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Autore: Kirale    27/03/2016    7 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buona Pasqua!
Eccomi di nuovo qui, lo avevo promesso a più di una persona questo capitolo per Pasqua e quindi lo ho postato nonostante non lo trovi così “pasquale”.
Devo dirlo, questa parte ha avuto una genesi strana ma mi è piaciuto scriverla. Un po' perché ho sentito la fine avvicinarsi e un po' perché la avevo in mente fin dall'inizio della storia e quando aspetti tanto una cosa e poi la vedi nascere è una bella sensazione indipendentemente dal risultato.
Come al solito purtroppo, ecco quello, il risultato finale non è stato all'altezza di come io speravo uscisse, ma ho i miei limiti e me ne dispiace se non riuscirà ad arrivarvi tutto quello che vorrei dire.
Grazie ancora immensamente per aver seguito questa storia fino a qui e chiedo perdono già da ora per il finale di capitolo.
Se non ci foste voi, io non sarei mai arrivata a questo punto, alcune delle reviews che leggo, alcuni dei commenti mi commuovono tantissimo e mi hanno veramente dato una forza enorme per andare avanti.
Con la speranza che non mi vogliate ammazzare, ricordandovi che è Pasqua, e pregando che non vi addormentiate nel frattempo, vi lascio alla storia.

Buona lettura!



Capitolo diciannove : Fear of losing you.


Si sentiva avvolta da un freddo immenso.
Camminava da sola nel mezzo del buio non sapendo dove andare, era stanca e tremava.
Dalla bocca vedeva uscire il suo respiro e nonostante tentasse di riscaldarsi con esso le mani, l'aria usciva gelida.
La strada...non riusciva a vederla e la voglia di fermarsi e addormentarsi aumentava ad ogni passo.
Istintivamente si toccò la pancia, ma quella la sensazione a cui ormai si era abituata, provata dal primo momento in cui Francesca le aveva dato i risultati delle analisi non c'era.

Nulla.
Era come se non esistesse, come se fosse...vuoto.

Terrore

Il panico assoluto si impadronì di lei mentre cominciò a correre, sentiva le lacrime voler scendere prepotentemente e poi in un istante si ritrovò a cadere nel vuoto.
Chiuse gli occhi pronta a qualsiasi cosa, se aveva perso quel piccolino per la sua voglia di mettersi in situazioni più grandi di lei, si meritava tutto quello che le poteva accadere, tutto!
L'impatto però non arrivò.
Invece, ad un certo punto la velocità rallentò per permettere a qualcosa di accoglierla.
C'era calore tutto intorno a lei, un tepore che le infondeva sicurezza .
Non era più dilaniata freddo, al suo posto due braccia la cullavano comunicandole amore e protezione.
E una sola persona la faceva sentire così.

- Gaetano...-

Come faccio a proteggerti se fai di tutto per cercare di farti ammazzare? -

Quel tono, quella voce dolce la avrebbe riconosciuta ovunque.
Aprì gli occhi di scatto e alzò lo sguardo verso il suo proprietario.
- Gaetano?! -

L'uomo la stava fissando con preoccupazione, ma anche con un'immensa tenerezza mista a tanto, tanto rimprovero.
Subito dopo lanciò uno sguardo intorno e si portò una mano sulla pancia.
Un sospiro di sollievo, non sapeva come, ma la sensazione c'era ancora.
- Come stai? Sei ferita? - le chiese tentando di capire se in qualche momento avesse sbattuto la testa.
- No io non...non credo, ho perso conoscenza in macchina ma questo è tutto quello che ricordo -
Il volto di lui si scurì.
- Io e te dobbiamo parlare molto seriamente! - sentenziò con un tono che non ammetteva repliche e incredibilmente duro.
La paura che si fosse fatta male adesso era sparita lasciando il posto a tanta rabbia perché si era cacciata da sola in quel guaio rischiando di morire.

E se fosse morta tanto valeva che morisse anche lui.

Lei lo fissava un po' intimorita, si aspettava una sfuriata, si era preparata, ma non pensava che la avrebbe sentita in una situazione come quella.
Adesso era anche peggio di come aveva previsto dovesse andare.
- Io...senti...-
- Ah no aspetta, ora tu non apri bocca, e fai parlare me e ti avverto, mi ascolti fino alla fine hai capito? -
Va bene, era veramente arrabbiato.

- Come diavolo ti è venuto in mente di metterti ad indagare da sola? Come diavolo hai potuto pensare di poter riuscire a scoprire dove si nascondeva questa...questa gentaglia senza che loro si accorgessero di niente? -
A quanto pare aveva parlato con qualcuno.
- Ti ha detto tutto Marco vero? -
- Ovviamente! Quando non ti ha visto arrivare in osteria è corso da me come avrebbe dovuto fare già tanto tempo fa! Tu mi devi spiegare come fanno a passarti per la mente queste idee suicide! -
Mentre parlava sentì i pugni di lei stringergli la camicia.
- E tu mi devi spiegare perché invece hai deciso di fare di testa tua senza mettermi al corrente di quello che stava succedendo!!-
- Perché volevo...speravo, di poterti proteggere! -
- Ah certo, allontanandomi da te, facendomi credere che sei una persona che non vuole una relazione seria, voglio dire, dopo la botta con Renzo credo che la tua idea di protezione rasenti la sadicità! -
- Meglio così che ammazzata Camilla! -

No, non era possibile, non stavano litigando su questo, non erano lì abbracciati dopo settimane di lontananza, ed entrambi incaponiti nel voler continuare quella specie di discussione.

C'era qualcosa di assolutamente paradossale.

