione rimaneva immutata: l’aria era tranquilla e tesa al tempo stesso. Colui che veramente stava cambiando era Saruman. Lo stregone passava molto più tempo a Osgiliath, nella speranza di vedere la donna vestita di blu. Ma da quel giorno non l’aveva più rivista. Quando era solo, Saruman piangeva e gridava, perché sentiva che quella donna era entrata nei suoi pensieri, e non se ne sarebbe andata.
In un giorno di luglio dello stesso anno 1432, Saruman si recò alla Casa delle Stelle di Osgiliath per consultare alcuni libri. La reggia di Gondor, infatti, era dotata di una libreria vastissima e carica di volumi di storia, filosofia, arte e cultura generale.
Il Saggio si sedette a una delle tante scrivanie disseminate per l’enorme sala della Biblioteca, con un libro su Isildur davanti. Saruman aveva infatti intenzione di compiere alcune ricerche sugli ultimi momenti dell’Anello, per tentare di capire dove il prezioso Oggetto fosse andato a finire. Così, Saruman avrebbe forse potuto capire se l’Oscuro Signore ne era a conoscenza e se lo stava cercando.
L’Istar passò parecchie ore nella Biblioteca. E, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non fu per via del grande studio ma per colpa della maledetta donna vestita di blu. Ogniqualvolta Saruman si concentrava su un dettaglio, ecco che quel viso gli tornava in mente, impedendogli di pensare.
Saruman dovette fermarsi più volte. Non ce la faceva più. Da giorni ormai quella donna danzava nella sua mente, sulle sue palpebre, sulle pagine dei suoi libri, e iniziava a sospettare che il sentimento che iniziava a nascere in lui fosse amore.
Dopo qualche ora, entrò nella Biblioteca una delle guardie del Palazzo, abbigliata con la divisa di Gondor, che disse a Saruman:
“Re Valacar desidererebbe parlarti, Saruman.”
Il Saggio ripose i libri che stava consultando negli scaffali (ormai era impossibile tentare di concentrarsi), e poi salì le scale che conducevano alla sala del trono.
Qui, Valacar era seduto accanto a Eldacar. Affianco al giovane principe reggente c’era un ragazzo di quasi vent’anni, che assomigliava molto a Eldacar e che aveva gli occhi identici a Valacar.
“Saruman, che piacere rivederti!” esclamò Valacar.
“Buongiorno,” disse Saruman osservando il giovane.
“Saruman,” esordì Eldacar, “non ti ho mai presentato mio figlio,” e indicò il giovane ragazzo. “Ti presento Ornendil.”
Il ragazzo si fece avanti e si inchinò a Saruman, il quale a sua volta accennò a un inchino.
“È un piacere conoscere colui che in futuro siederà su quel trono,” disse Saruman. “Chissà perché in vent’anni nessuno ci ha mai presentati…”
“Come puoi sapere che ho vent’anni?” chiese Ornendil.  
“Sono un Istar!” esclamò Saruman ridendo; “Questo varrà pure qualcosa!”
“Ora mia moglie aspetta un secondo figlio,” disse Eldacar.
“Bene, vedo che la tua discendenza è assicurata,” disse Saruman. Poi, rivolto a Valacar, “Mi hai chiamato per un motivo preciso, sire?”
“Oh, giusto!” disse Valacar. “Mi era venuta in mente un’idea brillante. Prima ti vedevo in Biblioteca, tutto assorto in libri enormi e vissuti…”
“Compivo ricerche su Isildur e sull’Unico Anello,” disse Saruman, “ma per il momento non ho trovato nulla che non sapessi.”
“Bene,” disse Valacar poco concentrato. “L’idea che mi era venuta era la seguente. C’è una donna che vive a Osgiliath, molto nota per la sua intelligenza. Devi sapere che ha compiuto ricerche anni orsono sulla Storia di Arda, degli Elfi, degli Uomini e dei Grandi Anelli. Ha scritto molti libri, di cui possediamo alcune copie in Biblioteca, e quello che stavi leggendo è opera sua.”