- Ah perché quindi, se invece ammazzavano te non ci sarebbe stato problema! -
- Meglio me che te! -
- Questo è da vedere! Non puoi deciderlo tu! -
- Ah e lo decideresti tu? Ma andiamo, hai più corteggiatori di una diva della televisione, Marco te lo sei rigirato come un calzino, Renzo è ancora lì che pende dalle tue labbra, e non nominerò quell'essere immondo che ti ha portato qui...-
- E questo che c'entra? E poi scusa stai insinuando che sarebbe colpa mia? -
- No, sto dicendo semplicemente che all'occorrenza un rimpiazzo lo trovi! -

Per un attimo Camilla vide rosso e con una delle due mani sferrò un pugno anche leggermente più forte di quanto ci si aspettasse contro il petto di lui che non avendo previsto quella reazione fece una piccola smorfia di dolore.
- Ma io non lo voglio un rimpiazzo! In quante lingue te lo devo dire? Non lo voglio, non lo cerco, non mi interessa!! Pensi che avrei fatto tutto questo se avessi voluto qualcun altro? - adesso stava urlando anche lei.
- Tu non hai idea di come mi sono sentita fuori da quell'ospedale! -
- Oh sì che ce l'ho! Tu pensi che io sia stato meglio? Ma io volevo evitarti tutto...tutto...ah ma porca miseria!-
Respirava a pieni polmoni e sentiva una vena battergli sulla tempia.
Lui era quello arrabbiato, lui era dalla parte della ragione!
Eppure anche questa volta si ritrovava ad doversi spiegare fino quasi a scusarsi per la scelta che aveva fatto.
Com'era possibile che quella donna riuscisse a rigirare tutto a suo favore?
Per tentare di calmarsi e di farle capire perché aveva preso la decisione di allontanarla, prese una delle mani di lei...era così piccola in confronto alla sua e automaticamente lei allargò le dita per intrecciarle insieme.

- Come faccio a spiegarti quanto sei importante per me? Io mi farei uccidere piuttosto di saperti in pericolo, riesci a immaginare come possa essermi sentito quando Marco mi ha detto che ti avevano rapita? -
Adesso sì che anche lei aveva una voglia immensa di piangere.
La voce più bassa, quasi un sospiro.
- E come faccio io a farti capire che per me è la stessa identica cosa? Solo che io non voglio che nessuno ci rimetta niente, io voglio avere tutto hai capito? E guarda Gaetano che in quel tutto tu ci sei in mezzo, anzi, sei una parte fondamentale quindi te lo scordi che ci rinunci! Lo sai benissimo che sono testarda, lo sai che non mi arrendo!-
- Camilla...ma in questa situazione prima di tutto io devo pensare a te, a farti uscire viva! -
La voce di lui tremava, ma non avrebbe saputo dire se era la disperazione di saperla in pericolo o l'emozione di sentirla pronunciare quelle parole che mai e poi mai avrebbe sperato di ascoltare ancora.
- E' qui che ti sbagli...- gli prese il volto con le mani avvicinando i visi - io non ho alcuna intenzione di andarmene senza di te o di lasciarti qui e sono sicura che noi insieme un modo per risolvere questa storia lo troviamo! -

E in quei due occhi che gli entravano dentro senza che lui ne avesse paura, ritrovò tutto il coraggio e la vita che aveva perso nel momento stesso in cui era rientrato in quell'ospedale.

Abbassò il viso con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra.

Persino in quella situazione, gli bastava stare con lei per ritrovare la lucidità e la sicurezza.
Era una forza trascinante, e guardandola non poté fare altro che ammetterlo.

I respiri stavano tornando regolari, la rabbia, la frustrazione di sentirsi intrappolato, avevano lasciato il posto ad una fermezza la cui nascita gli era ignota data la attuale disperazione.
- Sì...noi due ce la possiamo fare...- lui lo disse sottovoce, ma bastò per infondere la certezza in entrambi.
Passò delicatamente una mano tra i capelli che le sfioravano la guancia, il tocco talmente leggero da sembrare una piuma, ma dopo tutti quei giorni di forzata separazione per entrambi fu una scarica di elettricità allo stato puro.

Si incontrarono a metà strada spinti da un bisogno talmente profondo da far scomparire tutto intorno a loro rendendo persino i rumori ovattati.

E anche quello fu devastante.

Le loro bocche si cercarono disperatamente, il respiro corto per la foga di non smettere, di non separarsi neanche un attimo mentre ritrovavano solo in quel preciso istante l'aria che era mancata per troppo tempo.
Le mani a stringersi, le dita ad aggrapparsi a spalle e schiena fino sentire di averne perso la sensibilità, i corpi ad aderire e sfregarsi come se ormai il resto fosse del tutto inesistente.
Erano loro, da sempre solo loro, nient'altro che due parti dello stesso fulcro, due calamite che si attiravano e che trovavano il loro posto solo se incastrate insieme.
Esisteva solo la pelle dell'altro, solo quelle carezze calde, solo quella bocca, quelle labbra che si mordevano, si lambivano e si accarezzavano senza tregua.

Finalmente potevano ritornare nel loro paradiso.

Non riuscivano a fermarsi e non volevano smettere di rimanere lì, fusi come se dall'altro dipendesse la loro stessa esistenza, respirandosi come fossero ossigeno.
Fu Camilla che per un attimo lo fissò con gli occhi quasi lucidi prima di chiuderli venendo percorsa da un brivido quando lui le passò leggermente i denti sulla vena del collo.
- Mi sei mancato...-
Continuava ad avere le mani tra i suoi capelli massaggiandoglieli come ormai era solita fare mentre lui la strinse ancora più forte.
- Sei tu che non hai idea di quanto io abbia sentito la tua mancanza...non ce l'hai...-
Gaetano ormai sapeva di non essere più in grado di contenersi, la aveva di nuovo tra le braccia ed era arrivato a credere, per alcuni lunghissimi giorni, che non sarebbe più successo.

L'eternità aveva il sapore di un attimo quando erano insieme.

E non sarebbe mai bastata.

Un rumore proveniente da fuori li fece ritornare alla realtà e si staccarono quasi a forza ancora con il fiatone.
Appoggiò la sua fronte su quella di lei.
- Noi due insieme ci inventeremo qualcosa...-
Dopo il primo momento in cui lentamente ritornava alla realtà, Camilla nel sentirgli pronunciare quella frase sgranò gli occhi impercettibilmente prima di assumere un'espressione leggermente timorosa.
- Noi...due...sì...ecco...in realtà c'è una cosa che non ti ho detto...-
Non sapeva come le era venuto in mente di introdurre quel discorso proprio ora.
Lui però la fissò sconsolato.
- No aspetta, no, non ce la posso fare, che altro hai combinato? -
Le braccia di lei erano rimaste avvinghiate alle sue spalle ma gli occhi si spostarono verso l'alto.
- Allora, se dobbiamo essere proprio precisi, io non ho combinato niente, o meglio non lo ho fatto da sola...-
Il volto di Gaetano le ricordava tanto un uomo ferito che non aspettava altro se non il colpo di grazia.

Lo sentì prendere un profondo respiro come se volesse cercare di prepararsi psicologicamente.

- Va bene, che avete fatto insieme tu e Marco? -
Camilla lo guardò come se fosse un alieno.
- Con Marco? Ma sei completamente pazzo? No, no ma proprio no! Non con Marco! Ma che ti passa per la testa? -
- Ok, allora senza Marco, forza, sono pronto a tutto -
Camilla rifletté, se glielo avesse detto sicuramente Gaetano se ne sarebbe fregato della promessa di farcela in due e si sarebbe veramente fatto ammazzare per proteggerla...forse metterlo al corrente mentre erano rinchiusi in una cantina nelle mani di gente senza scrupoli non era proprio una buona idea.
Ma intanto poteva preventivarsi.
- Mi devi promettere però che non ti arrabbi -
- Camilla, se dici così sicuramente mi arrabbio...-
- Ecco lo vedi? Allora adesso non te lo dico! -
Gaetano stava ricominciando a innervosirsi, come faceva quella donna a fargli provare sentimenti così incredibilmente contrastanti in un solo momento?
La voleva strozzare e stesso tempo abbracciare come se da lei dipendesse la sua esistenza.
Calma, doveva calmarsi.
- Senti, dimmi solo questo, ha a che fare con il caso o con le indagini che avete fatto? -
La donna rimase un attimo sorpresa.
- No...-
- E' una notizia cattiva? -
- Assolutamente no! - esclamò lei - Cioè allora, se te la dico adesso sotto un certo punto di vista penso che ci possa mettere in una situazione un po' particolare, se te la dico quando tutto è finito...-
- Ecco allora, dimmelo quando sarà tutto finito così al massimo ti chiudo in casa per i prossimi cinquant'anni con Potty che ti fa la guardia...-
Incontrò i suoi occhi mentre le stava quasi scappando una risata.
- Dopo averlo saputo credo che potresti farlo veramente...magari non per cinquant'anni ma giù di lì...-
Gaetano assunse un'espressione curiosa al limite del buffo e sebbene la situazione non fosse assolutamente delle migliori, lei non poté fare a meno di togliergliela con un bacio.
- Adesso la voglio sapere!! - incalzò lui.
- Lo saprai quando è tutto finito! - decise soddisfatta.

Quella donna lo avrebbe fatto impazzire, prima aveva una cosa importante da dirgli subito e poi non ce l'aveva più.
Tutta la tensione lo abbandonò nello stesso momento mentre scuoteva la testa sconsolato.
- Dimmi solo se un giorno, ma un giorno anche lontano, io riuscirò mai a vincerne una con te...-
- Non lo so - strinse la stretta sul collo sorridendo di nuovo come non faceva da un'eternità - ma a mia discolpa posso dire che tu mi fai vincere troppo facilmente -
- Sappi che questa battuta me la segnerò...- ma fu detto con un sorriso talmente dolce che Camilla non riuscì a resistere stampandogli un altro bacio.
- Io ci conto...-

Un ennesimo rumore li riportò alla realtà e si voltarono entrambi contemporaneamente verso la finestra dalla quale era venuto.
Non era il momento di lasciarsi andare, non ancora, prima dovevano risolvere quella situazione.

- Per ora vediamo di farti...- non finì neanche la frase che si prese un'occhiata inceneritrice da lei - di farci uscire da qui...-
- Ecco, questo plurale va meglio...dove siamo esattamente? -
- Da quanto ho visto è un locale abbandonato che deve essere stato chiuso da poco, zona Murazzi.
- Quindi erano qui...bene, chi sa che sei venuto? -
Gaetano la guardò come se fosse impazzita.
- Camilla, tu credi che io abbia detto a qualcuno che venivo qui? Il tuo carissimo amico mi ha telefonato dandomi chiare istruzioni che se avessi parlato tu saresti morta, pensi che a queste condizioni avrei detto qualcosa? -
Lei lo guardò sorpresa.
- Quindi non lo sa nessuno? -
- No ma l'avranno capito, ho lasciato la pistola e il cellulare nel ufficio di Torre perché quello mi aveva detto di venire disarmato e un qualunque poliziotto sa che in servizio la pistola si deve sempre avere, quindi immagino che ci siano arrivati...-
- E sanno del luogo? -
- Marco ci ha parlato dei Murazzi, credo che fossero alla ricerca del posto con delle piantine, oltretutto il tuo cellulare continua a squillare, e hai il GPS acceso quindi rintracciarti non è impossibile, ho fatto cadere qui davanti la spilla che mi aveva regalato Tommy, Torre la conosce se la trovano dovrebbero capire...-
- Quindi in pratica dobbiamo solo aspettare? -
- Da una parte sì, dall'altra, siccome siamo arrivati così vicino, io ci voglio vedere chiaro in questa storia...qualcosa non mi quadra... -
Si era alzato da quel provvisorio divano fatto sui sacchi e aveva cominciato a perlustrare la stanza muovendo quello che vedeva e controllando se la porta non avesse qualche possibilità di apertura o un punto dove magari con delle spallate poteva essere sfondata.

Camilla lo guardava con un sorriso soddisfatto.
In neanche venti minuti si era ritrovata davanti il vecchio Gaetano, il vicequestore intelligente, analitico, freddo e capace di tirare fuori i pro e i contro di ogni situazione.
Aveva un'enorme voglia di buttargli di nuovo le braccia al collo ma era meglio contenersi...le era già andata di lusso che sembravano aver chiarito, anche se si sarebbe di nuovo arrabbiato quando lei gli avesse detto...

No, adesso meglio non pensarci.