“La Storia della Seconda Era del Mondo?” chiese Saruman.
“Precisamente,” disse Eldacar. “Fino a pochi anni fa ho studiato molto su quel libro.”
“Comunque,” riprese Valacar, “quello che volevo dire era che credo che dobbiate incontrarvi. Avete entrambi un’intelligenza finissima, e credo che confrontarvi sarebbe utile per entrambi!”
“Qual è il suo nome?”
“Oh, non me lo ricordo, ora come ora,” disse Valacar. “Come si chiama, figliolo?”
“Il suo nome,” disse Ornendil, “è Annael.”
“Annael!” ripeté Saruman. “Bellissimo nome! Significa Stella del Dono…”
“Come lo sai, figliolo?” chiese Eldacar.
“Studio anch’io sui suoi libri, padre,” rispose Ornendil.
“È una donna di grande cultura,” disse Valacar, “tanto che a Osgiliath la chiamiamo Istanís, la Donna di sapienza.
“Sì, è lo pseudonimo col quale si firma,” disse Saruman, “l’ho letto su molte copertine. Dev’essere dotta, con un tale nome,” disse Saruman.
“Eccome!” esclamò il re; “Le ho parlato un giorno, per complimentarmi del suo lavoro. Ha una conversazione così forbita e di alto livello! Adatta per te!”
“Ne sono lieto.”
“Perché non la vai a trovare ora?” chiese Valacar. “Abita nel quartiere del Thoronumen, nel lato sud della Piazza di Turambar. Non puoi sbagliare: è una casa con tetto rosso a spiovente, adornata dalle statue dei Signori degli Alti Elfi Noldor della Prima Era.”
“Ah, capisco,” disse Saruman. “Ho già visto di sfuggita quell’abitazione. Inizio a essere curioso, quindi credo che ci andrò subito.”
“Bene!” esclamò Valacar. “Chissà quante cose avrete da dirvi!”
Saruman salutò Valacar, Eldacar e Ornendil, poi uscì dalla Casa delle Stelle. Quel giorno il cielo era nuvoloso, e i marmi bianchi di Osgiliath non luccicavano come il solito. Tuttavia, la bellezza di Osgiliath era enorme ugualmente.
Saruman si diresse verso il quartiere del Thoronumen, nella parte occidentale della città. Lo Stregone oltrepassò l’Iant Rómendacil, ed entrò nella meravigliosa Piazza del Mercato. Non era giorno di mercato, e Saruman poté passare per la piazza indisturbato. Saruman si fermò ad ammirare i magnifici santuari dedicati all’Anduin, a Tulkas, il Vala Guerriero, e a Ulmo, il Signore delle Acque. L’Istari si commosse ricordando il tempo trascorso in Aman assieme ai Valar, e per un attimo si lasciò andare ai ricordi passati.
Poi, lo Stregone s’incamminò su per una lunga strada porticata, che conduceva verso la Piazza di Turambar. Per la strada non c’erano molte persone, ed era la condizione ideale per fare una passeggiata, osservando i meravigliosi palazzi e i marmi di Osgiliath.
Saruman non si accorse di un pensiero, che stranamente non lo tormentava: la donna vestita di blu. La curiosità lo teneva lontano da quel pensiero, e così continuava a camminare senza preoccupazioni.
Lo Stregone entrò poi nella Piazza di Turambar. L’entrata della Piazza era decorata con un meraviglioso cancello dorato, da cui si arrivava nel cuore della Piazza. Essa era di forma circolare, e al centro c’era l’Obelisco fatto innalzare dal re Turambar (397-667 della Terza Era), circondato da fontane ornamentali zampillanti. La Piazza era circondata da colonne e da meravigliose statue marmoree, raffiguranti celebri personaggi della Storia di Arda e di Gondor.