- Vuoi sfondare la porta? - chiese mentre lo guardava tastare il metallo.
- Vorrei farti uscire da qui, solo che io non posso muovermi. C'è qualcosa che non torna, queste persone sanno del mio caso a Roma ma non operano nello stesso modo. Oltretutto non so dove sia la tua borsa ma non si sono preoccupati di spegnerne il telefono e poi...voglio che mi portino a vedere il loro capo...-
Camilla rimase interdetta.
- Effettivamente anche io ci avevo pensato, loro con il fratello di Sabrina hanno agito molto più velocemente e senza rapire nessuno. Però aspetta, il loro capo non è in attesa di processo? -
- Lui sì, ma dopo avermi portato qui, hanno detto che il capo si doveva occupare di me. E infatti quando l'amico tuo mi ha dato un pugno, gli altri gli hanno intimato di non toccarmi perché non era il momento...-
Camilla sbuffò.
- E basta con questo “amico tuo” di qua e di là, Michele non è un mio amico e sicuramente non è la stessa persona che ho conosciuto trent'anni fa, si è trasformato un un essere che stento a chiamare umano.
Gaetano la guardò prima di alzare gli occhi al cielo.
- Oh grazie, grazie per averglielo fatto capire! La prossima volta ascolta quello che ti dico invece di arrivare a trovarti in una situazione di vita o di morte però eh, perché io non so neanche se usciamo vivi da questa, ma sicuramente non voglio ripetere l'esperienza! -
Le scappò una risata, anche così adorava vederlo geloso.
Ma non era il momento di ridere anzi, c'era qualcosa di serio da mettere in chiaro.
- Guarda che non puoi andare da solo dal capo, se ti vuole ammazzare lui è l'ultima persona che devi vedere! -
- Un po' di fiducia in me la vuoi avere? Me la so cavare in fin dei conti...quindi mi ascolti, adesso prima mi rileghi le mani con la corda dato che è ancora abbastanza lunga, perché io ero legato quando mi hanno portato qui, e poi fai esattamente quello che io ti dico, è chiaro? -
Lei non sembrava molto convinta, aveva abbastanza paura che lui decidesse per qualche missione suicida.
- Possiamo fare un compromesso? -
- Non se ne parla neanche! E ricordati che ti potrei arrestare per intralcio alle indagini...-
- E quanto sei noioso! - Sembrava una ragazzina arrabbiata e Gaetano dovette fare ricorso a tutta la sua forza di volontà per non ridere.
A discapito della risata che voleva scoppiare, cercò di mantenersi serio.
- Allora, adesso faremo in questo modo...-


Cinque macchine utilitarie camminavano quasi a passo d'uomo nei pressi dei Murazzi proprio in quel momento.
- Dottò, pare che il posto sia dietro quelle due traverse...-
De Matteis guardava la piantina.
- Va bene allora, secondo questa mappa del catasto lì ci sono sette edifici in disuso, perlustrarli tutti sarà lungo ma intanto dobbiamo fermarci qui con le macchine, non possiamo dare nell'occhio in un posto solitamente deserto...-
- Dico ai ragazzi di parcheggiare e continuare a piedi?-
- Sì, e noi faremo la stessa cosa, accostati qui che scendiamo, e tu...- si voltò verso Marco - te ne stai chiuso in macchina è chiaro? -
L'uomo aveva un volto rassegnato velato da un grande senso di colpa.
- Va bene...-rispose, anche se era ovvio che si sarebbe allontanato dalla macchina quando loro se ne fossero andati.
- In ogni caso per qualsiasi evenienza, questa è la pistola del commissario Berardi, gliela ridai quando ritroviamo lui e quella ...quella...non ho più aggettivi per lei - ammise sconsolato.
Marco prese la pistola di Gaetano e la guardò.
Gliela voleva ridare ad ogni costo.

Gli altri scesero e cominciarono a camminare sparpagliandosi verso la traversa interessata.
Il luogo era vuoto, poche macchine tutte simili parcheggiate davanti a saracinesche chiuse.
Capire dove stavano sarebbe stato difficile anche perché non si sentiva alcun rumore.

Si tenevano in contatto tramite cellulare quando Torre, che camminava un po' indietro rispetto agli altri, chinandosi per legarsi una scarpa, si accorse di qualcosa che brillava quasi sotto ad una ruota di un'automobile parcheggiata davanti all'ennesima saracinesca abbassata.
Gli occhi si spalancarono quando prese quell'oggetto in mano.
In men che non si dica chiamò con il telefono De Matteis.
- Commissario, forse ci siamo! Ho trovato una spilla che è del dottore, un regalo del figlio...penso che gli sia caduta nella cullutt...collet...-
- Torre, per l'amor del cielo è “colluttazione”! Comunque, torniamo indietro e me la fai vedere immediatamente! -
In men che non si dica lo vide arrivare e prendere la spilla in mano.
- Credo che la abbia lasciata per mandarci un messaggio...- fissò la saracinesca - devono essere qui dentro.
Appoggiò l'orecchio senza udire nulla.
- Richiama tutti ma rimaniamo dietro quei cespugli per ora, voglio vedere se si muove qualcosa...manda comunque quattro anche dietro l'edificio...-
La squadra completa di poliziotti in borghese si aggiunse ai due per poi sparpagliarsi nascondendosi tutto intorno.
Non passarono neanche dieci minuti che un'altra macchina, abbastanza lussuosa, arrivò proprio davanti a quel palazzo.
C'era un solo passeggero che uscì boriosamente da essa mentre era ancora al telefono e non dovette neanche bussare perché la saracinesca si aprì quasi immediatamente.
Nel vederlo Torre strabuzzò gli occhi.
- Ma quello...che ci fa qui? -
Paolo guardò l'ispettore confuso.
- Lo conosci? -
- E' un vecchio caso ma...doveva essere in galera, ce lo ha messo proprio il dottore...come ha fatto a...-
- Bene, quindi la pista della vendetta era giusta, però non è legato a Roma...io quest'uomo non lo ho mai visto...- si mise una mano sul mento - eppure mio fratello ha detto che l'amico della prof aveva fatto un riferimento al caso De Silva, non ci sto capendo niente...- guardò l'uomo deciso - Torre, comincia dal principio ma fai in fretta perché qualcosa mi dice che dovremo entrare in azione a breve...-

Nel frattempo Marco era uscito dalla macchina e aveva seguito a debita distanza gli altri, senza farsi vedere.
Li scorse mentre si raggruppavano tutti davanti ad un edificio che doveva essere quello in cui tenevano Camilla e Gaetano.
Guardandosi intorno, decidette con nonchalance di farne il giro per vedere se c'era un'entrata secondaria, sapeva che alcuni uomini avrebbero fatto lo stesso, ma lui con tutto il casino che aveva combinato non voleva starsene con le mani in mano.


- Non sarei molto d'accordo con questa tua idea...-
Stava legando con dello spago i polsi dell'uomo ma in maniera più larga così che ci mettesse poco a liberarsi.
- No Camilla, questa non è un'idea, è un piano, e non deve piacerti, lo devi fare e basta -
- Ma non ti voglio lasciare da solo! -
Sollevò di nuovo lo sguardo in alto, ormai era un'abitudine.
- Prima di tutto, Torre e gli altri stanno arrivando, è veramente questione di poco, secondo, io ho bisogno di muovermi senza sapere che ti stanno tenendo qui dentro -
- Come fai ad avere la certezza che saranno qui presto? - chiese dubbiosa lei.
- Perché a differenza di qualcuno di mia conoscenza, io mi fido dei miei uomini...-
Il tono aveva una punta di sarcasmo.
- Anche io mi fido dei miei uomini! - e quando faceva la voce da bambina Gaetano doveva pescare tutta la forza di volontà che aveva per non prendersela tra le braccia e farla star zitta in modi estremamente piacevoli.

Ma era evidentemente il momento sbagliato.

- Ah sì, e quanti uomini avresti tu? -
L'ironicità era evidente.
Lei gli si mise davanti.
- Uno - rispose con un mezzo sorriso - ma che vale per mille...e che mi deve ritornare intero perché ho una cosa da dirgli che è importantissima...-
- Se tu non ti metti nei guai io ti prometto che torno intero -
Il volto di lei si fece serio.
- Stai attento...- era detto quasi come un sospiro.
- Anche tu, mi raccomando non voltarti mai...-
Avrebbero voluto azzerare le distanze in quel momento, almeno per un ultima volta, ma un rumore di passi che proveniva dalla porta li fece staccare e voltarsi verso di essa.

Gaetano senza parlare le fece un cenno e lei, seppure immensamente preoccupata, tornò esattamente dove si trovava fingendo di dormire mentre lui rimase in piedi quasi davanti all'entrata ad aspettare chiunque arrivasse.

Fu Michele ad aprirla mentre lo guardava con aria di sfida.

- Toh, ma guarda, non sei riuscito a svegliare la bella addormentata? Vorrà dire che quando avremo finito con te ci penserò io a destarla con un lungo bacio...-
Camilla dovette fare uno sforzo sovrumano per non muoversi e frenare il conato di vomito, oltretutto sapeva che a Gaetano probabilmente stava ribollendo il sangue nelle vene.
- Allora, questo capo immagino sia arrivato se sei di nuovo qui...mi ci vuoi portare o devo continuare a sentirti sproloquiare? -
- Hai proprio fretta di essere ammazzato eh? E va bene, anche io non vedo l'ora che arrivi quel momento quindi direi che possiamo andare, avanti...-
Entrò nella stanza quanto bastava per tirarlo fuori prendendolo da un braccio.

Non appena Gaetano uscì dalla porta, diede una spallata a Michele facendogli perdere l'equilibrio così da allontanarlo.
- Ora! -
Fu tutto quello che disse prima che Camilla, già pronta da quando i due le avevano dato le spalle, si intrufolasse nello spazio che lui aveva lasciato aperto per correre verso le scale.
- Porc...! Ragazzi! E' scappat...- non finì di pronunciare le parole che Gaetano, anche con le mani legate, gli aveva sferrato una gomitata in mezzo allo sterno.
- Questo è per prima - disse soddisfatto.
Vide Camilla già in cima mentre anche lui cercò di muoversi verso di lei.

Uno sparo rimbombò nell'edificio.

Alla donna, che era riuscita a salire al primo piano, appena lo udì il sangue si ghiacciò nelle vene.
Ricordava le parole di Gaetano ma era disperata, un terrore si impadronì di lei mentre nelle orecchie sentiva un fischio.
- Non voltarti, vai avanti, non voltarti, non voltarti! -
Stava bene, doveva stare bene, Gaetano non l'avrebbe lasciata e lei gli aveva promesso che avrebbe seguito le sue indicazioni alla lettera.
Continuava a correre senza capire dove stesse andando, il posto non era grande ma nella sua testa c'era il caos.
- Che sta succedendo?-
Una voce maschile e dei passi che si avvicinavano la spinsero ad aumentare la velocità con tutta la disperazione che aveva in corpo.
D'improvviso vide una porta che sembrava essere un'uscita secondaria e senza pensarci due volte le si buttò quasi contro sperando fosse aperta.
Sentì l'aria di fuori riempirle i polmoni ma non si accorse di essere caduta per terra finché due braccia non la tirarono su.
- Camilla!! -
Lo sguardo appannato dalle lacrime incontrò un azzurro che non era quello che avrebbe voluto vedere.
- Marco?! -




Marco era senza parole.
Stava facendo il giro del palazzo quando di colpo vide la porta secondaria dell'edificio spalancarsi e Camilla uscire a razzo cadendo per terra sull'erba.
Sgranò gli occhi prima di correre verso di lei e tirarla su.

Uno degli uomini che la stavano seguendo uscì anche lui dalla porta con una pistola in mano, ma non riuscì a fare nulla perché tre dei poliziotti che erano nascosti sul retro, lo bloccarono spingendolo per terra e ammanettandolo.

La donna però sembrava fuori di sé.
- Gaetano...Gaetano...ti prego, oddio fa che non sia morto!! -
Respirava malissimo e le scendevano le lacrime mentre Marco non poteva fare altro che tenerla su dato che sembrava che tutte le forze la avessero abbandonata.
Una delle mani era stata portata alla bocca mentre continuava a piangere ripetendo il nome del vicequestore.
- Camilla, stai tranquilla, sono sicura che sta bene! -
Le sue parole rimasero inascoltate mentre lei aveva cominciato a muoversi come per alzarsi a voler tornare dentro.

- Professoressa! -

La voce di Torre riportò la vista annebbiata verso la sagoma del poliziotto che si avvicinava.
- Torre, Torre dobbiamo andare dentro! E' in pericolo, lo vogliono ammazzare! -
La faccia dell'ispettore sbiancò.
- Ma come...e voi come avete fatto a..-
- Mi ha fatto scappare lui quando lo stavano portando dal capo che era arrivato...solo che lo avevano legato, e poi mentre correvo ho sentito uno sparo, oddio se gli hanno sparato! Dobbiamo andare a vedere Torre! -
- Non se ne parla nemmeno, lei non va da nessuna parte! Noi andiamo a vedere, Marco, rimani qui con la professoressa - la voce di De Matteis arrivato di corsa stavolta non ammetteva repliche - se riesci a tenerla buona sorvolerò sul fatto che hai di nuovo ignorato i miei ordini e sei uscito! -
Non aspettò risposta e si girò.
- Entreremo da quella porta, dobbiamo arrivare il più possibile vicino a dove sono gli altri....quanti sono? -
Lei non lo stava neanche sentendo, era troppo terrorizzata da cosa potesse essere successo a Gaetano.
- Camilla - la chiamò Marco - se dobbiamo aiutare Gaetano devi dirci almeno quanti sono dentro...-
La donna, ritornando in sé, guardò l'uomo che la aveva seguita da dentro.
Era lo stesso in macchina con Michele.
Sapeva che erano due, questo voleva dire che se ne avevano preso uno, ed era arrivato il capo...
- Sono tre...un altro di loro, Michele e questo capo, ma che vogliono da Gaetano? Lui ha detto che non sembravano gli stessi di Roma da come agivano...
- Eh professoressa, c'ha ragione il dottore, o meglio, c'è qualcosa di strano in tutto questo...il “capo” di questa storia, lo conoscete anche voi...-
Lei sbarrò gli occhi ancora rigati da copiose lacrime.
- Chi è Torre, chi c'è dietro? -