Saruman si volse verso il lato sud della Piazza, affianco al cancello da cui era entrato. La prima casa che vide fu quella in questione: col tetto spiovente in mattoni rossi, le statue dei Noldor della Prima Era poste a decorazione della sommità dell’edificio, un porticato sul davanti e tre grandi finestre. Sui lati dell’edificio si vedevano dei rami d’edera, che davano un tono più ameno alla casa.
Saruman bussò alla porta. Nessuno da dentro rispose. Lo Stregone provò a bussare una seconda volta, ma ancora nessuna risposta. Saruman rinunciò al proposito, così si voltò, verso la Piazza di Turambar.
L’Istar si sedette su una delle panche, osservando l’Obelisco e le fontane della Piazza. “Peccato,” pensava. “Avrei tanto voluto conoscere questa sapiente donna. Fra l’altro non sono molte le donne acculturate nella Terra di Mezzo. Tutt’al più esistono Elfi femmine acculturate: ad esempio Galadriel. Eppure è un caso raro che una donna sia così saggia! C’è anche da dire che Valacar non è uno che esagera… ad ogni modo, i libri che scrive sono ben fatti. Quali ho letto, già? Storia della Seconda Era, Storia dei Grandi Anelli, Le battaglie del Beleriand, L’Akallabêth… ah, sì, anche la biografia di Fëanor e Fingolfin. Sì, devo dire ben scritti. Molto documentati, se ricordo bene. Dona delle interessanti prospettive su alcuni fatti poco noti. Ad ogni modo, non credo che potrà aiutarmi a scoprire qualcosa sulla storia dell’Unico Anello dopo la morte di Isildur. I suoi libri sono belli, certo, ma dicono cose di cui io sono già a conoscenza. Chissà se riuscirò a scoprire qualcosa di più. E chissà dov’è adesso quella donna! Non è neanche giorno di mercato, per Aulë! Beh, speriamo che arrivi, altrimenti dovrò tornare un altro giorno, e a dirla tutta non ne ho la benché minima…”
Le riflessioni di Saruman furono interrotte: qualcuno gli toccò la spalla. Saruman si girò, e dietro di sé vide un Uomo di Gondor vestito come tanti, che disse:
“Saruman, Istanís ha appena aperto la porta: la cercavi?”
“Oh!” esclamò lo stregone, “sì! Grazie, buon Uomo!”
Saruman si alzò e tornò a passo svelto davanti alla casa della donna. La porta era socchiusa, ma non si vedeva nessuno sulla soglia. Saruman si avvicinò, bussò sulla porta socchiusa e disse:
“È permesso?”
Una voce femminile rispose da dentro:
“Arrivo all’istante! Ero andata nel giardino sul retro a raccogliere qualche ciliegia. Eccomi!”
Davanti agli occhi dello Stregone apparve una donna abbastanza alta, vestita di bianco e con una cintura di seta dorata attorno alla vita. La donna non aveva più di cinquant’anni, dunque era ancora piuttosto giovane. Le mani avevano la pelle ancora morbida e uniforme, e il volto era liscio e dai tratti sottili. Gli occhi erano azzurri e luminosi, i capelli oscuri come le profondità della Terra.
Saruman l’aveva già vista altrove, e per lui non fu difficile capire chi fosse: era la misteriosa e meravigliosa donna vestita di blu, colei che l’aveva stregato per giorni. E ora, il suo volto aveva ricominciato a torturarlo. Istanís, la donna colta per eccellenza a Gondor, era nient’altri che la donna vestita di blu, l’essere che si era insinuato nel cuore del più saggio e fermo degli Istari.
“Ma che onore!” esclamò la donna inchinandosi, “l’illustre e saggio Saruman il Bianco nella mia dimora!”
Saruman non riusciva a parlare. Aveva gli occhi quasi sgranati, quando si disse di riprendersi: non poteva fare brutte figure ora! Così si fece forza e disse con voce malferma:
“Buo… buongiorno, mia signora.”
“Chiamami Annael, mio signore.” 
   
 
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