- Sei un gran bastardo Carpi...mi fai schifo! -
Era ancora legato, anche se Camilla gli aveva fatto i nodi molto larghi e sentiva un dolore lancinante al braccio destro.
Nella colluttazione quel verme aveva tirato fuori da non si sapeva dove una pistola, ma anche da una distanza ravvicinata era solo riuscito a sparargli ad un braccio.
Oltretutto fortunatamente per lui, la pallottola non era entrata, lo aveva preso di striscio andando a finire nel muro.
Ma il dolore era abbastanza debilitante, questo lo doveva ammettere.
- Ringrazia che non è stato in mezzo alla fronte principe azzurro, e stai tranquillo che il mio amico Camilla la riprenderà subito quindi ti è andata malissimo...-
Lo stava strattonando per portarlo in una zona che sembrava essere più verso il retro dell'edificio.
L'altro uomo della foto era di fronte ad una porta.
- Che cos'era tutto quel casino, e perché lui è ferito? -
- Ha tentato di far scappare Camilla...ma è andato Dan a riprenderla.-
- Entra, io vado a vedere che avete combinato, non ti posso far fare nulla da solo, non riesci neanche a farti valere con un uomo legato Carpi...non mi sorprende la fine che hai fatto...-
Lo sguardo di Michele era truce mentre spingeva dentro Gaetano ed entrava dietro di lui.

Si trovavano praticamente in un grande garage, c'era una porta anche a lato e uno spazio molto largo, sicuramente adibito come parcheggio per una macchina, dove un uomo abbastanza ben piazzato era di spalle con le mani dietro la schiena e le gambe leggermente allargate.
Quella stazza aveva un qualcosa di familiare, non sapeva dove ma la aveva già vista.
- Quanto tempo è passato commissario, vedo che anche se un po' ammaccato è ancora abbastanza pimpante, ha dato un bel da fare a Carpi...-
La voce, anche la voce gli era familiare ma non ricordava dove la aveva sentita, quel timbro così particolare...

No, non era possibile.

Un nome gli balenò in testa ma non aveva senso...lui e Camilla lo avevano mandato in prigione, non poteva essere lì.
- Non dice niente? -
L'uomo si voltò lentamente con un sorriso compiaciuto sulle labbra.
- Davvero commissario non si ricorda di me? -
Gli occhi di Gaetano si sbarrarono mentre gli si presentava davanti una delle ultime persone che avrebbe mai pensato di rivedere nella sua vita.
Come era possibile?
Quest'uomo doveva essere in prigione, non poteva essere qui placidamente senza che nessuno se ne fosse accorto.

- De Blasi....Luigi De Blasi...-

Il sorriso diventò un ghigno.
- Oh ma allora si ricorda di me, sono commosso commissario...potrei quasi mettermi a piangere...-
Come poteva esserci lui dietro tutto questo? Come poteva essere a conoscenza del suo caso di Roma?
E soprattutto, come faceva ad essere fuori di prigione?
Quell'essere era una delle persone più orride che Gaetano avesse mai visto, un violento assassino che avevano mandato dentro con l'accusa di omicidio di una personal trainer e il tentato omicidio di sua moglie.
Non si capacitava.
- L'emozione gli ha tolto la parola! - commentò ridendo sguaiatamente Michele.
Di certo non era l'emozione, più che lo stupore misto a un senso di nausea nel vedere quel verme davanti a lui.

Doveva prendere tempo.

Sapeva che i suoi erano vicini, doveva tentare di farlo parlare finché non fossero arrivati.
Adesso più che mai, non si sarebbe fatto ammazzare.

- Cosa ci fa lei qui...doveva essere..-
- In prigione? Ma commissario, come siamo ingenui, le prigioni sono per chi non può permettersi di comprare la giustizia pagando fior di euro dopotutto. Non sono stato dentro neanche cinque mesi e poi sono uscito si immagini, persino con la fedina penale immacolata!- Aveva cominciato a camminare e si voltò a guardarlo - Ma lo sa, nei cinque mesi dentro non ho fatto altro che pensare a lei, a come un semplicissimo povero funzionario della legge avesse avuto il coraggio tentare di mandarmi in galera...-
La baldanza con cui pronunciava le frasi faceva venire voglia a Gaetano si prenderlo a pugni.
- Questo non spiega però il suo coinvolgimento con il mio caso di Roma -
Che c'entrava De Blasi con Roma? Come sapeva di De Silva?
- Ma caro il mio commissario, lei si ricorda che lavoro faccio? -

Luigi De Blasi era un avvocato, anche stimato, però questo non poteva avere a che...
- Ho sempre mandato altri del mio nuovo studio alle udienze, ma lo sa chi è il difensore ufficiale dell'uomo che avete preso a Roma? Indovini un po'...-
Lui...lui era l'avvocato difensore, lui era quello che faceva le veci del capo della cellula romana...ma anche qui non tornava qualcosa, perché non prendersela con Sabrina? Perché con lui?
- E allora mi avete preso per tentare di trovare un appiglio per il processo? Anche se io muoio, il processo andrà avanti...-
De Blasi emise una risata sguaiata.
- Ma assolutamente no, io tengo al caro De Silva, e sì sappiamo benissimo tutto di lui, persino dove sta, ma mi creda, lui testimonierà così il mio povero assistito finirà in prigione senza che io possa fare nulla per salvarlo...-
- Non capisco, e allora io cosa c'entro? -
De Blasi continuò a camminare con le mani dietro la schiena.
- A Roma sono allo sfascio, il gruppo è stato praticamente distrutto...ma pensi un po' commissario cosa succederebbe se io, così affranto per non aver potuto vincere il processo e scagionare il mio assistito, vada da loro e poi al quartier generale principale e dica che ho ammazzato il vicequestore colpevole di aver messo in galera uno degli uomini più importanti di tutto il clan...pensi che prova di forza...- si voltò a guardarlo - come si dice, se non puoi sconfiggerli, alleati con loro...-
- Quindi lei non salverà il suo assistito, lascerà che lo mandino in prigione però venendo glorificato lo stesso perché porterà la mia testa a quelli?-
- Non è un piano perfetto? Potrò prendere in mano io la cellula di Roma... - lo sguardo di superiorità che aveva destava in Gaetano la voglia di prenderlo a calci fino a farlo stramazzare.
- Ovviamente anche io verrò ricompensato, dato che il piacere di piantarti una pallottola in testa lo avrò personalmente...- esclamò Michele con uno sguardo soddisfatto.
Gaetano lo fissò quasi schifato.
- Non capisco veramente come abbia fatto Camilla a fidarsi di te...-



Esattamente dall'altra parte della saracinesca di quel garage, De Matteis era intento a dare a bassa voce istruzioni per come muoversi.
Il secondo uomo andato a cercare Camilla, era stato intercettato dagli altri della squadra e portato via con le manette ai polsi.
Due erano andati, ma i peggiori rimanevano.
Sarebbero entrati dalla porta sul retro che ormai era aperta e si sarebbero divisi dentro.
Per trovare Gaetano dovevano fare in fretta, separati sarebbe stato meglio, per cui senza perdere altro tempo, silenziosamente, De Matteis seguito da Torre entrò nell'edificio.

Camilla era ancora a terra, Marco le era accanto e avrebbe voluto rimproverarla in maniera esemplare, ma la vedeva con lo sguardo perso nel vuoto, rivoli secchi delle lacrime ancora a solcarle il viso.
- Vedrai che non è successo nulla Camilla, sta bene...non gli è accaduto niente...-
- Sì...- rispose assente mentre il suo sguardo cadde sulla pistola che aveva Marco.
Lui se ne accorse subito e la prese.
- E' di Gaetano, la aveva lasciata...-
- Nell'ufficio di Torre, sì lo so..-
- Avete parlato quindi..- chiese lui leggermente sollevato, almeno sembrava che si fossero spiegati lì dentro.
- Abbiamo...chiarito e mi ha promesso che sarebbe tornato...-
Sfiorò la pistola con una mano.
- Gliel'avrei dovuta riconsegnare io, ma penso che sarà più contento se gliela ridai tu...-
Camilla prese la pistola stringendosela al petto.
- Marco ti prego, lasciami entrare...ti prego...- lo sguardo era implorante.
- Camilla, non se ne parla...non posso, ti ho seguito per giorni e mi sono preso le sfuriate di mezzo mondo senza contare il terrore che mi ha paralizzato quando ho capito che in quella trattoria non saresti mai arrivata! Non puoi farmi questo!-
- Sono entrati tutti...ti prego...ti scongiuro, devo sapere se sta bene...per favore...-
Era disperata, piangente, spaventata.
Il terrore e l'ansia come non le aveva mai viste, erano lo specchio del volto della professoressa.
Allentò la presa su di lei e la donna capì che si era arreso.

Non seppe mai quale forza la tirò in piedi, ma si accorse solo che le sue gambe la stavano riportando dentro, in quella casa abbandonata dove forse l'uomo che amava era già...

No, non sarebbe successo...no...si rifiutava di accettarlo!

Vide da lontano De Matteis che saliva le scale mentre Torre scendeva di sotto.
Lei invece continuò per quel piano sperando di sentire qualche voce per avere un indizio.
Gli altri poliziotti avevano seguito metà il commissario e un altra metà l'ispettore.
Probabilmente volevano controllare i due posti perché pensavano che Gaetano fosse tenuto in un luogo da dove era meno facile scappare.
Camminava piano, disperata nel sentire il minimo rumore nel silenzio assoluto quando una risata la colse di sorpresa.

La voce era di Michele, la avrebbe riconosciuta immediatamente tra mille per quanto la detestava ormai.
Proveniva da una porta situata verso il fondo di un corridoio che partiva parallelamente all'entrata dal retro.
Si avvicinò ad essa senza sapere cosa poter fare.
Si trovava probabilmente a pochissimi metri da Gaetano ma entrare avrebbe voluto dire farsi ammazzare, o far ammazzare lui.

Da lontano vide Torre che quando la scorse impallidì.

Lei gli fece un cenno col dito per intimargli di non proferire parola e poi indicò la porta.
L'uomo si allontanò un attimo notando qualcosa al lato e lo vide scomparire in un altro corridoio.
Il respiro aveva cominciato a farsi corto e il sangue le batteva fino alla testa.
Era disperata, perché Torre non era andato da lei?
Dove diavolo si era cacciato?
Gaetano era dietro quella porta perché andava a farsi le passeggiate in giro?

Lo vide riapparire dopo circa cinque minuti e da lontano con il labiale capì solo
- C'è un'altra entrata, vado lì, non si muova! -
La paura la aveva paralizzata, il cuore le rimbombava nelle orecchie.
Chiuse gli occhi pregando che quell'inferno finisse presto.


Al di là di quella porta, Michele non aveva smesso di ridere sguaiatamente.
- Ma non ti preoccupare, so recitare la mia parte perfettamente, vedrai quando le dirò che per salvarle la vita e salvare la tua ho tentato di far credere a questa gente che ero dalla loro parte....solo che toh, alla fine purtroppo, con mio grande rammarico, ti hanno ammazzato davanti ai miei occhi senza che io potessi far nulla per prevenirlo - lo strattonò facendolo finire in ginocchio, un ghigno sulle labbra - ovviamente eviterò di dirle che sono stato proprio io a premere il primo grilletto...-
De Blasi guardò l'orologio ed estrasse una pistola che teneva nella sua ventiquattrore.
-Questa è in caso tu voglia fare il furbo commissario, e ora Carpi, finiscila, fai quello che devi e concludiamo che sono a cena con il giudice Serpieri -
- Non aspettavo altro...-
Si mise di fronte a Gaetano che vuoi per la ferita, vuoi per le mani legate, era ancora in ginocchio, e gli puntò la pistola dritto in fronte.

Era finita.
Non erano arrivati in tempo.
Si chiese se avesse potuto slegarsi e attaccare, ma ne aveva due che gli puntavano una pistola e quindi era un'ipotesi impossibile.

Il destino alla fine aveva smesso di essere dalla sua parte.

Chiuse gli occhi aspettando l'inevitabile.
Almeno la aveva rivista, almeno avevano fatto pace, almeno...

No...

Non poteva finire così.

Non sarebbe finita così!

Un rumore fragoroso e la porta al lato del garage si spalancò.
- Fermi tutti polizia!!!!-
Torre era entrato e si era avventato su De Blasi neanche fosse un mastino napoletano.
Gaetano approfittò del momento di sorpresa per alzarsi e tentare di dare una testata a Carpi, voleva liberarsi ma quei nodi che pensava fossero fatti larghi in realtà erano più difficili di quanto credeva da sciogliere.

Torre, nonostante la stazza, era riuscito a immobilizzare l'avvocato mettendogli le manette, ma i rinforzi non arrivavano e non poteva lasciare da solo l'uomo o sarebbe scappato, quindi Gaetano si trovava a dover fare corpo a corpo con le mani legate contro Michele oltretutto armato di pistola.
Nonostante i tentativi, la ferita al braccio gli doleva e un attimo di disattenzione fece sì che l'altro con un calcio sul retro del ginocchio, lo facesse piegare di nuovo.
Si ritrovò la canna della pistola dieci centimetri dalla fronte.
- Ci hai provato commissario, ti è andata male...mi arresteranno ma questa soddisfazione me la sarò tolta -

Gaetano non ebbe il tempo neanche di pensare che uno sparo secco risuonò nell'aria.

Improvvisamente, vide Carpi piegarsi urlando mentre si prendeva una gamba e per istinto si voltò verso Torre che aveva lo sguardo sorpreso e fissava esattamente dietro di loro.

Girandosi dalla parte opposta vide lei.

Camilla

In un attimo il luogo si riempì di uomini mentre anche Michele guardava la professoressa del tutto scioccato.
Venne poi preso da due poliziotti e portato via.
Gaetano finalmente riuscì a rompere i lacci e si diresse verso la donna che aveva ancora in mano la sua pistola tremante.
Il viso sconvolto, era scossa da tremiti e respirava a fatica, come se non potesse credere a quello che era successo.

Non aveva mai sparato in vita sua.

- Tesoro...calmati, dammi la pistola...va tutto bene...-
Le si avvicinò mentre lei lo guardava smarrita.
- Ti...stava per ammazzare...- era detto più piano di un sospiro.
- E' vero, ma a quanto pare anche io ho una guardia del corpo...- le tolse l'oggetto dalle mani poggiandolo per terra prima di tirarsela addosso e stringerla.
- Mi hai salvato la vita, lo sai? -
- Ti voleva...sparare...-
Le prese il volto tra le mani cancellando con i pollici dei residui di lacrime.
- E tu glielo hai impedito...lo hai colpito alla gamba, non ti farò mai più toccare una pistola finché vivo ma sei stata bravissima amore mio...-
Ritornò in sé a quelle parole e le lacrime probabilmente per sfogo di tutta la tensione accumulata scoppiarono come un fiume mentre gli si rifugiava tra le braccia.
- Ho creduto che ti avessero ammazzato! -
- Shhh va tutto bene è finita, adesso possiamo tornare a casa, finalmente questo incubo è passato...-

Potevano tornare a casa

Era tutto finito.

Avrebbero ricominciato la loro vita di tutti i giorni.

Chiuse gli occhi tentando di far registrare al suo corpo che non c'era più pericolo, che poteva smettere di tremare, anche perché questo non avrebbe giovato assolutamente a...

Un dolore lancinante al basso ventre le mozzò il respiro.
Dovette aggrapparsi con le unghie alla giacca di Gaetano perché era così forte da farla quasi urlare.

Improvvisamente le tornò in mente il suo incubo.

No.
Non poteva essere...

Non ora...ti prego, ti scongiuro.

Gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime mentre Gaetano accorgendosi che si era irrigidita la guardò preoccupato.
- Camilla, che hai? Amore, che succede? -
- No, ti prego dimmi che non sta accadendo...dimmi di no ti prego! - lo guardava disperata come se implorasse a lui di aiutarla mentre voleva piegarsi dal dolore.
- Non voglio, non adesso!! -
- Camilla ma cosa ti senti? Ti ha ferita? Che devo fare? -
Lui era sconvolto, la donna aveva il volto distorto da un'espressione sofferente e non capiva nulla di quello che stava accadendo.
- Port...portami...Francesca...le Molinette, ti prego, fai in frett...-
Non riuscì a finire la frase perché perse conoscenza facendo entrare Gaetano nel panico assoluto.

- Camilla??...Camilla!!!!!-


 

Buona Pasqua?
Lo so, mi volete ammazzare adesso...lo so.
Sembrava tutto finito e invece non lo è.
Ho sempre detto che non sapevo come sarebbe andata a finire la gravidanza di Camilla proprio perché avevo questa parte in mente dall'inizio in caso la avessi fatta rimanere incinta, ecco perché c'è sempre stato il dubbio fino alla fine.
E vi annuncio che ho finito anche l'ultimo capitolo...non vi lascio preview stavolta perché è l'ultimo e vorrei tenere la sorpresa. L'unico indizio è che si intitolerà "Let it rain".
Ho un po' di ansia a postarlo in realtà, perché insomma, sì ci sarà un epilogo ma è il capitolo finale della storia che mi ha fatto ricominciare a scrivere dopo otto anni, e per quanto abbia passato giorni in cui volevo cancellarla totalmente, alla fine le voglio bene e mi piacerebbe poter darle un finale decente, a prescindere da cosa succederà.
Cominciamo col toto baby? Lo perde o no?
Non so se riuscirò a soddisfarvi con il mio finale e quindi penso che sarò in agitazione fino a Domenica prossima.
Nel frattempo io sto morendo dalla voglia di sapere che ne pensate di questo, perché volevo scriverlo fin dal principio..spero tanto che mi diciate le vostre impressioni e un grazie immenso, perché senza i commenti e le reviews io non sarei arrivata fino a qui.
Siamo alla fine ormai, ma senza di voi avrei mollato molto ma molto prima.

A Domenica prossima!!!
   
 
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